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Ynis Afallach Tuath

Boudica
Sabato, 21 Novembre 2009 - 14:39 - 1923 Letture
Celti Ascoltate nel vento,
le dolci colline della campagna inglese, tremano…
120.000 uomini e donne, avanzano.
Le urla sono assordanti, ma sopra si esse, echeggia forte la voce di una donna, colei che li sta portando verso la libertà dalla schiavitù romana, o verso la morte. Lei alla loro guida, sul suo carro e le sue figlie al suo fianco. E nelle sue urla, si ascoltano parole di odio, vendetta, onore e sangue.


«Un disastro spaventoso accadde in Britannia. Due città furono saccheggiate, 80.000 romani e loro alleati perirono e l’isola per Roma fu perduta. Per di più, tutta questa rovina venne causata ai romani da una donna, un fatto che già di per sé produsse loro la più grande vergogna… La persona che era stata scelta come loro capo e che aveva comandato la conduzione dell’intera guerra era Boudica, una britanna di stirpe reale che possedeva un’intelligenza maggiore di quella delle altre donne… Era di statura imponente, dall’aspetto terribile, di sguardo lampeggiante ferocissimo e di voce glaciale; una gran massa di capelli fulvi le calava sulle spalle; intorno alla sua gola c’era una grossa collana d’oro e indossava una tunica di vari colori con sopra un mantello fermato da una fibbia. Questo era il suo invariabile abbigliamento».
Questa e’ la descrizione che Cassio Dione Cocceiano fa nella sua Storia Romana di Boudica, la regina degli Iceni che riuscì a sconvolgere, almeno in parte, il piano di invasione dei Romani.
Su di lei sono state scritte mole cose, lei è la musa ispiratrice di artisti e regine, il suo nome suscita rispetto nei Britannici e al suo nome sono legati simboli di Libertà, Rivoluzione, Vendetta e molto altro ancora. Ma nonostante la fervida ma immaginativa produzione di poesie, quadri e statue della “terribile” regina, le poche testimonianze storiche che sono arrivate a noi sono quelle di Cassio Dione Cocceiano nella Storia Romana e di Tacito negli Annali. Entrambe le testimonianze sono concise e indirizzate verso le azioni romane.

Sebbene Tacito sia stato uno storico sufficientemente obbiettivo e meticoloso nella descrizione dei fatti, due fattori contribuiscono alla pochezza di dati che ci sono pervenuti: il primo è dato dal fatto che, nonostante egli avesse accesso ai documenti ufficiali, descrive e racconta di fatti accaduti una cinquantina di anni prima; il secondo motivo è quello per cui, in fondo, la storia di Prasutago e la ribellione di Boudica, erano eventi di piccola portata nella descrizione della presa della Britannia.
Resta il fatto che solo con la scoperta degli scritti di Cassio Dione e di Tacito, la regina ha cominciato a regnare nuovamente nell’immaginario dei suoi posteri. Ciò che per me è interessante capire é come ella possa essere diventata un simbolo così importante e indelebile della storia celtica.
Partiamo quindi dai pochi dati disponibili, ciò che si può scoprire della terribile e temibile regina. Innanzitutto il suo nome: Boudica.
Nel nord della Scozia si possono trovare iscrizioni recanti la scritta in lingua gaelica AR BUIDHEACHAS DO’N BHUADHAICH (A Vittoria la nostra gratitudine). Qui il gaelico moderno ci mostra il legame con l’antica lingua celtica, nella parola –bouda, che in Gallese moderno è buddug.
Qundi il nome della regina significa “Vittoria”. Ma proprio partendo dal suo nome ci rendiamo conto di quanto poco sappiamo di Boudica.
La trascrizione del suo nome è errata. Lo stesso Tacito lo trascrisse come Boudicca, che venne ulteriormente male interpretato in epoca medievale, dove si trasformò in Boadicea.
Cassio Dione la descrive come Voadicea, e l’errore si protrasse a tal punto da far pensare che i due storici stessero parlando di due distinte figure.
Ma passiamo alla sua storia…

Boudica era la moglie di Prasutago, re degli Iceni, una delle tribù britanniche insediata nell’attuale distretto di Norfolk, ad est dell’Inghilterra, a circa un centinaio di chilometri a nord-est di Londra.
Ai tempi dell’invasione della Britannia da parte dei romani, esisteva la possibilità di sottomettersi a Roma, pur mantenendo il proprio titolo e la gestione parziale delle terre. Prasutago, stipulato l’accordo con i Romani, divenne così un “Re Cliente”. Tentando di mantenere il rapporto creato con gli invasori e di preservare i ruoli e i privilegi di sua moglie e delle sue figlie, lasciò in eredità i suoi beni a Cesare e alle sue due figlie. Ma alla sua morte quello che accadde fu molto diverso: la famosa tolleranza e il rispetto dei Romani nei confronti dei popoli che venivano invasi, non venne utilizzata nella campagna britannica, lo stesso Tacito descrive il comportamento di Svetonio Paolino, che governò la Britannia dal 59 al 61 dc, come duro e opposto alla tradizionale tolleranza che distingueva le operazioni di conquista dell’impero. Proprio qui che la nostra regina entra in scena.
Prima come vittima. Alla morte del marito infatti, ella dovette subire l’oltraggio di essere fustigata, depredata e di vedere le proprie figlie stuprate dai legionari. Ed è proprio di seguito a questi eventi che la regina comincia il suo cammino di ribellione nei confronti di Roma. Ella fece il giro di tutte le province per mostrare le sue figlie violate e per raccontare le nefandezze delle azioni dei Romani. Le parole che usava erano dure, piene di odio e di disperato onore. Ci viene narrato di come incitasse gli uomini a combattere e a riconquisare la libertà. Ed ecco come da vittima, questa donna a cui era stato tolto tutto, divenne una temibile minaccia per Roma.
Ciò che la rese ancora più forte fu proprio l’atteggiamento degli invasori: riuscì infatti a radunare, sotto gli occhi non curanti dei Romani, un esercito di 120.000 tra uomini e donne e alla loro guida, iniziò la sua battaglia per la libertà.
Il primo luogo dove Boudica e I suoi uomini si diressero fu Camulodunum, oggi Colchester. Lì i Romani avevano eretto un tempio al divo Claudio, ma più preoccupati dall’esteriorità che dalla sicurezza, non avevano lasciato nessun contingente a proteggere la città.
Mentre i Britanni si avvicinavano a Camulodunum, la statua romana eretta in onore a Vittoria, cadde all’indietro, impaurendo ancora di più i coloni e facendo gridare al presagio di morte e all’imminente rovina romana. Così, gli abitanti di Camulodunum si rivolsero a Cato Deciano, il quale inviò un contingente di 200 uomini a “difendere” la città…Camolodomun cadde.

Vincitori, i Britanni affrontarono Petilio Ceriale e sgominarono la legione massacrando tutta la fanteria. Avanzavano così, massacrando I romani, verso Londinum (l’attuale Londra), nel frattempo Svetonio Paolino, comprendendo l’entità della minaccia rappresentata da Boudica, stava organizzando le sue truppe, stavolta numerose, per contrattaccare I Britanni.
Londinum non era ancora ufficialmente una colonia romana e la tattica che egli voleva utilizzare non avrebbe funzionato nei territori della città. Ignorò così le suppliche degli abitanti di Londinum, e preferì sacrificare una città per poter riconquistare il controllo sulla regione. Così Svetonio Paolino decise di affrontare le truppe nemiche in campo aperto, nel nord poco lontano da Londinum. Boudica, nel frattempo, avanzava. Il suo esercito era sempre più un’orda irrefrenabile di massacri e stragi. I Britanni avanzavano baldanzosi, orgogliosi ma stanchi e disorganizzati. Le loro grida intimidivano i romani che erano stati radunati da Svetonio. Il tempo per organizzare il contrattacco era stato poco. E ciò che fu decisivo per la vittoria dei Romani fu la scelta del campo di battaglia. I romani attesero I Britanni che avanzavano urlanti verso di loro guidati dalla regina.

Ella era, agli occhi di Svetonio e delle sue legioni, solo una donna, e il suo esercito una massa, per la maggior parte di donne, e di uomini inadatti al combattimento e male armati. La strategia di Svetonio si rivelò vincente: i romani attesero i britanni in una gola, e al segnale, cominciarono ad attaccarli non risparmiando nessuno.
L’esito della battaglia fu di una totale sconfitta per i Britanni, e Boudica decise di togliersi la vita avvelenandosi piuttosto che diventare schiava nelle mani dei romani.
Nonostante la sconfitta delle truppe ribelli, la vicenda di Boudica è rimasta nel cuore dei Britannici come un esempio di indipendenza e integrità. La sua disperata campagna, che causò la distruzione di alcune colonie romane e l’inevitabile riconsiderazione dell’intera campagna d’invasione da parte dei romani, viene ancora oggi ricordata tramite le parole ispirate di poeti, scrittori, pittori. E una sua statua, per nulla fedele alla reale natura e alla forza della regina, domina Blackfriars a Londra. Dove si narra sia avvenuta la sua morte e dove, sotto metri di cemento, gallerie, resti e segreti, si pensa possa trovarsi il suo cadavere. Ma questa è forse solo un’altra delle leggende legate alla figura della temibile e combattiva regina. Che regina divenne solo nei secoli a venire e che non regnò su nessun territorio, se non nel cuore di chi ancora oggi si ispira a lei.

Bibliografia:

Tacito. De vita et moribus Iulii Agricolae 14-16, 15;

Tacito. Annali 14:29-39;

Cassio Dione Cocceiano. Storia romana 62:1-12;

Floro. Epitome della Storia romana 1.38;

Svetonio. Vita di Nerone 18, 39-40;

Graham Webster (1978). Boudica: The British Revolt against Rome AD 60

Kenneth Jackson (1979). Queen Boudicca? Britannia 10

Kevin K. Carroll (1979).The Date of Boudicca's Revolt Britannia 10

Sheppard Frere (1987). Britannia: A History of Roman Britain p. 73

Guy de la Bédoyère The Roman Army in Britain
retrieved 5 July 2005.

Enciclopedia Britannica

http://www.roman-britain.org/tribes/iceni.htm

http://norfolkcoast.co.uk/pasttimes/pt_boudicca.htm



Note: Articolo di Lady Dagmaar.
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