Ynis Afallach Tuath

Sono tre i fondamenti della saggezza

Articoli / Triadi Bardiche
Inviato da Argante 13 Mag 2010 - 12:32

Prosegue con questo articolo la serie di studi sulle triadi bardiche chiamate TRIOEDD DEWIANETH CYMRY.

La triade che abbiamo deciso di analizzare è quella che così recita:

Sono tre i fondamenti della saggezza:
discrezione nell’apprendere
memoria nel ricordare
ed eloquenza nel raccontare


INTRODUZIONE ALLLA TRIADE

Si tratta di una triade intrisa di grande capacità di sintesi, attraverso il cui studio comprendiamo come ogni essere umano scientemente o meno in realtà possieda in sé doti di saggezza, e, fondamentalmente, come ciò dipenda dalla propria disponibilità a considerare anche i diversi punti di vista degli altri Viandanti. Questo perché se ci mostriamo aperti al cambiamento e disposti ad imparare quanto gli altri ci possono insegnare, allora favoriamo anche la nostra crescita personale. Quindi assolutamente no all’arroganza, alla paura di cambiare e alla presunzione.
Attraverso questa antica forma di sapere, l’essere umano cresce, perché imparando ad usare la saggenzza in modo tale da onorarla anche con le azioni intraprese nel quotidiano , cambia non solo se stesso ma anche ciò che lo circonda.

In realtà non sempre la saggezza è sinonimo di conoscenza, possiamo infatti sapere molte cose ma non per questo essere saggi.
“La saggezza è una via di conoscenza più profonda, è l’arte di vivere in armonia con la nostra anima, con la nostra vita e con il Divino”. Attraverso essa impariamo a comprendere l’ignoto, scoprendone e decifrandone i tesori più nascosti: la saggezza quindi esige rispetto, bilancia noto e ignoto, permettendoci di delegare l’intera esistenza in una profonda e nuova unità.
Rappresenta un elemento eterno come tutte le forze della Natura, e, agendo solo al momento giusto, mette in moto una forza che è in grado di stabilire gli eventi nella loro giusta direzione. Il suo input consiste nel farci raggiungere la capacità di comprendere la connessione esistente tra le diverse forme di vita, collegando l’intuizione con i fatti, facendoci così guidare dall’energia stessa che arriva dall’Universo.

I Celti hanno dato alla saggezza l’aspetto simbolico “di un vecchio” e secondo la loro tradizione essa origina nel Mondo Ultraterreno, è per essere più dettagliati, legata ad una fonte presso la quale sorge un albero, presente nel DINDSHENCHAS: più specificatamente un nocciolo i cui frutti caduti nella fonte sono l’emblema stesso della saggezza originaria.
Un frutto dolce e compatto allo stesso tempo, racchiuso in un piccolo guscio duro che rimane “completamente indifferente alle opinioni mutevoli del volgo”….e questo proprio perché non tutti hanno la capacità di utilizzare la saggezza nel modo più appropriato.
Nell’antica Irlanda, una fonte prodigiosa, Il Pozzo di Conla, era lambito dai nove noccioli dell’Arte Poetica” e i loro frutti rappresentavano simboli di Bellezza e Saggezza. Una volta giunti a maturazione le nocciole cadevano nel pozzo nutrendo così i salmoni. Le cui carni venivano intrise dalla saggezza stessa.
Il salmone, animale simbolo di scienza sacra, “la Conoscenza (visione perfetta di passato e futuro), di Saggezza (utilizzo a fini di bene di questa Conoscenza) e di Nutrimento Spirituale (vita e vitalità che scaturiscono dall’uso stesso della Saggezza)”
Taraglio nel il suo “Il Vischio e la Quercia”, afferma che “se un individuo vuole raggiungere la completezza nel corso della sua vita deve trovare in sé “Il pozzo di Conla”, e divenire così “Il Salmone della Conoscenza”, in modo da sviluppare con una ricerca interiore coraggiosa la saggezza necessaria e condividerla poi con gli altri attraverso lo scorrere dei 5 sensi”.

Dobbiamo quindi impegnarci, poiché senza impegno e volontà non ci sarebbe che inconsapevolezza e ignoranza.
Ricordiamo il mito del giovane Fionn, che ebbe l’ordine da un druido suo omonimo di cucinare uno dei salmoni pescati nel fiume Boyne, ma con il divieto assoluto di assaggiarlo. Durante la cottura, però, il giovane si scottò il pollice e d’istinto lo portò alla bocca, ricevendo così il dono dell’Ispirazione.
Per gli antichi la conoscenza nasceva dal consumo di quei frutti simbolici e attraverso essi veniva poi tramandata, ecco perchè anche noi dovremmo essere come il Salmone, che ingerendo quei frutti, che nella realtà rappresentano le nostre esperienze, riusciamo poi a trasformarli e a diffonderli agli altri, poiché solo con il trascorrere del tempo ci rendiamo conto, dentro di noi, del valore delle nostre azioni e soprattutto di come queste maturando saranno poi in grado di rivelarci il Sentiero su cui proseguire il Cammino.

Dobbiamo quindi imparare ad aprire le porte alla saggezza innata che è in tutte le cose, attraverso un sentiero dell’accettazione e del silenzio, proprio perché la saggezza deve essere nutrita e contemplata.
E’ la saggezza dei nostri avi che ci permette di ricordare il passato della nostra terra, facendo nostre esperienze vissute da chi ci ha preceduto. Tutti, chi più chi meno, hanno dentro di sé la forza della saggezza, l’importante è coglierne il significato e soprattutto comprenderne il senso più profondo, per conoscerla sempre meglio con il passare degli anni.
Ma non dimentichiamo che forse la vera Saggezza agisce in silenzio, e sa aspettare, venendoci in soccorso nel momento del bisogno, facendoci poi trovare la libertà, la felicità e la pace.
Con lei e attraverso lei siamo in grado di acquisire la capacità necessaria per continuare il nostro viaggio, è lei che ci fornisce i mezzi per superare gli ostacoli, permettendoci così di affrontare le varie tappe della nostra esistenza.
La saggezza ci dà la forza necessaria a scoprire dove si trova “il tesoro nascosto”, permettendoci di trovare la capacità per raggiungerlo, sia per noi stessi ma anche per gli altri, in modo tale da risultare in Armonia con il Wyrd e rispettarlo, entrando così in contatto con i Misteri più reconditi della Vita, con lo scopo dell’esistenza e del mondo naturale e delle forze della Natura che ci permeano; è un “potere di Conoscenza” che ricrea il tutto nella vita di ognuno di noi.
In lei troviamo l’antico patrimonio dei saggi, che ci connette al Cerchio dell’Esistenza, dove troviamo tutto “ciò che è, che era e che sarà”.
E’ un potere di realizzazione infinito e la sua essenza è “un particolare linguaggio che ci porta ad un livello di conoscenza maggiore e che ci permette di capire che in tutte le cose possiamo trovare lo Spirito”

Analisi dei versi
Passiamo ora all’analisi nel dettaglio dei diversi elementi che compongono la triade

Discrezione nell’apprendere

La saggezza ci viene sussurrata con discrezione in modo da poter ricordare le storie antiche, i cicli e le stagioni che segnano il trascorrere del tempo. E’ il silenzio in cui percepiamo tali lezioni di vita, con delicatezza e rispetto profondo per poi poterle rielaborare al meglio.
Discrezione nell'apprendere significa quindi usare la capacità di discernimento nella conoscenza e nello studio, nel cercare e nel vagliare perché è fondamentale non voler “strafare”, ma riuscire piuttosto ad entrare nelle “vie del sapere” con il giusto senso di curiosità. Non dobbiamo scordare infatti che è grazie alla semplicità che riusciamo a costruirci dei modelli di vita che non esulano dalla nostra natura, proprio perché l’umiltà del Viandante sta nel silenzio e nella meraviglia con cui apprende e custodisce in sé, nel proprio io, gli insegnamenti della vita.
E’ una capacità che ci permette di attingere alla fonte di informazioni e nozioni che sono alla base dell’apprendimento, ma che talvolta non ci soffermiamo ad ascoltare. Importante invece è essere in grado di attingere al patrimonio di saggezza apprendendo così un linguaggio che ci permette di comunicare con gli altri.
Teniamo comunque presente che il buon uso della saggezza non è cosa di poco conto, infatti bisogna anche essere in grado di trattare con una quantità notevole di informazioni e ci sono dei limiti che vanno comunque rispettati, altrimenti ci allontaneremmo inesorabilmente dalle lezioni che dobbiamo apprendere.
Equilibrio e serenità giocano un ruolo importante visto che il nostro “apprendere” dipende anche da come percepiamo ciò che sperimentiamo in ogni singolo attimo della nostra Vita, e in ogni caso sapere qualcosa intellettualmente non è sempre sinonimo di saggezza, ecco perché dentro di noi testa e cuore devono andare “a braccetto”: perchè quando la mente pensa di sapere ma il cuore non è minimamente coinvolto, allora non riusciamo nemmeno a capire come queste nuove nozioni possano influire sul corso delle nostre vite.
Impariamo allora ad affinare la nostra capacità di discernimento in modo da riappropriarci del nostro equilibrio e rientrare in quel flusso armonico che ci permetterà di apprendere pienamente in ogni istante senza così cadere preda di finti insegnamenti o della presunzione.
E’ nostro compito, come essere senzienti, scegliere dove e come investire le nostre energie nell’apprendere, fidandoci anche delle nostre intuizioni più intime, poiché noi siamo costantemente messi alla prova e quindi è fondamentale affinare le nostre percezioni tanto da diventare abili ad evitare calcoli nascosti da parte di estranei.
E’ grazie alla nostra comprensione e alla sua messa in pratica che possiamo usale la saggezza come modo di essere, considerando anche che la certezza tende ad impedire lo sviluppo della conoscenza e soprattutto delle lezioni da apprendere con umiltà.
E' bene ricordare che l’antica sapienza, costituita da così tanti miti e leggende, affonda comunque le radici nella notte dei tempi e la sua comprensione avviene in modo graduale attraverso insegnamenti graduali che presuppongono coscienza, costanza, umiltà ed interesse.


Memoria nel ricordare

In Irlanda “insegnare” e “cantare” assumono talvolta il medesimo significato riassumendo così la tradizione orale, che tutt’ora viene utilizzata in molti paesi del mondo, e grazie a questa forma particolare di “dialogo” lo studente è portato ad apprendere una profonda conoscenza diventando così a sua volta un altro importante anello di quella catena dorata che è la tradizione.
La forza della memoria è la base sulla quale la tradizione viene perpetuata come leggiamo in questa citazione:” La memoria congiunta di due anziani, la tradizione trasmessa da una bocca all’altra, la composizione di poeti, l’aggiunta dalla legge scritta, forza dalla legge di natura: perché queste sono le tre rocce su cui poggiano i giudizi del mondo” (Senchus Mor e citate dalla Matthews nel suo libro “ I Celti, antica tradizione europea).
Attraverso la memoria quindi entriamo in contatto con i ricordi, diventando così consapevoli di quello che è stato il nostro posto all’interno del Wyrd, è un continuo apprendere e custodire che comporta una vera e propria trasformazione personale, proprio perché attraverso il rinnovamento e la trasmissione del sapere così come lo abbiamo vissuto e praticato noi stessi custodiamo nella nostra mente e nel cuore storie di eventi passati che si perdono nella notte dei tempi. Importante, in ogni caso, è cercare di riportate gli insegnamenti appresi nel modo più oggettivo possibile, senza aggiunte personali o errori.
La memoria ci fornisce la possibilità di adempiere ai compiti che la vita ci sottopone, nel suo fluire attraverso spazio e tempo, è il ricordo che con il trascorrere degli anni ci può portare al raggiungimento della saggezza e grazie alle lezioni apprese facciamo crescere la nostra comprensione personale apportando così cambiamenti più o meno radicali anche nel nostro essere.
Grazie alla memoria nel ricordare niente viene cancellato, o almeno così dovrebbe essere, ed è grazie alla loro interazione che vengono tenuti insieme tutti i vari particolari in un’unica grande Unità dell’essere e del sapere, riuscendo così a risvegliare e ad integrare gli eventi che passano, arrivando così ad un processo di riflessione che dona profondità all’esperienza stessa.
E’ qui che il potere mistico e il sapere sono trattenuti, nella mente del bardo, per cui la vera tradizione era “la preda” di tutti gli sciamani, e la ricerca del Salmone della Saggezza è diventata una delle prime storie sciamaniche dell’antichità.
La memoria è uno strumento formidabile che ci porta ad imparare la conoscenza misterica e non solo, di simboli sacri e di tradizioni lontane nel tempo, in modo tale che “il seme dell’apprendimento preparandosi ad uscire è poi in grado di rimettere insieme i frammenti del passato”.
Non dimentichiamo che per le popolazioni antiche e per i Celti in particolare, era talmente importante la memoria orale che i druidi proibirono l’uso della scrittura per registrare il loro sapere, e questo perché il potere mistico e il sapere erano “trattenuti nella mente dei bardi, tanto che la tradizione era trasmessa mediante la recitazione orale da maestro ad allievo”.
Attraverso la memoria le tradizioni e la spiritualità erano in grado di trasmettere “il sapere vivente”
, anche perché il sapere non scritto aveva in sé la capacità di crescere “con lo sviluppo dell’individuo e della società”. Con il suo utilizzo sviluppiamo la capacità di intuire il senso nascosto delle cose per cui “le nozioni apprese” aiutano lo sviluppo dell’intuizione personale.
Il processo della memoria non può del resto essere forzato ma ha inizio quando diventiamo coscienti della scelta di crescita e di evoluzione che abbiamo compiuto ed è così che diventiamo più presenti sviluppando al contempo una memoria più accurata.
L’importanza della tradizione orale e della memoria storica delle genti, fondata sull’oralità e sulla memoria dei sapienti, che continua ininterrotta durante i secoli, ci fa comprendere come essa rappresenti una mappa alla quale possiamo accedere grazie alla volontà di ricordare; facendola così divenire uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione per dare una continuità logica al sapere, “per capire ciò che è accaduto allo scopo di interpretare ciò che è”.
E’ attraverso lo studio del passato che comprendiamo il presente, o almeno così dovrebbe essere, perchè in realtà la storia insegna anche che l’uomo raramente impara dagli errori precedentemente commessi e spesso si ripete nella sua crudeltà, e pur tuttavia secondo Hegel rappresenta “un sapere oggetto di analisi, rispetto alle trasformazioni sociali, culturali ed economiche”.
Quindi impariamo ad utilizzare memoria e ricordo per maturare scientemente, conservando una coscienza di valori che caratterizzano l’anima di un popolo.


Eloquenza nel raccontare

Abbiamo compreso come l’eloquenza nel raccontare rappresenti la capacità di condividere con gli altri, aprendo le nostre risorse a tutti quelli che hanno la memoria del ricordo. Sappiamo bene quanto sia importante essere in grado di trasmettere la saggezza appresa, ma anche capire se siamo nelle condizioni di farlo o se invece dobbiamo rispettare il nostro silenzio interiore continuando sulla strada dell’apprendimento e riuscire solo poi a trasmettere le emozioni e la sacralità che nascono in noi attraverso il suono, la parola e l’uso che ne facciamo.

Un esempio eccellente di ciò è dato dal bardo Taliesin, l’uomo dalla fronte luminosa, generato dal divino e con il divino a contatto, che parla illuminando. Egli è il cantore della Visione che possiede il talento di usare le parole. Il suo è un sentiero di grande intimità con la creazione e nella tradizione celtica egli per puro caso riceve il dono della poesia ispirata e della visione, tanto che le sue opere superstiti costituiscono la descrizione più completa della pratica sciamanica celtica. Il suo è un talento unico, risultato di una potente iniziazione che grazie all’abilità visionaria lo porta ad addentrarsi in profondità nei regni ultraterreni “riportando indietro l’oro fatato del sapere raccolto durante queste visite”.
Importante allora si dimostra la capacità di saper raccontare ciò che si conosce in modo chiaro e piacevole, in modo che chi ascolta riesca ad entrare in armonia con i suoni trasmessi dalle parole stessa.

Tradizionalmente le conoscenze esoteriche di bardi e poeti venivano inserite in favole e leggende, miti e storie, poi giunte fino a noi, in modo tale che anche in questi tempi caotici tramite esse riusciamo ad involare la nostra mente in ambiti reconditi che travalicano tempo e spazio.
Parole ispirate e saggezza che entrano in diretto contatto con l’arte poetica del raccontare ispirato che da la possibilità di “far scaturire l’energia creatrice del suono, della parola e della verità”
La capacità di istruire e guidare facendoci cogliere il significato del simbolo racchiuso dentro le parole, donandoci così la possibilità di difenderci con “l’intelligenza ispirata, con parole piene di senso, attraverso concetti chiari e metafore coerenti, è il trionfo della consapevolezza, dell’eloquenza e della saggezza sull’ignoranza”; perché la condivisione del sapere è scambio di dialogo di sensazioni che permettono il mantenersi in vita di antichi saperi e tradizioni, che portano alla nascita del rispetto e della condivisione gli uni degli altri.

Non dimentichiamo che la parola è un mezzo potente, uno strumento nelle mani dell'essere umano, e da qui la responsabilità e la scelta di chi le usa, entrando poi in contatto con tutta la libertà e il potere concesso a chi detiene questo compito fondamentale nella trasmissione del sapere.
Nel mondo celtico è particolarmente sentito questo concetto di eloquenza, il cui maestro, il Dio Ogma, è il dio che lega, rappresentante della capacità di legare e convincere, di incantare con le parole, prerogativa che veniva affidata alla mente sia dei guerrieri che dei druidi. Ogma, in realtà pur essendo un guerriero armato di mazza, possiede anche uno strano legame con l’eloquenza, la sapienza e la scrittura (a lui infatti è attribuita la creazione dell’alfabeto ogamico, “simbolo del legame sacro che unisce Terra e Cielo) diventando così una sorta di dio-druida primordiale, iniziatore dell’umanità, proprio perché la trasmissione delle antiche tradizioni ha la capacità di tenere in vita le usanze, le credenze e le pratiche di un popolo attraverso le nebbie del tempo.
E’ da qui nasce la nostra comprensione di come il potere finale della parola sia fondamentale per la conoscenza e la comprensione del significato nascosto e profondo dell’intera esistenza.

Conclusioni

L’abbandono della saggezza può portare alla violenza, alla non verità e al tradimento delle risorse umane e da qui riusciamo a comprendere come sia importante preservarla proprio perché ci aiuta ad allontanarci dal cammino di distruzione sul quale il genere umano si è instradato in questi ultimi anni proprio a causa della sua facilità a dimenticare.
Al contrario dobbiamo fare in modo che la saggezza diventi disponibile per tutti coloro che sono pronti a riceverla, perché il cuore dell’uomo allontanandosi dalla Natura e dalle sue leggi diventa crudele, mancando così di rispetto non solo a sè stesso ma anche agli altri.

La parola come espressione vivente del pensiero, contrapposta alla scrittura “che è cosa morta”: questo giustifica l’oralità della tradizione perché “rappresenta ciò che deve rimanere vivo per mezzo di colui che parla”. L’ideale sarebbe sviluppare un grado di saggezza tale da permetterci di adeguare anche il nostro atteggiamento a ciò che ci viene proposto favorendo così la condivisione e la capacità di andare oltre, perché la saggezza sta proprio nel riuscire a percepire il “quando “ e il “dove”.
Alla fine siamo tutti maestri e studenti allo stesso tempo ed è la capacità insita in ognuno di noi che permette l’apprendimento di ciò che sperimentiamo, cercando di capire che le persone che incontriamo durante il nostro cammino sono anche loro Messaggeri di saggezza. Solo preservando queste doti spirituali potremmo così accedere alla via “del silenzio interiore” che custodisce in sé i semi della saggezza, proprio perché l’amore porta alla saggezza del cuore, la luce alla saggezza dello spirito e la letteratura e la poesia a quel cammino di memoria che travalicando i secoli, ci porta alla conoscenza di tradizioni che altrimenti si perderebbero nella notte dei tempi.
Nel “Colloquio dei due saggi” riportato dalla Matthews nel suo “I Celti, un’antica tradizione europea” possiamo leggere:

“Io sono il figlio di Poesia
Poesia, figlia di Riflessione
Riflessione, figlia di Meditazione
Meditazione, figlia di Credenza
Credenza, figlia di Ricerca
Ricerca, figlia di Grande Conoscenza
Grande Conoscenza, figlia di Intelligenza
Intelligenza, figlia di Comprensione
Comprensione, figlia di Saggezza
Saggezza, figlia dei tre dei di Dana!<7i>

Un sottile filo dorato che ci lega al passato e che attraverso il presente ci conduce al futuro………

Analisi a cura del Gruppo di Studio Sentieri di Avalon dell’Associazione Ynis Afallach Thuath
In particolare l’articolo è stato redatto grazie ai contributo (in ordine alfabetico) di;
Alessio, Argante, Berkana, Briga, Fairy, Kendra e riuniti in questo documento da Barbara-Berkana

Questo articolo è stato inviato da Ynis Afallach Tuath
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