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Ynis Afallach Tuath

L'ACQUA E LE SUE CREATURE
Domenica, 24 Febbraio 2008 - 21:37 - 3016 Letture
Sidhe L’acqua è vita e morte, creatrice e distruttrice.
Nessuna cultura ne ha ignorato l’essenza, percependone l’importanza.
Essa accompagnava la vita umana, simboleggiando la comunione con i mondi sotterranei e con i mondi celesti. Come tramite od essenza stessa del divino.

In numerose culture è posta in relazione ai miti della creazione, in quanto considerata sorgente di ogni forma di vita.

Le leggende la collegano altresì all’aldilà, narrando come il sole si immerga nel mare occidentale per riscaldare, la notte, il regno dei morti.

Per la psicologia l’acqua è collegata ai livelli profondi della nostra mente, all’inconsapevolezza della nostra personalità.
Essa è simbolo stesso della nostra energia inconscia. E’ necessaria alla vita, infonde ad essa energia e la conserva.
Nei sogni è considerata un simbolo propizio quando è statica o calma, una sorta di elisir di lunga vita.
Ed è pericolosa, ma anche rigenerante, se si presenta come innondazione.

Presso i celti l’acqua aveva una funzione molto importante, ed i pozzi e le sorgenti avevano una valenza sacrale particolarmente accentuata.
Spesso i santuari presso le fonti erano luoghi di guarigione, sia che le acque sgorgassero calde, e quindi curative grazie ai minerali in essa contenuti, o fresche.
Nell’area celtica il più importante santuario collegato ad una sorgente termale è quello dedicato alla Dea Sulis a Bath, nell’Inghilterra.
Le sorgenti calde presso il fiume Avon, a Bath, sgorgano al ritmo di più di un milione di litri al giorno.
Connesso alle sorgenti vi era un grande tempio ed un ampio complesso termale.
Il centro di interesse del santuario erano le sorgenti e la cisterna, dove vennero gettate numerose offerte, incluse tavolette con incise maledizioni, o defixiones, e più di 16000 monete.
Le monete erano volutamente selezionate e molte venivano tagliate e subivano un "uccisione" rituale che le consacrava e le rendeva inutilizzabili nella vita quotidiana.
Secondo alcuni studiosi Sulis era una divinità solare, il cui nome deriva da una parola che significa sole e occhio.
Questa interpretazione può spiegare i fuochi eterni dei santuari; il fatto poi che le sue sorgenti termali fossero calde e non fredde porta un elemento in più a favore dell'ipotesi che essa fosse una Dea-sole. Quando occuparono la Britannia, la chiamarono Minerva Medica.
Nella statuaria e nei bassorilievi era mostrata come una donna di aspetto matronale con vesti pesanti, con un cappello fatto dalla testa di un orso e con i piedi appoggiati su una piccola civetta grassa.


Ma, d’altro canto, l’acqua che aveva origini sotterranee era considerata anche in forte collegamento con “l’aldilà”, con il mondo fatato. Esse erano infatti percepite come un dono delle divinità ctonie, e spesso calderoni, armi o altri oggetti venivano seppelliti in acqua come offerte votive alle divinità.
Gli stagni ed i pozzi potevano essere vere e proprie porte verso i mondi invisibili ed incantati delle fate e degli Dei.
L’acqua, con le sue misteriose profondità, stimolava la mente e la spiritualità degli uomini.
Essa veniva in genere vista come uno spirito femminile, e numerosi erano gli esseri, anch’essi femminili, che la popolavano.
Venivano chiamate con innumerevoli nomi: Ninfe, Ondine, Lorelei, Nixie, Glaisting e a volte venivano attribuite loro doti soprannaturali nonchè la capacità di esaudire i desideri del cuore umano.
Generalmente descritte come donne bellissime ma con coda di pesce o di serpente. Con lunghissimi capelli che sono solite spazzolarsi con pettini d’oro, dalla voce soave ed incantatrice, più dolce di qualsiasi voce umana. Altro loro attributo è lo specchio, che come l’acqua imprigiona e riflette.
Molte storie narrano di queste creature acquatiche che vengono prese in moglie da esseri umani, ma sebbene il matrimonio possa essere felice e donare dei figli alla coppia esso non è destinato a durare, spesso per l’ottusità o la curiosità dell’uomo. Come nel caso della bella Melusina, destinata a tornare nel suo mondo fatato poiché il marito l’aveva spiata, non fidandosi di lei, nella giornata durante la quale essa perdeva parte delle sue fattezze umane trasformandosi, nella parte inferiore del suo corpo, in un serpente.

Anche le Selkie, o fate foca, hanno un destino simile.
Esse abbandonano la loro pelle sulla terraferma, trasformandosi così in splendide fanciulle.
L’uomo che riesca ad impossessarsi della loro pelle può prenderle in moglie, ma esse lo abbandoneranno non appena ritroveranno la loro pelle di foca.
Le Gwared Annwn, le fate gallesi che regnano sulle acque, alle volte possono sposare un mortale, salvo avere una perenne nostalgia del loro luogo di origine.

Dal duplice aspetto, umano e bestiale sono anche le Glaisting.
Esse sono ninfe delle acque, metà donne e metà capre. Per nascondere questi attributi indossano una lunga e fluente veste verde, apparendo così bellissime ed affascinanti possono irretire l’umano di turno.

Affascinantissime creature sono poi le Asrai, che si sciolgono nell’acqua se catturate o se esposte alla luce solare.

Nella mitologia arturiana assume una notevole importanza come creatura legata all’acqua la dama del lago, colei che consegna ad Artù la sacra spada Excalibur.
Ecco come essa appare ne “la storia di Artù e dei suoi cavalieri” di Malory.
“In quel momento una donna passava sul lago, il re chiese chi fosse.
-E’ la dama del lago; sul fondo di questo specchio d’acqua si trova una caverna che ha l’interno decorato con tale ricchezza da renderlo la residenza più piacevole del mondo-
Gli spiegò Merlino
-Ora la Dama si avvicinerà, allora voi dovrete pregarla cortesemente di darvi la spada-
Infatti la Dama si diresse verso Artù e lo salutò, e il re, dopo aver ricambiato il saluto, le chiese:
-Di chi è la spada che quel braccio tiene sull’acqua?Io sono senz’armi e vorrei che fosse mia-
-Essa mi appartiene- gli rispose la Dama –Ma se mi concederete un dono allorquando ve lo richiederò, sarà vostra-“


Le dame acquatiche, come tutte le dame, possono donare moltissimo.
Amore, forza, figli, potere, sovranità.
Ma in cambio esse esigono rispetto, fiducia, riconoscimento della loro regalità.
L’acqua ci richiama a guardare nelle nostre profondità, ci invita a riconoscere la creatura sacra che risiede in noi stessi e a farla risalire, vincendo le nostre paure e abbandonando ciò che non è utile al nostro percorso.


Fonti:

"Dizionario di mitologia celtica", Miranda Green
"Fate" Brian Froud Alan Lee
"Simboli", Le Garzantine
"Storia di re Artù e dei suoi cavalieri, Sir Thomas Malory
"Dizionario delle Dee e delle eroine", Patricia Monaghan
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