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Ynis Afallach Tuath

II RAMO
Venerdì, 22 Febbraio 2008 - 14:06 - 4413 Letture
I Mabinogion e altri testi gallesi Il secondo ramo dei Mabinogion racconta le vicende di Branwen e dei suoi fratelli:
Bran, Manawyddan, Niessen ed Evniessen.


Secondo alcuni, il richiamo alla farina e al ciclo vitale del grano,
alimento sacro, lo ricordiamo,
potrebbe essere un riferimento velato a qualche antico rito misterico-iniziatico.
Durante il banchetto, Efniessen compie però l’atto che porterà
alla rovina entrambi i popoli: egli getta infatti nel fuoco il piccolo Gwern,
uccidendolo e scatenando una terribile battaglia.
All’inizio gli irlandesi hanno la meglio poiché gettano i guerrieri morti
nel calderone senza subire così perdite. Efnissen però,
pentito delle disastrose conseguenze del suo atto,
si lancia a sua volta nel calderone che si spezza,
poiché a nessun uomo vivo è consentito entrare al suo interno.
Bran viene ferito a morte e dice ai suoi uomini di tagliargli la testa
e seppellirla sulle coste della Britannia, affinchè possa difendere l’isola.
Secondo le antiche credenze dei guerrieri celti,
l’anima di una persona risiedeva infatti nella sua testa,
la quale viene quindi ad assumere un alto valore simbolico e magico.

La figura di Bran si rivela in tutta la sua complessità:
egli viene curiosamente ferito al tallone. Come fa notare Robert Graves,
sembra che la ferita al tallone sia una caratteristica propria e distintiva dei Re Sacri:
da Achille a Giacobbe, passando per Adone, fino a Bran.
Molto probabilemnte alla base di questi miti si cela un substrato
comune rappresentato da una sorta di rituale iniziatici arcaico
in cui il re veniva mutilato o ferito al tallone.
Oppure questo particolare potrebbe riferirsi ad una antica danza sacra di iniziazione
compiuta imitando il passo claudicante
di qualche grosso volatile come una gru o una pernice.

Come accennavamo prima, anche la testa mozzata è un simbolo importante:
nella testa risiede l’anima mozzarla mentre il guerriero è ancora vivo
significa impadronirsi del suo spirito vitale.
La testa oracolare, presente anche nel mito di Orfeo,
ci riconduce nuovamente al mito di Crono, figlio di Urano, che ,
secondo la leggenda, viene recluso da Zeus su un’isola della Britannia,
simboleggiante nel mondo classico l’Altromondo, dalla quale egli protegge il suo popolo.

E ‘ interessante notare come nei miti classici l’isola di Britannia
è sempre presentata in particolare riferimento all’Altromondo
ed è altresì interessante sottolineare il fatto che, sia Crono, sia Bran,
sia il più celebre Artù, sono ritenuti tutti dei Sacri Re Dormienti
che si risveglieranno un giorno per proteggere le loro genti
nel momento del bisogno. Il legame di Bran con l’Altromondo
è rafforzato anche dal suo animale totemico, il corvo.
Bran significa infatti “corvo”, cosi come Branwen significa “corvo bianco”.
Il corvo era ritenuto dagli antichi un animale sacro
collegato alla battaglia, alla morte, ai presagi.
La triplice dea della guerra e della morte Morrigan
si presentava sotto forma di una cornacchia. Ritornando al brano,
solo sette uomini sfuggono al massacro in Irlanda
e riescono a tornare in Britannia, portando con loro Branwen e la testa del Re Bran.
Appena sbarcata sulle coste dell’isola,
Branwen muore di dolore per la perdita del figlio e dell’amatissimo fratello,
mentre gli uomini si fermano per sette anni ad Harleck,
dove gli uccelli di Rhiannon li intrattengono nell’oblio per lenire il loro dolore.
Trascorrono poi altri otto anni a Gwales,
dove si tiene il banchetto funebre in onore di Bran.
Quando l’incanto si spezza, essi ricordano l’accaduto ,
sotterrano la testa di Bran dove oggi sorge la White Tower di Londra
e apprendono che Caswallon ha nel frattempo usurpato il trono di Britannia,
causando miseria e rovina.
Fra i sette sopravvissuti vi è anche il leggendario bardo Taliesin ,
che narrerà le gesta degli uomini di Britannia in Irlanda.
Il seppellimento della testa di Bran viene ancora oggi ricordato come
"Uno dei Tre Felici Occultamenti" di Britannia,
mentre il suo disseppellimento da parte di Re Artù diversi secoli dopo,
va sotto il titolo di: "Una della Tre Infelici Scoperte".

Abbiamo fin qui esaminato la figura di Bran:
prendiamo adesso in considerazione Branwen, la stupenda regina,
“colei dal bianco petto”, la “bianca cornacchia”.
Sposando il re d’Irlanda, ella segna il destino della sua gente,
per amore è disposta ad abbandonare la sua terra,
e sempre per amore del figlio sopporta l’umiliazione.
E, come Rhiannon, lo fa con estrema dignità, da Dea e Regina.
Ella rappresenta lo spirito stesso della Britannia, la controparte femminile di Bran,
la coppia divina che raffigura la Terra ed il suo Re.
Con l’arte della magia insegna ad uno stornello a parlare
ma non riesce a salvare il suo stesso figlio.
Con estrema umanità soffre fino a morirne.
Il finale luttuoso dimostra il lato oscuro del calderone,
la potenza distruttiva quando male indirizzata.
L’oggetto sacro di trasformazione e rigenerazione può diventare strumento
di morte e devastazione se il suo potere
è asservito ai più bassi desideri umani.
Allo stesso modo, il calderone di Cerridwen dello Hanes Taliesin
contiene una pozione velenosa nella quale solo 3 gocce
sono in grado di donare la suprema conoscenza.
Come a dire che ogni potere ha una doppia lama,
può guarire come ferire a seconda dell’uso che se ne fa.
Gli oggetti dell’Altromondo, così come i suoi abitanti,
hanno spesso questa duplice natura: sono capaci in egual modo
di elargire grandi doni o grande rovina.
In ogni caso, il brano invita ad essere letto fra le righe
per apprezzarne la ricchezza di simboli ed archetipi,
ed è uno dei passi cruciali per esplorare il significato di sovranità
ed il rapporto sacro fra la terra ed il re presso gli antichi britanni.

Il Grande Corvo ci invita ancora una volta ad ascoltare il suo richiamo,
ad intraprendere la sfida della conoscenza
consapevoli della responsabilità che essa comporta.


-Caillean-
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