AVALON TRIBE ON FB

 

CURRENT MOON


CURRENT MOON

 

I PILASTRI DELLA TRADIZIONE AVALONIANA

 

Siam Fate di Lago...

 

Le Stazioni del Ciclo



Leggendo...

IL CONFRONTO

E' il tempo del Confronto, il momento di affrontare le scelte del nostro Cammino...

 

Menu Categorie

 

Cerca


 

Ynis Afallach Tuath

XI IL SALMONE
Sabato, 26 Settembre 2009 - 08:21 - 5004 Letture
Lunologia Am he i l-lind
(Luna Piena tra il 5 agosto e l’1 settembre)

Benvenuta, Luna del Salmone!
Le nocciole maturano sugli alberi,
simboli di saggezza;
il raccolto è pronto nei campi.
Riflettiamo su ciò che abbiamo compiuto,
lasciandolo maturare nei nostri cuori.



Siamo a cavallo tra il mese di Elembivios e quello di Edrinios. Il significato di Edrinios (o Ædrinios, probabilmente un arcaismo del periodo nel quale il dittongo ae non si era ancora contratto in e) è ancora sconosciuto, ma alcune ipotesi vedono in edrini la radice aidh, che significa “ardore, fuoco”, da cui poi il termine latino aestas da cui è derivata la nostra parola “estate”. Se tale ipotesi è esatta, in tal caso, vista la posizione nel calendario, Edrinios potrebbe assumere il significato di “fine dell’estate” o “fine del caldo”. Ma potrebbe anche significare “fine del periodo dell’ardore”, poiché in questo periodo dell’anno cessavano le guerre, com’è attestato storicamente. Quest’ultima ipotesi però è meno consistente della prima, che resta quella più probabile.
Per quanto riguarda il mese di Elembivios, lo troviamo abbreviato anche in Elemb. Il termine contiene la parola indoeuropea che indica il cervo elem-(bhos), affine al greco élaphos (elnbhos) “cervo”, al gallese elain (elani), all’irlandese arcaico elit (elnti) “capriolo, cervo, ecc”. Significherebbe quindi “mese del cervo”. L’Elembivios celtico ha forti corrispondenze con il nono mese del calendario greco attico, durante il quale si celebravano feste dedicate alla dea della caccia Artemide.
Proprio a questo periodo sono legati alcuni miti molto importanti per i celti, uno dei quali è quello di Fionn Mc Cumhaill (o Finn Mc Cool)(1).
Il vero nome di questo importante eroe celtico d’Irlanda era Demne, “Daino”. Demne passò la sua infanzia a contatto con le forze della natura, e quando divenne un ragazzo fu chiamato Finn, “il Biondo”, per il colore chiaro della sua pelle e per i suoi capelli colore dell’oro. Il termine celtico finn o gwynn ha diversi significati tra i quali “bianco”, “biondo”, “bello”, “di buona razza”, “eccelso”… Non solo il nome, ma anche la storia di Finn ricorda quella di Gwyon, che analizzeremo più avanti. Egli infatti, dopo la sua prima impresa (si impadronì della borsa di pelle di gru del clan rivale portandola poi ai capi anziani del suo clan), si diresse verso le sorgenti del fiume Boyne per imparare la poesia. Lì incontrò il druido Finegas (o Finn Eces, il “Saggio Eccelso” o il “Veggente Eccelso”) che da lunghi anni stava cercando invano di catturare Fintan, il “Salmone della Conoscenza”, impresa che gli riuscì al suo arrivo. Il Druido ordinò a Fionn di cucinare l’animale, ma di non assaggiarne le carni. Durante la cottura , però, il ragazzo su bruciò un dito e portateselo alla bocca per lenire il dolore acquisì la conoscenza del passato, del presente e del futuro, oltre a diversi poteri magici. Tornato nelle terre d’origine dopo aver appreso l’arte della poesia, istituì un gruppo di guerrieri conosciuti come Fianna, sui quali sembrano essersi forgiate le figure dei Cavalieri della Saga di Artù e della Tavola Rotonda. Sposò quindi Sadb dopo averla liberata dalla sua forma animale (era una donna trasformata in cerva da un incantesimo del malvagio druido Fer Doirich), e dalla quale ebbe un figlio Oísin (“cerbiatto”), che a sua volta ebbe un figlio di nome Oskar (“colui che ama il cervo”). In una delle versioni della leggenda, Finn sarebbe poi morto annegando nel fiume Boyne, suggerendo quindi un parallelismo con il destino del Salmone, di cui parleremo più avanti. Come potete notare, il legame di Finn con il cervo e con il salmone è evidente, ed è perciò naturale accostare il suo mito a questo periodo.
Nel ciclo lunare di Kondratiev infatti questa è la Luna del Salmone, associata, nel canto di Amairgen, al verso che recita “Sono un salmone in uno stagno”. Il Salmone è il terzo dei quattro animali sacri citati nel poema di Amairgen. Lo stagno in cui nuota è ovviamente il Pozzo di Segais (2), fonte spirituale del fiume Boyne, dove la fontana di Nechtan emerse dalle profondità fomoriche. Sei mesi fa siamo stati testimoni di quella nascita come una delle energie che partecipavano alla crescita dell'anno; ora, dopo l'esplosiva nascita del fiume, le acque si sono calmate diventando una forza rinfrescante e contenuta che attenua l'ira bruciante dell'aria estiva, ristabilendo l'atmosfera benevola e interiorizzante del Raccolto. Non a caso il fiume in cui nuota il salmone è sempre lo stesso, il Boyne.
I noccioli che crescono sulle rive vi rispecchiano in questa stagione la propria maturazione nel nostro mondo. Le nocciole (dolci dentro ma protette da un guscio duro) sono ovvi simboli di saggezza guadagnata soltanto attraverso l'esperienza. Il Salmone si nutre delle nocciole e assorbe nella propria carne la conoscenza magica che contengono, così che la saggezza sia riprodotta e tramandata.
Nella cultura celtica il Salmone è sinonimo di Saggezza e ogni volta che i racconti citano il termine “pesce” in genere si riferiscono al salmone. Il salmone era ed è il re dei pesci di fiume, e la difficoltà di catturarlo, quando si nasconde in una pozza lo rende un ottimo emblema della condizione appartata del filosofo. Loki, il dio norreno dell’astuzia, assunse le sembianze di salmone per nascondersi agli altri dèi e fu tirato fuori dal suo stagno solo grazie ad una speciale rete che lui stesso aveva inventato. I salmoni, le trote e le anguille vengono considerati gli spiriti guardiani dei pozzi, dei laghi, dei torrenti e dei corsi d’acqua in generale. Il salmone è un importante simbolo spirituale per i Celti; raggiunta la maturità sessuale, il salmone compie un lunghissima viaggio per arrivare al fiume dove poi dovrà riprodursi, che è lo stesso fiume in cui e nato e in cui morirà. Egli lotta contro la corrente del fiume per raggiungere la Sorgente e se non lo facesse con grande volontà, impegno e costanza verrebbe trascinato nuovamente nel mare. Il salmone rappresenta così il guerriero spirituale, colui che con indomito coraggio e costanza risale le correnti della Vita per guadagnare la consapevolezza della divinità dentro di sé, la sorgente da cui proviene la saggezza. Se non lottasse con grande volontà ed impegno verrebbe ricacciato nell’ampio abbraccio dell’inconscio dell’inconsapevolezza e dell’ignoranza. Il suo viaggio rappresenta la possibilità di tornare alle Origini, di cui approfondiremo più avanti.

Il simbolismo del Salmone veniva considerato dai Celti a tutti i livelli, sia fisico, come rappresentazione delle difficoltà dell’esistenza e degli ostacoli che si interpongono fra l’individuo e la realizzazione dei suoi progetti, sia spirituale, come percorso interiore per raggiungere la consapevolezza e la realizzazione del proprio potenziale, grazie all’espressione del Sé. Il salmone è quindi simbolo di Conoscenza (la Visione Perfetta del Passato, del Presente e del Futuro), di Saggezza (l’utilizzo equilibrato di tale conoscenza) e di Nutrimento Spirituale (la Vita e la Vitalità che scaturiscono dall’esercizio della saggezza).
Sul nostro piano di esistenza, realizziamo che soltanto il passaggio del tempo e il senno di poi che ci dà, ci permetteranno di acquisire una comprensione del reale valore delle nostre azioni man mano che ci apriamo la strada verso il nostro Raccolto Personale. Le esperienze fatte dentro di noi quando l'energia era fresca ed elevata stanno maturando nella nostra memoria, e ora che l'intuizione (ìomas, la facoltà ottenuta da Cernunnos e dalla sua controparte umana Fionn) ci rivela lo straordinario significato che tutto questo doveva avere per noi. Adesso possiamo esprimerlo meglio in una forma che ci permetterà di comunicarlo agli altri nella prossima lunazione.
Come il Salmone, ingeriamo i frutti maturi delle lezioni della vita e li trasmutiamo nella nostra stessa natura. Come Fionn, che mangiò il Salmone, anche gli altri acquisiranno una conoscenza profonda della nostra natura attraverso il contatto personale o con le nostre opere e otterranno la saggezza che la nostra natura è giunta a contenere.

Passiamo adesso ad approfondire altri miti collegabili a questo periodo, ed in particolare a questa lunazione.
Il mito di Gwion è narrato nell’ Hanes Taliesin, di cui esistono varie versioni, spesso incomplete. Una buona sintesi di questo racconto ci è data da R.Graves nel suo “La Dea Bianca”:
“La trama del romanzo è la seguente. Un nobile di Penllyn di nome Tegid Voel aveva una moglie chiamata Caridwen, o Cerridwen, e due figli: Creirwy, la fanciulla più bella del mondo, e Afagddu, il ragazzo più brutto. Vivevano tutti e quattro su un’isola al centro del lago Tegid. Per compensare la bruttezza di Afagddu, Cerridwen decise di dotarlo di una grande intelligenza. Così mise a bollire in un calderone una miscela di ispirazione e conoscenza, perché cuocesse a fuoco lento per un anno e un giorno. Stagione dopo stagione, aggiungeva alla miscela erbe magiche raccolte durante il periodo astrale appropriato. Mentre raccoglieva le erbe faceva rimestare il calderone dal piccolo Gwion, figlio di Gwreang, mentre Morda, un vecchio ceco, aveva il compito di alimentare il fuoco. Sul volgere dell’anno, tre gocce bollenti della mistura schizzarono sul dito del piccolo Gwion. Questi portò il dito alla bocca, e improvvisamente comprese la natura e il significato di tutte le cose passate, presenti e future, e in tal modo scoprì che doveva guardarsi dalle astuzie di Cerridwen che era decisa ad ucciderlo appena avesse portato a termine il suo compito, e per questo fuggì. Quando Cerridwen tornò, percosse Morda e iniziò ad inseguire Gwion come una nera strega urlante. Grazie ai poteri derivati dal calderone, lui si mutò il lepre, lei in levriero. Lui si gettò in un fiume e divenne un salmone, lei si mutò in una lontra. Lui si levò nell’aria in guisa d’uccello, lei si mutò in falco. Lui diventò un chicco di frumento vagliato sul pavimento di un granaio, lei si mutò in una gallina nera, e razzolando con le zampe tra il grano lo trovò e lo inghiottì. Quando tornò alle sue sembianze originarie, Cerridwen scoprì di essere incinta di Gwion e dopo nove mesi lo partorì, ma non ebbe cuore di ucciderlo perché era molto bello. Così, dopo averlo chiuso in un sacco di cuoio lo gettò in mare due giorni prima di Calendimaggio. Gwion fu trascinato fino alla pescaia di Gwyddno Garanhir, e fu tratto in salvo dal principe Elphin, figlio di Gwyddno e nipote del re Maelgwn di Gwynedd (Galles settentrionale) che si trovava là per pescare con la rete. Benché non avesse preso pesci, Elphin si considerò ben ricompensato della sua fatica e ribattezzò Gwion «Taliesin»”.

La storia di Gwion continua e non si ferma qui, ma per il momento ci basta sapere solo che Gwion, nonostante fosse un neonato, dimostrava già di avere grandi doti, poteri magici e saggezza, derivatigli dalle gocce di Awen, ma anche dalle tre iniziazioni ricevute da Ceridwen. (3)
Questo mito ha evidenti somiglianze con il mito di Fionn. E’ da sottolineare anche come Gwion, appena nato, finisce per essere buttato in mare e pescato, come se fosse tornato nuovamente salmone. Più avanti capiremo perché. Ognuna delle trasformazioni di Gwion, rappresenta un gradino verso la sua Illuminazione, e le stesse trasformazioni rappresentano un’Iniziazione.
Vi è poi il mito di Mabon, narrato nel manoscritto "Alla ricerca di Mabon" (una sezione della più ampia storia Culhwch e Olwen). Culhwch ed il cugino Artù, per far sì che il primo possa ottenere la mano di Olwen, iniziano la ricerca di Mabon figlio di Modron, l'unico in grado di aiutarli a superare alcune delle prove imposte come condizioni per ottenere il consenso al matrimonio da parte del padre della fanciulla, il Gigante Biancospino. La complicazione consiste nel fatto che Mabon è sparito la terza notte dopo la nascita e nessuno è stato più in grado di trovarlo da allora.
Culhwch e Artù liberano Eidoel, l'unico sopravvissuto al Massacro dei Lunghi Coltelli, mettendolo a capo di un manipolo di uomini così da aiutarli a rintracciare Mabon. Nella loro ricerca incontrano il Merlo di Cilgwri che li indirizza al più antico Cervo di Rhedynfre, a cui chiedono lumi su Mabon. Questo a sua volta fa raggiungere loro l'ancor più vetusta Civetta di Cwm Cawlwyd, la quale era talmente carica di anni che le sue ali non erano altro che rigidi moncherini. Tutto ciò che può fare la Civetta è portarli al ricovero dell'antichissima Aquila di Gwernabwy, ma nessuno di questi animali aveva mai visto nell'arco della propria esistenza Mabon ap Modron. L'ultimo animale verso cui l’Aquila li indirizza è il Salmone di Assaroe, così grande e vecchio da portare sul dorso i segni di 50 tridenti di fallite catture a cui era scampato. Il fatto che l'ultimo animale sia proprio questo pesce è un’altra prova del fatto che per i Celti proprio il Salmone sia raffigurazione della Saggezza ma anche dell’Inizio dei Tempi, e quindi l’Origine. Esso riferisce loro di aver sentito dei lamenti presso Caer Loyw e li indirizza a Gwrhyr (colui che interpreta molte lingue) il quale rivela che la fonte di tali strazianti gemiti sia proprio Mabon. Artù convoca così tutti i soldati nell'Ynys Prydein e marcia su Caer Loyw riuscendo a liberare Mabon, che è dunque la creatura vivente più vecchia al mondo..
In questo caso quindi è Culhwch a passare attraverso le iniziazioni rappresentate dagli animali, l'ultimo dei quali è il Salmone, ma ancora di più, è Mabon stesso, il Salmone Vivente, il Druido Primordiale.

Vi sono ancora altri personaggi la cui storia è molto simile a quelle narrate: possiamo pensare al profeta Tuan Mac Cairill, che dopo diversi secoli passato prima come cervo, poi come cinghiale nero e falco di mare e infine come salmone di fiume, venne pescato e mangiato dalla regina d’Irlanda, che restò così incinta e gli permise di rinascere in forma umana. Un altro esempio è Fintan, il salmone della storia di Finn, il quale era un uomo che giunse in Irlanda con la prima invasione mitica, accompagnando la moglie Cessair, e fu l’unico a sopravvivere al Diluvio (Fintan significa “Figlio di Oceano”) trasformandosi in un salmone. Tutti questi personaggi rappresentano ad un tempo il Viandante che compie il suo Viaggio, e il Druido Primordiale (la Saggezza personificata), che vive sotto diversi aspetti e Inizia il Viandante fino a diventare un tutt’uno con esso, incarnandosi così nuovamente in forma umana: il Divino Fanciullo. E in tutto ciò, l’intervento della donna, e quindi della Dea, è di fondamentale importanza: Ella è la Vecchia, nel suo aspetto di Co-Iniziatrice e Divoratrice, e la Madre, colei che a Yule partorirà il Fanciullo Divino, il Maponos.

Qual è quindi il significato di questa lunazione? Come ci invita a comportarci?
Siamo ormai sul finire della Stazione del Raccolto, e sul finire dell’anno (inteso come anno spirituale). Un ciclo sta per chiudersi, e sta per iniziarne uno nuovo. Il nostro compito per questo mese è quindi quello di estrapolare la conoscenza e la saggezza che le esperienze fatte finora ci hanno donato, perché è proprio questo il nostro Raccolto Personale. Ma non si tratta solo di questo. Il salmone rappresenta l’Origine, la Sorgente, e il suo viaggio è tutto volto al ritorno verso il luogo natale. Questo è ciò che anche noi facciamo durante il nostro cammino verso la guarigione. Esso è un percorso a ritroso, che ci porta a ritrovare la nostra vera Origine, la nostra Essenza più profonda, perché c’è stato un tempo in cui la nostra anima era pura ed è a quella condizione che dobbiamo tornare. Anche nel nostro piccolo ciclo annuale, il nostro Raccolto ci porta un passetto più vicini a quella condizione. Dopo esserci smontate, analizzate, dopo aver isolato le nostre ombre e averle sconfitte, ci aspetta il ritorno all’Origine, la Sintesi, il tornare integri ma liberi da almeno un po’ del veleno che prima ci portavamo dentro. E ciò deve essere fatto adesso, prima di un nuovo ciclo, di una nuova discesa, e di un nuovo lavoro di “smontaggio” e “ri-montaggio”. Pian piano, anche noi riusciremo a distillare il nostro calderone, estrapolando solo quelle tre gocce di Awen, che sono la nostra essenza; ritorneremo così all’Origine, ma non saremo più “anime bambine”, perché porteremo dentro di noi la Saggezza e la Conoscenza che il nostro Viaggio ci ha portato, e saremo pronte per passare a piani superiori, continuando a seguire la spirale ciclica dell’esistenza.


Vergine: influssi e mitologia

La Vergine è un segno femminile, di terra, mobile e governato da Mercurio. Il glifo è la rappresentazione della lettera M, che presso tante tradizioni antiche è una lettera sacra associata al concetto di “Mare” cioè Acqua Primordiale, fonte vita, e di “Madre”, e quindi Donna, Femminino Sacro. Il nome è composto dal latino vir, “uomo” e dalla radice greca gen, riferibile alla “conoscenza”. Origine e Conoscenza, due temi intimamente legati a questo periodo. Nonostante sia un segno di terra, il suo legame con l’acqua è evidente. La sua comparsa, in natura, coincide con i primi acquazzoni estivi, subito dopo ferragosto: essi ci ricordano che il ciclo del calore ha iniziato la sua discesa e che l’autunno lancia i suoi primi segnali di apparizione. E’ il tempo in cui pian piano si inizia a raccogliersi per l’inverno, come fa la formica, che è l’insetto simbolo del segno. La Vergine prepara e precede l'inizio del ciclo autunnale: si fa il bilancio dell'annata e ci si dispone ad iniziare un nuovo ciclo. I frutti sono maturati o vengono a maturazione, le ore diurne si accorciano sempre di più e compaiono le prime piogge accompagnate dai temporali. È il momento del compimento del raccolto, e la vergine è un segno di raccolta; ci invita alla pausa, alla riflessione, alla resa dei conti. È il segno dell'introspezione e della critica, dell'intelligenza analitica.
Il mito connesso a questo segno è quello di Demetra, dea del raccolto e della fertilità, e Persefone, la vergine che diverrà regina degli inferi, costretta a trascorrere la sua vita divisa tra la madre e il marito. Il loro mito è palesemente connesso al raccolto e ai cicli stagionali, e non è un caso che sia sotto questo segno che gli antichi greci celebravano i Misteri Eleusini, istituiti da Demetra durante la sua disperata ricerca della figlia. Il rapimento di Perserfone inoltre, ci ricorda quello di Mabon, che viene spesso interpretato spesso come il sole del mattino prigioniero della notte.


Il Calendario Arboreo Celtico: il Nocciolo

Nel calendario arboreo celtico, il nocciolo o corilo (C, coll) è la pianta associata a periodi che vanno dalla fine di luglio a settembre. Il nocciolo è l’albero più citato nella mitologia celtica, in cui spesso è conosciuto con il nome di “bile ratha“ o “l’albero sacro del rath” (il rath è il luogo in cui vivevano gli Aes Sidhe).
Nella leggenda feniana dell’Antico Nocciolo Stillante, il nocciolo figura come albero della saggezza che poteva essere rivolto anche a fini distruttivi. Dalle sue fronde stillava un lattice velenoso, il suo tronco era privo di foglie e i rami offrivano rifugio a corvi ed avvoltoi. Quando il capo del dio Balor fu posto nella sua biforcazione, l’albero si spaccò in due, e quando Fionn ne usò il legno come scudo in battaglia, i suoi vapori nocivi uccisero i nemici a migliaia.
Nelle Avventure di Cormac si narra che egli si trovò di fronte ad una fortezza in cui vi erano quattro case ed un pozzo scintillante con nove noccioli che vi crescevano attorno. Nel pozzo nuotavano cinque salmoni che mangiavano i frutti caduti dai noccioli nell’acqua, lasciando galleggiare quindi i gusci nei cinque ruscelli che nascevano da quel luogo. Anche un anti o e importante trattato di topografia irlandese, il Dinnshenchas di Rennes, descrive una meravigliosa fontana chiamata pozzo di Connla, presso Tipperary, lambita dalle fronde dei Nove Noccioli dell’arte poetica, che producevano nello stesso tempo fiori e frutti, ossia bellezza e saggezza. Le nocciole, cadendo nel pozzo, nutrivano i salmoni che vi sguazzavano, e quanti erano i frutti che essi mangiavano, tante erano le macchie brillanti che apparivano sul loro corpo. Questi sono solo alcuni esempi, perché esistono diverse leggende che parlano dei Nove Noccioli della Saggezza e del Pozzo di Connla o pozzo di Segais da cui nacque il fiume Boyne2. Questo pozzo è una sorta di passaggio fra i mondi che ha la sua controparte nella Tir Tairngiri, la Terra della Promessa, da dove scorrono i fiumi dei cinque sensi. I frutti di cui si nutre il salmone mentre nuota sono le nocciole che contengono “l’Opera dei Saggi” e infatti, come abbiamo visto, la nocciola è il simbolo della saggezza interiore.
Le nocciole erano quindi associate alla saggezza dell’Altromondo e viene tramandato che chi mangiava nocciole poteva ottenere la conoscenza di tutte le arti e le scienze segrete. Tale simbolismo può essere interpretato in diversi modi, di cui uno prevede che la fortezza citata in precedenza sia il corpo umano che attraverso i cinque sensi (i fiumi) porta verso l’esterno la saggezza primordiale in grado di purificare il mondo. I noccioli del pozzo di Segais sono nove, numero sacro alle Muse Ispiratrici, e la stessa cifra si ritrova quando scopriamo che tali alberi portentosi avevano bisogno di nove anni perché la prima nocciola maturasse e potesse cadere nell’acqua. La lettera stessa, Coll, rappresentava per i bardi il numero nove, tre volte tre, indice di completamente e perfezione. Qualcuno ha voluto interpretare i vari simboli a livello spirituale in questo modo: se un individuo vuole raggiungere la completezza nel corso della sua vita deve trovare in Sé il “pozzo di Segais” e divenire egli stesso il “Salmone della Conoscenza”, in modo da sviluppare con una ricerca interiore coraggiosa la saggezza necessaria e portarla poi nel mondo attraverso l’uso dei suoi cinque sensi. Proprio ciò che abbiamo visto fare a Gwion Bach, a Fintan Mac Bochra, a Tuan Mac Cairill...

Note: Testo di Jlandra.
Vietata qualsiasi riproduzione senza il consenso dell'autrice.

1 Mac Cool o Mac Coll significa “figlio del nocciolo”, ed il nocciolo è proprio la pianta associata a questo mese lunare.
2 La leggenda del pozzo di Segais e della nascita del fiume Boyne è narrata più dettagliatamente nell’articolo della Luna del Diluvio.
3 Per ulteriori informazioni rimando ai bellissimi articoli presenti sul sito dello YAT riguardo Taliesin e l’Hanes Taliesin
XI IL SALMONE | Login/crea un profilo | 0 Commenti
I commenti sono di proprietà dei legittimi autori, che ne sono anche responsabili.






Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato
sotto una Licenza Creative Commons.

© Ynis Afallach Tuath, 2014/2015
Sito internet con aggiornamenti aperiodici, non rientrante nella categoria Prodotto Editoriale.
Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso degli autori e senza citare la fonte.
Tutti i lavori pubblicati sono protetti dalla legge n. 633 e s.m.i. in tutela dei diritti d'autore.
Tutti i loghi e marchi in questo sito sono di proprietà dei rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Questo sito è stato creato con MaxDev, un sistema di gestione di portali scritto in PHP.
MD-Pro è un software libero rilasciato sotto la licenza GNU/GPL Visualizzate le nostre news usando il file backend.php
Il tema grafico è stato creato da Isobel Argante. Webmaster Nemea del Lago.

Powered by MD-Pro