Ynis Afallach Tuath

L'Awen

Articoli / Avalon
Inviato da Euphorbia 23 Gen 2010 - 10:07

Cos'è l'Awen? I tre fondamenti dell’Awen sono:
comprendere la verità
amare la verità
mantenere la verità


L'Awen è una parola gallese che può essere tradotta come “ispirazione poetica” e colui che è ispirato, come lo possono essere un poeta o un veggente, viene chiamato Awenydd. La parola trova derivazione nella radice indoeuropea -uel che significa “soffiare” e che in gallese può anche essere interpretata come “brezza”. Anche Graves, nella Dea Bianca, fa riferimento all'ispirazione, che si trova ascoltando le parole del Vento, messaggero della Dea Cardea. Esiste un significato simile ad “Awen” nella parola irlandese Ai, che deriva dalla stessa antica radice e può, anch'essa, essere tradotta come “ispirazione poetica”.

Possiamo trovare i primi riferimenti scritti alla parola Awen nell'Historia Brittonum, un testo latino la cui composizione, datata tra l'826 e l'830 d.C., è tradizionalmente attribuita al monaco gallese Nennio di Bangor e che riassume la Storia dei Britanni, basandosi su precedenti scritti di un altro monaco gallese, Gildas (494-570 d.C.).

L'Awen a cui spesso si riferiscono i bardi, che è in un certo senso l'energia, l'impulso primario che sta dietro ad una poesia, riguarda proprio l'origine dell'alfabeto, del suo rapporto con gli alberi e il nome segreto degli Dei.
Secondo la tradizione celtica, infatti, la scrittura fu inventata da Einigid, il gigante, figlio di Alser, allo scopo di poter registrare i contratti, ma le prime tre lettere furono create da Menw il Vecchio, osservando la luce di tre raggi di sole scendere dal cielo. Infatti, l’Awen rappresenta le lettere OIU, da cui poi si ottengono tutte le altre; la “O” si riferisce al perfetto cerchio di Gwynvyd, la “I” al mondo mortale, l’Abred e la “U” al calderone dell’Annwn, l'Altromondo celtico. Sempre secondo la tradizione, il primo alfabeto fu inciso sulla corteccia di un albero e venne chiamato Coel Bren.

Il segno conosciuto come “Awen” , perciò, è il modo in cui l'Universo chiama il divino dentro di sé e le sue tre lettere, OIU, rappresentano la triplicità del divino come Terra, Mare e Aria; Corpo, Mente e Spirito; Amore, Saggezza e Verità.
La triplicità, quindi, investe la venerazione per la natura, gli antenati e gli dei, così come il legame tra testa, cuore e anima, o lo sviluppo temporale, passato, presente e futuro, oppure ancora lo sviluppo umano, cultura, scienza, sentimenti.
La triplicità, infine, rappresenta l'energia e l'Awen è un flusso di energia vitale che procede verso il sole e racchiude in sé il significato del numero tre. I punti che ne formano l'immagine simbolica corrispondono alle posizioni del sole (sole nascente al solstizio d'inverno [se], equinozi [e], solstizio d'estate [ne]) e i raggi, che da essi si dipartono, invadono l'uomo e la sua vita fornendogli ispirazione. Il sole, portatore di luce, rappresenta la conoscenza e l'uomo può raggiungerlo attraverso i suoi raggi: da essi ottiene l'energia del conoscere.

Per gli antichi bardi, quindi, l'Awen non era solo la combinazione di tre suoni, ma rappresentava l’Ispirazione, l’Anima stessa e nessuno era in grado di pronunciare quelle lettere correttamente, senza aver ricevuto prima l'Awen dagli Dei.

"Ispirazione" deriva da "Inspirare", che significa trarre un profondo respiro, e se l'Aria che si attinge per respirare è Luminosa e Divina ciò che quel Respiro può donarci è qualcosa di estatico. L'Awen è ciò che viene distillato nel Calderone della Sapienza, dalla Dea Ceredwen e dai suoi allievi. E se il Calderone può anche essere inteso come ventre femminile, allora l'Awen potrebbe riferirsi a quel magico Fuoco profondo che si dice vegliassero dentro di sé le antiche Sacerdotesse, e che le portava a stati di profonda ispirazione e conoscenza estatica, ad un Amore infinito e all'identificazione con la Grande Madre divina.

Robert Ambelain , ne Les traditions celtiques, definisce l'Awen come "Il Superetere dei metafisici, l'essenza nella quale fluttuano gli Universi, l'Iperspazio, il primo aspetto dell'Essenza Divina". I Druidi insegnavano che esisteva un essere Assoluto contenente in Sè tutte le energie conosciute, che governava tutta la creazione e deteneva tutti i poteri divini. Questi poteri potevano anche essere contenuti nella parola Awen, simile per significato alla parola Mana (Polinesia), Manitù (Algonchini), Wakanda (Lakota sioux),Orenda (Irochesi). Lo stesso concetto viene chiamato Brahaman in India e Tao in Cina. E' il Grande Potere senza forma che prende spesso il nome di Magia nella tradizione esoterica occidentale e che ci aiuta ad accostarci al Grande Mistero dell'esistenza. In questo modo tutto ciò che esiste viene collegato e la visione globale ne risulta arricchita e fluida. Non esistono separazioni e la forma individuale che ognuno riveste è solo transitoria. Questo concetto collega la spiritualità celtica a quella indoeuropea che considera il Prana, l'energia indifferenziata, il grande collegamento tra tutto ciò che è creato e che deve tornare al Creatore. L'Awen alle volte viene anche inteso come quella forma di Intuizione Divina che anima l'essere umano quando entra nella sua parte più elevata tramite un atto di abbandono che non deve essere inteso come la Fede cieca del cattolicesimo, bensì come un atto voluto e in qualche modo cercato dal cammino di crescita che ognuno è chiamato a compiere.

Quindi l'Awen è l'Ispirazione, ma non possiamo pensare di fermarci solo qui. L'Awen è lo spirito divino che permette all'Essere Umano di pronunciare le parole e il silenzio, con potere. E' l'ispirazione che permette al pensiero di tradursi in parola, e che permette al poeta di pronunciare la parola rivestendola di potere. Collega il silenzio della parola scritta al suono della parola parlata, pronunciata, sussurrata o cantata. E' il ponte che porta nel concreto ciò che è 'sottile'. Leggere dei meravigliosi versi può affascinare, leggerli con una musica di sottofondo adatta spesso commuove, sentirli pronunciare da colui che ne percepisce l'anima può suscitare momenti di profonda comprensione. Comprendere l'anima delle parole, o meglio, l'anima dell'universo ed infonderla nelle parole e saper poi cantare queste parole, è un atto possibile solo a chi accoglie in sé l'Awen.
Dovremmo imparare ad identificarlo come una ricerca dello Spirito stesso che tutto comprende, è il raggiungimento di quell'energia divina che a volte percepiamo e a volte ci sembra irraggiungibile; rappresenta l'essenza di tutte le cose.
E' la nostra capacità di percepire quello che sta al di là dei sensi che normalmente utilizziamo.
John Matthews ne “Sciamanesimo celtico” dice:
"Il sentiero del poeta che segue i sensi del gusto e dell'odorato del Mondo ultraterreno per catturare l'immagine più adatta, la metafora e la parola nella quale racchiudere l'ispirazione che scorre lungo questo sentiero".

L'Awen può appartenere a tutti, ma solo pochi ne hanno consapevolezza e solo alcuni sono in gradi di utilizzarlo e di renderlo unico. Il suo raggiungimento, però non è così semplice come si potrebbe sperare. Gli stessi bardi facevano ricorso a diverse tecniche per raggiungere l'Awen e si sottoponevano a una rigorosa disciplina, proprio perché anche a loro niente veniva regalato.
Una di queste tecniche consisteva nello sperimentare una sorta di “vuoto sensoriale”. Rimanevano in un luogo completamente buio fino a non sentire più il pavimento sotto di essi né rumori dall'esterno, entrando così in contatto con la propria anima.

Come i bardi, gli stessi eroi, che costellano la mitologia e la letteratura, celtica erano costretti a superare degli ostacoli per poter ottenere l'Ispirazione. Così Gwion Bach deve affrontare Ceredwen e le sue prove prima di potersi trasformare nel luminoso Taliesin, così Llew Llaw Gyffes deve superare i 3 geasa di Arianrhod e così per molti altri, come, ad esempio, per il dio irlandese Lugh.
Il nome Lugh significa "lucentezza, illuminazione", oltre che alla stagione del raccolto Lugh è connesso anche a tutte le capacità della mente umana, forgia l'energia pura necessaria per lo sforzo creativo che proviene da Brigit, ed è esperto in tutte le arti. La leggenda narra che Lugh naque dall'unione di Cian, figlio di Diancècht, della stirpe dei Tuatha Dé Danann e Eithne, figlia di Balor, re della stirpe dei Fomori. Per i Celti, i Fomori rappresentavano le oscure forze del caos e i Tuatha Dé Danann la saggezza.
Appena nato, Lugh venne nascosto al nonno Balor, per il quale rappresentava una minaccia, ed ospitato da Manannàn Mac Lir, custode delle profondità marine, che insegnò al bambino l'arte della poesia.
Una volta cresciuto, Lugh decise di reclamare il suo posto tra i Tuatha Dé Danann, proprio mentre Balor radunava un grande esercito per invadere l'Irlanda. I Tuatha Dé Danann, riuniti a Tara per festeggiare il ritorno del loro re Nuada, consci del pericolo imminente, ordinarono al Guardiano della fortezza di non far entrare nessuno che non fosse eccellente in almeno un'arte.
Lugh si presentò alle porte di Tara chiedendo di entrare e alla domanda del Guardiano rispose che l'arte che meglio dominava era il falegname; ma vi era già un altro falegname.
Lugh non si arrese e provò con il fabbro, ma l'esito fu uguale; il giochino andò avanti e Lugh enunciò di essere un uomo forte, un arpista, un poeta, un eroe, un mago, un dottore, uno studioso di storia, un coppiere e un maniscalco, ma tutte queste figure erano già presenti a Tara. Alla fine chiese se vi fosse a Tara qualcuno che possedesse tutte queste qualità assieme e, dato che non era presente nessuno che le possedeva contemporaneamente, i Tuatha Dé Danann decisero di sottoporre Lugh a tre prove, una per ogni manifestazione dell'Awen. Skiant, che rappresenta la conoscenza e la saggezza, Nertz, la forza e il potere, ed infine Karantez, l'amore e la produttività, manifestazioni che si esprimono nella società, sia umana che divina, come druidi, guerrieri e artigiani. Come prima dimostrazione giocò a fidchell, una sorta di gioco degli scacchi il cui nome significa "la saggezza del legno", in cui sconfisse lo stesso Nuada, superando così la prova relativa a Skiant/saggezza.
Successivamente dovette affrontare Ogma, il campione dei Tuatha, il quale scagliò una grossa pietra al di fuori della fortezza, ma Lugh la riprese rimettendola apposto, così vinse anche la prova relativa a Nertz/forza. Per ultimo, per Karantez, si cimentò nell'arte dell'arpista, suonando tutte e tre le arie della tradizione bardica; sonno, tristezza e gioia, riuscendo il primo giorno a far addormentare tutti i presenti, il secondo a farli piangere ed il terzo a farli ridere gaiamente. Superando così le tre prove dimostrò che egli era contemporaneamente un druido, un guerriero ed un bardo.

A questo punto sono molte le domande che ci potremmo porre riguardo al raggiungimento dell'Awen.
Come possiamo noi raggiungerlo e sperimentarlo? Quali prove dovremmo superare? Inoltre un dio o dea ci dovrebbero armare di forza e potere? Dovremmo votarci, dedicarci, stabilire un legame d'amore con il mondo spirituale per attingere alla fonte della creatività?
L'Awen è sempre presente, ne siamo circondati, dobbiamo imparare ad aprire le porte e riceverlo.
Per ognuno di noi la sperimentazione dell'Awen è un'esperienza diversa ed unica. In una realtà moderna come la nostra, in cui la vita è fondata, fin da piccoli, sull'attenzione alle cose materiali, questa Ispirazione Divina rappresenta un fuoco interiore che ardendo non si spegne e che, illuminando, guida nella parte più intima di se stessi, che ci mette in relazione con il Creato e, rendendoci ricettivi, ci permette di comprendere. Ci sono momenti nella vita nei quali si percepisce chiaramente l'abolizione di ogni confine tra noi e il resto del mondo, in cui ci si sente parte del tutto e si riesce a cogliere quale sia il grande mistero che andiamo cercando. In quei momenti, se potessimo scrivere, nascerebbero grandi cose.
Ma spesso capita solo per un istante e non si riesce ad esprimere, ma solo a capire di averlo vissuto. Sono attimi, troppo brevi per permettere la composizione. Il bardo è colui che è così fortunato da riuscire a trattenere in sé la consapevolezza di quegli attimi. Ognuno di noi ha una dea alla quale si sente particolarmente legato, e credo che tale legame nasca dall'essere stati scelti da lei come sue figlie e suoi figli. Il suo armarci si potrebbe tradurre nelle lezioni che ci fa apprendere attraverso glia ccadimenti della vita, ma anche attraverso il suo stesso esempio (narrato nei vari racconti mitologici che la vedono protagonista).
Infine, per chi compie questo Cammino con serietà è pressoché impossibile non legarsi in modo amorevole e profondo al mondo spirituale. Ma ricordiamoci che il mondo spirituale si tradusse in verbo e divenne materia, divenne la creazione. Un cammino di amore spirituale non si può scindere da un profondo amore per la natura, per gli animali, per gli esseri umani, per le piante, per gli elementi... per tutto ciò che è nostro fratello e nostra sorella, poiché fatto di materia ed intriso del respiro della Madre...

La frase 'al principio era il verbo' ci può essere utile per comprendere l'immensa importanza della parola, poichè è dal suono che nacque il mondo, che il divino si infuse nella materia e la rese sacra. In essa il divino si esprime, si incarna.
Come ci ricorda Rene Guenon " La Creazione è l'opera del Verbo, essa è anche, e proprio per questo, la sua manifestazione, la sua affermazione esteriore; ed è per questo che il mondo è come un linguaggio divino, per coloro che sanno comprenderlo. Se il Verbo è Pensiero all'interno e Parola all'esterno, e se il mondo è effetto della Parola divina proferita all'origine dei tempi, la natura stessa può esser presa come simbolo della realtà soprannaturale".

Ma al principio era verbo, parola, la chiave ultima e perfetta alla quale il bardo giunge per esprimere il suo incontro con l'Awen.


Articolo redatto da Euphorbia sulla base delle discussioni del gruppo di studio 'Sentieri di Avalon'.
Un particolare ringraziamento a:
Argante, Berkana, Dagmaar, Elys, Fairy, Gwen, Sylesia, Violet

Bibliografia:
Graves R.(1992). LA Dea Bianca. Adephi Edizioni
Guénon R. (1990). Simboli della Scienza Sacra. Adelphi Edizioni
Matthews J. (2002). Sciamanesimo Celtico . Ed. L'Età Dell'acquario
Ambelain R. (1999).Les traditions celtiques : Doctrines initiatiques de l'Occident. Ed. Dangles
http://it.wikipedia.org/wiki/Awen
The Awen. by Katinka the Broc'h
http://druidry.org/obod/druid-path/awen.html

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