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Ynis Afallach Tuath

Ci sono tre cose sulle quali ogni Viandante dovrebbe riflettere
Mercoledì, 17 Giugno 2009 - 11:14 - 3468 Letture
Triadi Bardiche Prosegue con questo articolo la serie di studi sulle Triadi chiamate TRIOEDD DEWIANETH CYMRY.
La quarta triade che abbiamo deciso di analizzare è quella che così recita:

Ci sono tre cose sulle quali ogni Viandante dovrebbe riflettere:

da dove viene,
dove si trova,
e dove andrà


Introduzione alla triade

È indubbio che questa triade evidenzi dei punti nodali nella vita di ognuna dal momento che, qualunque sentiero spirituale ciascuna di noi abbia scelto, per percorrerlo con serietà non può prescindere da simili quesiti che altro non sono se non le grandi domande dell'umanità con cui ogni Viandante ha sempre dovuto confrontarsi, ieri come oggi.
Una delle prime cose che colpiscono in questi versi è la scelta del verbo "riflettere" nella frase iniziale, un indizio per comprendere che quanto segue non può essere liquidato rapidamente, ma necessita invece di una riflessione, ovvero di un lavoro attivo da parte del Viandante. Ma chi è poi questo Viandante?
La risposta può non essere così ovvia come appare e forse sarebbe utile porsi questa domanda ancor prima di affrontare le altre, perché non dovremmo mai dare per scontata la conoscenza che abbiamo di noi stesse. Se andiamo oltre la metafora del cammino lungo un determinato sentiero per far riferimento allo sviluppo spirituale della personalità, si possono leggere gli interrogativi contenuti in questa triade come volti a scoprire chi siamo, chi siamo stati e, soprattutto, chi vogliamo essere.
La Viandante, per tornare alla nostra immagine metaforica, è colei (o colui) che viaggia, ma dove è diretta? Per non vagare a caso, ma intraprendere invece un vero viaggio verso la destinazione che abbiamo scelto di raggiungere, ognuna di noi deve impegnarsi in un serio esame di coscienza, scendendo in silenzio e in meditazione dentro di sé per fare ordine, pulizia, e chiarire così le idee. Se desideriamo davvero viaggiare verso Avalon cercare di mettere in luce per noi stesse questi elementi è fondamentale.
I tre elementi che seguono la frase iniziale, dunque, non sono definiti come un qualcosa che il Viandante dovrebbe sapere, ma su cui piuttosto dovrebbe riflettere. La scelta di questo verbo può anche spingerci a chiederci se potremmo mai davvero sapere da dove veniamo, dove ci troviamo e dove stiamo andando, o se invece la riflessione su questi temi non sia un processo continuo, un flusso incessante in perenne movimento, mai stabilito o fissato una volta per tutte.
Leggendo questa triade si può concludere che, nel tentativo di definire questi tre punti lungo il suo percorso, il Viandante sia impegnato in una continua opera di rinegoziazione con se stesso del proprio paesaggio interiore, ovvero della propria realtà psichica. Si può quindi affermare che questa triade ci spinge alla ricerca del senso della nostra vita e del significato che vogliamo dare al tempo che in questa incarnazione passeremo sulla Terra. Per affrontare il cammino spirituale, e la vita, con consapevolezza, infatti, è importante non dimenticare mai le domande contenute nei tre versi seguenti, ma anzi tornare a porcele periodicamente per fare il punto della situazione e tenere saldamente in mano le redini della nostra vita. Tralasciando tali quesiti, al contrario, corriamo il rischio di essere travolte dal flusso inarrestabile degli eventi e della quotidianità, fino a perdere di vista ciò che conta veramente, e finire così per lasciarci vivere, per lasciare che la nostra esistenza scorra via mentre siamo troppo indaffarate per accorgercene. Per evitare che ciò accada e tornare ad assaporare appieno la vita non dovremmo far altro che fermarci un attimo a osservare la strada che abbiamo percorso e i sentieri che si dipanano di fronte a noi, trarre un respiro profondo e quindi chiederci dove siamo e dove vogliamo andare. Il che non è altro che un modo per domandarsi: quale significato dare al tempo che qui ci è concesso? La risposta – a volte uguale, a volte diversa – sarà sempre della massima importanza, perché l'attimo che stiamo vivendo è in effetti l'unico di cui disponiamo: il tempo passato non c'è più, ma restano i suoi insegnamenti che possono essere vissuti solo nel presente, costruendo così il futuro. Torniamo quindi all'antico concetto del carpe diem, l'attimo che fugge è forse il più importante della vita.


Analisi dei versi

Analizziamo ora, in maggior dettaglio, i diversi elementi della triade:


da dove viene,

Ovvero, quali sono le scelte più o meno consapevoli che ci hanno condotte dove siamo ora? E perché le abbiamo seguite? Che cosa ci spinge? Quale richiamo seguiamo?
Noi Viandanti proveniamo da esperienze fisiche, emotive, spirituali diverse, e spesso apparentemente inconciliabili, che però paiono condurci verso una meta comune. Si potrebbe dire che noi siamo e nello stesso tempo stiamo andando ad Avalon. Eppure, da dove veniamo?
Alcune di noi provengono da una fede, un'educazione e uno stile di vita del tutto estranei a ciò che ci ha condotte su questo cammino – almeno in apparenza. In realtà, dentro di noi, a un certo punto, quello che era solo un richiamo lontano si è fatto insopprimibile bisogno.
Ed è da lì che veniamo, da quel bisogno, dalla necessità di seguire quel richiamo.
Sicuramente c'era già in noi un punto di inizio, un seme gettato a dormire nella nostra anima come nella terra nuda e bruna del periodo della Discesa. Ecco, noi siamo e veniamo da quel seme, da quella scintilla primordiale di vita e di armonia.
Ogni Viandante proviene da un cammino precedente che in questo confluisce e molte di noi hanno dovuto cercare di comprendere da dove arrivavano, hanno dovuto guardare al proprio passato senza paura per riscoprire le proprie radici e imparare ad accettarle per potere accettare loro stesse. Conoscere il luogo da cui veniamo e ricordare sempre da dove il nostro viaggio ha avuto inizio ci permette di non perdere parte di ciò che realmente siamo durante il percorso, ma non solo: sapere dove sono le nostre radici ed essere pronte ad accettare noi stesse costituisce la mappa da consultare quando ci sentiamo perse o isolate.


dove si trova,

Noi, ora, dove ci troviamo? In quale punto del cammino?
Magari la meta finale non coincide con la via che avevamo o credevamo di aver intrapreso all'inizio del cammino. Si possono perdere molte cose per strada, si possono incontrare fatica e dolore, ma anche gioia e speranza. Pensare al passato e vedere da dove veniamo può essere facile, mentre più spesso ci troviamo in difficoltà nel domandarci dove ci troviamo. La sensazione di essere a un bivio può assalirci di frequente, anche in questo momento, leggendo queste parole. Le cose cambiano, le persone cambiano, tutto va avanti e a volte si vorrebbe restare un po' indietro. Altre volte, invece, si ha paura di rimanere indietro e si deve lottare contro il timore che tutti vadano avanti mentre noi rimaniamo fossilizzate in un eccessivamente lungo qui e ora. In entrambi i casi è necessario fermarsi e riflettere, o anche continuare a camminare e riflettere mentre si procede, ma trovare comunque il modo di fare il punto della situazione, altrimenti si rischia di vagare sperdute invece di seguire un cammino.
Se si cammina solo perché i piedi si muovono, anche quelli dell'anima, chissà dove si finisce. C'è una filastrocca ne "Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'anello" di J.R.R. Tolkien che, nella sua apparente semplicità, ha il potere di farci riflettere su questi stessi temi:

La Via prosegue senza fine, lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti, devo inseguirla ad ogni costo,
rincorrendola con piedi alati, sino all'incrocio con una più larga,
dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.


In questi semplici versi sono celate due verità: la prima è che a volte si deve camminare anche quando non lo si vuole e la seconda è che se non ci si pensa bene, e per tempo, si finisce per imboccare proprio la direzione che si voleva evitare. Ne "Il Signore degli Anelli" è Bilbo a cantare questa filastrocca, mentre sta fuggendo. Quante di noi sono in fuga? Costruiamo mondi virtuali in cui possiamo essere il Tutto perché il Nulla di fuori ci morde l'anima e ci impedisce di chiederci davvero dove ci troviamo, se era questo il luogo che volevamo raggiungere, se ci siamo perché lo desideriamo o per nasconderci in attesa di tempi migliori.
Sapere dove ci troviamo determina le nostre azioni future, ci rende coscienti del nostro presente e ci permette di essere davvero qui, ora, con tutte noi stesse. Solo così possiamo essere in un luogo e in un tempo ben precisi, non solo aggirarci in essi, ma viverli con gli occhi dell'anima e del cuore bene aperti. Se sappiamo da dove siamo partite e dove siamo arrivate fino ad oggi, possiamo vivere senza maschere ed essere in grado di vedere la strada che stiamo percorrendo. Così, quando ci chiederemo se siamo ad Avalon, se mai ci arriveremo, o anche se vogliamo davvero arrivarci, conosceremo già la risposta: Avalon è dentro di noi, la portiamo nel cuore.


e dove andrà

Ed eccoci qui, con l'ultimo dilemma: dove andremo ora?
Anche se abbiamo già deciso la nostra destinazione, ci ritroveremo comunque a domandarci: sarà il posto giusto stavolta? Nessuno vuole passare la propria vita a inscatolare ricordi e a trascinarli per il mondo mentre ancora cerca di capire dove sta andando.
La nostra meta è spesso avvolta nel dolore e nella fatica del quotidiano e, mentre camminiamo, il desiderio di giungere infine proprio dove desidereremmo trovarci può essere l'unica luce che ci rincuora e ci permette di non perdere la speranza. Il dolore, infatti, non blocca il cammino se non glielo permettiamo: lo può rallentare, appesantire, ma non ci svia, né ci ferma. Se teniamo ben salda davanti a noi quella luce, alla fine giungeremo a destinazione e non ha importanza quanto tempo ci sarà voluto perché il cerchio non si ferma mai, il tempo è un ciclo inesausto di passi di pellegrini e Viandanti.
In ogni caso il dove andare non è mai disgiunto dal come andare. Solo procedendo senza lasciarsi bloccare o limitare dalla paura potremmo avere la speranza di giungere al termine, a quella destinazione che dentro di noi è richiamo, segnale, guida e anelito. Perché se il dolore può non sviarci, è forse il voler restare in una cullante incertezza che rischia di farci perdere il cammino.
Eppure, anche il nostro incedere è sempre ciclico. È normale attraversare momenti in cui l'andare avanti incute un po' di timore, in cui ci si chiude nel proprio guscio e si cerca di stare ferme, ma gli scossoni che ci spostano in avanti sono tanti perché la vita comunque ce li assesta. In questi casi, infatti, sembra quasi che certi eventi, attirati inconsapevolmente, si concretizzino appositamente per spingerci oltre, come se il Wyrd ci desse uno spintone quando più ne abbiamo bisogno. Alcune cose sembrano accadere proprio quando devono accadere, forse per fornirci un'altra possibilità, un'altra occasione, ma comunque non per caso.
Probabilmente ognuna di noi desidera dirigersi verso la serenità, verso il proprio equilibrio interiore, sentendosi in pace con se stessa e godendosi il viaggio, ma non è facile sapere se è davvero in questa direzione che stiamo andando. Se stiamo affrontando questo cammino con consapevolezza, sicuramente stiamo crescendo e vivendo, ma è difficile scorgere chiaramente in quale direzione stiamo procedendo, tanto che viene da domandarsi se lo si possa davvero vedere.
Non c'è una risposta certa a queste domande, ma da parte di chi si trova su questo percorso c'è la necessità di riflettere su quale era la nostra meta all'inizio del viaggio, su dove siamo arrivati ora (e nel caso capire cosa è cambiato nel frattempo) e verso quale fonte la nostra anima si sentirà attratta per soddisfare la propria sete.

Conclusioni

Dice la saggia tartaruga:
ieri è storia
domani è mistero
oggi è un dono, ecco perché viene chiamato "presente"


Queste parole, tratte da quel bel cartone animato che è "Kung-fu Panda", sembrano rispecchiare il significato della triade che stiamo analizzando, ovvero che dovremmo impegnarci nella consapevolezza dell'attimo, di ciò che è in ogni momento, perché così facendo avremmo sempre presente da dove veniamo, dove siamo e almeno la speranza di inquadrare dove vogliamo andare.
In realtà questa triade potrà forse essere commentata in maniera esaustiva da ognuna di noi solo nel giorno della nostra morte, perché essa rimanda alla vita intera, è un monito che dobbiamo tenere presente ogni giorno della nostra esistenza. Chi eravamo ieri? Chi siamo oggi? Chi saremo domani? La vita è un fluire continuo e noi dobbiamo fluire con essa inseguendo la consapevolezza di chi siamo realmente in ogni singolo momento.
Tra le righe questi antichi versi sembrano suggerirci quale dovrebbe essere la meta finale del Viandante, ma al contempo ci ricordano che nessuno può raggiungerla al posto nostro e che per arrivarci dobbiamo lavorare su noi stesse. E questo è un lavoro che non si ferma mai, a cui non si riesce a dare una risposta definitiva o univoca, perché anche il nostro essere fluisce continuamente con la vita, è un'eterna spirale come il sentiero che cerchiamo di percorrere. Ma, forse, non è tanto importante trovare le risposte, quanto porsi le domande, coltivare la spinta ad andare avanti, a ricercare la strada per le Antiche Armonie. A volte procederemo leste e spedite, gli occhi puntati alla meta, altre volte cammineremo piano e ci guarderemo intorno con attenzione, altre volte ancora ci troveremo bloccate, imprigionate anche. Perché ognuna di noi Viandanti è figlia della Madre e ripercorre i passi di Mabon, il figlio della luce, solo che ad imprigionarci spesso siamo noi stesse, con il nostro ego o con le limitazioni che ci poniamo da sole, bloccando le nostre potenzialità. Tutte possiamo accedere all'Awen, ma non tutte ne siamo consapevoli e non tutte lo sappiamo gestire, prima dobbiamo divenire noi stesse Culhwch o Artù, passare attraverso l'acqua e liberare il nostro Mabon, ritrovando così la libertà di spirito e l'innocenza. O ancora potremmo identificarci in Gwion Bach dell'Hanes Taliesin, colui che beve le gocce di una pozione a lui non destinata, quasi fosse stato proprio l'Awen a sceglierlo e non viceversa.
Dove ci troviamo, quindi? Per scoprirlo, conoscendo da dove veniamo, dobbiamo attraversare il fiume delle nostre emozioni, con tutto quello che di bello o di brutto possiamo incontrare lungo il percorso. In questa nostra ricerca dobbiamo rimanere aperte all'ispirazione e cercare di comprendere, perché è nella comprensione che troveremo la nostra forza. E poi, dove arriveremo? Alla sua liberazione Mabon è al più vecchia, e la più saggia, creatura vivente; alla sua liberazione da prigioniero, Mabon diventa cacciatore e il ciclo ricomincia – così anche il nostro percorso non avrà mai fine.
È facile che queste riflessioni riportino alla mente "La sapienza Bardica di Taliesin" ["Taliesin Bardic lore" – trad. it. a cura di Abigail, vietata la riproduzione, anche parziale, senza il consenso della traduttrice] (di cui riportiamo solo alcuni versi, quelli che più ci sembrano pertinenti alla presente analisi), soprattutto quando pensiamo a noi stesse come Gwion e riflettiamo su quello di cui ci dovremmo liberare per rinascere come Taliesin.

Chi misurerà l'Annwn?
Chi può dire lo spessore del suo velo?
Chi può dire la grandezza della sua apertura?
Chi può dire il valore delle sue pietre?

Sono vecchio, sono giovane, sono Gwion,
sono universale,
sono dotato di uno spirito percettivo,
ricordo l'antica saggezza
dei gwyddylffitchi,
difensori del fuoco del Calderone.

Sono un bardo,
non concedo i miei segreti agli schiavi.
Sono una guida, sono un giudice,
se semini, lavori;
tuttavia, sebbene lavori,
ancora non raccogli.

Uno stuolo di bardi dal petto gonfio venne qui,
ammettendo, nell'ubriachezza,
di ricercare la musa solo di rado.
Sebbene cerchino ricompense
Non le otterranno,
e così cercano
di creare scompiglio
per il gusto dell'anarchia.


L'archetipo di Mabon e della sua liberazione sembrano rispondere alle domande poste dalla triade e oggi, come nell'antichità, forse il nostro più grande ostacolo è proprio il "...ricercare la musa solo di rado", ovvero l'essere troppo distratte da altre cose, da altri aspetti della vita. Per divenire Taliesin, un "Mabon" deve forse liberarsi dalle catene della quotidianità? Ed è possibile al giorno d'oggi? I bardi che non ricercavano la Musa erano ebbri, con la mente annebbiata non vedevano più il cammino dritto davanti a loro e non riuscivano a seguirlo. Per non commettere lo stesso errore dovremmo evitare di inebriarci di "quotidianità", anche se alcuni suoi aspetti non possono essere ignorati, anche se vivere appieno la nostra quotidianità ci è utile per imparare dall'esperienza, non dobbiamo farci incatenare dalla superficialità, dal pressappochismo dilagante, dal conformismo onnipresente.
Ci vogliono tutta la sapienza di Taliesin e tutta la costanza di Gwion Bach per riuscire ancora a scorgere la Musa. Per riuscire a vedere che noi siamo Avalon, che Avalon vive in noi – un ideale di sincretismo e di armonia. Non possiamo che viverlo e sperimentarlo nelle nostre vite e nel rapporto con le nostre sorelle. Per quanto possa essere incantevole pensare ad Avalon come all'Isola celata dalle Nebbie, dobbiamo in primo luogo comprendere cosa in effetti siano quelle Nebbie, e distinguere l'Avalon che forse un tempo fisicamente esisteva come scuola druidica, da ciò che animava quel luogo. Quello stesso sentimento che ispirava gli antichi sapienti e che ispira i Viandanti di oggi è Avalon. E se è questo il luogo che scegliamo come nostra destinazione, allora un giorno ci arriveremo, quando noi stesse saremo in Armonia. Avalon, infatti, è un luogo dell'anima che si esprime a volte nella terra stessa. Ecco quindi il perché della magia di Glastonbury: in certi luoghi tale armonia sgorga dalla terra e permea l'aria stessa, nutrita dai pensieri dei Viandanti. Ma Avalon è prima di tutto Armonia, e le porte per accedervi sono ovunque.

Note: Analisi a cura del gruppo di studio Sentieri di Avalon dell'associazione Ynis Afallach Tuath. In particolare, l'articolo è stato redatto con i contributi di (in ordine alfabetico): Abigail, Argante, Caillean, Diana, FairyMoon, Hex, PhoenixMoon e Valeria-Lelaina, e riuniti in questo documento da Valeria-Lelaina.
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