Ynis Afallach Tuath

STREGA

Articoli / Streghe
Inviato da Caillean 22 Feb 2008 - 14:03

La parola italiana STREGA deriva dal latino STRIX,
che indica un uccello rapace notturno,
con tutta probabilità molto simile alla civetta.

Il termine inglese WITCH deriva invece dalla radice anglossassone WICCE,
che significa “donna saggia”.
Entrambe queste definizioni ci danno un'idea di chi in realtà
fossero le cosiddette streghe.
Ormai la storia moderna è abbastanza concorde nell’affermare
che le streghe altro non furono se non donne di paese
che vivevano in stretto contatto con la natura,
e con le tradizioni pagane sopravvissute alla cristianizzazione,
soprattutto nei villaggi rurali.
Erano donne che conoscevano l’arte di guarire con le erbe,
tramandata nei secoli di madre in figlia,
donne capaci di far nascere bambini,
donne che avevano ricevuto insegnamenti riguardo le antiche usanze
collegate con i cicli agricolo-pastorali del raccolto.
In un mondo che andava cambiando radicalmente e velocemente,
sull’onda del crescente fervore religioso,
furono accusate dagli uomini di praticare guarigioni “magiche”,
di far concorrenza con rimedi popolari del tutto privi di basi logiche
ai medici uomini e agli uomini di cultura,
donne superstiziose, invidiose, malvagie, in contatto con forze naturali,
come per esempio le fate, e divinità pagane,
dunque accomunate dalla cristianità nel regno demoniaco di Satana.

Molte donne condannate per stregoneria
erano poi semplicemente donne semplici e ignoranti
accusate da vicini invidiosi per sgarbi
o presunti tali ricevuti nel passato,
oppure donne con malattie psichiatriche,
puri e semplici capri espiatori per le disgrazie che capitavano nel villaggio,
alle quali la mente dell’uomo medioevale cercava una ragione comprensibile.

Il fatto che il termine strix si riferisca
ad un uccello notturno simile alla civetta, non è affatto casuale.
Da tempi antichissimi, gli uccelli ed in particolare i rapaci notturni,
sono sacri alle grandi dee pagane.
La grande madre universale della natura, della vita e della morte,
era spesso rappresentata già in tempi preistorici,
in forma simile ad uccello, riferendosi al suo legame con il grano
e con le forze misteriose che facevano maturare i semi e germinare il raccolto.
Il pane era alimento sacro, sacro era il grano.
Nei tempi antichi l’uomo viveva in un mondo pervaso dalle energie cicliche della natura
in cui ogni cosa era sacra,
e lo spirito stesso della natura che nutre i suoi figli
era personificato con l’immagine della grande dea madre.

Soprattutto nella mitologia celtica e nordica,
uccelli come corvi e civette sono messaggeri delle dee.
La civetta in particolare è associata alla dea celtica Blodeuwedd,
o a quella greca Minerva.
Dee che incarnano l’aspetto della Vergine Iniziatrice,
la donna libera e autosufficiente, dee della saggezza e della conoscenza,
poiché la civetta vede nell’ oscurità
così come la conoscenza rischiara le tenebre dell’ignoranza.

Ancora meglio il termine anglosassone wicce,
che indica un individuo saggio della comunità,
identifica la strega come una antica sciamana,
una donna capace di viaggiare fra i mondi cambiando consapevolezza a piacere,
e per questo accusata di “volare”.
I simboli da sempre associati alle streghe,
come cappelli a punta, scope, gatti neri
non sono altro che il retaggio di antichissimi archetipi.
La scopa è da sempre un simbolo di fertilità, di rinnovamento.
Il cappello a punta secondo alcuni simboleggia invece
il cono di energia innalzato dalle donne durante danze rituali di guarigione
compiute in cerchio.
Il gatto nero è un altro animale capace di vedere nell’oscurità,
un predatore notturno, associato a molte dee pagane,
dall’egizia Bastet alla nordica Freya.

Il folklore italiano è ricco di storie di streghe:
abbiamo le famose streghe che danzavano intorno al noce di Benevento,
le bagiue liguri massacrate a Triora,
le masche piemontesi,
e questi sono solo alcuni dei numerosissimi esempi.

Perché la strega è sempre rappresentata come una donna vecchia e brutta
che prepara pozioni infernali in calderoni ribollenti?
Anche qui entrano in gioco antichi archetipi del genere umano.
La vecchiaia è simbolo di saggezza,
tutte le antiche dee della trasformazione,
che presedevano ai grandi misteri della morte e della rinascita,
erano rappresentate vecchie per sottolinearne la conoscenza,
la vicinanza al mondo della morte,
l’ultima grande trasformazione.
E tutte guarda caso rimestavano i loro magici calderoni,
simbolo di trasformazione e rinascita,
in ultima analisi archetipi del grembo della grande madre terra
da cui tutti proveniamo e a cui tutti torniamo.

Quante persone vennero assassinate in Europa
a causa dell’ossessione contro le streghe?
Dare una stima precisa è difficile poiché,
se abbiamo gli atti di alcuni processi,
è anche vero che molte furono le barbare esecuzioni
e le ignobili torture perpetrate impunemente
in nome di un dio severo e crudele.
In ogni caso si calcola che le esecuzioni totali
furono circa 8.000 fra donne, uomini e bambini,
di cui più dell’80% donne.
E questo solamente nei secoli fra il 1563 e il 1727,
anni della maggiore recrudescenza della caccia alle streghe,
iniziata comunque gia nel 1300.

E allora,
la prossima volta che vediamo l’immagine di una strega
occhieggiare furba e malevola da qualche scaffale o qualche libro,
ricordiamo queste migliaia di donne barbaramente uccise fra tormenti disumani
e ridiamo con orgoglio quando udiamo la vecchia frase di saggezza popolare
secondo cui


“tutte le donne infondo sono un po' streghe”…
tremate, le streghe sono tornate!


-Caillean-

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