Ynis Afallach Tuath

SANTE, DEE, EROINE E SAGGE DONNE: il calendario al femminile. FEBBRAIO

Articoli / Lunologia
Inviato da Argante 03 Feb 2010 - 14:53

Il mese di febbraio si apre con la celebrazione di una santa donna, S. Brigida di Kildare in Irlanda (giorno 1) collegata ad una dea tra le più importanti nel mondo celtico: la dea Bride.

Il suo nome dal celtico brig significa “alta, forte, splendente” ed è la Signora del Fuoco e della Guarigione, protettrice degli artigiani e dei fabbri, dea del focolare e della nascita. E’ a Bride che veniva dedicata l’accensione del fuoco, la mattina all’alba nelle case, ed è lei che le donne invocavano durante il parto. Viene ritenuta la levatrice di Maria e madrina di Gesù Cristo, probabilmente nel tentativo di inserirla tra le celebrazioni cristiane, e per questo anche patrona delle ostetriche. A lei chiedevano ispirazione i bardi e i poeti per comporre i loro versi immortali e suo è il potere di concedere il dono della profezia. Suo animale simbolo è il cigno bianco simbolo della purezza interiore. A Santa Brigida fu consacrato il monastero irlandese di Kildare dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache. Ogni suora vegliava sul fuoco a turno per una intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Questo rito è simile a quello delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco nel tempio di Vesta a Roma e anche a quello delle druidesse galliche, una leggendaria sorellanza di sacerdotesse, che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione degli uomini.

La festa della dea Bride è quella di Imbolc, la festa della purificazione e del nuovo fuoco (il Sole) che in questo periodo ha ripreso a crescere. Nel tentativo di sopprimere questi riti di devozione considerati pagani, Imbolc diventò nel sec. VII una delle feste cristiane della Luce più belle e significative per noi donne: la Candelora.
Molti sono ancora i riti che celebrano questa antica festa , ricordo solo la benedizione delle candele fatta nelle chiese e che vengono distribuite ai fedeli. Si legge nel Lunario toscano del 1805 “La mattina si fa la benedizione delle candele che si distribuiscono ai fedeli; la qual funzione fu istituita dalla chiesa per togliere un antico costume ai fedeli che in questo giorno in onore della falsa dea Februa con fiaccole accese andavano scorrendo in città”.

Nell’antica Roma infatti un sacrificio espiatorio a Giunone Salvatrice e Madre Regina apriva il mese di febbraio, che deriva il suo nome da februa, che significa letteralmente “mezzi di purificazione” e da cui viene anche la parola febbre, mezzo di depurazione del corpo dalle tossine.

I februa erano panni di tessuto bianco con cui si asciugava il sangue delle vittime sacrificali e più anticamente con cui si raccoglieva il sangue mestruale. Questo sangue veniva utilizzato per rendere fertili i campi poiché contiene principi nutritivi preziosi, che sarebbero serviti a costruire una nuova vita qualora fosse avvenuto un concepimento. L’onore che era riservato al sangue in quanto simbolo di vita si ritrova in tutte le tradizioni matriarcali. Le mestruazioni sono una purificazione del corpo femminile, un momento di rigenerazione positiva che ogni 28 giorni apporta benefici al corpo fisico, il flusso che ci ricollega alla potenza primordiale della dea cosmica. Il sangue mestruale è quindi sacro, viene utilizzato nei riti e ricordato simbolicamente nei racconti delle donne.

“Il filo rosso guida Arianna attraverso il labirinto dell’utero di Crosso; con una corda rossa Rahab si legittima come dea salvatrice e come rappresentante della cultura matriarcale (Giosuè, 2:18-21); nella loro processione da Atene ad Eleusi i mystai, gli iniziati, si legano un filo purpureo intorno al piede sinistro; Era, nella veste di Ebe (Eva=vita) porge agli dei il vino rosso sovrannaturale…Sono questi segreti rossi che noi donne dobbiamo scoprire per ritrovare il filo rosso della nostra specifica vita femminile e del nostro specifico potere originario. Quando una ragazza ha il menarca e vede per la prima volta il proprio sangue, questa esperienza (anche nella forma sbagliata, tabuizzata come oggi si presenta) comporta ogni volta uno shock tremendo da cui conseguono alterazioni psichiche. Ma a questa cesura si accompagna sempre una spinta nello sviluppo della coscienza. Nessuna ragazza può tornare indietro a prima del menarca, anche se è proprio questo che cercano di fare le anoressiche con la loro malattia. Nella storia dell’umanità la percezione del sangue che scorre e poi da solo smette di scorrere e poi scorre di nuovo deve essere stato un’enorme spinta alla coscienza. Tutti i riti iniziatici ruotano intorno al sangue. Il sangue è tabù, nel vero senso della parola: santificato, luminoso, mana. In Polinesia e tra i Sioux la parola TABU ha due significati: “santificato” o “mestruato”. Gli indiani Dakota usano la parola WAKAN che significa “meraviglioso”, “mestruale”, “spirituale”…La sillaba primordiale DA e DAM che indica l’esperienza fisica del sangue proprio della donna, abbraccia il rivelarsi, il diventare visibile del sacro e lo sperimentarlo. DA significa “il sangue”, la percezione materiale e l’esperienza spirituale di esso e la sua potenza creativa. Da qui si sono sviluppate nei miti le dee Danae, Dafne, Danu, Diana, Delia, Dalila, Damgalnunna e i figli amanti che vengono dal loro sangue DA, come Daniel, Damuzi, Damocle” (La Luna Nera, Jutta Voss, ed. Red).

Ricordo anche come la parola mese venga da mens, mensis che significa luna, misura e mese mestruale da cui appunto mestruazione, e come utero sia in greco metra, come a dire che il ciclo dell’utero è il metro di misura della donna.

Il nostro sangue quindi è l’espressione più profonda del sacro e
rappresenta la vita infinita che si ricrea eternamente.

Il mistero del sangue e del corpo celebrato ancor oggi sui nostri altari nella messa della domenica è lo stesso mistero che celebriamo ogni mese nel nostro corpo di donne…sarà per questo che noi donne siamo state escluse dal sacerdozio, nella paura che questo grande potere visibile e concreto potesse offuscare quello maschile? Il sangue maschile, anche quello di Gesù, rimane il sangue di un’uccisione, legato alla morte e alla violenza di un atto contro la vita stessa. Per questo forse proprio in febbraio, nel mese lunare in cui si celebra il mistero delle sacre mestruazioni, troviamo una donna, Veronica
(giorno 4), fatta santa perché asciugò con un panno bianco (ricordate i februa…) il volto di Gesù sul Calvario, ricavandone un’impronta di sangue, la Sacra Sindone, che è ancora al centro di grandi indagini e misteri. Sarà esistita veramente Veronica, il cui nome in latino è vera ikona “vera immagine”, o è stata posta in questo calendario maschile per cancellare la devozione delle donne verso la Dea del Sangue Mestruale? Difficile averne prove ma sta di fatto che in febbraio troviamo oltre a Veronica anche altre sante donne come Agata (giorno 5) e Dorotea (giorno 6) che sono legate alla dea madre nei loro nomi (Agata ci riporta ad Aga dea delle montagne e Dorotea a Doris dea delle acque primordiali), e che sono entrambe morte vergini e giovanissime verso i 10-12 anni, età della prima mestruazione… Sono sante che, come Brigida, vengono invocate per il parto, l’allattamento, i problemi del ciclo femminile e che sono arrivate fino a noi nonostante le censure e i tentativi di cancellare la memoria dell’antica dea conservando ancora intatta una forza evocativa grandissima. Le candele accese che vengono benedette in chiesa il giorno della Candelora saranno tenute tutto l’anno in gran conto dalle donne di casa che le accenderanno nei momenti difficili di una malattia o di un parto impegnativo, così come nel giorno di S.Agata si svolge ancora a Catania una suggestiva processione in cui le donne vanno velate con un panno bianco di tela “ove gli occhi debbon rimirare, vi si formano due spiragli a finestrette”(Giuseppe Pitrè, Feste patronali in Sicilia, Palermo 1900), quasi una maschera che vela il volto rendendo ogni donna simile alla misteriosa dea lunare.

In questo mese troviamo anche il miracolo (Madonna di Lourdes, giorno 11) dell’amore che si rinnova con una festa molto denigrata e che invece ha echi molto lontani di sacralità: S. Valentino, (giorno 14). Sul santo si hanno scarse notizie certe e molte leggende, ma la festa cade in un periodo particolare dell’anno, quando la natura inizia a dare i primi segni di risveglio dal letargo invernale. Il sole riscalda la terra e spuntano le prime violette, perciò Valentino divenne il santo che porta la Primavera.
Per San Valentino la primavera sta vicino, dice il proverbio e il nome Valentino che in latino significa “gagliardo, adatto al matrimonio” è legato ai fidanzati e all’amore. Come non ricollegare questa festa alle antiche feste di fidanzamento che si svolgevano intorno ai fuochi di Imbolc?
Il rito del fidanzamento che veniva praticato anticamente era il preludio alle feste dell’accoppiamento di cui manteniamo il ricordo nella festa della Pasqua e di cui parleremo più approfonditamente nel prossimo mese. Il fidanzamento di una ragazza e un ragazzo era un periodo di prova, per vedere se c’era affinità tra la coppia prima di impegnarsi in un legame più duraturo che prevedeva anche la condivisione dei beni. Era un impegno preso davanti a tutto il clan e che dava la possibilità ai due fidanzati di frequentarsi liberamente e anche di mettersi alla prova.
Alla fine del periodo entrambi potevano decidere liberamente se continuare la relazione.
Echi di questa ritualità sono rimasti nella festa di S. Valentino, quando gli innamorati si dichiarano con un bigliettino romantico o un regalo, sperando di essere ben accetti.

Nel mese di febbraio troviamo dunque molti momenti legati alla fertilità e all’amore che ci ricordano come la Natura sta riprendendo il suo ciclo fecondo, recando in sé l’ordine cosmico. Per santificare questo ordine superiore le donne da sempre si riuniscono in danze in tondo, come viva raffigurazione della circolarità della vita. Essere sane significa collocarsi in questi ritmi, vibrare all’unisono con queste leggi cicliche della natura.


(a cura di Elys)

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