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Ynis Afallach Tuath

Se uccidi una farfalla uccidi una strega
Sabato, 29 Maggio 2010 - 10:38 - 8345 Letture
Articoli vari Un odierno proverbio serbo recita: se uccidi una farfalla, uccidi una strega.
Che cosa significa?
Perchè accomunare la strega e la farfalla?

Apparentemente niente accomuna una farfalla ad una strega, sembrano così distanti tra di loro, ma la farfalla, con la sua leggiadria, sembra voler rappresentare un'anima liberata che leggera si invola tra i colori della Natura spirituale, vivendo la propria consapevolezza fuori dal corpo, sciogliendosi nell'abbraccio infinito della Grande Madre, tornando così ad essere una sua libera figlia.

La farfalla interiore è la nostra anima che attende di essere risvegliata per poter spiccare il volo. Anche le Antiche Sacerdotesse vivevano questa consapevolezza, raggiunta grazie a iniziazioni che portavano il corpo vicino alla Morte, ma il cui vero scopo era in realtà la rinascita spirituale.

Esse nascevano due volte, proprio come le farfalle, prima bruco e crisalide e poi splendida farfalle, e anche la "strega" nasce prima dalla madre e poi una seconda volta nel Grembo della Dea. E' attraverso questa seconda "nascita" che la strega espleta il divenire di ciò che è in embrione, risvegliando la farfalla dentro sé stessa, e le streghe (coloro che vedono di notte) hanno riacquistato la capacità di vedere. Così come gli "occhi" sulle loro ali sembrano dare la capacità alle anime dei trapassati di continuare "a vedere" oltre i veli dei mondi.
Un ciclo continuo che abbraccia i Misteri della vita e della Morte e che coinvolge la liberazione dello Spirito dal Corpo, iniziando così un nuovo ciclo, che vede farfalle e falene, in particolare, come messaggeri tra il mondo tangibile e quello ultraterreno.

Per lo sciamanesimo moderno la forza archetipica o spirito racchiusa in essa è una forza primitiva e difficile da gestire, proprio perché le farfalle sembrano possedere una sapienza arcana che consente loro di costruire e realizzarsi ingrandendo l'opera con il trascorrere del tempo. Nelle fasi della sua metamorfosi possiamo trovare le chiavi per creare e manifestare qualsiasi cosa ed è attraverso il suo misticismo che possiamo imparare le sottigliezze dei movimenti e della comunicazione; in essa sono custodite la conoscenza della comunicazione sottile e non verbale, che solleva i veli oltre i quali possiamo andare oltre.
Il suo simbolismo rappresenta la trasmutazione e la danza della gioia, il processo di trasformazione per eccellenza che porta ad un processo metamorfico stupefacente, rappresenta un simbolo potente sia nel mito che nella religione, che come già accennato si collega alla metafora dell'anima dei defunti, tanto che è antica credenza che ucciderne una significa eliminare l'anima stessa del defunto.

La meraviglia per questo processo di metamorfosi che si origina e si sviluppa senza interventi esterni, conducendo l'animale dalla condizione di bruco a quello di larva e infine di farfalla, colpisce profondamente l'essere umano, portandolo a riflettere sulla propria trasformazione spirituale, convincendolo in tal modo di essere in grado di abbandonare la propria natura corporea e ascendere al cielo della luce eterna.
Ecco perché ritroviamo spesso nelle tombe del periodo neolitico rappresentazioni di farfalle, dipinte con il sangue (forse mestruale?) come anche sui corpi stessi dei defunti, proprio perché forti simboli di rinascita che propiziano l'involo dell'anima.
Le farfalle quasi danzano mentre si posano sui fiori esortandoci a non prenderci troppo sul serio risvegliando in noi un senso di leggerezza e di gioia, ricordandoci che "la vita è una danza", stimolandoci a muoverci e a cambiare, quando se ne presenta l'occasione, perché la trasformazione è inevitabile e non sempre deve essere dolorosa, anzi talvolta se ci lasciamo andare si può verificare con tutta la delicatezza, la dolcezza e la gioia che desideriamo.
Ecco allora che uccidere la farfalla è come uccidere lo spirito che è dentro la "strega", la sua leggerezza e spontaneità… Se ne uccide la capacità di cogliere l'attimo, le sue potenzialità, la purezza, la sacralità della donna, uccidendo di conseguenza anche la vecchia saggia che è rappresentata dal suo divenire, in un ciclo continuo che ricorda quello di morte e rinascita, alludendo così alle potenzialità dell'essere che si svela… uscendo dal bozzolo…


Potremmo vedere allora nell'associazione farfalla-strega una conseguenza inevitabile, proprio osservando la somiglianza della prima con le due facce della luna… da sempre simbolo del femminile passivo, al contrario del sole maschile e attivo, il passo successivo fu poi la sua rappresentazione grafica che venne associata alla famosa Ascia Bipenne.
Ma andiamo per ordine.
La farfalla viene vista come una guida che esplica le energie femminili in modo comprensibile, identificandosi con un particolare aspetto della Dea che nel corso dei millenni ha incarnato le energie nascoste delle donne e della luna. Rapportabile quindi ad un livello istintivo del sentire più intimo, che spesso, troppo spesso, nella donna viene represso nel nome di una realtà troppo moderna e scientifica.
L'utilizzo della farfalla come simbolo di femminilità, risale all'epoca neolitica, e si rapporta al concetto della Dea della vita e della morte, e alla forma delle sue ali identificate spesso con le labbra della vagina. Fragile creatura legata alla luna e alle sue fasi, forma che stilizzata ritroviamo nelle culture arcaiche e manifesta nell'immagine della Doppia Ascia chiamata anche "Labrys".
Vicky Noble nel suo libro "la Dea Doppia" pone l'accento sulla Doppia Ascia e su come questa sia la principale rappresentazione della Dea Doppia ritraendo nella sua simbologia "la potenza soprannaturale espressa dal doppio strumento, ossia il "potere del due". Questo perché le due lame oltre a riferirsi alla luna nel suo crescere e calare, nascere e morire, si rifanno anche al ciclo mestruale che allineato a quelle lunari continuamente si rinnova.

La Gimbutas a questo proposito afferma che "la Doppia Ascia dell'età del Bronzo era in origine una Dea della morte e della rigenerazione a forma di clessidra. E in tale contesto gli organi genitali femminili vengono considerati la sede del potere rigenerativo, facendo sì che la donna rappresentasse il centro sacro di tutti i rituali devozionali tantrici".

Marija Gimbutas insiste anche sul fatto che "l'emblema della Grande Dea originariamente niente ha a che fare con l'ascia, essa precede la comparsa delle asce metalliche di parecchie migliaia di anni". E soltanto quando "la farfalla divenne una Doppia Ascia, l'immagine della Dea come Farfalla continuò ad essere incisa sulle doppie asce". Ecco perché in realtà la farfalla come simbolo fondamentale della Dea rigeneratrice risale quasi sicuramente al VI millennio a.C. quando rappresentava il principio della trasformazione.

Farfalle stilizzate continuano ad essere uno dei motivi di disegno più frequente e un proverbio serbo dei nostri giorni somma settemila anni di questo legame ininterrotto : "Se uccidi una farfalla, uccidi una strega".

Abbiamo allora una sorta di fusione tra donna, strega, farfalla e Doppia Ascia. Fusione che la Gimbutas chiamò "linguaggio della Dea". In tale ‘codice’ tra tutti i simboli è proprio la Labrys ad essere quella che meglio racchiude il significato dell'antica Grande Dea, indicando anche "la persistenza del linguaggio femminile di Sovranità matriarcale e dell'autonomia spirituale personale"…

Possiamo quindi supporre che con il passare dei secoli il tempo trasformò la Dea e le sue figlie in Streghe tramandando l'origine sacra (farfalla) con la metamorfosi (da sacerdotessa a strega) e il cui fulcro sta per l'appunto nella fusione tra un simbolo antichissimo, la farfalla e ciò che ha caratterizzato (la Dea e le sue figlie) in seguito anche nella sua forma più "evoluta" di streghe.
Temine oggi usato in senso dispregiativo tanto che nel libro "Streghe, le origini, il mito , la Storia" sono chiamate le "malefiche" sulle quali si erge la Dea Ecate, ma che in realtà discendono da "quelle donne selvagge rappresentate dalla clessidra creata a partire da due triangoli che si incontrano al centro (la vita) e che rappresenta la donna in forma stilizzata".


Note: Redatto da Berkana

Bibliografia
La Dea Doppia di Vicki Noble edizioni Le Civette di Venexia
Luna Rossa di Miranda Gray delle Macroedizioni
Sogni e presagi del mondo animale di Ted Andrews delle edizioni Mediterranee

Hanno partecipato alla stesura dell'articolo:
Abigail
Argante
Barbara
Berkana
Elys
Euphorbia
Fairy
Hex
Lady Dagmaar
Sabrina
Violet
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