AVALON TRIBE ON FB

 

CURRENT MOON


CURRENT MOON

 

I PILASTRI DELLA TRADIZIONE AVALONIANA

 

Siam Fate di Lago...

 

Le Stazioni del Ciclo



Leggendo...

IL CONFRONTO

E' il tempo del Confronto, il momento di affrontare le scelte del nostro Cammino...

 

Menu Categorie

 

Cerca


 

Ynis Afallach Tuath

Storia dei Celti Britanni II
Mercoledì, 04 Novembre 2009 - 21:46 - 5870 Letture
Celti Combatterono disuniti
e li unì la sorte della sconfitta.
Se fossero stati inseparabili,
sarebbero stati insuperabili.

Publio Cornelio Tacito a proposito dei Celti
(56/57 – ca. 117 d.C.)

LA CONQUISTA ROMANA DELLA BRITANNIA
Le operazioni militari di Giulio Cesare di fatto crearono una serie di clientele (tribù native dell'isola che avevano scelto volontariamente di schierarsi dalla parte dei conquistatori per sopravvivere o trovare protezione contro l'ostilità delle altre tribù) che avrebbe portato la regione, specie il sud dell'isola, nella sfera d'influenza economica e culturale di Roma. A volte, i Romani istituirono questi regni per ragioni strategiche e politiche. I re clienti adottarono nomi e titoli romanizzati, anche se l'influenza romana portò al loro uso anche da parte di sovrani non clienti dei conquistatori.
Una nuova ondata di emigrazione dalla Gallia ebbe inizio, l’ultima dal continente alla Britannia. Commios, capo degli Atrebati di Gallia e di Britannia, aveva preso parte alla guerra di Vercingetorige contro i Romani era stato successivamente citato come uno dei quattro capi gallici che i Romani volevano giustiziare perché “ribelli”. Commios fu uno degli ultimi a resistere alla conquista di Cesare, e quando la sua posizione divenne indifendibile nelle terre dagli Atrebati di Gallia, insieme ai suoi seguaci si ritirò in territorio germanico, dove continuò a compiere incursioni contro i Romani. Attorno al 51/50 a.C., comprendendo che ormai la Gallia era stabilmente sottomessa a Roma, Commios decise di ritirare i suoi Atrebati di Britannia, nella zona meridionale dell’isola. Questa migrazione è confermata dalle prove archeologiche. Gli Atrebati consolidarono le loro posizioni in Hampshire, e il regno dei Belgi si rinsaldò. La città principale di questi ultimi, secondo Tolomeo, era Kaleoua (nome legato alla voce gallese ceilli, foresta), che poi divenne Silchester. Le terre tribali si ampliarono anche nella zona del Sussex.
Commios coniò una sua propria moneta utilizzando caratteri latini. Grazie alle monete che vennero coniate in Britannia abbiamo notizie degli altri sovrani. Tuttavia, nonostante la presenza di altri capi e il conio da parte loro di monete, Cassivelanous era ancora considerato il re supremo, e coniava una sua propria moneta. A lui succedette Andoco, poi Tasciovanos, e a questi, attorno al 10 d.C., succedette uno dei re celtici rimasti più famosi nella memoria popolare: Cunobelinos, il cui nome significa “segugio di Belinos”, che poi figurerà nella letteratura inglese con il nome di Cimbelino. Da esso deriva il nome gallese moderno Cynfelin. Cunobelinos fu il protagonista di molti racconti medievali prima che gli venisse conferita definitamene immortalità da Shakespeare, con la mediazione di Holinshed. Anche di lui restano molte monete. Sembra aver controllato un'ampia porzione dell'Inghilterra sud-orientale e per questa ragione fu chiamato "Britannorum rex" (cioè "re dei Britanni") da Svetonio.
Aveva spostato la propria capitale dalla fortezza di Cassivelaunos, presso Wheathampstead, a una fiorente città collocata più ad est, che portava il nome del dio celtico della guerra Camulos: Camulodunum (Colchester). Le sue fortificazioni occupavano un’area pari a venti chilometri quadrati. Può anche essere che l’autorità di Cunobelinos si fosse propagata su un territorio più vasto rispetto a quello di cui abbiamo notizia.
In questo periodo la Britannia intratteneva ancora fiorenti traffici commerciali con il mondo mediterraneo, e in modo particolare con l’Impero romano, Strabone fa menzione delle enormi quantità di merci esportate dalla Britannia in questo periodo: grano, bestiame, oro, argento, ferro, merci in pelle, cuoio, cani da caccia. I Britanni erano anche coinvolti nel mercato dell’ambra, degli articoli in vetro, dei gioielli e del vino. Sono state ritrovate amphorae (ossia i contenitori in cui il vino veniva importato dal continente) in gran quantità.
Alcuni studiosi ritengono che proprio durante questo periodo, in cui, sotto Cunobelinos, si andavano incrementando i traffici commerciali, Londra vide accrescere la sua importanza in qualità di porto commerciale. La Britannia era diventata uno dei più importanti centri di commercio esterni all’Impero romano.
Ottaviano Augusto, il primo imperatore romano (63 a.C. – 14 d.C.), pianificò diverse invasioni nel 34, nel 27 e nel 25 a.C., senza però riuscire a portarle a termine per una serie di circostanze sfavorevoli e così le relazioni tra la Britannia e Roma restarono di tipo diplomatico (con ambasciatori inviati dai sovrani dei Britanni ad Augusto) e commerciale (com'è dimostrato dall'archeologia, che attesta un aumento delle importazioni di beni di lusso dall'Impero romano alla Britannia sud-orientale).
Cunobelinos non cercò mai l’amicizia dei Romani, ma di certo non agì mai in modo da suscitare la loro ostilità e non ci sono notizie che attestino suoi eventuali aiuti ai Celti di Gallia durante la rivolta contro Roma.
Verosimilmente verso la fine del quarto decennio d.C., quando Cunobelinos stava ormai invecchiando, presso la sua corte sorsero dei contrasti. Sembra che tra i suoi figli trovarono spazio sia la fazione filo-romana sia quella opposta a Roma. La fazione romana era guidata da Adminios, mentre quella anti-romana da Caratacos e da Togodumnos. Attorno al 39/40 d.C., Cunobelinos bandì Adminios dalla Britannia, il quale andò direttamente in Gallia e prese contatti con i Romani. Roma era all’epoca governata dall’imperatore Gaio, meglio conosciuto con il nomignolo di Caligola (12 - 41 d.C.), il quale ricevette Adminios mentre era accampato presso Mainz, impegnato nella conduzione di una campagna contro i Germani, e pianificò immediatamente un’invasione della Britannia, ma non riuscì neppure a partire dalla Gallia.
Caligola era affetto da una malattia mentale, si narra che comandò ai suoi soldati di gettare le imbarcazioni in acqua e di colpire le onde con le spade, al fine di combattere Nettuno, il dio del mare.
In ogni caso Adminios rimase in esilio e fu raggiunto da un altro capo della Britannia, di nome Bericos, che cercò rifugio presso Claudio, diventato imperatore alla morte di Caligola. Tra il 40 e il 43 d.C. Cunobelinos morì. Caratacos era succeduto al padre: alcune monete confermano che egli fu re. Forse fu proprio la morte di Cunobelinos a convincere i Romani che era tempo di tentare un’invasione, con il pretesto diplomatico fornito anche dall’arrivo di Bericos. Claudio (10 a.C. – 54 d.C.) invase la Britannia nel 43 d.C., dopo aver nominato Aulo Plauzio comandante della spedizione.
Aulo Plauzio scelse quattro legioni: la II Augusta, la XIV Gemina, la XX Valeria e la IX Hispania. Tutte le legioni erano costituite da forti truppe di frontiera. In totale i legionari romani erano 25.000. In aggiunta a queste truppe, venne reclutata una forza ausiliaria, composta per lo più da cavalieri, provenienti da diverse zone dell’Impero. In totale la forza di invasione era costituita da un numero di soldati compreso tra 40.000 e 50.000.
Dione Cassio afferma che la flotta d’invasione venne ripartita in tre squadre, in modo tale da poter aggirare qualsiasi tentativo dei Britanni di arrestare il loro sbarco sulle spiagge. Lo sbarco più importante avvenne presso una città cui Claudio Tolomeo aveva dato il nome di Routoupiaci, poi latinizzato nella forma Rutupiae. La radice celtica sembra indicare un luogo scavato. Ė la moderna Richborough. La terminazione “burg” (fortezza) venne aggiunta all’arrivo degli Inglesi. I Romani in seguito avrebbero eretto in questo luogo un monumento di marmo, di cui ancora esistono le fondamenta, allo scopo di commemorare lo sbarco.
Plauzio stabilì porti fortificati presso Rutupiae (Richborough), Dubris (Dover) e Lemanae (Lympne). Con una base assicurata e rifornimenti prossimi allo sbarco, Plauzio cominciò a fare avanzare verso l’interno la sua forza d’invasione. Come in passato Cassivelaunos, Caratacos e il fratello Togodumnos iniziarono a bersagliare con continui attacchi gli invasori. Tuttavia, Aulo Plauzio raggiunse il Medway; qui Caratacos decise di ingaggiare una battaglia di dimensioni più rilevanti, ma venne sconfitto.
Allora Caratacos e il suo esercito si ritirarono presso il Tamigi, dove avvenne un’altra battaglia nel corso della quale venne ucciso suo fratello Togodumnos.
Caratacos raggiunse la sua capitale fortificata di Camulodunum ma Aulo Plauzio circondò la città e mandò a chiamare l’imperatore Claudio, il quale partì con i rinforzi da Ostia e una volta giunto in Britannia assunse il comando dell’attacco. Il capo celtico, la sua famiglia e molti dei suoi seguaci riuscirono a scappare verso occidente.
Claudio entrò a Camulodunum in trionfo, e trascorse in tutto sedici giorni in Britannia, ricevendo la sottomissione formale di alcuni capi di tribù, anche a Caratacos pare che avesse offerto di fare di lui un re cliente sotto il controllo di Roma, ma egli preferì spostarsi verso occidente allo scopo di muovere le tribù di quei luoghi alla rivolta contro gli invasori. Camulodunum divenne quindi capitale della nuova provincia romana e fu presidiata da truppe della XX legione Valeria.
Sembra che Adminios e Bericos furono nominati dai Romani re clienti; sappiano inoltre che Cogidumnos, capo degli Atrebati, la cui capitale era Noviomagus, fu fatto “rex et legatus Augusti”, e che egli solennemente assunse il nome romanizzato di Tiberius Claudius Cogidumnus. In seguito la sua tribù venne detta dei Regni. Di lui parla anche un’iscrizione su una pietra trovata nel 1723 a Noviomagus, poi Chichester, che ora fa parte dei muri del Municipio di Chichester. Sempre a Cogidumnus viene attribuita la costruzione della famosa villa di Fishbourne.
Intanto al futuro imperatore Tito Vespasiano venne ordinato di sottomettere il sud ovest dell’isola. Quando i Romani assaltarono la fortezza di Mai, una volta all’interno delle mura diedero inizio a un massacro di uomini, donne e bambini. Gli archeologi hanno scoperto che molti cittadini vennero uccisi con colpi sferrati alle spalle, e che numerosi furono anche i colpi inferti su persone già morte. Dopo alcuni anni i superstiti di Mai-dun (la fortezza di Mai – Maiden Castle), attorno al 70 d.C., partirono per stabilirsi nella città di Dorcic (Dorchester), il cu nome significava “posto luminoso, splendido”.
Conquistato il sud dell’isola, i Romani rivolsero la loro attenzione al Galles, dove si trovava Caratacos.
Nell’autunno del 47 d.C. arrivò in Britannia un nuovo governatore, Publio Ostorio Scapola, che in precedenza era stato anche console.
In quello che è oggi il Galles, Caratacos godeva del sostegno di Ordovici, Deceangli, Demeti, Cornovii e Siluri. Tra i toponimi che si richiamano a questo capo celtico, troviamo quello di Caradoc nello Herefordshire, che viene dapprima menzionato come Caer Caradoc, la fortezza di Caratacos. Quasi immediatamente dopo l’arrivo di Ostorio, Caratacos lanciò l’offensiva e Ostorio effettuò una spedizione punitiva nel territorio dei Deceangli (attuale Clwyd). Ebbe inizio una serie di rivolte da parte delle tribù della zona meridionale della Britannia, molte delle quali erano ritenute “pacificate” dai Romani. Ostorio decise di privare delle armi le tribù celtiche poste dietro le linee del suo fronte. Stando a Tacito, gli Iceni furono i primi a ribellarsi a causa di questa politica. Il loro sovrano, Prasutagos, la cui moglie Boudicca avrebbe guidato la ribellione contro i Romani nel 60-61 d.C., era infuriato per questo affronto, giacché egli aveva giurato fedeltà all’imperatore Claudio.
I Dobunni del Gloucestershire iniziarono ad attaccare i Romani, e a loro si unirono i Siluri. Ostorio stabilì una guarnigione permanente a Glevum, l’attuale Gloucester, che riuscì a mantenere la zona sotto controllo. Tuttavia nel nord avevano iniziato a muoversi i Briganti. Le truppe romane dovettero avanzare contro di loro, alla fine venne stipulata una tregua con la loro sovrana, di nome Cartimandua (“il pony liscio”).
Attorno al 50 d.C. ebbe luogo la battaglia decisiva. Essa si doveva svolgere su un campo che egli stesso avrebbe scelto. Una delle località più probabili è quella di Criggion, nel Powys, per quanto Tacito sembra indicare il territorio degli Ordovici, nel Clwyd. I Celti vennero sconfitti. La moglie e la figlia di Caratacos furono catturate e il fratello si arrese, mentre Caratacos fuggì presso i Briganti, la cui regina, Cartimandua, che aveva stipulato un accordo con Roma, lo fece mettere in catene e lo consegnò a Ostorio.
Cartimandua, “il pony liscio”, era una di quelle potenti donne celtiche il cui nome è divenuto quasi leggendario, insieme a quello di Boudicca degli Iceni, di Medb, la semi-mitica regina del Connacht, di Grainne O’Maille, capo delle tribù del Connacht occidentale, e di molte altre. Grazie al tradimento di Cartimandua, Caratacos, la sua famiglia e il suo leale seguito iniziarono in catene il lungo viaggio alla volta di Roma. La Britannia meridionale era ormai stabilmente sotto il controllo dei Romani.
Quell’anno, il 51 d.C., segnò la fine di un’epoca per i Celti.
Tuttavia, i Celti della Britannia settentrionale, che i Romani conoscevano sotto il nome di Caledonia, tennero in scacco gli eserciti romani, lottando in difesa della propria libertà in modo tanto fiero che i Romani dovettero accontentarsi di erigere dei muri (il Vallo Adriano e il Vallo Antonino) quali barriere che contrassegnassero le frontiere settentrionali dell’impero. Soltanto l’Irlanda e l’isola di Man si sarebbero completamente salvate dall’invasione della spietata e efficientissima macchina militare romana.
Dopo la cattura di Caratacos, gli Ordovici cessarono di essere una minaccia per Roma, però si ribellarono alcuni anni dopo all'occupazione delle legioni e distrussero uno squadrone di cavalleria. Ciò provocò la dura reazione di Agricola, che, secondo Tacito, sterminò l'intera tribù nel 77 d.C.. Da questo momento scomparvero dalla storia. Il loro nome resta nel luogo chiamato Dinorwig ("Forte degli Ordovici"), nel Galles settentrionale. Proprio da questo popolo prende il nome il periodo geologico detto ordoviciano, che fu descritto per la prima volta da Charles Lapworth nel 1879, che si basò sull'analisi delle rocce del territorio di questa tribù.
Gneo Giulio Agricola, nell'estate in cui iniziava il sesto anno del suo proconsolato, nell’84 d.C., decise di porre termine a una situazione che si stava deteriorando nelle terre della Caledonia (odierna Scozia). Affiancato dalla flotta, avanzò verso nord con l'esercito e con la fanteria leggera, appoggiata da ausiliari britannici, e raggiunse la località che Tacito chiama Monte Graupio, che trovò occupata dai nemici.
I Caledoni erano comandati da Calgacos. L'unica fonte storica che ci parla di lui è l'Agricola di Tacito, che lo descrive come "il più distinto per valore e nobiltà tra i diversi capi" e al quale mette in bocca un celebre discorso, ricco di pathos. Una parte di esso diventa una citazione quasi obbligata nelle contestazioni degli imperialismi moderni:
“Rapinatori del mondo, i Romani, dopo aver tutto devastato, non avendo più terre da saccheggiare, vanno a frugare anche il mare; avidi se il nemico è ricco, smaniosi di dominio se è povero, tali da non essere saziati né dall'Oriente né dall'Occidente, sono gli unici che bramano con pari veemenza di possedere tutto e ricchezze e miseria. Rubare, massacrare, rapinare, questo essi, con falso nome, chiamano impero e là dove hanno fatto il deserto, dicono di aver portato la pace.” (Publio Cornelio Tacito, La vita di Agricola, 30.7, BUR, Milano, trad.: B. Ceva). Calgacos non viene menzionato durante o dopo la battaglia e neppure tra gli ostaggi che Agricola si fa consegnare dopo la vittoria e non sappiamo quindi se fu ucciso nello scontro o se scampò alla morte. Comunque sia, egli scompare dalla scena della storia, altrettanto rapidamente di come vi era comparso.
I Caledoni, sebbene in superiorità numerica rispetto ai romani, alla fine furono costretti a fuggire e a rifugiarsi nelle foreste.
Secondo Tacito, i Caledoni persero 10.000 uomini, i romani appena 360.
Dopo questa battaglia finale, si proclamò che Agricola aveva finalmente sottomesso tutte le tribù della Britannia, in realtà la pacificazione richiese ancora molti anni e la costruzione di numerosi avamposti, anche perché Agricola e le sue truppe furono richiamati in altre zone dell'Impero e al suo posto fu inviato Sallustio Lucullo.
Quando Adriano raggiunse la Britannia nel suo giro delle province romane, attorno al 120, ordinò la costruzione di un imponente muro difensivo, conosciuto come Vallo di Adriano, che andava dal fiume Tyne al Solway Firth, per prevenire le incursioni delle tribù dei Pitti che calavano da Nord. Anticamente segnava il confine tra la provincia romana occupata della Britannia e la Caledonia. Questa fortificazione divideva l'isola in due parti e rappresentò il confine più settentrionale dell’Impero Romano per gran parte del suo dominio su queste terre.
Il Vallo fu costruito in cinque anni. Lungo tutta la sua lunghezza di quasi 112 chilometri, era difeso da una serie di forti. Il muro era alto dai sei ai sette metri e spesso dai due ai quattro. Una significativa porzione del Vallo è ancora esistente, in particolare la parte centrale, e per gran parte della sua lunghezza il percorso del muro può essere seguito a piedi. Esso costituisce la principale attrazione turistica dell'Inghilterra settentrionale, dove è noto semplicemente come Roman Wall (muraglia romana), ed è diventato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 1987.
Col declino dell'impero, entro il 400 la guarnigione era stata abbandonata e il muro cadde in disuso. Gran parte delle pietre vennero riutilizzate per altri edifici locali. Questo prelievo continuò fino al XX secolo.
Sotto il regno di Antonino Pio, dal 142 al 144, venne costruito il Vallo Antonino, che si estende per 60 chilometri da Old Kirkpatrick sul Firth of Clyde a Bo'ness sul Firth of Forth, con lo scopo di rimpiazzare il Vallo di Adriano, posto 160 km più a sud, come confine settentrionale della Britannia. I Romani, tuttavia, non riuscirono a conquistare e sottomettere le tribù indigene dei Pitti e dei Celti, che resistettero e provocarono danni alla fortificazione. La maggior parte del Vallo Antonino è oggi distrutta, ma alcune sue sezioni sono ancora visibili a Bearsden, Kirkintilloch, Twechar, Croy, Falkirk e Polmont.
Dopo aver sconfitto i suoi rivali e combattuto in Oriente contro i Parti, Settimio Severo volse la sua attenzione alla Britannia, dove le popolazioni caledoni, meatiche e del regno dei Briganti avevano messo a dura prova la resistenza delle frontiere. Arrivò in Scozia e si accampò vicino a York con due legioni, che organizzarono una politica di repressione feroce. In queste repressioni morì anche sant'Albano, il primo santo martire britannico. L' obiettivo di Settimio era quello di rafforzare il Vallo di Adriano e cercare di trasformare la Scozia in una provincia. Nel 197 divise la Britannia in due parti: Britannia Superiore, a nord dell’isola, e Britannia Inferiore a sud dell’isola. Si è ipotizzato che i Romani denominarono il Sud del paese Britannia Superiore perché questa parte dell’isola era più vicina a Roma, mentre il territorio più lontano veniva considerato Britannia Inferiore. Il comando militare della Britannia Superiore e Inferiore era diviso tra tre generali, ai quali erano dati titoli particolari. Questo sistema di difesa fu mantenuto dai Britanni anche dopo la partenza dei Romani. I titoli assegnati erano: Comes Britanniae, Comes Litoris Saxonici e Dux Britanniarum. Il Comes Britanniae (una sorta di Conte di Britannia) era colui che deteneva l’autorità militare suprema con il compito di difendere il Paese dall’invasione straniera, gli altri due titoli erano di ufficiali immediatamente subordinati al suo comando, il Dux Britanniarum aveva il comando delle truppe di frontiera e il Comes Litoris Saxonici (una specie di Conte della Costa Sassone), si occupava della costa sudorientale della Britannia, durante il periodo che vide un forte incremento delle incursioni via mare delle tribù straniere.
Sembra che la posizione di Comes Britanniae per designare un comandante supremo in guerra fosse la stessa dell’Amherawdyr (Imperatore), menzionato nelle prime opere letterarie gallesi e che sia un titolo dato solo ad Artù tra gli eroi britannici.
Le campagne di Settimio Severo fino al Vallo furono un successo, ma non riuscì a conquistare la Scozia, poiché lì non vi erano infrastrutture e strade, e nemmeno Caledoni romanizzati. La campagna finì con la sua morte, nel 211, ma i territori conquistati vennero nuovamente ceduti dal figlio Caracalla.
Nel 282 le popolazioni del nord della Britannia tornarono a creare problemi alla fine del regno di Marco Aurelio Probo. Marco Aurelio Carino nel 284 compì una campagna oltre il vallo di Adriano, riuscendo a battere le popolazioni del nord e a riportare ordine in quest'area. In seguito a questi successi si meritò l'appellativo di Britannicus maximus.
Costanzo Cloro, nel 305 divise ulteriormente la Britannia in 4 province. La Britannia Superiore venne divisa in Maxima Caesariensis, con capitale Londinium (Londra) e in Britannia Prima, con capitale Cirencester; la Britannia Superiore in Flavia Caesariensis, con capitale Lincoln, e in Britannia Seconda, con capitale Eburacum, l’odierna York. Nel 306 invase la parte settentrionale dell’isola, pare che abbia raggiunto la zona più a nord e che abbia vinto una grande battaglia all’inizio dell’estate, a fianco del figlio Costantino I, prima di tornare a Eburacum, dove morì lo stesso anno.
Dopo la dominazione di Magno Massimo, attorno al 396 ci fu una crescente ondata di invasioni in Britannia. La pace nell'area è stata ristabilita attorno al 399. La Britannia fece parte dell’Impero Romano fino al 410, quando altre truppe furono ritirate dall'isola e trasferite in Europa per fronteggiare Alarico, re dei Visigoti.
La figura di Magno Massimo fu rielaborata e romanzata, ed entrò a far parte del ciclo bretone attraverso uno dei racconti dei Mabinogion, in cui il condottiero viene indicato con il nome di Macsen Wledig.
Egli sposò in seconde nozze Elen Lwyddog, una nobildonna gallese, meglio conosciuta come Elena delle Strade o Sant’Elena di Caernarfon, tuttora venerata come santa dalla Chiesa in Galles e festeggiata il 22 maggio e il 25 agosto.
Nella Historia regum Britanniae, Goffredo di Monmouth fa di Macsen Wledig un re dei Britanni che salì al potere dopo Ottavio il Vecchio, e nipote di re Coel Hen (Coel il Vecchio). Coel Hen fu il primo re dei territori della Britannia settentrionale con sede a Eburacum, dopo il ritiro delle legioni romane dall'isola agli inizi del V secolo. Secondo lo storico John Morris fu l’ultimo dux britanniarum romano. La regione su cui regnava era chiamata il Regno dei Gododdin ed era stato un territorio della tribù dei Votadini (dal cui nome goutodin, deriva Gododdin). Il regno è conosciuto soprattutto per il poema epico gallese Y Gododdin, attribuito al bardo Aneirin (525 circa – 600 circa), ma è stato tramandato dalla tradizione anche con il nome di Yr Hen Ogledd (L’Antico Nord).
Una curiosità che riguarda Coel Hen: una filastrocca per bambini inglese ha come protagonista "Old King Cole" ("il vecchio re Cole"), che dovrebbe aver preso spunto dal re Coel Hen. Il testo è questo:

Old King Cole was a merry old soul
And a merry old soul was he;
He called for his pipe, and he called for his bowl
And he called for his fiddlers three.
Every fiddler he had a fiddle,
And a very fine fiddle had he;
Oh there's none so rare, as can compare
With King Cole and his fiddlers three.


(Traduzione: Il vecchio re Cole era un vecchio uomo allegro. E un allegro uomo vecchio era lui. Chiese la sua pipa e chiese la sua coppa. E chiese i suoi tre violinisti. Ogni violinista aveva un violino. E un violino molto pregiato aveva. Oh non c'è niente di così eccezionale, che tu possa mettere a confronto con il vecchio re Cole e i suoi tre violinisti.)


La filastrocca fu inclusa dal gruppo musicale dei Genesis nella loro canzone "The Musical Box", contenuta nell'album del 1971 intitolato Nursery Cryme.

GLI SCOTI D’IRLANDA
Intorno al 400 d.C. si insediarono le prime colonie degli Scoti di Irlanda. E’ curioso che questo nome veniva dato originariamente alla popolazione dell’Irlanda del Nord, e fino al decimo secolo, gli Scoti erano gli irlandesi e la Scozia veniva denominata Irlanda. Un gran numero di Scoti attraversò il mare dall’Ulster fino al territorio che conosciamo come Scozia. Si insediarono lungo la costa occidentale a nord del Vallo Antonino (nell’area oggi conosciuta con il nome di Argyll) e crearono il regno dei Dalriada. I colonizzatori irlandesi, vennero anche in Galles e si stabilirono nel Dyfet e nel Galles del Sud, dove diffusero la lingua irlandese e fondarono un regno per proprio conto. Un gruppo penetrò anche nelle montagne del Galles e instaurò una dinastia nell’area più tardi conosciuta con il nome di Brycheiniog (Breconshire). Testimonianza della diffusione di questi primi colonizzatori irlandesi è oggi costituita dalle iscrizioni ogamiche sulle numerose lapidi commemorative del V e VI secolo, trovate nelle antiche contee di Pembrokeshire, Carmarthenshire e Breconshire.
Il loro principale centro amministrativo è localizzato sulla collina rocciosa ove sorgeva la fortezza di Dunadd, sul limite del Kintyre meridionale, al centro del loro territorio. Gli Scoti parlavano una lingua di ceppo gaelico (irlandese) che era diversa dalla lingua celtica del Pitti. I loro re erano incoronati a Dunadd sulla nota "Pietra del destino".
Il Cristianesimo si è infiltrato in questa parte della Scozia dall'Irlanda. San Columba si è stabilito a Iona nella seconda metà del sesto secolo (ma non fu il primo).
I cristiani celtici delle origini osservavano pratiche di culto divergenti da quelle del resto d’Europa. Nel sinodo di Whitby del 664 furono rilevate le differenze delle pratiche celtiche rispetto a quelle romane. La sua espansione fu dovuta al susseguirsi di alcuni re locali che divennero monaci e sacerdoti durante il V ed il VI secolo, fondando molte abbazie e chiese, e venendo in seguito onorati come santi dopo la loro morte. Il Cristianesimo era presente anche in Irlanda e vi erano significativi rapporti sociali tra le chiese delle due isole. I più famosi santi irlandesi che predicarono estesamente in Britannia furono San Columba di Iona (521- 597) e San Colombano (540 circa – 615), che inaugurò la schiera dei missionari Scoti d’Irlanda sul continente, dove fondò i monasteri di Luxeuil (Borgogna) e di Bobbio (Italia settentrionale). Tra i più noti Scoti irlandesi sono da annoverare Gallo, l’allievo di Colombano morto nel 630, al quale risale il monastero di San Gallo. Nella direzione inversa, San Patrizio, nato nel 387 e morto nel 493, originario della Scozia, si stabilì ad Armagh e divenne "apostolo dell'Irlanda". Ė nell’ambito del cristianesimo celtico dell’Alto Medioevo che nascono veri e propri capolavori costituiti da manoscritti miniati, dove elementi stilistici di antica origine celtica vengono sviluppati fino a raggiungere livelli mai eguagliati prima. Innovazioni irlandesi sono sconsiderate la decorazione e l’abbellimento delle iniziali, che talora con i loro intrecci geometrici occupavano un’intera pagina. Diversi sono gli animali stilizzati, gli uccelli e i pesci che si intrecciano nel disegno. L’arte di queste miniature è connessa allo stile dell’ornamentazione zoomorfa del periodo delle invasioni in Irlanda. Esemplari di grande effetto di quest’arte sono il Libro di Durrow, del VII secolo, ora conservato alla Trinity College Library di Dublino, l’Evangelario di Lindisfarne, che si trova alla British Library di Londra, realizzato dai monaci della Northumbria tra il V e il VI secolo, e il Libro di Kells, opera incompiuta dell’VIII secolo, che si trova sempre alla Trinity College Library di Dublino.
LE INVASIONI DEI SASSONI
Quando vennero ritirate definitivamente le truppe romane dalla Britannia nell’anno 410, l’imperatore Flavio Onorio rinunciò formalmente al controllo delle province e scrisse una lettera in cui informava i Britanni che d’ora in poi avrebbero dovuto difendersi da soli.
Questa decisione poneva fine a 367 anni di dominio romano, creando di fatto un vuoto di potere. Negli anni successivi, oltre alle lotte intestine per il predominio dell’isola, si intensificarono scorrerie di Juti, Angli, Sassoni, Frisoni, Pitti e Scoti. Gli invasori germanici cercarono di insediarsi nell’Inghilterra meridionale e sud-orientale, mentre i Celti si impegnarono in una guerra di difesa contro di loro. La resistenza delle tribù britanniche non era purtroppo compatta, poiché molti re e principi delle varie regioni nutrivano una forte rivalità e ciascuno di loro cercava di conquistare il titolo di Ard Rhi, sommo re di Britannia. Vi erano inoltre dissidi interni poiché i discendenti cristiani dei legionari rivendicavano i loro privilegi nobiliari, sottomettendo i mezzadri autoctoni rimasti pagani e scendendo a patti con i Britanni nobili di origine celtica che avevano assunto la religione dell’Impero Romano.
Uno di questi era il re supremo Vortigern, che intorno all’anno 450 controllava una gran parte del territorio dell’Inghilterra del Sud.
Vortigern, Gwrtheyrn in gallese (394? – 454?) viene descritto come un sovrano crudele e privo di scrupoli. Sebbene gli storici concordino nel considerarlo come un personaggio realmente esistito, gran parte della tradizione che lo riguarda è costituita da leggende e racconti epici.
Nennio, nella Historia Brittonum, afferma che Vortigern, fece accordi con i Sassoni, con San Germano e con San Patrizio, parla di Re Artù e delle sue battaglie, menziona le genealogie inglesi, mescolando storia inglese e gallese e fornisce importanti calcoli cronologici soprattutto su Vortigern e sull’arrivo dei Sassoni in Britannia. Secondo Goffredo di Monmouth, nella Historia Regum Britanniae, Vortigern successe a Costante II, figlio dell’usurpatore Costantino III. Inoltre usò Costante come re burattino e regnò attraverso lui fino a quando decise di eliminarlo approfittando di un attacco dei Pitti. Dopo un’incursione operata dai Pitti e dai loro alleati, i romano-britannici invitarono due capi degli Juti (popolazione germanica originaria dello Jutland, l’attuale Damimarca), Hengist (il cui nome significa stallone) e suo fratello Horsa (il cui nome significa cavallo), ad insediarsi nell’isola di Thanet, a nord del Kent e a servire come mercenari nelle guerre di Vortigern contro i Pitti.
Lo scontro decisivo tra Sassoni e Pitti avvenne probabilmente a Vindolandia, in Northumbria, al confine con l’odierna Scozia, nel 452. La sanguinosa battaglia vide i Sassoni prevalere e da allora i Pitti, stando alle cronache posteriori, non fecero più incursioni a sud del Vallo di Adriano. Per sancire l’ingresso dei Sassoni in Britannia venne celebrato il matrimonio tra Vortigern e la figlia del re sassone, cosa che non fu ben vista dai Britanni cristiani. I Sassoni erano infatti ancora pagani, mentre una parte dei Britanni era composta da cristiani, anche se questi seguivano l’eresia di Pelagio (nome latinizzato di Morgan, “marino”, teologo e oratore britannico di lingua latina). L’accordo con i Sassoni prevedeva la cessione del Kent, dell’Isola di Thanet e dell’Isola di Wight.
I soprusi imposti dai nuovi arrivati divennero insopportabili a tal punto che nel 446 venne inviata una petizione al comandante in capo dell’esercito romano sul continente, Flavio Ezio, affinché liberasse l’isola. La petizione, conosciuta come Gemitus Britannorum, rimase però inascoltata perché i Romani erano impegnati a contenere gli Unni di Attila. Nel 447 Roma inviò però il generale Germano, probabilmente col compito di riorganizzare il partito filo-imperiale nell’isola. Tuttavia, nel 449, non accontentati nelle loro richieste di nuove terre, i mercenari si ribellarono e furono raggiunti da nuovi contingenti. Nel 450 l’occupazione si estese a macchia d’olio a tutta la parte orientale dell’isola. I mercenari ebbero sicuramente la meglio sulle deboli truppe di Vortigern, che morì quasi certamente dopo pochi anni, forse nell’agguato teso dai Sassoni presso Stonehenge durante le trattative di pace in cui vennero massacrati numerosi capi dei Britanni nel 454, evento noto come La Notte dei Lunghi Coltelli.
Secondo la Historia regum Britanniae, quando il primogenito di Costantino II, Costante, fu ucciso da Vortigern, gli altri due figli, Ambrosio e Uther Pendragon, ancora molto giovani, andarono in esilio in Bretagna e in seguito, quando il potere di Vortigern vacillò, i due fratelli tornarono in patria con una grande armata, Ambrosio bruciò Vortigern nel suo castello, diventando così re.
Le popolazioni autoctone furono progressivamente assorbite dai nuovi venuti. Alcuni fuggirono in Bretagna. I vari popoli germanici che invasero l'isola furono chiamati con il nome di "Anglo-Sassoni". È dal sassone antico che deriva la lingua inglese. Inizialmente i Celti britanni quando arrivarono in Bretagna (allora chiamata Armorica, che signfica “terra vicino al mare”), si stanziarono sulla costa, poi nell’interno, nella parte occidentale della penisola. All’inizio gli abitanti gallo-romani di Nantes, Vannes e Rennes adottarono misure difensive contro i nuovi arrivati, circondando le loro città con fortificazioni. Ben presto tuttavia la penisola cominciò a modificare le proprie caratteristiche. I Galli vennero rafforzati dai loro cugini di Britannia, e così emerse un nuovo forte popolo celtico. Entro il VI secolo d.C. l’Armorica era divenuta la Bretagna (la Piccola Britannia). Weroc’h II di Bretagna (577-594 d.C.) riuscì a far ripiegare gli invasori franchi provenienti da est. Nominoe di Bretagna, sconfiggendo gli eserciti di Carlo il Calvo di Francia a Ballon, il 22 novembre 845, si assicurò la totale indipendenza della Bretagna fino al XV secolo, dando a questa terra l’opportunità di divenire una delle nazioni celtiche del mondo moderno.

ARTU’ STORICO
Rimane tutt’oggi acceso il dibattito sulla questione se Re Artù fosse o meno una figura storica reale. Tale dibattito iniziò dal Rinascimento quando la dimensione storica di Artù fu strenuamente difesa, in special modo dalla dinastia dei Tudor, che legarono la loro discendenza a quella di Artù. La scuola moderna, in generale, sostiene la teoria per la quale ci furono persone realmente esistite mescolate nelle leggende anche se non è certo si riferiscano ad un re con il suo seguito di cavalieri.
Ambrosio Aureliano (457? - 533?) - che nella Historia regum Britanniae è erroneamente riportato come Aurelio Ambrosio - fu un capo semi-leggendario romano-britannico, che vinse importanti battaglie contro gli anglosassoni nel V secolo, secondo Gildas e leggende conservate nell'Historia Brittonum. Stando ai Chronica Maiora, Ambrosio prese il potere nel 479. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che fosse il leader dei romano-britannici nella battaglia del Monte Badon e che potrebbe quindi essere la base della figura di re Artù. Nelle citazioni più antiche che lo riguardano e nei testi in gallese non viene mai definito re, ma dux bellorum ("signore della guerra"). Antichi testi altomedievali in gallese lo chiamano ameraudur ("imperatore"), prendendo il termine dal latino, che potrebbe sempre significare "signore della guerra".
La Historia Brittonum, nuovamente, ci descrive Artù come un "comandante di battaglie", piuttosto che come un re. Due fonti distinte all'interno di questo scritto ricordano almeno 12 battaglie in cui avrebbe combattuto, culminando con la battaglia del Monte Badon, che fu combattuta tra i romano-britannici e i Celti da un lato e un esercito di invasori anglosassoni dall'altra nella decade precedente al 500 d.C. e dove gli anglosassoni subirono una pesante sconfitta.
Secondo gli Annales Cambriae, Artù sarebbe stato ucciso durante la battaglia di Camlann nel 537.
Gli storici Baram Blackett e Alan Wilson identificherebbero Artù con Athrwys ap Meurig, re supremo del Morgannwg (odierno Glamorgan) e del Gwent (due aree del Galles). Nel 1983, hanno scoperto la pietra sepolcrale di Athrwys ap Meurig, in cui si legge: "Re Artù figlio di Mavricio” e nel 1990 una croce di elettro (lega d'oro e d'argento). I due storici sostengono inoltre che Artù emigrò in Bretagna, dove fu conosciuto col nome di sant'Armel.
Anche nel saggio Journey to Avalon: The Final Discovery of King Arthur di Chris Barber e David Pykitt, la figura di re Artù viene identificata con quella di Athrwys. Nel saggio viene spiegato come in seguito alla partenza delle legioni, la Repubblica Romana dei Siluri venne rimpiazzata da una monarchia e Teithfallt divenne il sovrano di quest’area. Pare che sia stato un re saggio ed eroico, che combatté valorosamente contro i Sassoni. Negli ultimi anni della sua vita si fece monaco, abdicando a favore di suo figlio Tewdrig. Tewdrig fu un buon re, che scacciò i Sassoni infedeli e gli irlandesi dal suo regno. Dopo la morte di Custennin di Cornovaglia nel 443, Tewdrig conservò una fragile alleanza con Vortigern, in conseguenza del matrimonio di Ynir I (signore del Gwent) con Madryn, nipote dell’empio sovrano.
In vecchiaia, proprio come aveva fatto suo padre prima di lui, Tewdrig abdicò e il suo regno passò nelle mani di suo figlio Meurig. In seguito si ritirò per condurre una vita monastica in solitudine nella Wye Valley in un posto chiamato oggi Tintern. Il nome deriva da Din Teyrn, che significa semplicemente il Forte del Re. In questo luogo fin dalla preistoria ci sono stati insediamenti e alcuni scavi hanno rivelato il sito di un piccolo edificio romano all’interno delle fondamenta di Tintern Abbey, che potrebbe essere stato occupato da Tewdrig, ma esiste anche una tradizione secondo la quale egli visse da eremita tra le rocce di Tintern.
Comunque egli non visse a lungo nella pace di questi bei luoghi, il suo ritiro fu interrotto bruscamente quando i Sassoni attraversarono la Wye Valley ed entrarono nel Gwent. L’anziano re, che era uscito vittorioso in tutte le sue battaglie, imbracciò di nuovo le armi e condusse le sue truppe a fronteggiare il nemico. Probabilmente la battaglia ebbe luogo nei dintorni di Angidy Valley, dove un ponte di pietra porta il nome di Pont y Saeson (Ponte dei Sassoni). Gli invasori furono messi in fuga, ma uno di essi scagliò una lancia contro il re, che cadde al suolo. Mentre il re veniva portato via dal campo di battaglia morì vicino all’estuario del Gwent, e in quel punto cominciò a sgorgare una sorgente dal terreno.
La sorgente si trova nel villaggio di Mathern ed è stata usata come pozzo fin dall’epoca dell’Alto Medioevo, c’è anche una placca di metallo sulla parete che conferma che quello è il luogo del pozzo di Tewdrig.
Nennio nell’822 scriveva che quel pozzo fa parte delle Meraviglie della Britannia, denominandolo il pozzo di Meurig, riferendosi al vicino villaggio di Pwllmeurig, che significa la Pozza di Meurig, il padre del nostro Artù storico. In quel luogo si trova anche la vecchia chiesa di Mathern, la cui costruzione pare sia stata voluta espressamente da Tewdrig in punto di morte, e suo figlio Meurig esaudì il suo ultimo desiderio facendola erigere sopra la sua tomba, la chiesa fu benedetta da Sant’Oudoceus e divenne famosa con il nome di Merthyr Teyrn (la chiesa del re martirizzato). Mathern è la versione anglicizzata di questo nome.
Meurig succedette al padre, divenendo re di Morgannwg e di Gwent, e detenendo autorità suprema su gran parte del Glamorgan, dell’intero Gwent e di una porzione delll’Herefordshire situata nel sudovest del fiume Wye. Sposò Onbrawst, figlia di Gwrgant Mawr, re di Erging. Ebbero quattro figli maschi e tre figlie femmine: Athruis, Idnerth, Frioc, Comereg, Anna, Gwenonwy e Afrella. Anna sposò Amwn Ddu, Gwenonwy sposò Gwyndaf Hen e Afrella sposò Umbrafael. Tutte e tre le figlie di Meurig sposarono figli di Emyr Llydaw (Budic, imperatore dell’Armorica) e ciò permise un’importante alleanza tra le due famiglie reali.
Una domanda che ci si pone e a cui si deve dare una risposta è come mai la tradizione ci ha tramandato che re Artù fosse figlio di Uthyr Pendragon, e non figlio di Meurig. La semplice spiegazione sta nel fatto che Meurig portava il titolo di Uther Pendragon che significa “Meravigliosa Testa di Drago” e che indica che era un capo dell’esercito britannico. Geoffrey di Monmouth nel riferirsi ad Artù come il figlio di Uther Pendragon, evidentemente confondeva il titolo con il nome di Uthyr, fratello di Emrys (Ambrosio). Geoffrey deve avere male interpretato gli scritti di Nennio, che descrivevano Artù come mab uter, id est filius horribilis, un nome che i Britanni gli diedero a causa del suo amore per la guerra. Il fatto che uter e mab uter significhino entrambi “meraviglioso” deve avere indotto Geoffrey all’affermazione che Artù fosse il figlio di Uthyr Pendragon. Inoltre Artù sposò Gwenhwyfar (Ginevra), la figlia del Conte Gwythyr che si chiamava Uthyr, in latino Victor (Vittorioso). In altre parole, Uthyr era il suocero di Artù e non suo padre, come dichiarato da Geoffrey di Monmouth. Stabilito che il nonno paterno di Artù fosse Tewdrig, resta da identificare il nonno materno. La madre di Artù era Onbrawst, la figlia di Gwrgant Mawr, re di Erging. Gwrgant era stato espulso dal regno dall’usurpatore Vortigern, ma in seguito fu reintegrato da Ambrosius. Uno dei figli di Gwrgant Mawr era Caradog Freichfras, che governò mentre Artù era assente per combattere. Fu il nipote di Caradog, Medraut che cercò di prendere il potere mentre Artù era assente; l’esito fu la Battaglia di Camlan. Nelle Triadi Gallesi si accenna ad un figlio di Artù di nome Llacheu, menzionato con Gwalchmai, figlio di Gwyar, e Peredur, figlio di Earl Efrog, come uno dei “tre uomini impavidi dell’Isola di Britannia” e anche, con Gwalchmai e Rhiwallawn Walt Banhadlen (“dai capelli di fiori di ginestra”) come uno dei “tre eruditi dell’Isola di Britannia”. Viene anche dichiarato che Llacheu (“lo Splendente o il Brillante) indossava un cerchio d’oro per farlo distinguere come il figlio dell’Amherawdyr (Imperatore). Era un uomo di grande personalità ed era rinomato sia per le sue abilità marziali che per la sua profonda conoscenza.
Pare che Llacheu non sopravvisse al padre. Nel Black Book of Carmarthern, c’è un riferimento a una battaglia tra Cai Wyn e Llacheu, e dove Gwyddno Garanhir sostiene di essere stato presente quando fu ucciso Llacheu. Secondo Bleddyn Fardd, egi fu ucciso a Llech Ysgar.
Nel 510 Artù aiutò Riwal Mawr (509-524), re della Dumnonia armoricana, a fronteggiare un’invasione dei Visigoti. Le armate unite di Riwal e Artù riuscirono a respingere un attacco dei a Baden, a sudovest di Vannes. In seguito a quest’episodio la tribù dei Veneti di Vannes nominò Artù (Arthmael) il loro Dux. Arthmael in brettone significa Principe Orso. Arzon e l’Isola di Arz, a sud di Vannes, prendono entrambe il nome da un forte principe guerriero chiamato Arzur che usufruì di una fortezza nella foresta di Sarzeau, vicino al monastero di San Gilda di Rhuys. Ci sono dediche a Sant’Armel a Ploermel e a Sant’Armel, situate rispettivamente a ovest e a sud di Vannes e vicino al sito della vittoria di Artù sui Visigoti.
Nel 512, alla morte di Uthyr Pendragon assunse il comando dell’esercito e combatté una serie di dodici importanti battaglie. Nel 517 combatté la battaglia finale al Monte Badon, nei dintorni di Bath, e la sua vittoria decisiva sortì l’effetto di un periodo di pace per i Britanni che durò cinquant’anni. Finalmente la Britannia diventò una nazione unita, ma sfortunatamente nel 537 Artù abdicò e l’unità si disintegrò rapidamente. Nel 524 morì il nipote di Artù, Riwal Mawr. Si ritiene che sia sepolto a Llanilltyd Fawr (Llantwyt Major) nel sud del Glamorgan.
Nel 530 morì il Conte Gwythyr (Victor), il padre di Gwenhwyfar (Ginevra), lasciandole i suoi possedimenti. Suo marito Artù ottenne così il comando del Principato di Léon in Armorica (Bretagna). Léon venne assorbito nel regno armoricano di Dumnonia presieduto congiuntamente da Artù e da Deroch, il figlio e il successore di Riwal Mawr. Nel 555, Judwal, il re della Dumnonia armoricana di allora, ricompensò Artù per i suoi servigi, concedendogli terre vicino al fiume Seiche, dove oggi si trova il villaggio di St. Armel des Boschaux. In questo luogo Artù (Artmel) fondò un monastero. Ė significativo che l’intera regione di Ille e Villaine, che fu concessa a St. Armel da Judwal, sia l’area della Bretagna maggiormente associata con le leggende di Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda e dove la memoria di essi sia ancora viva. Nel 562, all’età di 80 anni, morì Artù (St. Armel) a St. Armel des Boschaux, dove fu sepolto in un sarcofago di pietra.
Chris Barber e David Pykitt, sostengono che, nei fatti, re Enrico VII (1457 – 1509) doveva conoscere l’identità di re Artù, ma il trascorrere del tempo e diversi fraintendimenti oscurarono la verità, facendolo diventare un personaggio leggendario. Personalmente mi affascina sia l’Artù storico che quello mitologico, essendo quello mitologico l’archetipo del re, dell’eroe e dell’iniziato, legato nelle sue vicende ad altri archetipi molto importanti come quello del saggio druido Merlino o di Morgana, fata, sacerdotessa e strega, o anche di Ginevra, nella sua accezione di Dea della Sovranità.

Fonti:

Peter Berresford Ellis (1998). L’impero dei Celti. Piemme
Chris Barber, David Pykitt (1997). Journey to Avalon: The Final Discovery of King Arthur. Samuel Weiser, Inc.
http://it.wikipedia.org/wiki/Britannia_(provincia_romana)

Note: Testo di Sylesia
Storia dei Celti Britanni II | Login/crea un profilo | 0 Commenti
I commenti sono di proprietà dei legittimi autori, che ne sono anche responsabili.






Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato
sotto una Licenza Creative Commons.

© Ynis Afallach Tuath, 2014/2015
Sito internet con aggiornamenti aperiodici, non rientrante nella categoria Prodotto Editoriale.
Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso degli autori e senza citare la fonte.
Tutti i lavori pubblicati sono protetti dalla legge n. 633 e s.m.i. in tutela dei diritti d'autore.
Tutti i loghi e marchi in questo sito sono di proprietà dei rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Questo sito è stato creato con MaxDev, un sistema di gestione di portali scritto in PHP.
MD-Pro è un software libero rilasciato sotto la licenza GNU/GPL Visualizzate le nostre news usando il file backend.php
Il tema grafico è stato creato da Isobel Argante. Webmaster Nemea del Lago.

Powered by MD-Pro