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Ynis Afallach Tuath

IL CIGNO -ALARCH-
Venerdì, 22 Febbraio 2008 - 16:20 - 4075 Letture
Molti sono i simboli legati ai celti. Oggetti, animali, segni…




Prima di addentrarci nell’analisi di uno degli animali più sacri a queste popolazioni,
forse è il caso di domandarsi esattamente cosa sia un SIMBOLO
e quale sia stata ed è la sua funzione. La parola Simbolo deriva dal greco symbàllò :
Solo con l’andare del tempo il termine assunse il significato che noi oggi gli attribuiamo,
ovvero quello di “stare in luogo di”. Anticamente i simboli vennero sicuramente tenuti in maggior considerazione
rispetto a quanto accada odiernamente, ma è certo che,
anche nell’età presente, per molti, essi rappresentino la preziosa chiave
necessaria per capire il mondo spirituale, quel ‘simbolo’ appunto
che consente di comprendere ciò che all’uomo altrimenti sfuggirebbe,
quel qualcosa che ci permette di andare oltre le apparenze
e il sottile velo della definizione nuda e cruda. Ciononostante, molti simboli, come il serpente ad esempio,
diedero origine alle più disparate interpretazioni: esso infatti che in origine era la personificazione della saggezza
divenne la personificazione del male, della perdizione;
a seconda delle culture, delle epoche e delle religioni dominanti. Non è quindi possibile dare un’unica interpretazione?
A volte si, ma il più delle volte no, anche perché, in fin dei conti,
se si vuole utilizzare l’analisi del simbolo col fine di scoprire quanto più possibile
il proprio universo spirituale, allora si dovrebbe tener presente
che ogni nostra esperienza modifica fin dalla più tenera infanzia
il significato che il nostro inconscio dà al simbolo,
e tendiamo quindi così ad interpretarlo (e ad utilizzarlo inconsciamente)
in modo sempre più….egocentrico. Va da sé che alcuni elementi rimangano per forza di cose immutati,
ma il significato più profondo viene influenzato da molti diversi fattori.

Fatta questa necessaria e lunga premessa,
possiamo ora inoltrarci tra le brume del Lago ed incontrare il cigno:
l’animale che assunse presso la cultura celtica un’importanza unica,
tanto da divenire protagonista di innumerevoli racconti e leggende sia in Irlanda che in Britannia.

Il Cigno però fu sacro a molti popoli,
e per tutti esso venne collegato al sole, alla purezza, al canto e alla guarigione.
Così fu infatti per Saraswati, dea indiana della guarigione, della saggezza,
della purezza, della conoscenza. Dea che vola proprio sul dorso di un cigno. Divenne l’emblema dell’Apollo di luce, alla cui nascita presenziò,
ed in cigno si trasformò Zeus per unirsi alla splendida Leda
e generare i gemelli Castore e Polluce. In cigni di rara bellezza vennero tramutati dalla perfida matrigna
i quattro figli del Re irlandese Llyr, i quali mantennero però una voce così soave e dolce
da risultare addirittura terapeutica, capace di guarire e di lenire il dolore.

La mitologia abbonda poi di fanciulle fatate (Sidhe) che si manifestano
nel mondo degli uomini sotto le mentite spoglie di bianchi cigni,
solitamente adornati di catenelle d’oro o d’argento.
Tra tutte ricordiamo Fand, Libana e Derbforgaill. Sempre in cigno si tramutò Oengus McOg pur di divenire l’amante
di una dama conosciuta in sogno; e Midir, principe dei Tuatha Dè Danaan irlandesi,
si mutò con Etain in cigno per fuggire nell’Altromondo.

Ma a livello simbolico, cosa incarna?
Partiamo dal suo aspetto: il lungo collo ricurvo ricorda il serpente,
a sua volta metafora della saggezza, creatura legata alla terra.
Animale che ricorda la shakti, ovvero l’energia vitale femminile
che si risveglia e connette alla Terra.. Oltre a ciò il candido piumaggio lo lega all’idea di luminosa purezza,
tanto che nel medioevo esso divenne l’emblema della cavalleria mistica:
come non ricordare Lohengrin, il Cavaliere del Cigno,
che partecipò alla Cerca del Graal?

Questo nobile uccello acquatico incarna lo Spirito, l’anima,
la parte divina che in noi dimora: è la scintilla che ci lega al Divino,
la parte dell’uomo che tende alla spiritualità. Rappresenta ciò che di benefico c’è: ha poteri di guarigione che gli derivano
dall’essere collegato all’acqua e al sole, ed è un intermediario per eccellenza.
Approfondiamo questa sua caratteristica:
egli è legato all’acqua, nella quale nuota; all’aria, dove vola, e alla terra, dove si posa.
In quanto uccello acquatico egli vive immerso in questi tre ambienti così differenti tra loro.
La Terra, simbolo di vita, e il cielo, spesso legato all’Aldilà:
ecco dunque che diviene il legame tra vita e morte…
E l’acqua: da sempre conduttore, ponte, strada maestra da percorrere
e attraversare per giungere all’Altromondo. Questo legame con l’Aldilà pare venga ulteriormente rafforzato
se si analizzano alcuni racconti, nei quali le metamorfosi in cigno
avvengono spesso a Samhain, ovvero nel giorno più sacro ai celti:
giorno nel quale si riteneva che il velo tra questo e l’altro mondo
fosse oltremodo sottile e che le anime potessero tornare a far visita ai propri cari. Infine il cigno è soprattutto legato al Fuoco:
all’elemento che muta gli altri tre. Forse proprio per questo motivo egli è anche l’animale sacro a Brighid,
dea dal Triplice Volto: Dea del Fuoco sacro e delle Acque, Signora dei Bardi, che, si narra,
indossassero mantelli fatti con piume di cigno:
proprio a sottolineare l’ennesima connessione tra la creatura, il canto e la guarigione Eala in irlandese,
Alarch in gallese, esso viene anche spesso rappresentato
accanto a dee quali Afrodite e Artemide;
terrena rappresentazione della grazia femminile.

Artemide, dea lunare, e Apollo, dio solare.
Brighid, signora del fuoco e dell’acqua.
Il cigno: simbolo degli opposti, della mutazione, del cambiamento che,
se accettato pianamente, permette la trasformazione e la crescita dello spirito.
Consente di guardare Oltre. Oltre i confini, oltre le apparenze, oltre le disarmonie.
Il Cigno diviene il simbolo del nostro viaggio interiore verso il divino,
ciò che ci permette di evolverci da brutti anatroccoli a magnifiche creature.
E la sua importanza pressi i celti fu tale che,
salvo particolarissime eccezioni, uccidere un cigno non solo era vietato,
ma era anche un’azione considerata estremamente crudele e foriera di sventura e malasorte.
Fin qui abbiamo trattato gli aspetti più luminosi e positivi di questa creatura,
ma, come accennato, spesso l’interpretazione variò
col variare dei culti e delle religioni dominanti.
E per il cigno non venne fatta eccezione.
Avvenne così che nei bestiari medievali si sottolineò
come la sua pelle e le sue carni fossero nere,
in netta contrapposizione con il candido piumaggio.
Esso divenne simbolo di ipocrisia: nera carne celata da bianche e pure vesti.
Carni che, una volta tolte le piume bianche,
vengono poste sulle fiamme e arrostite: così per l’ipocrita che,
una volta dimesso ogni ornamento terreno, finisce tra le fiamme dell’inferno.

In ultima analisi,
possiamo scorgere ancora una nota di poesia in questa figura.
Egli è fuoco e acqua, dalla cui unione origina il vapore, o, più romanticamente, la nebbia.
Nebbie chiuse a protezione di Avalon, isola di cui il cigno è guardiano.
Si narra infatti che nelle acque che circondano l’Isola di Vetro
nuotino molti cigni e che la stessa barca usata da Morgana abbia proprio questa forma.
Avalon……forse quella cittadina inglese immersa nel verde del Somerset
che oggi viene chiamata Glastonbury,
e la cui configurazione del territorio, prendendo in considerazione i vari siti sacri
(come il tor), vista dall’alto ha proprio la forma di un cigno….


Argante
-Arc'Hant Afallon Alarch-
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