Ynis Afallach Tuath

Nehalennia

Articoli / Avalon
Inviato da Argante 14 Ago 2008 - 16:23

Nehalennia è per noi Popolo di Avalon una Dea quantomeno interessante.
Non è certamente una delle più conosciute divinità celtiche, ma forse una delle più affascinanti.
Non sappiamo molto della sua origine, non sappiamo nemmeno se sia di nascita celtica o germanica, ma sicuramente veniva onorata dai celti, anzi, essa ebbe una popolarità notevole.
La sua iconografia è densa di simbolismi legati proprio ad Avalon e al percorso che conduce all’Isola dei Meli.

Questo breve articolo nasce dalle mie ricerche personali ma anche e soprattutto dallo scambio continuo che avviene all’interno del nostro gruppo di studio. Senza di esso molte riflessioni non avrebbero mai visto la luce.
Così, in queste righe, racchiuderò sia lo studio accademico , sia i pensieri di coloro che quotidianamente viaggiano con me alla ricerca dei Sentieri Antichi.

Iniziamo con l’analizzare ciò che il nome significa.
Diversi studiosi hanno tentato di spiegarlo, ma pare di assai difficile derivazione.
Molto probabilmente Nehalennia significa ‘Signora, dea, della nave ma anche "Timoniera, Guida". Ella era infatti una dea dei naviganti, di coloro che percorrevano le vie acquatiche e che a lei si affidavano per giungere a destinazione. Durante le tempeste immaginiamo i marinai e i capitani delle navi invocarla e chiedere la sua protezione.
Poi, al ritorno nei porti, venivano spese notevoli cifre per dedicarle altari e steli votive. Ovvero ciò che a noi è giunto attraverso i secoli.
Ecco perché questa Dea appare assai spesso raffigurata con un timone tra le mani o in piedi sulla prua di una nave.
Nel mondo celtico però il viaggio attraverso le acque è anche il viaggio simbolico dell’anima verso l’AltroMondo, verso Avalon, la Terra dei Meli.

Non a caso Nehalennia viene rappresentata quasi sempre in compagnia di un cane.
Il ruolo di guida e di psicopompo del cane è noto.
Nelle mitologie di molti paesi questa creatura è posta a guardia del Regno dei Morti
ed accompagna il Viandante in cerca di conoscenza.
Lo strettissimo rapporto tra la Dea e il cane viene desunto proprio dalle scene scolpite nella pietra che sono giunte sino a noi.
Il cane è solitamente benevolo, grande, e guarda sempre verso il viso della Dea, a volte perfino sfiorandola.




Ma non è tutto. Altro attributo di Nehalennia sono i frutti.
Compare in molti ritrovamenti con accanto, o tra le mani, dei cesti di frutta, molto presumibilmente mele.
Pare quasi che questa Dea sia colei che sorveglia il Viandante
intento a cercare la via verso Avalon, o il defunto che deve arrivare al Mondo dei Morti. Ruolo che condivide con il cane.
Fornisce guida e protezione al Viandante. Ed anche il modo: la mela.
Nella sua iconografia sono presenti tutti gli elementi necessari per farci desumere che Ella non fosse solo la Dea invocata da mercanti e marinai, bensì che il suo culto fosse sfaccettato e diverso. Siamo dinanzi ad una divinità assai complessa, il cui ruolo non può venir compreso senza affrontare prima ciò che
acqua,
cane e
mela, significano.

Del cane abbiamo già brevemente scritto. Ciò che possiamo aggiungere è il ruolo dell’acqua. Un elemento che affascinava profondamente i celti, i quali le riconoscevano proprietà magiche e curative.
L’acqua era simbolo di fertilità ma anche di distruzione, vita e morte allo stesso tempo. Ed era proprio attraversando le acque del lago, degli acquitrini, o del mare, che si giungeva in Avalon
o nelle Terre dei Morti, nella Tìr Na Nòg irlandese.
La terra delle Mele, della Conoscenza, dei Morti, dei Saggi.
L’acqua era il limite tra questo mondo e l’altro. Un limite presente anche al livello di tempo. Il limite tra i mondi era la notte di Samhain, la notte del non tempo,
quando i confini tra i mondi divengono sottili e le anime ritornano nelle case che abitarono in vita. Notte posta proprio nel periodo di raccolta delle Mele,
elementi ancora oggi presenti nei giochi legati a Halloween.

Ecco dunque la mela, il frutto del Sapere, il frutto della Dea.
Il frutto simbolo dell'inverno, della continuità dell'esistenza, l'unico frutto che sostenta durante il freddo, quando il resto muore. Con la mela si otteneva il sidro, ma non solo… i frutti del melo selvatico erano anche un prezioso ingrediente dell’idromele, la bevanda degli déi: liquidi inebrianti capaci di spalancare
le porte della percezione. Come forse i semi, che gli antichi sapevano prendere in dosi perfette, non abbastanza per morirne (poiché nella quantità di una tazza sono tossici) ma a sufficienza per favorire il viaggio dell'anima fra i mondi...

Come non scorgere dunque in questa Dea una patrona per tutti coloro che si avventurano sui sentieri dello spirito?
Viandanti pronti ad addentrarsi nel liquido reame della loro coscienza e del loro spirito pur di rintracciare la via per giungere ad Avalon.
Pur di intraprendere il Sentiero che porta alla sapienza.

Nehalennia è colei che Guida, è Colei che tiene tra le mani il Timone della Barca
che conduce l’anima verso l’isola Sacra per eccellenza.

Come non affidarsi a Nehalennia?
Colei che governa le acque e che ci dona la mela...

Fonti

‘Dizionario di Mitologia celtica’ di Miranda Green
Nemeton: Home of the Celtic Gods
Il Gruppo di Studio ‘Sentieri di Avalon’

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