Ynis Afallach Tuath

Analisi del racconto mitologico ‘Hanes Taliesin’:

Articoli / I Mabinogion e altri testi gallesi
Inviato da Argante 19 Feb 2009 - 08:49

le iniziazioni di Gwion Bach e del Viandante
secondo Il Cammino del Ramo d’Argento

- prima parte

La vicenda di Gwion è il percorso iniziatico che il Viandante compie per raggiungere la Conoscenza: i diversi animali nei quali si trasforma Gwion sono "gradini" che portano alla Consapevolezza, il prendersi cura del Calderone anche, e così pure il suo finale abbandono alle acque del fiume.
Il primo passo da compiere consiste nel comprendere chi siano i personaggi presenti nel racconto, o, per meglio dire, cosa rappresentino nella nostra psiche.


Chi sono Afaggdu, il bruttissimo figlio di Ceridwen, Creirwy, la splendida sorella di Afaggdu, e Gwion Bach?

Una volta che avremo chiarito questi punti, potremo proseguire con il resto del racconto, tenendo sempre a mente cosa raffigura il piccolo Gwion.
Ad una primissima riflessione viene da pensare che Afaggdu (1) l'oscuro, e la bellissima Creirwy, sua sorella, siano due facce della stessa medaglia: il lato cupo, quello che consideriamo mostruoso e che magari non vorremmo avere, e il lato bello, luminoso, più piacevole, quello ‘sano’ ed armonico del nostro Essere.
Gwion Bach, invece, che non è direttamente figlio di Ceridwen, non ha in sé la saggezza innata di Creirwy e nemmeno gli sarà donata dal distillato del Calderone: egli rappresenta il Viandante desideroso di apprendere le Antiche Vie, colui che consciamente si appresta a modificare la propria Essenza, a distillarla per condurla all’armonia e alla comprensione. Ma tale grande saggezza ed illuminazione non arriveranno se non con impegno costante e profondo, e passando attraverso innumerevoli prove.


Llyn Tegid, o Bala Lake, dove si narra avvengano le avventure di Gwion Bach

Nella versione originale le tre gocce di infuso in principio destinate ad Afaggdu, in un momento ben preciso in cui la pozione è pronta, schizzano fuori dal calderone e bruciano Gwion su di un dito.
Egli, ustionato, porta istintivamente il dito alla bocca per lenire il dolore e così, inconsapevolmente (ma forse non casualmente...) acquista tutta la Saggezza di ciò che è stato, che è e che sarà.
Così Gwion altri non rappresenta che noi Viandanti alla ricerca della conoscenza, e per far questo chiediamo alla Dea Ceridwen di istruirci, di insegnarci i suoi misteri: Lei ci mette al lavoro, a rimestare il Calderone per un periodo di tempo a dir poco emblematico (un anno e un giorno).
E che fatica rimestare il Calderone... mentre giriamo siamo obbligate a guardare dentro di esso e a vedere noi stesse, a scrutare dentro di noi, dentro il fondo che non riusciamo a vedere a meno di non attuare quel processo di Discesa che porterà grande sconvolgimento nelle nostre anime...
Ma se saremo pazienti, se persevereremo, alla fine del ciclo ne riemergeremo rinate, così come Gwion diviene Taliesin dopo essere passato nelle acque del grembo di Ceridwen.

La pozione era dunque in origine destinata ad Afaggdu, nome che significa ‘oscurità totale’. Egli rappresenta questa nostra oscurità interiore, nella quale dobbiamo scendere per operare la trasformazione, scrollarci di dosso la 'bruttezza', la materia grezza, per affinarla e affinare la nostra anima. Creirwy rappresenta il lavoro che è già stato fatto dopo le Discese precedenti, quella parte di noi stesse che risplende perché già siamo riuscite a mutare qualcosa per avvicinarla all'essenza divina, o, semplicemente, quella parte di noi già in Armonia con la Creazione.

Ci aspettano innumerevoli trasformazioni all'interno di una vita e in più vite, in un ciclo solo ed in molti cicli se vogliamo crescere ed accedere alla conoscenza: così Gwion e Ceridwen mutano forma più volte, e alla fine ad attendere il Viandante c'è sempre la discesa più grande, quella nel ventre stesso della Dea, forse la più difficile, quella che trasforma definitivamente, la vera rinascita perché sancisce l’ essere Figli della Dea. Ecco quindi Gwion venir inghiottito da Ceridwen e rinascere come Taliesin (che significa fronte splendente - l'apertura del terzo occhio per altre tradizioni, il raggiungimento della conoscenza, la padronanza dei misteri) dal suo ventre per poi venir di nuovo abbandonato nelle acque di un fiume. Ma tutto ciò è in la da venire…

Lo Hanes Taliesin è un racconto che parla di iniziazione. La RINASCITA è il suo tema centrale.
Per secoli venne narrato SOLO a coloro che iniziavano un Cammino. Poi, con l'andare del tempo, le tradizioni religiose e misteriche andarono svanendo, lasciando posto solo ad un bel racconto per cantori. Ma questo è un racconto riservato a coloro che scelgono un Cammino. A coloro che lo scelgono consciamente. Gwion poteva rifiutare di accudire il Calderone.
Ecco, oltre il mito, cosa dovremmo leggervi:
un ragazzo che consciamente decide di attendere ad un compito che costituisce la prima prova del suo cammino.
Se accetterà questo lungo e noioso lavoro, avrà accanto un vecchio cieco. E, alla fine, dopo aver appreso la pazienza e la capacità di vedere oltre, verrà unto dalle gocce sacre del sapere.
Di qui le sue trasformazioni, delle quali parleremo oltre.
Ma mentre attende le 3 gocce?
Eccolo scendere nel Calderone, per conoscere la sua ombra e la sua luce: le sue ferite, le sue paure, i suoi difetti...
Dovremmo pensare di essere innanzi a quel Calderone. Tutto il lavoro che compiamo, lo compiamo per distillare le 3 gocce. Alla fine il calderone si spezzerà, e tutto il resto che conteneva era veleno, solo veleno. Ciclo dopo ciclo lasciamo nel Calderone il veleno che ammorba le nostre vite: ferite, dolori, ingiustizie, paure, crudeltà, invidie... Tutto ciò che ci fa stare inevitabilmente male.
Fino a quando non riusciremo a distillare quella pozione non potremo accedere ai mondi superiori.

Dopo aver lavorato per tutto il ciclo si scotta (sul fatto che la conoscenza o l'acquisizione di essa porti dolore ci sono diversi altri esempi mitologici) ma attraverso le tre (numero magico) gocce riceve la conoscenza e attraverso la conoscenza il cercatore ottiene di ricongiungersi alla sua essenza divina, all'essenza stessa della Dea.
E' in tutto e per tutto un percorso iniziatico, si scende per poter ri - ascendere dopo aver penetrato, almeno in parte, poco a poco, i misteri della conoscenza. Ci sono delle prove difficili e gravose al termine delle quali si viene premiati, c'è qualcosa in noi che muore per far spazio al nuovo, un po’ come fa Madre Natura, il seme di grano muore nella terra ma mentre muore germoglia, cambia stato, e rinasce come piantina. Così come anche il Calderone, dopo che Gwion ne ha
tratto l'Essenza (dopo che noi abbiamo imparato la lezione), si rompe, come un guscio vuoto che non serve più a nulla, come l'oscurità che non ci può più imprigionare dopo che siamo finalmente rinate, e trasformate, dal Calderone.
Se pensiamo infatti che Afaggdu è l'oscurità, l'ombra (o quello che nel ciclo possiamo intendere come un ramo da potare), allora dire che la pozione era "per Afaggdu" significa dire che la pozione serve a Gwion per affrontare la sua ombra, il suo Afaggdu, quella parte di lui che deve trasformarsi, morire e rinascere nel ventre della Dea.


Il Calderone

Nel racconto, a che cosa corrispondere questo scendere di Gwion? C'è un'azione, un movimento che compie che ci rammenta questa "discesa nella grotta"?

Ebbene, Gwion scende nella grotta proprio quando affianca il cieco Morda (o Dallmor Dallme come a volte viene chiamato) nella cura del Calderone: uno cura il contenuto , l'altro il fuoco. Il cieco insegna la pazienza, la volontà di andare oltre, insegna a usare ciò che possediamo ed è sopito e non utilizzato. Spinge Gwion ad analizzare le proprie qualità, a rafforzare il suo intento: un anno e un giorno lì a rimestare sono molto tempo per pensare e per capire se la scintilla dello scopo è debole o no… e se si ha fretta non si ottiene nulla.
Il cieco che alimenta il fuoco del calderone vuol dire qualcosa di più di quello che a prima vista appare. L'indovino cieco nella mitologia è un intermediario tra l'uomo e la divinità, l'essere cieco significa che non vede con gli occhi del corpo ma con un'altro tipo di vista che è quella che gli permette di accedere al mondo dell'aldilà, inteso non solo come mondo dei morti, ma proprio come altro livello di conoscenza e coscienza.
Insegna che non basta applicarsi per imparare, ma occorre anche il fuoco dell'intuizione che aiuta ciò che bolle nel calderone a distillarsi, e soprattutto, che occorre andare oltre la vista fisica, saper rinunciare ad una vista del "reale" per vedere (platonicamente) il "mondo delle idee", cioè, passare ad un livello di vista/conoscenza superiore. Il buio porta la conoscenza.
La figura del cieco ricorda molto i rituali bardici, utilizzati per trovare l'ispirazione per la composizione. La poesia bardica era sacra. Le Dea alla quale i bardi si dedicavano era Ceridwen e il suo Calderone aveva grande importanza nella formazione del bardo.
Si dice che essi si sottoponessero a rituali di deprivazione sensoriale per ricercare l'ispirazione.
Ebbene quest'uomo cieco alimenta il fuoco, cioè in qualche modo, sostiene e favorisce lo sforzo che Gwion compie mescolando per oltre un anno la pozione e guardando nel calderone, conoscendo quindi sé stesso.

Il termine "Morda" in gallese ha la radice 'môr'che significa "mare", quindi anche l'aiutante cieco Morda, forse ha la funzione di aiutare Gwion a superare un confine, a superare le acque della Madre, infatti quale miglior confine del mare?...
Il mare e l’acqua sono sicuramente elementi riconducibili ai profondi concetti di nascita e morte.
Ognuno di noi si sviluppa e nasce dall’acqua, ed anche simbolicamente le iniziazioni spesso coinvolgono l’uso rituale di acqua, pensiamo al battesimo cristiano, ma, molto più semplicemente, a Gwion stesso che, in ultimo, viene gettato nel fiume.
Mare e morte hanno poi la radice simile (alcuni linguisti sostengono che la radice etimologica sia addirittura la stessa) e difatti l'acqua è l'elemento dell'Ovest che a sua volta è simbolo della morte (il sole tramonta a ovest, i cimiteri nell'antichità erano posizionati ad ovest del centro abitato, e così via). Il confine non è più solo meramente geografico, ma è un confine simbolico, trascendentale, la soglia di un altro mondo.

Gwion passa questo confine 3 volte, con il calderone, con il ciclo delle metamorfosi animali e con l'abbandono nel fiume. E solo dopo l'ultima nascita riceve il suo nome: Taliesin.
Tornando al significato del nome del cieco Morda, non possiamo affermare che veramente si volesse collegarlo a tale idea di confine, ma sicuramente la radice del nome è collegata a 'mare' e quindi indica come egli sovraintenda ad un passaggio...
Aggiungerei poi che il confine supremo è proprio legato al mare: la Nona Onda delle leggende celtiche. Ancora la morte, ancora il mare.... il confine tra questo mondo e l'altro mondo. Quindi Morda potrebbe tranquillamente venir considerato un guardiano che viene dall'altro mondo.
Oltre a ciò udito, vista e parola sono tre cose che permettono di mettersi in relazione con l'esterno … Morda non vede e Gwion, come vedremo in seguito, richiama al gesto del silenzio (non parlo). E’ quindi assodata a questo punto la necessità di isolamento per poter comprendere i misteri del Calderone e delle Metaforfosi….

Ma ritorniamo al mito.

Quando Gwion scende l'oscurità per la prima volta?
Quale è la prima iniziazione di Gwion,o, in generale, del Viandante?


La prima discesa è nel Calderone. Mescolare la pozione nel calderone crea una spirale che gli permette di scendere in basso, sempre più in basso. E intorno alla spirale ci sono i fumi, i vapori, le nebbie...
QUESTA E’ LA PRIMA INIZIAZIONE DI GWION.
Ha passato la prima prova, è nato dal Calderone che si ora si spezza. In quelle 3 gocce non vi sono solo bellezza e bontà, vi è infuso il sapere, il potere sulle ombre e sulle luci. Quindi non un concentrato di amore e luce, ma un concentrato di perfetto equilibrio.
Quando si vive il Ciclo di Guarigione si deve apprendere questa DISCESA a spirale... All'inizio si deve imparare a scendere, imparare a vedere nel buio.
Questa è la prima tappa del Cammino....
Imparare con la meditazione a scendere in se stessi... Il buio si intende qui per discesa in sé stessi...

Gwion si scotta.
Sembra che nei miti ricorra il fatto di scottarsi accidentalmente e divenire sapienti. Perchè?
Questo ‘tema’ fa riflettere su come l'iniziazione sia una cosa ricercata ma anche non del tutto dipendente dalla nostra volontà conscia. Arriva. Quando meno ce lo aspettiamo, molto spesso
quando non ci sentiamo pronti. E ci spinge avanti, non si può più tornare nell'ignoranza, nell'incoscienza, ci forza alla trasformazione.

Quando il calderone si spezza, si spezza perché ha esaurito la sua funzione, ora l'iniziazione tramite esso è arrivata, devono arrivare le successive trasformazioni, attraverso vie diverse. Il calderone è la prima, è la distillazione, è il lavoro di alchimia su sé stessi, sulla propria anima, per poter poi accedere ai gradini successivi. La sua Rottura, che segue l'avvenuta distillazione e assunzione della pozione, rappresenta l'eco della rottura dell'Io, di ciò che si era prima di Conoscere il Divino interiore.

Dalla lettura di questo mito emerge non solo l’importanza della Stazione della Discesa, ma anche il ruolo fondamentale della Stazione dell’Integrazione: la stazione senza la quale tutte le altre non avrebbero significato né senso,
Così assumere le gocce di sapienza, di Awen, non è che la tappa finale della prima iniziazione, quella che ci prepara ad affrontare il più lungo e complesso percorso delle trasformazioni (lepre - pesce - uccello - chicco).
Integrare in sé le tre gocce è l'atto finale del lungo periodo che si vive passando attraverso la discesa e il confronto e la rimersione e risoluzione.
Questo integrare è però ANCHE presente embrionalmente in ogni altra stazione, non potrebbe che essere così. Si integra la discesa, si integra in confronto e così via... Fino a quando, un giorno, non sappiamo quando, INTEGREREMO definitivamente questa prima parte di percorso, per poi andare oltre ed affrontare... la lepre e il segugio...
Integrare le proprie ferite significa rimarginarle e la cicatrice che rimane non può che essere un ricordo indelebile del trauma sorpassato, e di quanto questo passaggio ci abbia fortificato.

Gwion si porta il dito alle labbra. Questo gesto NON è casuale.
Nella tradizione anche questo particolare ha un significato importante. Le goccioline potevano scottargli le labbra direttamente, o raggiungerlo in altro modo... ma Gwion si porta il dito alle labbra...


Il Silenzio dei Misteri

Qual è il significato di questo gesto?

In verità il significato che la tradizione avaloniana attribuisce a questo gesto è il silenzio .
Un silenzio che parla di Misteri....

Qui non si vuol intendere che si debba mantenere il segreto su ciò che si fa o si dice o si capisce seguendo questo percorso iniziatico: bensì significa, in primis, che il 'Mistero' non può venir svelato a parole.
Non si tratta di una scelta da accettare o meno, ma di un mero dato di fatto.
Quando il 'Mistero' celato nella prima iniziazione di Gwion viene compreso, assorbendo le gocce di Awen, egli potrebbe anche parlarne al mondo intero, ma non verrebbe compreso.
Il silenzio sui Misteri assume dunque una nuova dimensione: è obbligatorio solo perchè... non vi è altra scelta. Fino a quando non lo si vive non lo si può comprendere e, una volta compreso, spesso è un chè di sfuggevole, di inafferrabile, di... inesprimibile a parole....
Il Mistero vive nel silenzio, non può venir espresso....

Alcuni misteri, credo, immagino, i più profondi, non sono esprimibili. Parlano il linguaggio dell'anima, delle Armonie e non si può tradurli in verbo. Svaniscono, perdono di spessore, come nebbia... Ciò che pareva immenso nella mente, e perfettamente legato al Wyrd, ciò che nel pensiero era una chiave di volta perfetta ed antichissima, se portata nel mondo per essere condivisa... perde di consistenza, poiché NON si riesce a tradurlo in concetti verbali.
Il gesto del silenzio segna l'inizio di una nuova trasformazione.

Si parla molto del mantenere il 'segreto'... ma ci si dovrebbe domandare se, per quanto fino ad un certo punto ciò possa essere materialmente utile (a seconda della situazione che si vive), questa necessità non celi il ben più semplice motivo: ovvero la non esprimibilità del Mistero stesso.

Gwion è ora pronto per affrontare la sua seconda iniziazione. Il Calderone è spezzato, l’Awen assunto, Ceridwen è furiosa. Percuote Morda fino a fargli uscire un occhio dall’orbita e inizia a perseguitare Gwion. Egli si trasforma in lepre e fugge. Ceridwen diviene segugio e gli dà la caccia.

Perché lepre e segugio? Cosa significano questi due animali?

fine prima parte, continua

(1) Nella versione dell’ Hanes Taliesin presente nel Penniard 111, il figlio mostruoso di Ceridwen viene chiamato Morfran vab Tagid, ma si specifica che, considerata la sua bruttezza, tutti presero a chiamarlo Y Vagddu. Da ciò possiamo dedurre che probabilmente in origine il nome corretto fosse proprio Morfran e Afagddu fosse solo un epiteto. In seguito ciò diede adito all’ipotesi che Ceridwen avesse due figli distinti: Afagddu e Morfran.

TESTO REDATTO DA: Argante, sulla base degli studio compiuti nel gruppo Sentieri di Avalon. Ynis Afallach Tuath. Ogni riproduzione, sia integrale che parziale è vietata senza il permesso dell'autrice. Materiale protetto da copyright.


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