AVALON TRIBE ON FB

 

CURRENT MOON


CURRENT MOON

 

I PILASTRI DELLA TRADIZIONE AVALONIANA

 

Siam Fate di Lago...

 

Le Stazioni del Ciclo



Leggendo...

IL CONFRONTO

E' il tempo del Confronto, il momento di affrontare le scelte del nostro Cammino...

 

Menu Categorie

 

Cerca


 

Ynis Afallach Tuath

VII IL FALCO
Domenica, 17 Maggio 2009 - 13:03 - 4657 Letture
Lunologia Am séig i n-aill
(Luna Piena tra il 15 aprile e il 12 maggio)

Benvenuta, Luna del Falco!
L’araldo dell’estate è là fuori sulla Terra,
i fiori si gonfiano ed esplodono,
l’inverno arretra.
Diveniamo campioni-guerrieri della luce,
aprendo la strada ad un gioioso trionfo dentro di noi.



Ci troviamo a cavallo tra il mese di Cutios e il mese di Giamonios, il cui significato è molto chiaro, poiché contiene direttamente il termine gallico che indica l’inverno, giamo. Significa quindi “fine dell’inverno”.
Siamo nel periodo in cui il Dio, nella sua manifestazione di Re dell’Estate, raggiunge il suo pieno potere e prende il sopravvento sul Re dell’Inverno, uccidendolo, e rivendica poi il suo ruolo di Re Sacro sposando la Dea nel suo aspetto di Vergine Cacciatrice (o Vergine dei Fiori).
Le storie mitologiche associate a questo periodo e a quello di Samhain sono tutte relative a questo triangolo amoroso, in cui due uomini si contendono i favori di una donna: anche qui, la cultura celtica introduce la Triade, la disparità fondamentale che mantiene costantemente l’equilibrio. I due uomini rappresentano la metà oscura e la metà luminosa dell’anno, e sono individuabili nel binomio Cernunnos-Maponos, mentre la donna rappresenta la Dea nel suo aspetto di Sovranità. A Beltaine, ella sarà nel suo aspetto di Vergine, a Samhain invece nell’aspetto di Madre-Crona. In quasi tutte le storie inoltre, compaiono episodi di caccia al cervo o al cinghiale, animali che rappresentano l’anima di colui che deve essere ucciso.

Vediamo adesso, in maniera sommaria, alcuni di questi racconti, che saranno analizzati più dettagliatamente nel corso di questo articolo e di quello del prossimo mese.
Nel primo ramo dei Mabinogion, Il Principe dell’Annwn, Arawn, Signore dell’Annwn, e Pwyll, Signore del Dyved, appaiono all’inseguimento di uno stesso cervo bianco. Arawn chiede poi a Pwyll di uccidere il suo rivale Hafgan (il Dorato, Signore del Sole Cocente dell’Estate); egli lo aveva già ferito a morte, ma dopo averlo decapitato la sua testa era ricresciuta e si era rianimato. Questo racconto ne richiama altri molto simili. Ricorda infatti il mito che tutti noi conosciamo di Re Quercia e Re Agrifoglio, rappresentanti le parti luminosa e oscura dell’Anno, destinati a scontrarsi due volte all’anno durante i solstizi, uccidendosi alternativamente. Anche nel racconto di Sir Gawain e il Cavaliere Verde abbiamo una struttura simile: il Cavaliere Verde chiede a Gawain di tagliargli la testa, facendogli giurare che l’anno successivo lui avrebbe acconsentito a farsi infliggere il medesimo colpo. Dopo essere stato decapitato, il cavaliere si rialza e riprende la sua testa, ma l’anno successivo sbaglia di proposito, mancando il colpo per tre volte e risparmiando la vita a Gawain. Analogamente, nel racconto Il Festino di Bricriu, il gigante Uath Mac Imomam si fa tagliare la testa da Cuchulainn, dandogli appuntamento per l’anno seguente, quando l’eroe dovrà farsi tagliare la testa a sua volta. Quando arriva il momento, anche questo gigante fa cadere di lato la sua ascia dichiarando l’eroe Campione d’Irlanda. Un’altro episodio della saga di Cuchulainn lo vede rivaleggiare contro il gigantesco e rozzo Cùi Roì Mac Dàire per conquistare la fanciulla Blàthnat. Nel primo ramo dei Mabinogion, Pwyll, campione e successore di Arawn, deve competere con Gwawl (Scintillante) per guadagnarsi i favori di Rhiannon. Al suo banchetto nuziale egli viene ingannato, perdendo la possibilità di sposare Rhiannon, ma l’anno successivo, al banchetto di nozze di Gwawl, sarà lui ad ingannarlo e guadagnarsi nuovamente il diritto di sposare la sua Regina. Nel quarto ramo, L’Isola dei Potenti, Llew Llaw, che dovrà superare i geìs imposti dalla madre Arianrhod per poter diventare uomo e prender moglie. Alla fine riesce a sposare Blodeuwedd, ma viene ucciso da Goronwy Pebyr, l’amante di lei. Successivamente viene riportato in vita da Gwydion, e stavolta sarà lui ad uccidere Goronwy. Nella saga dell’eroe Fionn Mac Cumhaill, Diarmaid, guerriero dei Fianna, rapisce Grainne dal marito Fionn, ormai anziano. Alla fine Diarmaid sarà costretto dai suoi geìs a partecipare alla caccia di un cinghiale destinato a morire contemporaneamente all’eroe stesso, e Grainne torna da Fionn. In altre versioni è Fionn stesso ad ucciderlo, trasformato in un cinghiale. Nel romanzo Kulhwch ac Olwen viene espressamente citata la rivalità tra Gwyn ap Nudd (tradizionalmente leader della Caccia Selvaggia) e Gwythyr ap Greidawl (il cui nome suggerisce lucentezza e calore) che si battono ogni primo di maggio per conquistare la mano di Creiddylad (o Cordelia), e “continueranno a farlo fino al giorno del destino”. Sempre in questo racconto Kulhwch deve superare una serie di prove, tra cui liberare Mabon e gettarsi nella caccia al cinghiale Twrch Trwyth, e infine uccidere il Gigante Biancospino, padre di Olwen, per poter sposare la sua amata. Qui Maponos, che è citato per nome (Mabon ap Modron, “Grande figlio della Grande Madre”), è prigioniero e deve essere liberato perché lui solo può dare la caccia al cinghiale.

Miti del genere si trovano anche in altre culture, basti pensare, per esempio, alla rivalità tra Osiride e Seth.
Queste storie sono tutte espressioni del “cambio della guardia” divino: nel passaggio da giamos a samos, a Beltaine, il Maponos batterà il suo rivale, da cui, a sua volta, verrà ucciso nel passaggio da samos a giamos, a Samhain. Poi, a seconda delle varie branche della tradizione, egli resusciterà in primavera, oppure, più spesso, rinascerà bambino al solstizio d’inverno, sarà rapito, sarà poi ritrovato e crescerà fino a diventare uomo e reclamare nuovamente la Dea a Beltane.
Molte sono le divinità, celtiche e non solo, che incarnano il Maponos rapito e cresciuto lontano dalla madre: Mabon, rapito alla madre Modron quando aveva solo tre notti; Pryderi, rapito alla madre Rhiannon la notte stessa della sua nascita; Llew Llaw, partorito prematuramente e cresciuto da Gwydion; Lugh, allevato da Manannan, o, in altre versioni, dal fabbro Goibniu; Fionn, cresciuto da due anziane donne, la druidessa Bodball e la guerriera Liath Luchra; Zeus, allevato in gran segreto in una caverna e allattato dalla capra Amaltea; la stessa Persefone/Proserpina/Kore, rapita alla madre Demetra da Ade; persino Gesù può essere visto come il Maponos: nato nel solstizio d’inverno, dovrà subito rifugiarsi in Egitto per sopravvivere ad Erode che lo vuole morto; poi, come Llew, verrà tradito e ucciso, sacrificandosi sulla croce come un Re Sacro, ma rinascerà dopo tre giorni.

In tutti questi miti compaiono le due rappresentazioni sacre che si celebrano nel giorno di Beltane: si tratta della Caccia Selvaggia, che corrisponde al sacrificio del Re, e delle Nozze Sacre.
Questa lunazione è maggiormente incentrata sulla Caccia Sacra, mentre il prossimo mese ci concentreremo sulle Nozze Sacre, ma entrambi gli avvenimenti sono da considerarsi legati indissolubilmente, poiché rappresentano entrambi il culmine delle energie associate alla primavera. (Ricordo che la festa di Beltane potrebbe cadere sia in questo mese che nel prossimo). Nel libro “Le Nebbie di Avalon”, Marion Zimmer Bradley associa a questo periodo la Caccia Sacra con l’uccisione del Re Cervo, in occasione dell’iniziazione di Artù. L’episodio è poi seguito dalle Nozze Sacre, l’accoppiamento tra la Vergine Cacciatrice (di cui Morgana ricopre il ruolo) e il nuovo Re Sacro, Artù.
Nei racconti dei Mabinogion, Arawn e Pwyll, un momento prima del loro incontro, stanno cacciando lo stesso cervo, che rappresenta il loro rivale, Hafgan, mentre Llew Llaw, in compagnia di Blodeuwedd, vede un cervo braccato e ucciso, che è la sua anima, infatti poco dopo egli viene assassinato da Goronwy. L’antico mito del Re Cervo tradito sopravvive curiosamente ancora oggi e l’espressione “fare le corna” è diventata sinonimo di “tradire”.
Il cervo incarnava per i Celti una forza in sintonia con i ritmi della Natura nell’avvenimento annuale della perdita e della ricrescita delle corna, più possenti delle precedenti. Vita-Morte-Rinascita era il ciclo della Vegetazione, il Canto della Vita che faceva del Cervo e delle sue corna un’importante figura dell’aspetto divino della Natura (Cernunnos) che, pur appartenendo al regno animale, viveva un fenomeno vegetale.
E’ bene sottolineare che la Caccia al Re Cervo è assimilabile a quella che Kondratiev definisce la Caccia al Cinghiale Cosmico; tra il Cervo e il Cinghiale esiste uno strettissimo legame: entrambe sono creature dell’Altromondo che varcano i confini tra i mondi con facilità, fungendo spesso da messaggeri o guide tra una parte e l’altra del confine. La caccia a questi animali viene accostata sia al periodo di Beltane che a quello di Samhain. Il cervo e il cinghiale sono entrambi manifestazioni del Dio destinato a morire, che viene cacciato e ucciso dal nuovo Signore.
Il cinghiale è quindi un altro animale associato a questo periodo, assieme alla sua forma addomesticata, il Maiale (la cui radice è la stessa di maggio, in inglese may, in francese mai, ecc.). Le prime qualità che vengono in mente pensando al cinghiale sono certamente collegate alla sua natura combattiva, feroce e indomabile che lo rendono il naturale simbolo del cacciatore e del guerriero (ricordare le mitiche invasioni d’Irlanda seguite da battaglie avvenute durante il periodo di Beltane). In gaelico il nome del maiale/cinghiale è reso con i termini muich, orc (da cui deriva porco) e torc (in gallese twrch) che ha una strana rassomiglianza con torque, la collana celtica indossata dai guerrieri. Il cinghiale è si guerresco e selvaggio, ma fornisce anche le sue carni, molto apprezzate dai Celti, per nutrire il popolo. Diviene così simbolo del nutrimento, che possiede in sé il potere della forza vitale e della vitalità.

Anche nei racconti che abbiamo citato, vi sono numerosi riferimenti al cinghiale, al maiale e alla scrofa. Nei Mabinogion, Gwydion trova l’anima di Llew grazie ad una scrofa. Nel racconto di Gawain, l’ingresso del Cavaliere Verde che chiederà di essere decapitato è immediatamente successivo all’arrivo della portata principale, la testa di cinghiale, che lo rappresenta palesemente. Anche nel racconto di Diarmuid e Grainne, l’uccisione del cinghiale corrisponde a quella di Diarmuid. Nel racconto Kulhwch ac Olwen, come abbiamo visto, una delle prove principali richieste per la liberazione di Olwen da parte del Gigante Biancospino, è la caccia al cinghiale Twrch Trwyth. Il nome stesso di Kulhwch significa “maiale magro” o “corsa del maiale”. La storia narra infatti che la madre, durante il periodo di gravidanza, si recò sulle pendici di un monte dove c’era una guardiana di porci con il suo branco e subito partorì per paura di questi animali. La guardiana di porci prese il neonato e lo condusse a Palazzo, dove venne battezzato appunto Kulhwch, perché era venuto al mondo in mezzo ai maiali. Un’altra variante narra che Kulhwch sia stato trovato nella tana di un maiale selvatico. Egli diviene perciò l’alter ego non soltanto del Maponos, ma anche del cinghiale stesso da lui cacciato, che può così costringere a consegnare i suoi strumenti magici (il rasoio e le forbici tra le sue setole, che saranno usati per “rasare” – ovvero decapitare – il Gigante Biancospino) necessari a spezzare il dominio del potere giamos sulla Fanciulla dei Fiori.
Il simbolismo del cinghiale si mescola a quello del maiale e della scrofa. La Dea si presenta spesso sottoforma di una Scrofa, che forse era la personificazione dell’antico culto femminile. Con la sovrapposizione indoeuropea, la figura del cinghiale ha preso il posto delle raffigurazioni della scrofa.
La scrofa è legata al ciclo lunare e alla femminilità feconda e aggressiva, mentre il cinghiale è connesso con il ciclo solare, con il Dio, con la frenesia riproduttiva maschile e l’aggressività dei guerrieri. I Celti, nonostante l’apparente contrapposizione, seppero armonizzare nella loro tradizione spirituale e sociale il “regno della luna-scrofa” preindoeuropeo con il “regno del sole-cinghiale” indoeuropeo, equilibrando le energie femminili e quelle maschili.
I miti relativi a questo periodo vedono protagonista non solo il Dio nei suoi due aspetti, ma anche la Dea. Ella, che ci ha mostrato finora il suo aspetto di Anziana (Ceridwen, la Bianca Scrofa), torna a mostrarci il suo volto di Vergine (Blodeuwedd, la Fanciulla dei Fiori).
In tutta l’Europa si trovano miti che narrano l’uccisione della Vecchia, Regina dell’Inverno, da parte della Regina dell’Estate, la Fanciulla dei Fiori. Non si tratta sempre di un’uccisione: nel caso delle Dee Vergini come Afrodite (dea della Bellezza e dell’Amore), o Artemide (la Vergine Cacciatrice dall’Arco d’Argento), esse riacquistano la loro verginità tramite un bagno purificatore. Non dimentichiamo che, per conquistare la sua amata, oltre che liberare Mabon e lanciarsi nella Caccia al Cinghiale Cosmico, Kulhwch deve uccidere la Megera, “la Strega Nera, figlia della Strega Bianca, che dimora ai confini dell’Inferno” e ottenerne il sangue. Come la Scrofa, questa Megera è la manifestazione sterile della Dea, quindi di Cailleach, di Ceridwen, ostile alla vita ed alla crescita, e deve essere ritualmente uccisa (allo stesso modo del Cinghiale) prima che la Dea possa apparire come benevola Fanciulla dei Fiori. Molti spettacoli relativi a questo periodo inscenavano la distruzione della Megera, il cui dominio era ormai alla fine. In Scozia la Cailleach (solitamente rappresentata da un uomo) era scelta per estrazione casuale e veniva “uccisa” passando brevemente su un falò. Sull’Isola di Man, la Megera appariva come la Regina d’Inverno che col suo esercito di seguaci combatteva contro la Regina dell’Estate.
Non a caso nei calendari della Scozia gaelica del diciannovesimo secolo troviamo che l’ultima settimana del mese di Cutios è denominata an Chailleach, indicando appunto la Megera e il suo ultimo periodo di dominio sul mondo.


Pagina: 1/2

Prossima pagina (2/2) Prossima pagina


Note: Testo di Jlandra.
Vietata qualsiasi riproduzione senza il consenso dell'autrice.
VII IL FALCO | Login/crea un profilo | 1 Commento
I commenti sono di proprietà dei legittimi autori, che ne sono anche responsabili.
Re: VII IL FALCO (Punti: 1)
da Argante (isiabbi@hotmail.com) 17 Mag 2009 - 13:07
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Questo è l'articolo relativo alla lunzione appena finita. Ci scusiamo per il ritardo. La lunazione attuale verrà pubblicata entro pochi giorni.






Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato
sotto una Licenza Creative Commons.

© Ynis Afallach Tuath, 2014/2015
Sito internet con aggiornamenti aperiodici, non rientrante nella categoria Prodotto Editoriale.
Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso degli autori e senza citare la fonte.
Tutti i lavori pubblicati sono protetti dalla legge n. 633 e s.m.i. in tutela dei diritti d'autore.
Tutti i loghi e marchi in questo sito sono di proprietà dei rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Questo sito è stato creato con MaxDev, un sistema di gestione di portali scritto in PHP.
MD-Pro è un software libero rilasciato sotto la licenza GNU/GPL Visualizzate le nostre news usando il file backend.php
Il tema grafico è stato creato da Isobel Argante. Webmaster Nemea del Lago.

Powered by MD-Pro