SANTE, DEE, EROINE E SAGGE DONNE: il calendario al femminile: NOVEMBRE
Articoli / Lunologia
Inviato da Argante 30 Ott 2010 - 08:50
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LUNA DI NOVEMBRE: ECATE, DEA DEL VUOTO E DELLA LUNA OSCURA
Novembre è un mese che inizia con due delle feste più sentite dalla tradizione popolare, quella di Ognissanti e quella dei Morti. La notte che segna il passaggio tra ottobre e novembre è riconosciuta dai tempi più antichi come una notte magica e di potenza rigeneratrice al pari della notte di Natale.
Per i celti era Samhain, uno spazio fuori dal tempo durante il quale tutte le frontiere sono abolite e ogni cosa può accadere. I rituali della festa sono incentrati sul rinnovamento, sulla divinazione e sull’arrivo degli Spiriti. I defunti approfittano di questa notte per “tornare a casa” e consumare un banchetto: così ancor oggi è uso lasciare piccole zucche piene di vino nuovo sulle finestre oppure apparecchiare la tavola con i “dolcetti dei morti”. Nel camino viene posto a bruciare il “ceppo delle anime” che riscalderà gli intirizziti visitatori. Il fuoco rappresenta anche la vita che si rinnova e saranno gli ultimi fuochi dell’anno fino a Beltaine in primavera, perché con Samhain inizia la Metà Oscura dell’anno celtico, quella dei Signori dell’Altro Mondo
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Come per altre culture il momento di passaggio dalla luce al buio è una sorta di “tempo fuori dal tempo”, un periodo di pericolo ma anche di grande opportunità.
Le porte che danno accesso agli altri mondi sono aperte e si possono avere contatti con gli Dei, gli eroi del passato, gli antenati e tutti gli spiriti buoni e maligni.
Si può chiedere aiuto per affrontare i problemi materiali, ma anche per comprendere meglio la propria vita spirituale e per trarre auspici per il nuovo anno.
Presiede a tutto questo Morrigan, la Grande Regina, la formidabile dea guerriera, maga e profetessa a cui i Celti chiedevano forza e coraggio in battaglia, ammirandola e temendola nello stesso tempo. Anche la dea Cailleach, la Velata (dal gaelico caille velo) dea della Terra, veniva pregata e venerata come madre della vita futura e il suo calderone magico altro non era che il grembo della rinascita. Il suo animale totem, il corvo, si nutre di cadaveri e ripulisce il campo dopo la battaglia. Così l’albero sacro era il tasso, pianta legata alla morte: con la corteccia e le foglie altamente velenosi, il cui legno era usato per costruire gli archi da combattimento, si preparava una bevanda per la divinazione che le sacerdotesse utilizzavano per entrare nella trance mistica.
Le sacerdotesse celtiche indossavano per l’occasione vesti nere e si disegnavano spirali sul corpo come simbolo di iniziazione: la spirale verso l’interno rappresenta la morte dell’iniziata, il centro è il luogo della rigenerazione e la spirale verso l’esterno è la rinascita. Allo stesso modo si pensava che il dio del sole avesse affrontato il viaggio iniziatico nel regno dell’oscurità dove ora egli regnava come sovrano, il Re Oscuro o Re dell’Agrifoglio.
Questo concetto del viaggio iniziatico sotterraneo è lo stesso che troviamo nella cultura greca, dove Kore rapita dal dio degli Inferi Ade, diventa la sua regina Persefone e deve stare con lui per metà dell’anno, lasciando la terra senza luce e calore. Per gli altri sei mesi Kore tornerà sulla superficie terrestre con la madre Demetra dando nutrimento, fiori e frutti a tutti gli esseri viventi. E’ evidente come il ciclo stagionale venga così simbolicamente spiegato e come l’energia femminile venga mostrata nelle sue due polarità, quella fertile e dispensatrice di vita di Kore (primavera/estate) e quella temibile di morte di Persefone (autunno/inverno). Questo ciclo annuo di gioia e dolore veniva celebrato nella città di Eleusi, nei solenni misteri che, a detta dei Greci, preparavano gli esseri umani ad affrontare la morte, svelando la bella Persefone che era ad attenderli per dare loro il benvenuto sottoterra.
Un altro mito narra di come Persefone viveva in una caverna a tessere su un telaio il mondo intero, mentre le facevano la guardia dei serpenti: ritroviamo due simboli della rigenerazione, il serpente che venne poi preso anche a simbolo dell’arte medica, arte appunto di morte e rinascita, e il telaio, strumento che da sempre ci porta all’eterna tessitura del tempo. Ma la dea più temuta era la grande Ecate, che nelle notti senza luna percorreva le strade accompagnata da lupi selvaggi. Di tanto in tanto si fermava a raccogliere le offerte che le sue devote lasciavano ai crocicchi; il miglior luogo per il culto di questa dea dal triplice aspetto era infatti l’incrocio di tre strade.
Si diceva che Ecate potesse guardare in tre direzioni dato che aveva tre teste: di serpente, di cavallo e di cane. Chiamata dea-serpente o dea-cagna essa era la protettrice dei poteri magici e i suoi seguaci si riunivano nelle notti oscure per la”cena di Ecate”, i cui resti venivano poi messi fuori dalla porta come offerta ai suoi cani lupo.
Ecate era la luna calante così come Artemide era la luna crescente e Selene la luna piena. Questa triade regnava sugli esseri viventi e veniva invocata dalle donne greche come protezione ogni volta che uscivano di casa, mentre sulla soglia veniva eretto un altare con la triplice immagine. Ecate veniva anche chiamata Antea, Colei che invia le Visioni Notturne, e la sua magia era connessa con l’amore, le metamorfosi, e i pharmaka, la medicina nel senso primitivo di sostanze magiche, potentemente guaritrici o distruttrici.
E’ interessante notare che i santuari della Vergine Nera in Europa sono ancor oggi considerati dotati di poteri miracolosi e risanatori (i poteri dei pharmaka) in modo superiore ai santuari della Vergine nel suo aspetto Bianco.
Il santuario della Madonna della Salute a Venezia, che ospita una immagine di Vergine Nera, ne è un esempio essendo stato eretto proprio per ringraziare la fine una terribile pestilenza che aveva devastato la città. La festa cade proprio il 21 di novembre ed è ancora molto sentita nella tradizione popolare: viene costruito per l’occasione un ponte votivo (evidente la simbologia del ponte che attraversa le acque come esperienza del trapasso da una condizione interiore ad un’altra) e il rito prevede l’accensione di una candela, come si farà poi anche per S.Lucia nel periodo dell’Avvento.
Questa piccola luce che viene tenuta accesa nelle case per tutto il Periodo Buio è il simbolo della forza che resiste ai dolori e alle fatiche della vita, per riaprirsi fecondo in primavera. La discesa agli inferi è anche il percorso del ciclo femminile: una volta al mese noi donne ci ritiriamo nella fase calante del ciclo mensile per rimanere nell’oscurità della fase mestruale. Le energie della fertilità vengono ritirate dal mondo esterno e l’attenzione viene focalizzata dentro di sé per comprendersi e crescere e quindi portare la conoscenza così acquisita nella vita di tutti i giorni. Quando siamo mestruate siamo in uno stato “invernale” e ci avviciniamo di più alla sorgente di tutta la vita e alla coscienza che da senso all’esistenza. Ogni mese quindi siamo chiamate dalla Madre delle Tenebre per risvegliare i poteri femminili della visione, della magia, della trasformazione e della verità. Una discesa nel buio che ci porta a ritrovare gli impulsi selvaggi, l’ispirazione estatica, le energie sessuali e dinamiche che ci trasformano portando la luce nel buio. Sperimentiamo l’esistenza di due mondi: quello visibile di tutti i giorni e quello invisibile e interiore. Come la dea primitiva ci muoviamo tra due mondi in un circolo a spirale che ci accompagnerà per tutta la vita fertile. Sarà nella menopausa che potremo indossare definitivamente gli abiti neri di Ecate e diventare portatrici di saggezza ed esperienza; non dovremo più nutrire fisicamente dei figli ma potremo dedicarci al nutrimento dell’anima e dello spirito. Diventiamo così la sciamana, la maga, la Saggia che finalmente si è liberata di ogni catena e può percorrere la strada della totale libertà secondo le sue regole interiori e secondo le indicazioni del suo spirito. Nelle leggende di tutte le tradizioni del mondo queste mistiche donne rappresentano il Regno Divino e la Saggezza, fonte di perenne vita e sovranità, Donna Ideale a cui si ispirano le parole di questo antico inno vedico dedicato a Devi, la Grande Dea:
Da te nasce questo universo,
da te viene creato questo mondo,
da te, Devi, viene protetto.
Da te viene alla fine consumato.
Tu sei eternamente la forma del mondo:
al tempo della creazione
sei la forma della forza creatrice,
al tempo della conservazione
sei la forma del potere che protegge,
e al tempo della dissoluzione del mondo
sei la forma della potenza distruttrice.
Tu sei la Conoscenza Suprema,
e insieme anche l’ignoranza,
l’intelletto e la contemplazione.
(Devi-Mahatmya)
In questo mese troviamo anche la festa di S. Caterina d’Alessandria ( giorno 25) la cui storia è avvolta da leggenda. Secondo la Leggenda Aurea era una giovane molto bella di grande sapienza ed eloquenza che si rifiutò di sposare l’imperatore Massenzio e venne per questo condannata a morte con il supplizio della Ruota.
La Ruota nei Tarocchi è il simbolo dell’eterno divenire, della ciclicità del tempo e delle fasi, ci ricorda l’alternanza della nascita e della morte ed è perfettamente inserita nel rappresentare questa fase del calendario. Caterina è una donna sapiente che con la sua capacità di parlare riesce a convertire anche i suoi stessi carcerieri ed è Custode della Ruota del Tempo, cioè è iniziata ai segreti della ciclicità sacra, ai concetti del Karma (la sua provenienza è Alessandria d’Egitto, patria delle conoscenze egizie) e rappresenta la forza femminile che resiste alla violenza patriarcale.
In un famoso quadro il pittore Rogier van der Weyden la rappresenta con gli abiti sacerdotali, veste rossa e mantello nero, e con in mano la spada con cui venne decapitata, una chiara allusione alla sua capacità di tagliare i legami karmici e di condurre verso la chiarezza alla quale anche il suo nome allude (Caterina da Kataros, purezza). In un altro famoso dipinto di Hans Memling, ella siede ai piedi della Madonna, che è vestita in nero e rosso, e riceve dal Bambino Sacro l’anello del matrimonio mistico, che altro non è che una ruota rimpicciolita. Qui Caterina porta abiti regali, con la corona in capo, a ricordare la sua origine dinastica di nobiltà.
Quando Caterina venne decapitata dal suo collo sgorgò latte, simbolo del nutrimento materno, del primordiale latte divino che con il suo colore bianco allude di nuovo alla purezza dell’anima.
S. Caterina è protettrice delle donne sapienti, dei bibliotecari, degli studiosi, delle donne libere e nubili e viene anche invocata dalle donne che hanno appena partorito per avere abbondante latte.
Vediamo ancora una volta che queste figure altro non sono che un modo per ricordarci la nostra storia di donne, le nostre molteplici capacità, il nostro ciclico fluire così legato alla natura, tutte qualità considerate magiche e pericolose che ci hanno portato al martirio del rogo nei tempi passati e alla fatica di vivere dei tempi presenti.
In questo periodo la saggezza di Avalon ci insegna che dobbiamo iniziare la Discesa, andare a guardare le parti oscure che ci impediscono il rinnovamento, ripulire e liberare le nostre energie represse per poter rinascere. Accingiamoci dunque a questo compito con la consapevolezza che è un compito necessario, un compito che ci porterà vicino alla più grande delle paure, quella della perdita. Come ben dice Judith Viorst nel suo bel libro “Distacchi” (consigliato da leggere in questo periodo) :” Dobbiamo confrontarci con le nostre perdite necessarie. Dovremmo capire come queste perdite sono legate alle nostre acquisizioni…Perdite e guadagni: abbiamo visto come molto spesso siano legati inscindibilmente. Ci sono tante cose che dobbiamo abbandonare per poter crescere. Perché non possiamo amare qualcosa profondamente senza diventare vulnerabili una volta che lo perdiamo. E non possiamo diventare persone separate , persone responsabili, persone che stringono rapporti, persone che riflettono, senza perdere qualcosa, senza abbandonare, senza lasciare andare via”.
A cura di Elys
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Questo articolo è stato inviato da Ynis Afallach Tuath
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