Ynis Afallach Tuath

Il Falcetto dei druidi

Articoli / Celti
Inviato da Argante 01 Ago 2009 - 17:15

Il falcetto del druido è una realtà storica. Ce ne parla Plinio nella Naturalis Historia (XVI, 95: 249 - 251), quando racconta di un particolare rituale.

Ovvero, il sesto giorno del mese lunare, abbigliato di bianco, il druido saliva sulla quercia e tagliava con un falcetto d'oro il vischio, che poi veniva riposto in un drappo anch'esso bianco. Il vischio era considerato una specie di panacea, una pianta capace di curare tutti i mali, tra i quali anche l'infertilità. In questo rito una coppia di tori bianchi veniva poi sacrificata. Ciò che dobbiamo notare è la presenza del bianco: l'abito del druido, le bacche di vischio, il drappo e i tori. E' chiaramente un rituale legato alla luna, alla fertilità e alla guarigione. Lo stesso falcetto richiama la falce di luna. Possiamo ipotizzare due cose: innanzitutto che il falcetto non fosse d'oro ma solo di bronzo dorato, questo perchè l'oro è troppo morbido per poter tagliare qualcosa... La seconda ipotesi è che tutti questi elementi siano profondamente legati ad un solo rito: ovvero il taglio del vischio
(per ulteriori info vedi il mio articolo sul re sacro).

Ma guardiamo la versione originale di Plinio:

249 Non est omittenda in hac re et Galliarum admiratio.
nihil habent Druidae — ita suos appellant magos —
visco et arbore, in qua gignatur, si modo sit robur, sacratius.
iam per se roborum eligunt lucos nec ulla sacra sine earum
fronde conficiunt, ut inde appellati quoque interpretatione
Graeca possint Druidae videri. enimvero quidquid adgnascatur
illis e caelo missum putant signumque esse electae ab ipso deo arboris.

250 est autem id rarum admodum inventu et repertum magna
religione petitur et ante omnia sexta luna, quae principia mensum
annorumque his facit et saeculi post tricesimum annum, quia iam
virium abunde habeat nec sit sui dimidia. omnia sanantem appellant
suo vocabulo. sacrificio epulisque rite sub arbore conparatis duos
admovent candidi coloris tauros, quorum cornua tum primum vinciantur.

251 sacerdos candida veste cultus arborem scandit, falce aurea
demetit, candido id excipitur sago. tum deinde victimas immolant
praecantes, suum donum deus prosperum faciat iis quibus dederit.
fecunditatem eo poto dari cuicumque animalium sterili arbitrantur,
contra venena esse omnia remedio. tanta gentium in rebus frivolis
plerumque religio est.


Se il falcetto venisse usato per altri riti o no NON ci è dato di saperlo. Pare logico pensare di no. Perchè? Perchè pare proprio più ovvio pensarlo collegato ad un rito sacro, pare più logico immaginarlo come uno strumento sacro, da utilizzare solo in determinati momenti particolarmente importanti. La sacralità del vischio è attestata anche da ritrovamenti archeologici, quale ad esempio l'uomo di Lindow (Età del Ferro). Nel suo stomaco vennero ritrovati frammenti del suo ultimo pasto, e contenevano proprio vischio. Quest'uomo venne sacrificato, o comunque ucciso. La presenza del vischio ci fa pensare ad un sacrificio rituale.

Il sacrificio di due tori ci fa comprendere anche come questa raccolta di vischio fosse un evento di grande e profonda importanza. Per la raccolta delle erbe è forse più logico supporre un semplice coltellino. Da scavi archeologici, sappiamo però che i celti conoscevano anche le forbici... o, per altre piante, l'uso delle mani era certamente più adatto... Insomma, riconosciamo ai cari druidi un po' di sana praticità... non per tutto è meglio il mitico falcetto…

Ai posteri l'ardua sentenza!


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