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Ynis Afallach Tuath

IL SERPENTE
Venerdì, 22 Febbraio 2008 - 18:07 - 6592 Letture
E’ un archetipo dalla simbologia complessa, vasta, densa di significati e, per molti aspetti, universale.

E’simbolo di conoscenza, fecondità, rigenerazione e guarigione per tante culture e tradizioni esoteriche. Inoltre, è legato a tutti e quattro gli elementi: la terra, in quanto si muove su di essa ed è collegato ai poteri tellurici; il fuoco, perché il movimento della sua lingua richiama quello repentino della fiamma, per il bruciore causato dal suo veleno, ma anche per il percorso serpentino della kundalini,il “serpente d’energia”, la quale attraversa tutti i Chakras, risvegliandoli; l’acqua, poiché vive in prossimità dei laghi e dei fiumi e perché evoca l’immagine della rigenerazione e della vita;in fine l’aria, per questa sua potenzialità ascensionale del salire lungo il tronco degli alberi fin quasi a toccare il cielo, simbolo delle energie sottili, invisibili e del non manifesto. Nella Genesi, il serpente sale sull’albero del bene e del male, ovvero l’albero della conoscenza, alla quale Adamo ed Eva pervengono proprio attraverso le sollecitazioni del rettile. Si può affermare che le caratteristiche più significative di questo animale siano la dualità e la polarità proprio per questo contenere nel proprio archetipo coppie di opposti: guarigione e malattia,ordine e caos, rigenerazione e morte. Ma anche una doppia natura: maschile e femminile, ed una doppia qualità estensiva: microcosmo, macrocosmo. Ecco perché, tra tutti gli animali totemici, il serpente è quello universalmente riconosciuto come il più esoterico e simbolico per eccellenza: in lui sono presenti il compiuto e l’eterno divenire,il materiale “manifesto” e l’immateriale eterico, il bene ed il male, il ciclo che si rinnova ed il cerchio che si chiude. Quest’ultima immagine è ben rappresentata dal mito dell’Uroboro, ossia il serpente che si morde la coda, il quale,secondo il mito greco, sta ad indicare il cerchio che si chiude, ovvero il ciclo giunto a compimento, ma che si rinnova continuamente per iniziarne uno nuovo. E’ con questa accezione che il serpente assume l’icona dell’aspetto ciclico della natura e della sacra ruota della vita-morte-vita. Abbiamo la morte e la rovina, rappresentate dal veleno letale, ma anche la guarigione e la trasformazione perenne, date dal mutare della pelle. Ultima, ma non meno importante associazione simbolica è data dal serpente e la dea, dalla luna e le mestruazioni. Le statuette cretesi della dea tenevano in mano serpenti; in diverse civiltà antiche e perdute le dee primordiali erano spesso rappresentate metà donna, metà serpente; in tutto il globo sono conosciuti miti e leggende di dee-serpente ancestrali o donne-serpente dalle qualità profetiche. Forse, più ci inoltriamo in un passato antico e poco documentato, più la presenza di una Grande dea Madre e di una Dea Serpente sembrano in qualche modo rivivere attraverso l’archeologia ed i poemi cosmologici. La Dea era dispensatrice di vita e di morte,signora dei cicli, tessitrice dei destini e portatrice di conoscenza, attraverso le iniziazioni ai misteri e la profezia.

Poi, questa Grande Dea fu soppiantata da un unico dio maschio, fautore di una nuova era caratterizzata da un potere fondamentalmente maschile,violento e bellicoso e da un’ organizzazione religiosa di tipo gerarchico e dottrinale. La non-religione della Dea tramontò, le sue rappresentazioni vennero demonizzate o distrutte del tutto. Le icone delle divinità femminili furono smembrate ed il serpente divenne il simbolo del male, dell’oscurità e del caos: perdeva le connotazioni magiche, iniziatiche e sacre per trasformarsi in un modello peccaminoso ed ingannevole. La concezione del tempo divenne lineare e perdette la sua valenza ciclica. La dea ed il serpente, che prima formavano un unico grande simbolo di potere, divennero, sia separatamente che singolarmente, una rappresentazione antitetica all’ordine, contraria alla vita e nemica del progresso, là dove la conoscenza stessa (serpente-Eva)divenne solo un male ed un peccato da espiare.

L’UOVO COSMICO E L’UOVO DEI DRUIDI

Nel simbolo dell'uovo si può rintracciare la più segreta delle iniziazioni druidiche, per le quali il mitico uovo di serpente diventa un simbolo magico e potentissimo per eccellenza. Scrive Pina Andronico in “La magia dei Celti":

“Si dice che il serpente donasse l'immortalità, come una sorta di pietra filosofale alchemica e che l’uovo di serpente esaltasse ancora di più i significati di rinascita, rigenerazione,fertilità, e che contenesse in sé anche la componente oscura dell'esistenza. L'uovo di serpente è anche l'unione dell'elemento femminile, l'ovulo cosmico, e di quello maschile fallico…E' un simbolo universale, contenente il germe da cui nasce il mondo. Le spirali, tipiche nelle raffigurazioni celtiche, non sono che la rotazione dell'energia che usciva da un corpo e ornava una specie di uovo di serpente detto ovum anguinum, al quale i druidi attribuivano qualità straordinarie. Probabilmente si trattava di "ricci di mare, simili a quelli trovati nei dintorni di Arras, in Vendèe. Queste uova fossili avevano parvenza di volto umano"

Gli antichi Galli, a proposito dell'uovo di serpente, seguivano un

antico rito, il cui significato simbolico appare misterioso. Durante l'estate, in alcune caverne, si raccoglieva una gran quantità di serpenti, la cui bava e la cui schiuma erano ritenute sacre. I druidi sostenevano che le serpi, in una specie di danza, sollevavano l'anguinum e lo tenevano alto mediante i loro sibili; era proprio quello il momento opportuno di raccoglierlo prima che cadesse a terra. A tale compito era designato un cavaliere che, dopo aver raccolto le suddette uova, doveva fuggire in fretta perchè i serpenti lo inseguivano, cercando di porre tra sè ed essi un corso d'acqua. La prova della validità di quest'uovo magico

consisteva nel farlo galleggiare sull'acqua, contornato da un anello d'oro; se non affondava, la qualità era quella designata.

L'uovo andava raccolto in un'epoca particolare della lunazione. La sua grandezza era quella di una mela, con crosta cartilaginosa dalle molte cavità. Aveva la proprietà di far vincere liti, querele e ottenere favori e udienze dal re.

Tutti gli oggetti rari e d'origine ignota fanno parte non solo del mondo degli amuleti, ma anche di quello dei simboli. Qualcuno ha voluto
spiegare il mito del serpente e dell'uovo come emblema dell'Essere universale (il serpente) e del mondo (l'uovo).
L'uovo, quindi la rinascita , la rigenerazione, la fertilità, ed il serpente, anche esso simbolo di rigenerazione ma contenente in sè
anche la componente oscura dell'esistenza. L'uovo di serpente è anche l'unione dell'elemento femminile, l'ovulo cosmico, e di quello maschile fallico.

Il SERPENTE ED IL FEMMININO

Nell'antichità il serpente era un simbolo dell’energia vitale universale. Con la sua capacità di distruggere e
di rigenerare la propria pelle, rappresentava un simbolo positivo del potere della Dea.
Alcuni esempi di Dee serpente erano Nammu, sumera, con la testa di serpente e un bimbo in braccio; Ananta,
il grande serpente dell'abisso cosmico indù; Mucalinda, dalla tradizione buddhista e altre.

Nel brano tratto da "Animali di Potere" di Nicki Scully apprendiamo qualcosa del cobra:

"In Egitto il cobra era chiamato Buto o Uatchet (anche Udjat). Uatchet significa "Colei che risveglia".
I cobra in Egitto rappresentavano la forma più elevata dell'energia e della saggezza dei serpenti. Era possibile vedere il cobra sulla corona del
Faraone: esso rappresentava il Basso Egitto e l'Io Nascosto, che è il subcosciente o la mente non cosciente.
La corona uraeus, un cerchietto d'oro con un cobra sul terzo occhio, è un simbolo mistico che indica che colui che la indossa è passato
attraverso l'iniziazione del serpente ed è un essere risvegliato.
Alcune corone hanno due serpenti che indicano un'ulteriore iniziazione che mantiene in equilibrio le due metà polarizzate del serpente.
Si diceva che quando l'uraeus era posta sulla testa del Faraone, sputasse fuoco negli occhi dei suoi nemici.

In Egitto Uatchet, come il serpente dell'uraeus, era il geroglifico che indicava il termine "Dea" [..].
Le Dee della nascita e della morte, Iside e Nefti, erano identificate con il duplice serpente,madri della vita terrena e della vita nell'aldilà.
Solo loro potevano aiutare l'anima ad attraversare la zona dell'aldilà che era abitata da divinità serpenti.

Come alleato per la guarigione, il Cobra è potente e indispensabile.

[..] E' interessante notare che il veleno del cobra, benchè letale,è utile in molti tipi di medicine."

Dal libro "La Femmina Sacra : Sheela, la Dea dei Celti" , di Maureen Concannon apprendiamo che:
"L'energia maschile e quella femminile si trovano combinate assieme in ogni essere umano, e un buon equilibrio energetico all'interno del corpo è fonte di buona salute,
in quanto stabilisce un contatto costante tra l'individuo e la terra, fornendo all'organismo quell'energia necessaria per vivere con gioia e con un senso di unione alla fonte di tutta la vita.
Questa energia è chiamata kundalini. L'antico simbolo della kundalini è il caduceo (...).
Il caduceo fu uno dei primi simboli della maestà di Inanna come Grande Madre dei Sumeri, mentre a Creta simboleggiava il potere di dare e togliere la vita”.

Il serpente dotato di veleno è mortale, ma nel suo cambiare pelle è rigenerativo.
E', se vogliamo, l'immagine stessa della Dea: datrice di vita e datrice di morte.

Il serpente kundalini e' igneo: una manifestazione della grande Dea (shakti nella tradizione indu') nella sua associazione all'energia vitale,
al sangue, al calore, all'eros e si ritiene che sia una simbolizzazione della libido. Quest'aspetto del femminino sacro si ritrova tutt'oggi,
nel sol levante, nel culto solare di Amaterasu e, se vogliamo, e' possibile identificarlo nell'egizia Sekhmet, nella Pomba Gira della stregoneria brasiliana,
nella Babalon della mitologia thelemica, nella sophia degli gnostici, ecc.

Sia il caduceo che la kundalini sono rappresentazioni dell'archetipo primordiale ed ineffabile ed appaiono storicamente nella cultura dell'umanita'
in un periodo relativamente recente (sia i popoli della grecia che dell'india che ne fanno riferimento sono di matrice indo-europea).

Il serpente e' contemporaneamente un'immagine fallica ed uterina.
Nella tradizione giudaica sono esistiti movimenti in cui esso aveva un ruolo positivo (tra cui gli ofiti) e nel tempio di Apollo a Delfi le sacerdotesse (pitonesse)
divinavano interagendo fisicamente con questo animale.

Originariamente, nel matriarcato, la grande dea includeva tanto gli aspetti negativi quanto quelli positivi, tanto il maschile quanto il femminile
(lo dimostrano certi ritrovamenti archeologici di veneri falliche e barbute). Nel successivo stadio di sviluppo dell'umanità,
con l'avvento del monoteismo, del patriarcato e dell'attuale civiltà,si e' operata una repressione di questa forza per alimentare la struttura sociale.
Questo processo e' ben spiegato dall'antropologia marxista, la psicoanalisi e dalla filosofia post-strutturalista.

il risveglio del serpente avviene attraverso i meccanismi della transe, la danza, la meditazione, l'esperienza sessuale, la psichedelia, il massaggio, la ginnastica energetica, l'ascolto di certa musica, il suonare, la preghiera, ecc. i chakra hanno dei riflessi fisici nei punti dell'agopuntura posti lungo i meridiani straordinari di vaso governatore ed in quello di vaso concezione. l'albero della vita e' il corpo di dio, che nell'identita' di macrocosmo e microcosmo si ritrova nella nostra stessa anatomia occulta (analogamente al sistema di nadi e chakra dello yoga, ai meridiani del taoismo, ecc..).

LA DEMONIZZAZIONE DELLA DEA SERPENTE

L’affermarsi delle religioni patriarcali ha prodotto una lenta e graduale demonizzazione dell’antica Dea serpente, uno dei tanti aspetti della Grande Dea Madre. Lilith, Asherat e altre divinità ebraiche pre-monoteiste, sono arrivate agli ebrei tramite i Sumeri. Con l'avvento del monoteismo patriarcale, la precedente mitologia doveva essere distrutta in qualche modo (come ci ricordano i vari episodi del vitello sacro, dei sodomiti ecc. ecc.). Il mito di Adamo ed Eva ha teso a demonizzare la donna (quindi la Dea precedente) e i suoi attributi (il serpente, l'albero della vita, la mela.... tutti simboli della Dea primordiale), per legittimare l'uomo ed il dio patriarcale. La religione cristiana, non riconosce l'esistenza di una Lilith, prima moglie di Adamo, ed una delle grandi dee precedenti al monoteismo è proprio l’esempio della demonizzazione attuata dalla religione patriarcale ai danni della Dea premeva.

Essendo le varie dee manifestazioni di un'unica Dea Primigenia, è plausibile che Eva fosse una dea primordiale della fecondità e della guarigione (perchè era associata al serpente e agli alberi), mentre Lilith fosse la sua controparte oscura (essendo associata alla notte e alla morte).

Nella leggenda della Genesi, dobbiamo leggere il tentativo della società del Dio Unico Maschio di demonizzare, oscurare e rendere succube la Grande Dea Femmina.

Le mestruazionI di Eva e la susseguente espulsione dal giardino dell'Eden, divennero causa di morte in questo mondo, vista come fine piuttosto che come parte di un ciclo continuo.
Il dono venne ulteriormente frainteso e così la sessualità e la fertilità che derivavano dal ciclo femminile vennero visti come peccaminosi; tutti gli esseri umani, quindi, nascendo da un utero femminile ereditavano il male insito in esso, il peccato originale.

Le mestruazioni, essendo un mistero vero e proprio nei tempi antichi, da sacre divennero peccaminose,perché l'uomo non le "possedeva". Se l'uomo era il dominatore dei due sessi, non poteva lasciare il potere "creativo" alla donna, poiché lei era inferiore. Quindi, le mestruazioni e il parto divennero uno strumento per il Dio Patriarcale: egli si arrogò il diritto di essere il "creatore unico". Ma poichè gli uomini non potevano in alcun modo procreare per partenogenesi, si dovette ricorrere alle donne, che divennero meri "contenitori" del seme maschile, incubatrici e non più creatrici di vita.

Il Dio patriarcale non ha potuto negare l'esistenza della donna, quindi ha dovuto demolirla dalle fondamenta. Ma, come sappiamo, niente si può distruggere completamente; qualche traccia rimane sempre a disposizione di chi possiede la volontà di vedere ciò che sta sotto le macerie.

Il brano che segue è tratto da tre paragrafi del libro di Selene Ballerini: “Il corpo della Dea”
e si riferisce alla leggendaria Sibilla degli Appennini, una donna serpente avente il dono della profezia.
In esso possiamo riscontrare molte esaustive indicazioni inerenti l’associazione simbolica femminino-serpente-mestruazioni,
in rapporto anche alla demonizzazione attuata dal cristianesimo ai danni dell’ antica “religione della Dea”,
che non era, fortunatamente, una religione, in senso dottrinale, ma una sana e naturale devozione per la Grande Dea Madre.

La Sibilla degli Appennini

Secondo i documenti più antichi che parlano della leggenda, risalenti al Tre-Quattrocento, la Sibilla centro-italica sarebbe stata la Fata-Regina di un Paradiso delle Delizie sotterraneo,
dove chi vi capitava, nelle tradizioni si tratta sempre di maschi, non invecchiava nè provava dolore, apprendeva rapidamente tutte le lingue del mondo ed aveva cibo, ricchezze, vestiti e piaceri a volontà, specie erotici; se non voleva restarvi imprigionato doveva però lasciare il luogo entro una scadenza e spesso, nonostante questo, la Sibilla continuava anche in seguito a elargirgli i suoi doni. C'era tuttavia un aspetto inquietante con cui il pellegrino doveva fare i conti: gli abitanti di questo regno, maschi e femmine, Regina compresa, una volta la settimana si tramutavano in rettili, con i quali, secondo certe versioni del mito, i visitatori erano invitati o addirittura costretti ad accoppiarsi sessualmente. Questa originale mistura di magia pagana e lussuria, di metamorfosi animalesca (quindi sciamanica) e saggezza sibillina, perchè la nostra sibilla resta comunque una veggente in grado di proferire responsi, pose le basi per una forte demonizzazione in chiave cristiana del personaggio.

La Dea Ofidica

In base alla tessitura che andiamo svolgendo è il serpente la spia che soprattutto ci colpisce nella leggenda sibillina. E’ sempre lui, non è affatto cambiato: è lo stesso demone di sapore patristico che ha tentato Eva nell’Eden e che ha continuato per millenni, nell’iconografia cristiana, ad essere schiacciato sotto il piede della patriarcale Maria, ormai devitalizzato e dimentico della propria originaria potenza. E’ proprio la Madonna, secondo la leggenda, avrebbe causato il confinamento della Sibilla nell’omonima montagna: la Fata sarebbe stata infatti l’istruttrice di Maria, nutrendo però l’arroganza di essere destinata lei, e non la sua discepola a partorire il Cristo; da qui la punizione inflittale da Dio. Tutto rientra nell’ordine, la ribellione venne domata con delimitazioni sempre più restrittive: la superba Lilith è sconfitta dalla Figlia-del Padre Eva, che a sua volta è soppiantata dalla vergine Maria. Due figure maledette con le quali la Sibilla Appenninica presenta parecchi tratti in comune: è infatti demoniaca, mostruosa ed erotizzata al pari di Lilith, mentre della disubbidiente Eva condivide l’intimità con il serpente, animale conio e profetico assurto ad emblema del perpetuarsi della vita grazie al suo letargo stagionale (analogico al processo di morte-resurrezione) e alla capacità di rinnovarsi mutando la pelle.

Il serpente rappresenta una delle due principali ierofanie zoomorfiche della Dea nell’Europa preistorica; l’altra è l’uccello, che al pari del serpe assicura benessere, fecondità, legame con le figure avite e fertile congiunzione tra vita e morte. Le nature di uccello e serpente sono peraltro fuse insieme nella figura del drago, terioarchetipo della Dea premeva, che nei Bestiari medievali veniva appunto descritto come un gigantesco serpe volante.

Serpente di luna

Antica e poligenetica, l’associazione serpe-mestruo è ancora viva nel folclore. In alcuni luoghi, segnala psichiatra junghiana Esther Harding, si riteneva addirittura che il morso di un serpente fosse la causa della prima mestruazione di una fanciulla, e che le donne fossero particolarmente esposte ad attirare “l’amore del serpente” durante la mestruazione. Per questo motivo le donne di alcune tribù quando avevano le mestruazioni non volevano andare tra i cespugli o presso una fonte, per la paura di essere messe incinte da un serpente; mentre in altri casi potevano compiere dei pellegrinaggi per questo stesso scopo ad una fonte che si credeva fosse abitata da un serpente sacro.

Il ciclo mestruale, per la sua fluidità e soprattutto per l’identità ritmica con le fasi lunari, è analogico alla luna: ne consegue uno stretto rapporto archetipico anche tra la luna ed il serpente, conclamato del resto dalla profonda affinità della Dea premeva con questo rettile. Ed è pure conseguente che nelle leggende sorte intorno al mito biblico all’amica del serpente Eva siano comparse le mestruazioni proprio in seguito al peccato commesso su ispirazione di satana in forma ofidica. La formula di separazione con la quale nel genesi Yahvè frantuma il millenario connubio tra femminilità e serpente, imponendo l’inimicizia fra le donne e questo rettile, coincide dunque con lo sgorgare di un sangue percepito non più come fecondo e rigenerativo, bensì quale dolorosa maledizione a cui non si può sfuggire. Ben si comprende allora perché la strega si presenti come mestruata per eccelenza: da un lato per il potere, o “mana”, che da sempre è stato attribuito a questo genere di sangue, dall’altro in qualità di erede delle componenti più corrotte (e corrosive) della progenitrice Eva. I poteri di cui è detentrice – come suscitare disordini o sterilità di varia natura- sono infatti gli stessi di cui la tradizione magica popolare ritiene potenzialmente capace qualsiasi donna nel momento in cui ha le sue regole. E a conferma di questo le congreghe stregonesche femminili operanti nell’Europa medievale chiamavano Signora del Corso la conduttrice intorno a cui si riunivano per i loro Giochi: una denominazione che fa riferimento sia alle selvagge cavalcate notturne che le adepte avrebbero compiuto al seguito della Domina Diana, sia al mestruo dal momento che il termine latino cursus significa, oltre a “corsa”, anche “flusso” di sangue e segnatamente “flusso mestruale”. La lilithica Sibilla è dunque anche una strega o per meglio dire la Sapiente conduttrice dei Giochi della Streghe, assimilabile per traslazione a Diana, alla Luna – di cui Diana è la manifestazione selvaggia e boschiva – e infine al mestruo, a tal punto ritmato sulle fasi lunari da aver derivato il suo nome proprio dai termini greci méne, “luna” e mén, “mese”. Nessi che ci segnalano il ciclo mestruale come elemento primario intorno a cui lavorare per addentrarsi nel sancta sanctorum della femminilità”.


FONTI

joseph campbell, "mitologia occidentale" – mondatori
constantin assurin, “l’uovo”-ed mediterranee
erich neumann, "la grande dea" - astrolabio
james hillman, "saggio su pan" - adelphi
kenneth grant, "aleister crowley e il dio occulto" - astrolabio
julius evola, "lo yoga della potenza" - mediterranee
maureen concannon, “sheela, la dea dei celti” - arkeios
pina andronico, “la magia dei celti”- tosonotti
nicki scully, “animali di potere”
selene ballerini, “il corpo della dea”
myranda gray, “luna rossa”- macroedizioni


Articolo di Galahadrys


Per appronondire l'argomento consulta anche l'articolo
IL SERPENTE E IL POTERE FEMMINILE nella sezione Articoli Vari

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