Ynis Afallach Tuath

SAMHAIN

Articoli / Ciclo dell'Anno
Inviato da Caillean 22 Feb 2008 - 13:10

Sentite l’odore di fumo dei falò,
della legna bruciata nella pungente notte autunnale?
La nebbia si infittisce e confonde i contorni delle cose,
i rami spogli degli alberi si innalzano
nel chiarore spettrale della luna, simili a scheletri.
Le foglie scricchiolano ad ogni passo
e si alzano in turbini mossi dal vanto del Nord
che torna ogni anno a narrare le sue storie antiche…
sedetevi intorno al fuoco con una tazza di sidro bollente
ed ascoltate gli echi che vengono dal nostro passato...

Samhain era la festa principale nel ciclo dell’anno degli antichi celti.
Il suo nome significa “fine dell’estate”
ma anche “riunione”
ed in esso è racchiuso il significato profondo
di questa celebrazione sopravvissuta fino ai nostri giorni.
Samhain cadeva nel mese di Samonios del calendario di Coligny,
cioè a cavallo fra ottobre e novembre.
Oggigiorno è stata arbitrariamente fissata al primo di novembre
ma in realtà si trattava di una festa mobile di anno in anno
a seconda del ciclo lunare e dalla data in cui sorgevano le stelle Pleiadi,
nella costellazione del toro, che segnavano la fine dell’estate.
Più precisamente,
si ritiene che Samhain venisse festeggiato nei giorni in cui il sole
entrava in scorpione e la luna era in toro.
I festeggiamenti iniziavano
al tramonto del giorno precedente la data cosi calcolata
e continuavano per diversi giorni, presumibilmente fino alla luna piena.

Samhain segnava la fine della stagione estiva
e l’inizio della metà oscura dell’anno, l’inverno.
Inoltre rappresentava anche il momento d’inizio del nuovo anno.
Questo spiega il suo alto valore magico e simbolico:
si tratta di un tempo fuori dal tempo,
un giorno che non appartiene più al vecchio ma non è ancora nel nuovo.
Tutti i tempi ed i luoghi di confine sono ritenuti magici e sacri
poiché sono punti di unione fra passato e presente,
fra la nostra realtà e l’Altromondo.
Samhain è un punto liminare che si trova al confine fra i Mondi,
un momento speciale in cui le porte dimensionali si aprono,
il Velo si solleva e il nostro mondo entra in contatto con quello dei morti
e degli esseri fatati.
Essi tornano a visitarci e noi possiamo avere accesso alla loro dimensione.

Dalle testimonianze storiche ed archeologiche,
sappiamo che a Samhain i celti preparavano grandi banchetti
e avevano luogo cerimonie di carattere sacro
che avevano per protagonista il fuoco,
venivano compiuti sacrifici, e atti divinatori e propiziatori per il nuovo anno.
Samhain rappresentava l’ultima celebrazione del raccolto:
in particolare si raccoglievano mele e nocciole,
entrambi frutti sacri collegati alla conoscenza,
all’immortalità e all’Altromondo.
Inoltre il bestiame veniva tolto dai pascoli
e spostato nelle stalle per passare l’inverno.
Tutti gli animali in eccesso venivano macellati
e la loro carne consumata dall’intera tribù:
a questo si deve probabilmente la tradizione dei banchetti.
Il fuoco era un altro elemento centrale delle celebrazioni:
in ogni casa era estinto il focolare
e sulle colline sacre i druidi accendevano grandi fuochi
per scacciare gli spiriti maligni.
Il popolo aspettava in silenzio e nella gelida oscurità
fino a quando i druidi scendevano portando torce
che sarebbero servite per riaccendere i fuochi della tribù:
questo dava il via ai festeggiamenti che celebravano il fuoco della vita,
la sopravvivenza nonostante i rigori dell’inverno :
un vero tributo alla sacralità della vita
e alla ciclica continuità dell’esistenza
in un tempo in cui davvero la stagione invernale portava al dimezzamento della tribù
e a una reale minaccia della sopravvivenza.
Fuoco di vita e di trasformazione,
dunque, per una civiltà in cui la morte
rappresentava solo un momento di transizione
fra una dimensione d’esistenza ed un’altra.

Nelle fredde notti che ci avvicinano a Samhain,
mentre il Velo si assottiglia,
scorgiamo il volte di Keridwen,
Porta Divina,
Signora di Morte e Rinascita,
nel pallido chiarore della luna,
ricordiamo la ciclicità della vita e onoriamo gli Antenati,
coloro che furono e coloro che saranno.

-Caillean-



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