Ynis Afallach Tuath

ONENNA: l'ultima sacerdotessa di Avalon

Articoli / Avalon
Inviato da Argante 24 Mag 2011 - 20:30

Si narra che nella foresta di Broceliande, vicino alla Fontana di Barenton - luogo nel quale si dice che Viviana e Merlino si incontrassero - sorgessero una chiesetta e una misteriosa tomba, dov'era sepolta, forse, una sacerdotessa, l’ultima sacerdotessa di Avalon...

Il suo nome era Odenna/Oenenna e sulla tomba era incisa questa scritta:

"Odenna Asantassi. Fille d'Isendil et de Luinilië d'Armillia.

Prêtresse dévouée au culte de Sillia. Sans descendance ni attache autre que son temple.
ovvero:
Odenna Asantassi. Figlia di Isendil e di Luinilië di Armillia. Sacerdotessa devota al culto di Sillia. Senza discendenza né legame altro che il suo tempio.

Di questa misteriosa figura non si conosce nulla, a parte una tradizione di matrice bretone, di "stampo avaloniano", in cui Odenna era sacerdotessa... Ecco quel poco che possiamo narrare di lei...

Odenna viveva a Tréhorenteuc, vicino ad una fontana che poi prese il suo nome. Da tale particolare vedremo poi come ella sia legata alle acque e al loro potere, ed è proprio da questo elemento che assai probabilmente nacque il nesso fra lei e Avalon. Oltre ovviamente a particolari come il suo legame con le oche (come la Monenna scozzese) e il fatto che la Bretagna fosse, molto semplicemente, territorio celtico: terra magnifica nella quale le donne, con il nome di Bandrui, custodivano il culto degli Dei e i Misteri più antichi...

Una donna quindi che decise di ritirarsi nella foresta, una donna che guariva le genti che le facevano visita, legata alla bianca figura dell'oca... una dama che indubbiamente ricorda moltissimo la dea Brighid.

Il nome, di origine celtica, è composto di Onn=frêne (frassino), e di Gwenn=Blanc (bianco), quindi significa «Bianco Frassino».

Il suffisso proto-indoeuropeo «-onna» o «-anna» potrebbe significare «colare», «fluire», «scorrere», come di acque vive, acque correnti, fiumi. La «a» finale indica la femminilità (Ica-onna, Sequo-anna).
Altre grafie del nome sono Santez Onenn, Onenna, Onenne, Onenn. Omguen (Bretagne) - Onenn (Bretagne) - Onenna (Bretagne) - Onnenn (Bretagne) - Onnguen (Bretagne) - Onnwen (Cornouaille) - Onuen (Irlande). Già quindi la semplice analisi del suo nome ci indica come fosse profondamente legata al culto arboreo celtico e come le suo origini non fossero di certo cristiane, nonostante, come vedremo, ella sopravvisse ai secoli, tramutandosi in Santa Onenna.

Ma veniamo alla sua storia ‘probabile’: Odenna nacque a Gael in un castello vicino a Mauron. Il padre era Judael («Signore Generoso»), re dei Dumnoni (Armorica settentrionale) nel VI secolo, marito di Pritelle. (Secondo altre fonti, il padre fu Hoel III, re d’Armorica, che sposò Pritelle intorno al 590.) Aveva tre fratelli, fra cui Haeloch, re dei Dumnoni dal 610 al 615, e san Winnoc, e una sorella, sant’Eurielle. Il terzo fratello era Judicael, re dei Dumnoni dal 605 al 610, poi dal 615 al 640, quando abdicò. Morì nel 652. Sua moglie era Moronoe, suo figlio Urbien.

E’ una fanciulla di nobili origini quindi. Siamo nel VII secolo d.C, ella fa parte della società celtica, quindi la sua posizione come donna è ancora ottimale. E' sorella di un Re, quindi divenire una bandrui è certamente un'ottima scelta per lei.

Essendo di illustre famiglia viene istruita e per lei si sceglie, forse per le sue doti personali, la via druidica. Probabilmente fin da piccola venne affidata all'insegnamento di una delle Nove Scuole (qui penserei a Sein, ma forse anche a Carnac) nelle quali si narra venissero preparati i druidi e le sacerdotesse celtiche. Raggiunta l'età adulta e probabilmente insignita del titolo di sacerdotessa, o bandrui, sceglie di ritirarsi nel cuore della foresta, vicino ad un Nemeton e ad una fonte sacra. Potrebbe essere una scelta normale, usuale per chi compie un Cammino come il suo: una volta completata la preparazione si va nel mondo a servire il popolo, garantendo cure mediche e saggezza spirituale... Nei paraggi ci devono essere insediamenti di una certa consistenza. Viene riconosciuta la sua preparazione medica.

Probabilmente uomini e donne si rivolgono a lei per i più svariati motivi, non solo per la salute delle persone, ma anche per quella degli animali, per il raccolto, per piccole pratiche spirituali. Siamo già in pieno cristianesimo però... E' molto amata e stimata, tanto che alla sua morte si accende una specie di culto. La Chiesa la canonizza, la fa divenire Santa (come gran parte del resto della sua famiglia) probabilmente per comodità, poiché non era di certo auspicabile avere un culto pagano in una foresta vicino ad una fonte... Morì a soli 26 anni.

Iconograficamente viene rappresentata con il ventre gonfio. Potremmo pensare che si sia scelta questa immagine per sottolineare il fatto che fosse una Vergine Gravida, di fatto un motivo costante nella mitologia celtica.

Ella era una Vergine Libera, una sacerdotessa, completa e bastante a sè stessa. Probabilmente era lei ad aiutare le donne degli insediamenti a partorire, abortire, curare i bambini e i malanni in genere. Il suo nome è poi legato ad uno degli alberi sacri per i celti, il Frassino: secondo Graves il legno di frassino era un talismano contro gli annegamenti... considerando che la donna soffriva FORSE di idropisia (anche se è assai probabile che questo sia un elemento di sovrapposizione cristiana), i concetti si potrebbero collegare poichè il frassino è proprio l'albero 'del potere dell'acqua'. Un famoso frassino era Yggdrasill, e sempre secondo le analisi di Graves la radice Yggr deriva dal greco Hygra, ovvero MARE.

In "Storie e leggende degli alberi" di Jacque Brosse si parla proprio di Onenna quando si affronta, come in Graves, il simbolismo del frassino. Brosse scrive: "In Bretagna una misteriosa santa Onenna guariva le donne da un'altra forma di escrescenza, che doveva essere l'idropisia, ma anche la conseguenza di un "fallo". La statua sulla sua tomba, che fino a poco tempo fa si trovava nel coro della chiesa di Tréhorenteuc, la rappresentava infatti con un ventre prominente. Santa Onenna, che visse nel VII secolo, era sorella di San Judikael, re di Bretagna, il suo nome in celtico significava "il Frassino", e Tréhorenteuc si trova nell'antica foresta di Brocelianda, non lontano dalla sorgente di Saint-Armel, scaturita accanto a una grossa quercia la quale guariva i bimbi che tardavano a camminare (...)"

Il suo legame con le acque si rafforza ancora di più.. Onenna, così legata alle acque, può sicuramente essere vista come l'ultima sacerdotessa di Avalon, o comunque l'ultima Bandrui celtica a noi nota... Vicino alla chiesetta esiste ancora oggi la fonte a lei dedicata.

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Sicuramente fu una donna di grande carattere, soprattutto se partiamo dalla supposizione che fosse una donna 'sacra', una sacerdotessa e che la sua preparazione le fosse costata anni di studio, sacrificio, dedizione e costanza.

La cristianizzazione nel VII secolo non era del tutto compiuta, è quindi lecito supporre una certa affezione verso i culti antichi, soprattutto nelle campagne, lontano dalle città... Fu Carlo Magno a compiere le ultime grandi conversioni nel secolo successivo, prima di lui, nella zona della Bretagna, il cristianesimo era certamente presente, ma conviveva con ampie zone di paganesimo.

Proprio per questo motivo Odenna è passata alla storia come Santa Onenna, in francese Sainte Onenne. La chiesetta di cui parlavamo poc'anzi ha origini antiche, ma purtroppo non esiste più… È stata ricostruita e decorata nel ‘900 ed è chiamata Chiesa del Graal perché l’abate Gillard, appassionato di mitologia arturiana, la fece decorare con storie e simboli legati ad Artù e al Graal, nonché con la storia di Onenna a cui era dedicata in origine. Il prete fece incidere sulla porta la frase: "La porte est en dedans", ovvero "La porta è all’interno”, sottolineando l’immensa portata mistica del luogo.

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Nei pressi della Chiesetta esiste ancora anche un cimitero preistorico, con tumuli e tombe a corridoio e un complesso di megaliti costituito da 53 pietre, databili attorno al 3000 - 2500 a.C. Gli studi archeologici, confermano comunque che venne utilizzato ancora durante l’età del bronzo. Osservandolo non si può non notare come in tutto e per tutto appaia simile ad un Nemeton, rafforzando ancora di più l’idea che Odenna decise di vivere in quel luogo del quale conosceva bene la sacralità antichissima.

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Un’altra affascinante particolarità di Onenna è che ella passa per essere stata una guardiana di oche. La leggenda narra che venne concupita da un giovane signore del vicinato che desidera sposarla, mentre Onenna voleva a tutti i costi rimanere vergine. Le oche custodite dalla giovane si frapposero tra Onenna e il pretendente, riuscendo a metterlo in fuga.

Si potrebbe dedurre che l'animale totemico di Odenna/Onenna fosse la bianca oca, con la quale si accompagna e che la protegge.

Uno stendardo offerto da Anna di Bretagna la raffigura preceduta proprio dalle oche.

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Sempre seguendo questo filone potremmo prendere in considerazione il mito di Ygraine, la madre di Artù, che nel Perceval, nella parte dedicata a Galvano compare affiancata da altre due figure femminili a formare, secondo alcuni studi e alcune teorie, una triade riconnessa alle tre gru sacre: garan in lingua gallica. Il gallico GARAN viene associato al greco GERANA (gru) consolidando ancora di più questa base onomastica.

Gerana, era una rappresentante della razza dei Pigmei, alla quale gli uomini rendevano onore, ma la sua superbia le faceva disprezzare le divinità, per cui Era la trasformo in gru. "Da Garan o Geran al nome di Ygerne, l'analogia indoeruropa si stabilisce con grande facilità" . Quindi Ygraine è una fata-uccello, una dama-oca o una regina Piedoca (dal piede d'oca), e ricollegando a questa l'immaginario celtico della donna creatrice ci rapportiamo alla Grande Madre.

In realtà poi l'oca è spesso confusa con il cigno o l'anatra, tanto che il termine sanscrito HAMSA designa tanto il cigno quanto l'anatra, che l'oca. Da notare che i Celti non differenziavano molto l'oca dal cigno anche se le Donne dell'AltroMondo hanno quasi sempre sembianze di cigno.

E all'oca e al cigno viene associata anche la cicogna che sembra aver preso il posto del cigno tanto che come c'erano "uomini-cigno in Grecia e donne-cigno nelle leggende germaniche, una tradizione greca voleva che le vecchie cicogne si recassero nelle isole dell'Oceano per rivestire forma umana"....e come non ricordare che le cicogne in molte tradizioni portano i bambini e che forse potrebbe rappresentare il "residuo di una tradizione molto più antica, in cui si radica il ricordo mitico di nostra madre l'Oca?

La sua associazione con Era e Persefone rivela come si tratti di un animale insito nell'universo simbolico della Grande Madre; l'oca infatti è la terra stessa, un'immagine della materia materna indicante "l'acqua della profondità e dunque lo stesso regno della terra che ha assorbito umidità e di esse si è impregnato". Grande simbolo di iniziazione legato alla nascita e alla maternità "attestato in modo ancora più inequivocabile dal momento che l'uovo stesso viene presentato come il punto focale dei Misteri, come il grande simbolo dell'iniziazione.... e in questa sfera l'uovo è la madre-materia, ciò che è dato in origine e dal cui caotico e oscuro grembo vede luce la creazione. E' appunto l'oca a generarlo; ed è appunto Nemesi ad accoglierlo nel suo grembo. Il caos della materia primordiale diventa uovo. Nell'uovo l'oca annuncia, Nemesi rivela la sua maternità".

Il suo simbolismo fondamentale è chiaramente legato alla "convocazione per la Cerca spirituale e i viaggi nei luoghi leggendari", sacra fin dai tempi più antichi, l'oca delle nevi ad esempio veniva associata anche a Borea, il Vento del Nord nei miti greci, la ritroviamo spesso nelle favole, e questo perchè riflette uno stimolo all'eccitazione infantile a a credere nelle storie e nei luoghi leggendari. Puntando allo stesso tempo a un richiamo alla Cerca che ci vede impegnati durante tutto il corso della nostra vita.

Nello stendardo del quale abbiamo accennato, Onenna è rappresentata con lo stesso costume della statua coricata che si trova in chiesa: con un velo bianco (o una cuffia), una veste gialla, e un mantello blu intorno alla cintura. Vicino ha un’anatra bianca e tre anatroccoli.

Prima della Rivoluzione Francese, nel giorno della festa patronale (30 aprile), si compiva intorno a un campo, vicino alla chiesa e alla fontana di Onenna, una processione preceduta da un’anatra con i suoi «halbran», o da un gruppetto di oche.

Stranamente l’abate che si occupò della chiesetta dove era stata sepolta Onenna cercò in tutti i modi di negare che la santa fosse legata alle oche e ne fosse guardiana.

Tornando alla Chiesa, Il cenotafio di Onenna fu visitato fino al secolo scorso. Nel 1914 fu spostato, nel 1927 fu riportato, e nel 1943, quando era accanto alla terza finestra di sinistra, fu rimosso definitivamente. Ancora le donne venivano a pregare di non essere afflitte dall’idropisia pur bevendo troppo (in realtà, alcolismo, osserva Markale), e le giovani perché non crescesse loro il pancione dopo essere state troppo spesso nei campi di ginestre coi giovanotti... Essa rimane ancora oggi uno dei migliori esempi della forza di certi miti pagani che, non potendo essere distrutti, furono assimilati e amalgamati alla mistica cristiana al momento dell'evangelizzazione.

Ora tutto ciò che rimane è una lapide in marmo incastonata nell’altare recante l'iscrizione:
"Dans l'emplacement de cette église
élevée en son honneur
a été enterrée Sainte Onenne
Vierge “

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Quando il restauro di Gillard era appena cominciato, nel 1945, Jean Markale visitò la chiesetta, che sembrava ancora un rudere fuori del tempo, e descrive (nel libro «Broceliande») la statua di Onenna coricata, con il ventre sproporzionato, o «con il pancione» [«avait un gros ventre»], statua in legno databile al XVIII secolo. Un’altra rozza statua in legno scolpita da un carpentiere intorno al 1830 la raffigurava con una corona in testa e una palma in mano. La palma è simbolo di martirio, e Onenna non fu martire cristiana, né mai fu considerata tale. Inoltre, non è affatto certo che Onenna sia morta d’idropisia. Probabilmente la statua fu così interpretata perché la sacerdotessa era seconda patrona di Trehoranteuec, di cui era primo patrono san Eutrope, il quale guariva proprio dall’idropisia, e la cui festa era celebrata il 30 aprile. Per queste ragioni, probabilmente, anche Onenna, nel culto cristiano, fu associata a tale malattia.

D’altronde è stato suggerito che Eutrope e Onenna potessero essere, o essere analoghe, a «divinità paredre».

Trehorenteuc significherebbe «paese della carità», perché un tempo era un centro di distribuzione delle elemosine. La prima chiesa fu costruita nel VII secolo, per opporsi al centro druidico di Butte-aux-Tombes, dove si bruciavano i morti.
Definita «cimitero druidico», Butte-aux-Tombe è costituita dai resti di tre tumuli e da un piccolo menhir sopra un’altura. Onenna conobbe [a Butte-aux-Tombes] i Druidi, vide il menhir ancora eretto, e forse assistette ai loro riti di cremazione.

La vita della Santa viene narrata ovviamente in modo diverso da quello della presunta sacerdotessa. Ancora fanciulla fuggì dalla casa dei genitori, mutò gli abiti di principessa con quelli di una mendicante e andò a lavorare come serva in una fattoria di Trehorenteuec per vivere in miseria e in povertà. Forse chiese di custodire le oche, e così fece. Nei momenti liberi andava in chiesa a pregare la vergine e a deporre sul suo altare i fiori più belli che aveva raccolto. Un giorno due angeli la sollevarono all’altezza della statua, che si animò e le donò il più grazioso dei baci. Fu riconosciuta e ricondotta ai genitori.
Una volta cresciuta, ritornò insieme ad altre fanciulle per condurre una vita religiosa, stabilendosi a cinquecento metri dal villaggio, in una costruzione gallo-romana (Chateau de la Roche, oggi le Mazerain o Chateuau de Sanite Orenne) di cui restano le rovine, le fondamenta romane e alcuni reperti, fra cui una scure in jadéite verde traslucida, e soprattutto una statua di Venere. Si dice che fu visitata da Giuseppe d’Arimatea, e nella letteratura arturiana porta il nome di Chateau de la Roche (o de La Roche-Barnard, o d’Andigné). Onenne ne fece un convento in cui visse fino alla fine dei suoi giorni.

Tutto ciò è quanto la storia, mista alla leggenda, ci lascia conoscere di questa figura così affascinante. Sono molte le domande che una simile donna ci fa sorgere: dove studiò? Come morì davvero? Quali misteri custodiva? Perchè cercare di nascondere il suo legame con le oche? Ma è questo in fondo l’incanto che racchiude la storia: con la ragione, lo studio, il cuore e la mente si possono colmare le lacune lasciate dal trascorrere dei secoli, ricordando sempre come monito che “il sonno della ragione genera mostri”. Possa questa antica e saggia donna sussurrare la sua sapienza a tutti i Viandanti che si avventurano ogni giorno lungo i Sentieri di Avalon. Sentieri che Ella conobbe, percorse e custodì....

Articolo redatto da Argante sulla base degli studi condotti dal Gruppo Sentieri di Avalon - Associazione Culturale Ynis Afallach Tuath -
In particolare: Argante, Caillean, Berkana, Elys, Violet, Dagmaar.

Fonti
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