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Ynis Afallach Tuath

SAN NICOLA E BABBO NATALE
Martedì, 09 Dicembre 2008 - 12:13 - 4042 Letture
YULETIDE Tutti sanno perfettamente come, nella notte, sia Babbo Natale a portare quei regali che, allietando la festa dell’indomani, simboleggiano la rinascita delle forze luminose, riemergenti dal buio dopo il solstizio, così come quella di Gesù Cristo e del celtico Mabon.

Pochi sanno tuttavia chi sia realmente Babbo Natale.

Sin dalle epoche più remote, quasi all’origine della storia, quelle notti d’Europa così lunghe da sembrare non aver mai fine che si succedono poco dopo il solstizio, vedono aggirarsi la figura di un vecchio munifico che porta ai bambini quei doni, il cui significato è oggi purtroppo in gran parte svanito.

Moltissimi secoli più tardi, nel 350, un certo Nicola originario della città di Patara in Licia, munifico benefattore dei poveri ai quali donò ogni sua sostanza, morì dopo una vita costellata di miracoli a Mira, oggi in Turchia, la città di cui era stato vescovo. Il più famoso di questi miracoli fu il dono di tre sfere d’oro miracolosamente da lui fatte apparire, le quali poterono servire come dote a tre sorelle il cui padre viveva in povertà: impossibilitate a sposarsi, avevano meditato di condurre una vita disonesta, ma poterono grazie al dono di San Nicola avere una dote. Proprio con queste tre palle d’oro San Nicola è rappresentato comunemente. Ma la sua stessa infanzia era stata costellata di prodigi: appena uscito dal primo bagno, fatto non appena uscito dal ventre materno, si mise a mani giunte, e ancora neonato rifiutò più di una volta il seno della balia mercoledì o venerdì. Recandosi, ormai adulto, a visitare i luoghi santi, sedò una tempesta che minacciava di far naufragare la nave, divenendo per questo patrono della navigazione, oltre che dei viaggiatori, protagonista di un culto vastissimo che lo vide soppiantare quello dei Dioscuri che proteggevano i naviganti prima di lui. Successivamente apparve a dei marinai colti da una tempesta al largo della Licia e li condusse salvi in porto. Ancora, fece resuscitare tre giovani che erano stati uccisi e fatti a pezzi. In gioventù aveva sofferto durante la persecuzione dell’epoca di Diocleziano (meglio sarebbe dire di Galerio) e era stato anche incarcerato. Così più tardi apparve in sogno a Costantino per evitare che tre uomini fossero ingiustamente condannati a morte. Secondo una tradizione avrebbe partecipato al Concilio di Nicea, dove avrebbe persino aggredito Ario. Canonizzato, divenne uno dei santi più popolari della Chiesa, sia greca, sia latina, oltre che Patrono della Russia.

Già nel secolo successivo a quello della morte, all’epoca di Giustiniano, vi era una basilica dedicatagli a Costantinopoli, ma il suo culto fu particolarmente fiorente nei paesi di lingua tedesca, prima che la Riforma lo facesse cadere, come suo costume, alquanto in oblio. Esso fu introdotto in Europa da Teofania di Costantinopoli, la principessa bizantina moglie di Ottone II, il coraggioso, benché sfortunato, Imperatore avversario degli arabi che dalla Sicilia passavano in Italia, morto a soli 28 anni nel 928. Ella fu profondamente devota a San Nicola e ovunque diede un grande impulso al suo culto, così che oggi esso è tuttora vivissimo nei paesi germanici.

Lo è d’altronde anche a Bari, di cui è patrono, dove 61 marinai baresi recarono le reliquie del suo corpo il 9 maggio 1087, dopo averle trafugate dalla città di Mira che nel frattempo era caduta in mano ai Saraceni. Qui, nella cripta della Chiesa votiva che fu consacrata alla presenza di Urbano II e di numerosi vescovi, molti dei quali tedeschi, dalle sue ossa trasuda la manna di San Nicola, un liquido oleoso e profumato dai poteri prodigiosi.

I suoi patronati sono molto numerosi ed egli accorda la sua protezione in particolare ai banchieri e a chi presta danaro, ai prigionieri e a chi è stato giudicato ingiustamente, alle spose così come alle ragazze nubili, ai profumieri, ai pellegrini, ai pescatori, a chi lavora nei porti e agli stivatori, ai birrai e ai bottai, ai lustrascarpe e ai poeti. Infine, oltre che di Bari, e della Puglia, di Sassari e della Russia, oltre che di Mosca, è patrono della Grecia, della Sicilia, della Lorena e di Friburgo.



La tradizione lo raffigura come un vecchio dall’aspetto benefico con lunghi capelli e una gran barba bianca, vestito di rosso e con un cappuccio dello stesso colore. Suo compagno è un asino carico di doni. Sono così più che evidenti le somiglianze col Babbo Natale che ben conosciamo, le quali aumentano se si ricorda che, nel giorno della sua festa, il 6 dicembre, i bambini di cui egli è patrono, erano soliti, in Olanda e in Germania come in Padania, ricevere i doni che San Nicola portava loro nottetempo. Ma il 6 dicembre è un giorno consacrato per le tradizioni germaniche a Odino, che a San Nicola sembra aver trasmesso alcuni particolari dell’aspetto: dalla barba, all’aggirarsi durante le notti più lunghe dell’anno, recando doni senza perdere tuttavia un certo aspetto di inquietante pericolosità.

Ma le fiabe europee che velano le nostre più antiche tradizioni parlano anche di una stirpe di orchi che hanno infine adottato una tunica e dei cosciali rossi. Ambigui come tutte le creature fatate, recano oggi nella gerla, che sempre hanno portato con sé, giocattoli che sanno fabbricare ingegnosamente, per donarli ai bambini. Li consegnano naturalmente di notte, e possono solcare il cielo a cavallo di asini o renne. Particolare, quest’ultimo, che sembra alludere al carro di Thor trainato da due caproni.

In Inghilterra, ad esempio, si è mantenuta la memoria di una categoria di folletti molto dispettosi e addirittura temibili, i quali sono dediti soprattutto a spaventare i bambini, anche se il terrore che incutono loro è volto a farli piuttosto fuggire un pericolo che a insidiarli, perpetuando l’aspetto sfuggente di queste creature che, mutevoli e ambigue, sembrano quasi non essere in possesso di un’indole definita. Essi sono in realtà della stessa famiglia di una sorta di orchi rabboniti che vivono anche nell’Europa alpina, in Baviera e in Tirolo come in Padania. Sicuramente anch’essi hanno contribuito a dare il volto, insieme con San Nicola, alla figura di Babbo Natale. Una creatura il cui vero volto è forse proprio quello nascosto dall’oscurità del cappuccio del mantello di Wotan, dal quale fiammeggia la luce terribile del suo unico occhio. La figura del munifico vecchio che solca il cielo notturno quando il sole sembra essere inghiottito per sempre dall’oscurità, vestito di rosso come i nastri delle ghirlande o delle palle che adornano gli abeti sempreverdi in luogo di quelle mele che erano per l’appunto simbolo del Sole, rosso come il cappuccio della bimba della fiaba germanica, che rappresenta proprio il Sole che scompare nell’oscurità del bosco per essere infine inghiottito da un lupo: ciò che alla fine dei tempi sarà compiuto dal lupo Fenrir. Fenrir sarà allora ucciso da Odino, il cacciatore che riporterà alla luce Cappuccetto Rosso. I popoli europei si sentono da sempre una milizia della luce del Sole, e vegliano pertanto nella notte del Solstizio per combattere nel proprio cuore l’oscurità. Per questo le nostre feste sono piene di simboli solari, per questo si accendono candele rosse e le luci adornano gli alberi della vita che non temono l’inverno e l’oscurità.Come tutto questo, anche Babbo Natale ha le sue radici più profonde nella tradizione europea, e non certo nello stucchevole e sdolcinato marchio pubblicitario di una dolciastra bibita americana, a proposito del quale si favoleggia da qualche tempo che sia il prototipo del ritratto di Babbo Natale. Il quale solca il cielo delle nostre notti da tempo immemorabile, in quel cielo dove affondano profondamente le radici dell’abete che addobbiamo di luce. E le radici profonde non gelano, nemmeno nei giorni dell’inverno più rigido.

Note: Articolo scritto da Alessadro di Bologna -Libero-
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Re: SAN NICOLA E BABBO NATALE (Punti: 1)
da hex74 09 Dic 2008 - 13:20
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UAO!!!Un ariticolo ricco di notizie,che dire..
Grazie ottimo

Re: SAN NICOLA E BABBO NATALE (Punti: 1)
da fairymoon 12 Dic 2008 - 11:06
(Info utente | Invia il messaggio)
che articolo stupendo, grazie!






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