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Ynis Afallach Tuath

Le fortezze collinari nella Britannia celtica II.
Domenica, 15 Novembre 2009 - 12:41 - 6772 Letture
Celti Due casi particolari: Maiden Castle e Danebury.

La fine della fortezza
L’inizio del millennio segnò un cambiamento drammatico nel sud dell’Inghilterra. A Maiden Castle in particolare, il sistema di strade e l’ordinata organizzazione interna del secolo precedente furono abbandonati in favore di una costruzione di case e scavo di pozzi più casuale. La parte occidentale del forte fu abbandonata e non più occupata e la popolazione e le loro attività si ritirarono nella parte orientale del forte. L’abitato sorprendentemente si diffuse sull’entrata orientale e nuove case e i loro pozzi per l’immagazzinamento del grano furono costruiti tra le difese orientali, dopo che i fossati erano stati riempiti.

Le due case di cui sono ancora state trovate tracce consistenti furono costruite con un muro in pietra ed entrambe furono danneggiate dalla successiva occupazione romana. Tra il cancello di entrata e i bastioni gli archeologi riportarono persino alla luce un laboratorio per la lavorazione del ferro con il suo deposito di 62 kg. di scorie di ferro. Anche se i lavori principali consistevano solo in forgiature e saldature, questo è uno dei centri di produzione più importanti scoperti nell’Inghilterra meridionale fino ad ora. Dalle testimonianze archeologiche, questo avrebbe potuto essere il laboratorio di un fabbro itinerante che visitava il sito ad intervalli intermittenti o avrebbe potuto essere un fabbro residente che portava all’esterno il suo lavoro ogni volta che veniva richiesto (Sharples, 1991, 118).
I cimiteri formali cominciarono ad apparire in questo periodo e un ampio cimitero fu trovato nel terreno piatto dei terrapieni nell’entrata orientale. Questo rappresenta un cambiamento radicale dalla maggior parte dell’Età del Ferro quando i morti venivano lasciati esposti per un periodo e poi sepolti in pozzi. In questi cimiteri tipici della fine dell’Età del Ferro le sepolture seguivano uno schema preciso che era adottato quasi universalmente. La posizione del corpo ed il suo orientamento erano attentamente prescritti e i cadaveri venivano posti in tombe poco profonde in posizione accovacciata sul loro lato destro con la testa rivolta ad est. Malgrado ciò, alcuni giovani maschi di età compresa tra 20 e 30 anni furono seppelliti in posizione supina orientati verso sud-est. Nella tomba venivano posti una ristretta serie di oggetti il cui scopo era di fornire al defunto cibo che era contenuto in vasetti. Oltre ai vasetti come contenitori di cibo, venivano posti nelle tombe anche della carne (pecora e mucca nelle tombe maschili, maiale nelle tombe femminili) e un’ampia varietà di oggetti che indicavano lo status del defunto, come spille, armi ed anelli. Questa tradizione sepolcrale continuò per circa un centinaio di anni dopo l’invasione romana. Assieme a questo cimitero ‘civile’ fu trovato anche un ‘cimitero di guerra’ dietro al bastione interno delle difese davanti all’entrata. Contiene un alto numero di individui che morirono di morte violenta. La maggior parte degli scheletri avevano segni che suggerivano che la testa era stata staccata via a colpi di spada.
Il paesaggio attorno a Maiden Castle subì cambiamenti sostanziali durante questo periodo mentre nuovi ed importanti insediamenti cominciarono a comparire, la vicina città di Dorchester fu fondata, il sistema agricolo cambiò anche facendo sì che la proprietà terriera comune cambiasse in favore della proprietà individuale. Il passaggio ad una maggiore importanza dell’individuo è anche riflesso nell’adozione dei nuovi sistemi di sepoltura. L’artigianato diviene più sviluppato e la ceramica venne prodotta in quantità maggiori di prima. Gioielli fatti in scisto e in bronzo vengono usati in maniera più diffusa e quindi diventano più comuni e indicativi dello status di chi li indossa. Questi cambiamenti non erano solo attribuibili alla venuta dei Romani, ma piuttosto allo sviluppo delle industrie di produzione che operarono un profondo mutamento nella struttura della società. Il potere non era più determinato dalle risorse agricole ma dalla produzione e dal commercio, i quali minarono seriamente la superiorità economica della fortezza collinare così come era stata sino a quel momento.
Dopo l’invasione romana del 43 della nostra era, la fortezza continuò ad essere abitata per almeno qualche decennio. L’ingresso orientale fu ulteriormente ristrutturato in questo periodo e grandi quantità di oggetti romani, come spille e bella ceramica da tavola importata dalla Gallia meridionale, sono stati ritrovati, tutti risalenti al primo secolo. E’ altamente probabile che Maiden Castle fosse stata occupata anche dalla truppe di occupazione romane, almeno temporaneamente. Era una caratteristica della politica della campagna di Vespasiano occupare fortezze già esistenti ed altre fortezze nel sud dell’Inghilterra subirono la stessa sorte. Inoltre, Maiden Castle è molto vicina a strade strategiche e le truppe romane erano già stanziate nella vicina città di Dorchester.
Il tempio romano-celtico di cui solo le fondamenta rimangono visibili oggi fu costruito appena dopo il 367 CE contemporaneamente alla costruzione di edifici elaborati a Dorchester. Maiden Castle era stata abbandonata prima della fine del primo secolo della nostra era, quando Dorchester aumentò la sua importanza e fu nominata la capitale regionale dei Durotrigi sotto la dominazione romana. E’ stato possibile datare questo tempio dalla monete ritrovate sigillate sotto il semplice pavimento mosaicato. Questi templi erano piuttosto comuni nell’Inghilterra meridionale del periodo e si pensa che rappresentino una fusione di religioni Celtica e Classica tipiche di questa zona. Il tempio consiste di una stanza centrale chiamata ‘cella’ di circa 6 metri quadrati circondata da un passaggio, o ambulatorio, largo 3 metri. A nord del tempio c’era un edificio rettangolare con due stanze e a sud-ovest un edificio rotondo costruito sopra una casa della tarda Età del Ferro. E’ dibattibile se l’edificio rettangolare fosse la casa del sacerdote o un sacrario, ma le prove sembrano puntare verso quest’ultima interpretazione. Il tempio era probabilmente dedicato ad un dio e la sua statua stava probabilmente nella cella. I fedeli non avevano accesso alla cella ma potevano guardare la statua e il sacerdote dall’ambulatorio. Le offerte dei visitatori furono trovate sepolte attorno al sito, sottoforma di monete e tavolette votive. Il fatto che questo tempio fosse stato costruito a Maiden Castle sembra indicare che le Divinità Pagane erano ancora venerate anche dopo che la stragrande maggioranza degli abitanti di Dorchester erano diventati cristiani. I rituali celtici si svolgevano in ambienti naturali e forse l’antica fortezza veniva vista come il posto sacro dove le vecchie tradizioni religiose erano praticate e così avrebbe dato credibilità alla nuova religione che stava nascendo. Inoltre, il fatto che questi templi si trovassero solo al di fuori delle città suggerisce che il dio cristiano era venerato in città ma le divinità pagane erano venerate al di fuori delle città, a stretto contatto con la natura.
Il tempio rimase in uso fino a qualche tempo dopo la fine ufficiale della dominazione romana in Britannia. Dopo che declinò a poco a poco, Maiden Castle fu soltanto usato come pascolo nei successivi periodi Sassone e Medievale.


Maiden Castle: il sentiero verso l’entrata orientale. Dorchester sullo sfondo


Maiden Castle: l’entrata est (a sinistra) vista dall’interno del forte


DANEBURY


© English Heritage


Danebury, nell’Hampshire, è un’altra famosa fortezza collinare che fu ampiamente scavata dal 1969 al 1988. Come Maiden Castle anche Danebury giace su terra gessosa. L’uomo preistorico nel Wessex pareva apprezzare questo genere di suolo (come dimostrano parecchi siti nel Wessex) poiché era leggero e poteva essere rotto con relativa facilità con i semplici attrezzi disponibili all’epoca. Era anche abbastanza fertile poiché veniva usato per la coltivazione al posto dei terreni fluviali più ricchi. Danebury è particolarmente interessante dal momento che dai suoi scavi gli archeologi sono stati in grado di darci un quadro piuttosto preciso di come doveva essere stata la vita delle tribù Celtiche, inclusi i rituali, come lo studio del prof. Cunliffe descrive in maniera ammirevole.
Le fasi di costruzione seguono da vicino il percorso principale delle fortezze collinari simili. Nella sua fase più antica il terreno cintato, ampio circa 400 metri, consisteva di un fossato circolare a forma di V con terrapieni su ambo i lati. L’entrata principale era ad est ma c’era già una piccola entrata ad ovest.
Esisteva una quantità di larghi pozzi, di cui cinque sono stati scavati. Uno di questo conteneva le ossa di 20 animali diversi, cani inclusi. Il pozzo veniva poi richiuso con blocchi di gesso e un enorme palo di legno veniva eretto nel mezzo (si può speculare che potesse essere stato un totem, ma non sono mai stare ritrovate prove). Questo palo, le circostanze della sepoltura e il fatto che gli animali sembrano essere stati deliberatamente selezionati portano ad assumere che tutto questo fosse fatto secondo una qualche procedura rituale, da cui il nome di ‘pozzi rituali’. E’ difficile datare questi pozzi, ma la loro costruzione sembra sia avvenuta prima della costruzione dei terrapieni, cioè prima del 5-600 BCE. In aggiunta a questi, furono anche ritrovati degli edifici quadrati a quattro pali, probabilmente usati come granai. Un ritrovamento molto interessante risalente a poco prima dell’epoca in cui il forte vero e proprio fu costruito (attorno al 550 BCE) fu un piccolo pozzo che conteneva frammenti di attrezzi in bronzo gettati via, vecchi e rotti, raccolti per essere fusi e riutilizzati. Questi attrezzi erano stati in uso sino al VII secolo BCE, e furono probabilmente gettati via e sepolti un secolo dopo ed includevano due asce bretoni rotte ed alcune asce di fattura Britannica. Si può anche argomentare che, data la sua datazione, questo pozzo potesse essere stato una sepoltura votiva, un’offerta rituale agli Dei per propiziare l’inizio della fortezza, ma non possiamo saperlo con certezza.
I bastioni furono costruiti a partire da circa il 470 BCE e furono rinnovati ed innalzati in fasi successive fino al 50 BCE, seguendo gli stessi passaggi come già delineato in precedenza. Le datazioni possono essere fate in maniera piuttosto accurata a Danebury per via di testimonianze stratigrafiche ben preservate. Anche gli ingressi passarono attraverso varie fasi dove vennero allargati e restaurati. L’entrata a est in particolare, che possiamo ancora ammirare oggi in tutta la sua elaboratezza, ebbe inizio come un ingresso ad una singola corsia con una struttura di guardia sopra di essa, poi fu mutata in una carreggiata doppia, spostando l’entrata indietro nel forte così da formare un cortile anteriore per scopi difensivi, tutto questo senza alterazione dei bastioni. La sua ultima fase costruttiva vide un rimodellamento totale dell’ingresso e dei bastioni, l’entrata principale fu spinta ancora più indietro ed inserita in un varco nel bastione principale e fu costruito uno spiazzo antistante accessibile da un cancello esterno. Una nuova ed imponente postazione delle guardie sovrastante l’entrata fu costruita in una strettoia dello spiazzo in modo da poter controllare meglio il traffico entrante e i bastioni stessi furono spettacolarmente aumentati e rinforzati di fronte all’entrata, formando anche un passaggio di ingresso lungo e più facilmente difendibile. A giudicare dalla sua imponenza che è sopravvissuta sino ad oggi, possiamo immaginare che a quei tempi questo cancello di ingresso fortificato fosse uno spettacolo da vedere. Una strada scorreva tra i due ingressi, e c’erano altre strade sussidiarie, mentre le case rotonde erano concentrate sul lato sud della strada principale e riparate lungo il bordo del bastione, con gruppi di granai e pozzi di immagazzinamento tra di esse.

Come viveva la popolazione
Un numero incredibile di pozzi e buchi per pali sono stati scavati, suggerendo un’estensiva costruzione e una densa attività nei circa 400 anni in cui Danebury fu abitata. Tutti i processi costruttivi sembrano essersi svolti in modo ordinato, tenendosi alla larga dalle strade di cui, oltre alla strada principale, ce ne erano altre due importanti che correvano parallele al bastione, in una specie di anello circolare. Dall’enorme numero di buchi dei pali trovati nel sito, possiamo facilmente dedurre che il legname era una delle principali materie prime usate nelle costruzioni. Quercia e nocciolo sembrano essere stati largamente impiegati. E’ stato anche ritrovata un’ampia gamma di attrezzi per la lavorazione del legno, come seghe, martelli e coltelli a forma di falcetto. I costruttori delle case rotonde dimostrarono considerevoli doti ed abilità poiché le case erano molto stabili e robuste. Il tipo principale di casa era circolare con un dimetro da 6 a 9 metri e possedeva un’unica porta, qualcuna aveva persino una piccola struttura a portico davanti ad essa. Venivano costruite in base a due modelli basilari, uno che consisteva di assi verticali di legno e l’altro di graticcio, di cui l’ultimo era il più comune. Dettagli ben conservati di muro a graticcio furono trovati nello scavo di una casa in particolare, dove anche il pavimento di gesso (sotto il quale due pozzi di immagazzinamento erano stati scavati) e il telaio della porta ancora sopravvivono. Appare ragionevole supporre che il tetto fosse costruito travi a in forma conica, ma si tirerebbe a indovinare.
Inoltre, i resti di case trovati durante gli scavi rivelarono che le case avevano sistemazioni diverse, suggerendo un uso separato per ognuna di esse: una capanna per cucinare, una capanna per tessere, una capanna per le mogli, e così via. Dagli studi etnografici sappiamo che le attività di gruppi famigliari del periodo sono suddivise tra edifici separati di uso comune, così la stessa situazione si deve essere verificata anche a Danebury. Il solito spiegamento di edifici quadricolonnati è stato trovato in grande varietà , insieme alla postazione di probabili granai o fienili, ed anche di pozzi di immagazzinamento (circa 2000 nell’area scavata soltanto). Questi erano circolari ma anche rettangolari (rari) o conici, gli ultimi venivano usati per mescolare l’argilla per le costruzioni. Nel centro della fortezza c’è un gruppo di quattro insoliti edifici rettangolari. Essi sorgono su un terreno rialzato e sono allineati con un sentiero che scorre verso la strada principale e la porta orientale. Le testimonianze archeologiche, ovvero le loro posizioni centrali e dominanti nell’insediamento e il fatto che furono usati per la maggior parte dell’esistenza del forte, e i paragoni con edifici simili trovati nel sud dell’Inghilterra, indicano un uso religioso di questi edifici.

Produzione di cibo e allevamento di animali
Tutto il cibo era prodotto localmente. Orzo e grano erano le coltivazioni principali e i grani carbonizzati ritrovati nei pozzi mostrano che la maggior parte della varietà trovate erano a semina invernale, fornendo così un raccolto appena all’inizio della stagione del raccolto quando le provviste cominciavano a scarseggiare dopo l’inverno.
Le tecnologie agricole erano molto semplici: i campi erano arati con un aratro a chiodo (un tipo di aratro molto primitivo) trainato da buoi e poi i raccolti venivano seminati a mano e falciati, di nuovo a mano, usando un falcetto. Un aratro a chiodo faceva poco più che alzare il terreno e spostare le pietre, così il campo doveva essere aratro con una tecnica di aratura ad incrocio, cioè una seconda volta ad angolo retto con la prima aratura. Questo aiuta a spiegare perché i campi dei Celti erano quadrati. I raccolti a Danebury venivano coltivati su una varietà di terreni più ampia che a Maiden Castle. I campi gessosi erano i più sfruttati ma venivano coltivati anche le sponde dei fiumi; questo è suggerito dai ritrovamenti di erbacce che crescono solo sulle sponde dei fiumi, insieme a un gran numero di erbacce che crescono su terreni gessosi. Il raccolto era portato dal campo alla fortezza e poi lì veniva pulito, battuto e immagazzinato.
Il bestiame forniva carne e latte. Gli antichi abitanti allevavano maiali, manzi e pecore e tenevano anche le galline per le uova. Il miele era il loro unico dolcificante, mentre il sale era importato dalla costa meridionale. A Danebury è stato ritrovato il più alto numero di frammenti di ossa mai trovato in un sito preistorico in Gran Bretagna. ‘Gli animali rappresentati erano la pecora, la capra, la mucca, il maiale, il cavallo, il gatto, il cervo rosso, il capriolo, la volpe e il tasso. C’erano anche pesci e un certo numero di diverse specie di uccello’ (Cunliffe, 2003, 116). Le greggi erano allevate per la loro lana e solo secondariamente per carne e latte. Erano di primaria importanza per il mantenimento della comunità, così venivano accudite con cura particolare, per esempio le pecore partorienti erano tenute in speciali recinti protetti. La mortalità tra gli agnellini era piuttosto alta, ma forniva un surplus di latte per la comunità in un periodo quando le riserve di cibo erano scarse. Eccezion fatta per gli agnelli maschi che venivano uccisi ad un anno di età quando la carne era al meglio, le pecore femmine e il resto degli agnelli maschi tenuti per l’accoppiamento non venivano uccisi fino a che non erano più produttivi. Un altro sottoprodotto delle pecore era il loro concime, che era essenziale per mantenere i campi gessosi ben fertilizzati. In maniera simile, il bestiame non veniva ucciso fino a che non diventava improduttivo, come suggerisce il numero di ossa di vecchi animali che è stato trovato. Le mucche, come la letteratura suggerisce, erano indicative di uno status agiato nella società celtica, poiché potevano essere scambiate per beni o servizi. Durante la tarda Età del Ferro le pelli prodotte nella Britannia Celtica erano di alto valore commerciale ed erano anche esportate.
Altri animali allevati in gran numero come fonte di carne erano i maiali, anche perché la loro carne si conserva facilmente.
I cavalli e i cani erano meno frequenti. L’allevamento dei cavalli vero e proprio non incominciò sino alla tarda Età del Ferro e i cavalli di cui si aveva bisogno venivano da fuori. I cani erano principalmente cani pastore ma si praticava anche la caccia, sebbene la cacciagione non fosse consumata in grande quantità. Alcuni di loro avrebbero potuto essere tenuti come animali domestici e certamente i gatti lo erano e la loro presenza è attestata in tutti i periodi. Animali selvatici come tassi e volpi erano catturati per la loro pelliccia. Le ossa di volatili domestici furono solo trovate negli strati più recenti dal momento che si diffusero in Britannia dall’oriente soltanto nel secondo secolo BCE. Si cacciavano uccelli selvatici come cigni, anatre, aironi, oche, quaglie e così via, e furono trovati in tutti i periodi. Non è impossibile che della grande varietà di ossa di uccelli che vennero rinvenute, non tutti furono uccisi per cibo ma alcuni vennero a morire sul posto. I corvi, per esempio, furono sorprendentemente trovati in gran numero. Poteva darsi che venissero a sfamarsi sui mucchi di spazzatura, ma dal momento che il corvo è un animale di una certa importanza nella mitologia celtica, la sua presenza a Danebury in numeri così elevati potrebbe avere un significato più profondo.

La ceramica


© Copyright Hampshire County Council


La produzione artigianale era condotta localmente e da membri del gruppo famigliare usando le materie prime a disposizione come argilla, gesso, legno, osso, cuoio, corna, paglia, e così via. La ceramica era molto usata ed aiuta a costruire una cronologia per il sito. Nel primo periodo (500-300 BCE) la ceramica era di due forme di base: ciotole poco profonde e larghi vasi usati per la cottura e la conservazione. I vasi erano solitamente grezzi, mentre le ciotole potevano essere grezze oppure finemente decorate a seconda del loro uso e della loro fattura. Erano fatti a mano in argilla e lasciati asciugare all’aria, poi raccolti in un mucchio, coperti di legno e gli si veniva dato fuoco. Quelli decorati erano fatti di un tipo più fine di argilla, veniva modellato un cordolo con attrezzi da modellato in osso, poi la ciotola veniva immersa in ossido di ferro e la superficie veniva graffiata ottenendo una semplice decorazione geometrica. Nella cottura finale avrebbero acquistato il loro caratteristico colore rosso.
Nella media Età del Ferro, il vasellame era più rifinito e la superficie, levigata, era di colore nero. Dopo il 300 BCE, l’argilla impiegata era sempre più fine, la finitura sempre nera con una superficie liscia e la maggior parte del vasellame veniva decorata. La decorazione divenne più raffinata e fatta con una varietà di attrezzi, inoltre ogni regione pareva avere i suoi motivi preferiti. A Danebury fu trovata ceramica con i motivi decorativi tipici dello Hampshire – aree orizzontali riempiti con decorazioni a colpi di scalpello diagonali delineati con bordure di puntini – e del Wiltshire – motivi ad arco pendente, con dentellature alle intersezioni. Possiamo supporre che i popoli celtici che vivevano a Danebury e a Maiden Castle usassero anche contenitori fatti di legno e vimini, come cestini e sottovasi. Essendo questi materiali organici qui non sono sopravvissuti, ma sono stati trovati in abbondanza nei siti dell’Età del Ferro contemporanei ed acquitrinosi dei cosiddetti villaggi lacustri come Glastonbury e Meare nel Somerset.

Altre attvità
La lana era prodotta in gran quantità, infatti sono molteplici le tracce di una fiorente industria tessile. Le pecore nell’ Età del Ferro erano di una razza la cui lana non era tosata ma strappata nel periodo che le pecore perdevano il loro mantello lanoso. I pettini in osso dal lungo manico usati per strappare la lana erano anche impiegati per tesserla. La lana grezza veniva pulita, cardata e filata su un fuso di legno, poi veniva colorata usando una vasta gamma di tinture vegetali e finalmente tessuta. A Danebury furono trovati molti contrappesi da telaio.
La lavorazione del legno aveva anche un ruolo importante nelle attività quotidiane nelle fortezze collinari. Oltre alla costruzioni di case, era impiegato per costruire aratri a chiodo e carri, sebbene a Danebury siano stati trovati solo pochi resti di carri.
Il commercio non era praticato come tale nella Britanna preromana, le merci erano scambiate sottoforma di scambi di regali tra pari o come compenso per altri beni diversi o servizi. A Danebury cereali e lana erano prodotti in eccedenza e così gli abitanti erano in grado di poterli scambiare per sale, metalli, scisto ed altri beni. Questa eccedenza avrebbe anche potuto essere distribuita tra le persone che fornivano servizi alla comunità, come i fabbri e i sacerdoti. Questo spiegherebbe l’accresciuta capacità di immagazzinaggio e la presenza di templi a Danebury.

Religione e ritualità
Nella parte nord della fortezza a Danebury fu trovato un pozzo poco profondo al fondo di una cava appena scavata dove tre corpi erano stati adagiati e coperti in detriti di gesso per sigillare il pozzo. Questo ha tutta l’apparenza di un rito propiziatorio in onore degli Dei per assicurare una costruzione dei bastioni sicura. Vi è un’abbondanza di testimonianze che suggeriscono che lo scavo di pozzi di immagazzinamento per i cereali era circondato da un comportamento rituale.
Scavare un pozzo di immagazzinamento comportava una sorta di invasione dei reami sotterranei, così si doveva chiedere il permesso agli dei che li dominavano e li si doveva ringraziare, specialmente in quanto il pozzo doveva contenere i semi per la prossima semina, così assicurarsi la protezione degli Dei significava assicurarsi la fertilità del seme e cibo per la tribù intera. Diveniva essenziale, allora, fare un rito propiziatorio nel periodo quando il pozzo veniva svuotato e i semi venivano portati fuori per essere seminati nei campi. Prove di un tale comportamento rituale sono state trovate a Danebury ma anche in molte fortezze della regione e consistono di depositi speciali sistemati al fondo dei pozzi o negli strati bassi del materiale di riempimento. Questi depositi speciali consistevano di gruppi di ceramiche, finimenti di cavalli e di carri, attrezzi di ferro, sepolture di animali e resti umani. E’ vero che tutti questi depositi potrebbero essere spiegati in una prospettiva non ritualistica, ma ci sono schemi ricorrenti in diversi siti che stanno ad indicare uno schema comportamentale complesso. Inoltre, tali depositi non sono stati trovati in un numero elevato, così che può essere ragionevole pensare che non fossero deposti d’abitudine ma solo in circostanze molto speciali.
A Danebury, molte delle informazioni provengono dagli speciali depositi animali che sono classificati in tre categorie: scheletri articolati, teschi completi e mandibole (sempre di cavallo) e arti articolati. Queste ossa appartenevano a pecore, mucche maiali, cavalli, cani ed un esemplare ciascuno di un gatto e una capra. Le ossa di scheletri articolati non recavano segni di macellazione, indicando che erano stati seppelliti interi, senza essere spellati, anche se alcuni di loro furono trovati completi ma smembrati. La rimozione degli arti o della testa formava parte del rituale poiché questi furono trovati sepolti separatamente. Talvolta gli animali erano sepolti assieme, come nel caso di un cavallo e un cane. Per quanto riguarda gli uccelli, la maggior parte erano corvi e dal momento che non erano comuni nel sud della Britannia sembra siano stati scelti di proposito. Sono stati principalmente trovati con altri animali così che la loro morte casuale mentre erano sul posto sembra improbabile. Forse gli animali che fornivano cibo come i maiali, le pecore e il bestiame erano offerte per gli dei e gli animali sacri alle divinità celtiche come i cani, i cavalli e i corvi indicavano un rituale specifico nel loro ciclo religioso. Sfortunatamente non sono stati ancora scavati abbastanza siti per fornire un uno schema di comportamento in grado da farci capire le pratiche religiose dell’Età del Ferro un po’ meglio.
I pozzi contenenti oggetti sono meno comuni, ma sembrano indicare il desiderio di dedicare un parte della ricchezza della comunità agli Dei per scopi propiziatori, così che a loro volta potessero garantire una ricchezza più grande e continuativa. I vasi in particolare avrebbero potuto contenere cibo o bevande.
In alcuni pozzi questi depositi speciali non furono trovati sul fondo del pozzo ma più in alto nel riempimento dopo che le pareti del pozzo erano state erose, suggerendo offerte multiple per evenienze diverse e in diversi periodi, durante gli stessi cicli religiosi o annuali. E’ anche probabile che venissero fatti più rituali ed offerte in tempi di tensione.

Pratiche funerarie
Sono stati rinvenuti più di 300 depositi di ossa umane a Danebury, tutte in pozzi. I corpi venivano sepolti individualmente o in gruppi di due, tre o più, spesso in posizione flessa o accovacciata e non erano mai seppelliti insieme con degli oggetti ma occasionalmente lo erano con gli animali. Ci sono due tipi di inumazioni, una in cui il corpo è seppellito intero, l’altra in cui c’è solo uno scheletro parziale che denota che era stata fatta una selezione delle ossa per la sepoltura, con discernimento come se si stesse seguendo uno schema di credenze, per esempio per scopi rituali. Non ci sono segni di smembramento violento sull’osso e questo indica che i corpi erano lasciati a decomporre altrove prima di essere sepolti. Sembra la spiegazione più logica anche perché molti esempi di ciò sono stati attestati dagli studi antropologici da ogni parte del mondo ed ‘incorporano la credenza che esista un intervallo tra la vita e la morte quando l’anima ancora ondeggia, priva di forma e di stato, attorno al cadavere. Questo periodo liminale termina quando l’anima finalmente trascende al regno degli antenati, un passaggio spesso marcato da festeggiamenti e dal trattamento rituale dei resti del cadavere, di solito culminante nella sepoltura.’ (Cunliffe, 2003, 155) Quindici pozzi contenevano teschi isolati, la maggior parte dei quali appartenevano a maschi e recavano segni di gravi ferite alla testa. Questo suggerisce fortemente una specie di rituale particolare e comunque è prova dello speciale trattamento delle teste nella cultura Celtica e della loro pratica di caccia delle teste. La caccia delle teste era ampiamente diffusa e ciò è attestato sia dall’archeologia sia dalla letteratura classica.
E’ stato suggerito sulla base di ciò che scrissero gli autori classici che almeno una parte delle sepolture trovate possa essere stata il risultato di sacrifici fatti alle divinità, in particolare se gli scheletri appartenevano a nemici catturati, ma non sono state trovate prove più solide al riguardo.

La fine della fortezza
Tra il 100 ed il 50 BCE, l’entrata interna fu bruciata e poco tempo dopo buona parte dell’interno fu abbandonata. I cadaveri di 21 persone furono trovati in uno dei 2 pozzi più recenti, ma questa sepoltura era stata fatta in fretta e furia, lasciando i pozzi aperti, con nulla della cura delle sepolture delle epoche precedenti. Tutto questo suggerisce un evento improvviso che provocò un abbandono frettoloso della maggior parte del forte. In questo periodo i cancelli bruciati erano comuni in altre fortezze e questo, insieme all’ aumento della popolazione, è indicativo di tensioni nell’ordine sociale del tempo.
A Danebury l’occupazione era già diminuita subito dopo il 100 BCE, come accadde anche in altre fortezze. Malgrado questa considerevole ondata di abbandono, il forte continuò ad essere occupato fino all’invasione romana, com’è indicato chiaramente dall’usura del sentiero che passa attraverso l’entrata est, anche se sia gli edifici abbandonati, come case e granai, sia i bastioni furono purtroppo trascurati e lasciati andare in rovina. La comunità residente era comunque molto scarsa in consistenza e concentrata attorno all’area dei santuari. I resti di questo periodo sono costituiti da una quantità di fine ceramica, fatta con l’impiego di un tornio da vasaio e così molto ben rifinita, ed una collezione di anfore di vino italiano che dimostrano che il vino era importato dall’Italia già prima dell’invasione romana. Un altro ritrovamento furono tre monete Celtiche, una di tipo Gallo-Belgico, una proveniente dai Durotrigi del vicino Dorset ed una locale del re Verica degli Atrebati, la tribù che risiedeva nella zona.
In tutta questa regione, nel lasso di tempo dopo il 100 BCE fino all’invasione romana del 43 CE, le fortezze collinari persero gradualmente la loro supremazia economica e politica e furono abbandonate in favore delle vicine aree urbane, sebbene probabilmente preservassero la loro importanza religiosa.
Oggigiorno, questi monumenti si ergono in tutta la loro imponenza e la loro calma ammantata d’erba a rammentarci delle antiche genti che una volta vivevano in questo segmento del passato Britannico.

Epilogo personale dell’autrice.
C’è sempre il vento su Maiden Castle. Ci soffia da secoli, da quando la terra fu creata… Soffia sulle pendici della collina d’erba, si insinua nei fossati e riaffiora su quel che resta dei bastioni, crea sinuose onde nel mare d’erba che si estende a perdita d’occhio, a perdita di memoria. Non si sentono altri suoni, solo il suono del vento e la voce dell’erba che il vento smuove senza sosta. La voce dell’erba è la voce della collina, la voce che, se la sai ascoltare, ti racconta di quando sulla collina si viveva, si rideva, si amava, si lavorava, si combatteva, si moriva…fino a che come per magia ti sembra di scorgerle, le capanne rotonde, con le persone che si muovono operosamente tutt’intorno, lungo le stradine, gli animali che vanno e vengono, i sacerdoti che compiono un rito… il fruscio incessante dell’erba nel vento diventa musica, è come un canto attraverso il tempo che narra la memoria di un popolo antico, perché non sia dimenticato. Perché lassù in alto sulla collina c’è solo più l’erba a ricordarlo. E l’erba, a Maiden Castle, canta.

Abigail, Lughnasadh 2009

Note:
1. Una considerevole invasione cosiddetta Halstatt o ‘Età del Ferro A’ della Gran Bretagna ebbe luogo intorno al 700 BCE, e risultò nell’introduzione della lavorazione del ferro, da cui l’inizio dell’ Età del Ferro. Una seconda invasione Celtica chiamata ‘Età del ferro B’ o ‘La Tène’ avvennero attorno al 250 BCE ed una terza ‘Età del Ferro C’ o invasione belgica avvenne attorno al 75 BCE. Con la sola eccezione del nord della Scozia, abitata dalle tribù dei Pitti, entro la conquista romana la maggior parte dei popoli della Britannia avevano adottato una delle lingue Celtiche degli invasori Celti. (Muir 1983 p.164)

2. insolite case lunghe furono trovate in insediamenti a Crickley Hill nel Gloucestershire e nelle terre di confine col Galles. A Crickley Hill in particolare, queste case lunghe, che risalivano al 600 BCE, furono in seguito sostituite da più convenzionali case rotonde.

Bibliografia:

- Cunliffe, B. (1975 e 2009). Iron Age Communities in Britain. London, Routledge & Kegan Paul Ltd.

- Cunliffe, B. (1995) Iron Age Britain. London, B.T.Batsford Ltd/English Heritage

- Cunliffe, B. (2003) Danebury Hillfort. Stroud, Tempus publishing Ltd.

- Dyer, J. (1990) Ancient Britain. London, Guild Publishing

- Konstam, A. (2006). The Forts of Celtic Britain. Oxford-New York, Osprey Publishing

- Muir, R., Welfare, H. (1983). Prehistoric and Roman Britain. London, George Philip/The National Trust/The National Trust for Scotland

- Ralston, I. (2007). Celtic Fortifications. Stroud, Tempus publishing Ltd.

- Sharples, N.M. (1991) Maiden Castle. London, B.T.Batsford Ltd/English Heritage



Note: Articolo di Abigail
Le fotografie appartengono all’autrice tranne dove diversamente indicato.
Nota: si è scelto di usare le notazioni di tempo BCE per indicare ‘prima dell’era volgare’ e CE per indicare ‘dell’era volgare’.
Le fortezze collinari nella Britannia celtica II. | Login/crea un profilo | 1 Commento
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Re: Le fortezze collinari nella Britannia celtica II. (Punti: 1)
da Argante (isiabbi@hotmail.com) 17 Nov 2009 - 18:37
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
Mamma mia che lavoro splendido... davvero splendido!
Complimentissimi Abi, sei stata bravissima!

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