Ynis Afallach Tuath

SOCIETA' E CULTURA DEI GALLI

Articoli / Celti
Inviato da Argante 22 Feb 2008 - 18:27

Società e cultura dei Galli

Libro VI 13-14

[13] In omni Gallia eorum hominum, qui aliquo sunt numero atque honore, genera sunt duo.

Nam plebes paene servorum habetur loco, quae nihil audet per se, nullo adhibetur consilio. Plerique, ***** aut aere alieno aut magnitudine tributorum aut iniuria potentiorum premuntur, sese in servitutem dicant nobilibus: in hos eadem omnia sunt iura, quae dominis in servos. Sed de his duobus generibus alterum est druidum, alterum equitum. Illi rebus divinis intersunt, sacrificia publica ac privata procurant, religiones interpretantur: ad hos magnus adulescentium numerus disciplinae causa concurrit, magnoque hi sunt apud eos honore. Nam fere de omnibus controversiis publicis privatisque constituunt, et, si quod est admissum facinus, si caedes facta, si de hereditate, de finibus controversia est, idem decernunt, praemia poenasque constituunt; si qui aut privatus aut populus eorum decreto non stetit, sacrificiis interdicunt. Haec poena apud eos est gravissima. Quibus ita est interdictum, hi numero impiorum ac sceleratorum habentur, his omnes decedunt, aditum sermonemque defugiunt, ne quid ex contagione incommodi accipiant, neque his petentibus ius redditur neque honos ullus communicatur. His autem omnibus druidibus praeest unus, qui summam inter eos habet auctoritatem. Hoc mortuo aut si qui ex reliquis excellit dignitate succedit, aut, si sunt plures pares, suffragio druidum, nonnumquam etiam armis de principatu contendunt. Hi certo anni tempore in finibus Carnutum, quae regio totius Galliae media habetur, considunt in loco consecrato. Huc omnes undique, qui controversias habent, conveniunt eorumque decretis iudiciisque
parent. Disciplina in Britannia reperta atque inde in Galliam translata esse existimatur, et nunc, qui diligentius eam rem cognoscere volunt, plerumque illo discendi causa proficiscuntur.


[13] In tutta la Gallia ci sono due classi di quegli uomini sono tenuti in qualche conto e rispetto. Infatti la plebe, che nulla osa di sua iniziativa, è considerata quasi alla stregua degli schiavi, non partecipa a nessuna decisione. molti, essendo oppressi o dai debiti o dal peso delle tasse o della prepotenza dei potenti, si danno schiavi ai nobili, verso questi ogni diritto è lo stesso che i signori (hanno) verso gli schiavi. Ma di queste due classi una è quella dei druidi, l'altra quella dei cavalieri. Quelli attendono alle funzioni religiose, fanno i sacrifici pubblici e privati, risolvono le questioni religiose; da loro accorre un gran numero di giovani per imparare, e questi godono di grande reputazione presso quelli. Infatti decidono quasi di ogni controversia pubblica e privata e, se viene commesso un qualche delitto, se è stata fatta una qualche
uccisione, se c'è qualche controversia circa l'eredità, sui confini, loro stessi decidono e stabiliscono i risarcimenti e le punizioni; se qualcuno, o privato o popolo, non si è sottomesso alla loro deliberazione, lo interdicono dai sacrifici. Questa pena presso di loro è considerata gravissima. Coloro che sono stati interdetti, vengono considerati nel numero degli empi e scellerati, tutti li sfuggono, sfuggono il contatto e il
discorso con loro, per non ricevere un qualche danno dal loro contatto, né, se questi la chiedono, viene resa giustizia né si conferisce alcun carica politica. Ma uno solo, che ha tra loro la suprema autorità, è superiore a tutti questi druidi. Morto questo, o, se qualcuno fra gli altri eccelle in merito, gli succede; o se ci sono molti uguali, si elegge con la votazione dei druidi, e talvolta si disputano sulla suprema autorità
anche con le armi. Questi, in un periodo stabilito dell'anno, si riuniscono nel territorio dei Carnuti, regione la quale è considerata al centro di tutta la Gallia. Qui da ogni parte convengono tutti quelli che hanno controversie, ed ubbidiscono ai loro decreti e alle loro deliberazioni. Si reputa che questa dottrina sia nata in Britannia e che poi sia stata portata in Gallia, ed ora, quelli che vogliono conoscere questa disciplina più approfonditamente, perlopiù si recano là per impararla.



[14] Druides a bello abesse consuerunt neque tributa una ***** reliquis pendunt; militiae vacationem omniumque rerum habent immunitatem. Tantis excitati praemiis et sua sponte multi in disciplinam conveniunt et a parentibus propinquisque mittuntur.
Magnum ibi numerum versuum ediscere dicuntur. Itaque annos nonnulli vicenos in disciplina permanent. Neque fas esseexistimant ea litteris mandare, ***** in reliquis fere rebus, publicis privatisque rationibus Graecis litteris utantur. Id mihi duabus de causis instituisse videntur, quod neque in vulgum disciplinam efferri velint neque eos, qui discunt, litteris confisos minus
memoriae studere: quod fere plerisque accidit, ut praesidio litterarum diligentiam in perdiscendo ac memoriam remittant. In primis hoc volunt persuadere, non interire animas, sed ab aliis post mortem transire ad alios, atque hoc maxime ad virtutem excitari putant metu mortis neglecto. Multa praeterea de sideribus atque eorum motu, de mundi ac terrarum magnitudine, de rerum natura, de deorum immortalium vi ac potestate disputant et iuventuti tradunt.
[14] I druidi hanno l'abitudine di star lontani dalla guerra e non pagano i tributi insieme agli altri, hanno l'esenzione dal servizio militare e da ogni
altra prestazione. Indotti da così grandi privilegi, sia molti spontaneamente vanno nella (loro) scuola, sia sono mandati da genitori e parenti.
Si dice che lì imparano a memoria un gran numero di versi. Perciò alcuni restano nell'apprendistato per venti anni. Né stimano che sia lecito
affidare quella dottrina alla scrittura, mentre nelle altre cose, nei conti pubblici e privati, si servono dell'alfabeto greco. Mi sembra che
abbiano istituito ciò per due ragioni: perché non vogliono che si porti tra il popolo quella dottrina né quelli che la imparano, fidandosi della
scrittura, esercitino di meno la memoria: poiché accade quasi alla maggior parte, che con l'aiuto della scrittura trascuri la volontà di
apprendere e la memoria. In primo luogo vogliono convincer(li) di ciò, e cioè che le anime non muoiono ma dopo la morte passano
dall'uno all'altro, e pensano che ciò inciti moltissimo al valore, eliminata ogni paura della morte. Discutono di molte cose, e tramandano alla gioventù molte notizie sulle stelle e sul loro moto, sulla grandezza dell'universo e della terra, intorno alla natura, sulla potenza degli dei
immortali e sui loro poteri.



L’organizzazione sociale e politica dei Galli è
oggetto di particolare attenzione da parte di Cesare che,
sfruttando la propria conoscenza del nemico,
saprà adeguatamente preparare la conquista non solo sotto il profilo militare,
ma anche dal punto di vista diplomatico.
Il quadro che viene a delinearsi è quello di una società molto frazionata,
incapace di superare il particolarismo e raggiungere un’unità politica.

Alla base dell’organizzazione sociale vi è una struttura di tipo tribale,
il cui potere è gestito dai nobili e dai sacerdoti,
mentre il resto della popolazione non riveste alcun ruolo importante.
L’attenzione di Cesare si sofferma in particolare sulla casta dei druidi,
una casta dal potere vasto e ramificato , con la quale era indispensabile venire a patti
se si voleva che la conquista romana avesse solide radici.

Secondo alcuni studi
(G. Zecchini, I druidi e l’opposizione dei Celti a Roma, Jaca Book, Milano 1984),
a provocare la rivolta gallica del 52 a. C. capeggiata da Vercingetorige
sarebbe stata la spedizione di Cesare in Britannia,
culla del culto druidico;
spedizione che sarebbe stata percepita dai druidi
come un atto empio e un attacco alla loro autorità.

I druidi costituiscono una casta privilegiata,
esente dalla guerra e dal pagamento dei tributi
(a bello abesse consuerunt neque tributa una ***** reliquis pendunt VI, 14.1).
La casta dei druidi assomma in sé prerogative vastissime,
religiose, politiche, giuridiche, educative.
Essi sono, infatti, i depositari dei segreti della religione e della scienza
(Illi rebus divinis intersunt, sacrificia publica ac privata procurant,
religiones interpretantur VI , 13,4).
Ad essi viene affidata anche l’educazione dei molti giovani
che si recano alla loro “scuola”(multi in disciplinam conveniunt)
dedicandosi ad un programma di studi impegnativo,
che ha per strumento privilegiato la memoria
e per oggetto i segreti degli astri e i misteri della natura.


-Dora-

Questo articolo è stato inviato da Ynis Afallach Tuath
  http://www.ynis-afallach-tuath.com/public/

La URL di questo articolo è:
  http://www.ynis-afallach-tuath.com/public/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=80