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Ynis Afallach Tuath |
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IL SACRO FEMMININO NELLA CERCA DEL GRAAL |
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Domenica, 24 Febbraio 2008 - 21:47 - 5607 Letture |
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Nelle storie del Graal e nella mitologia ad esso collegata le figure femminili giocano un ruolo di fondamentale importanza.
La donna non va mai alla ricerca del Graal, lei stessa è il Graal.
Esso si rivela nel suo ventre, nel suo stesso corpo nel quale la donna è una piccola Dea nata sulla terra per contenerne i misteri.
La donna non cerca il Graal poiché essa è già in intima sintonia con la sua essenza, ed è per questo motivo che la donna lo porta, lo mostra, ne è l’eterna custode. È la rappresentante dello spirito del Graal nel mondo materiale nel quale l’eroe deve vivere superando una sfida dopo l’altra per mostrarsi degno di apprendere i suoi misteri.
Solo trovando, rispettando ed amando le damigelle del Graal l’eroe troverà ciò che brama.
LE DAME DEI POZZI
Una versione arcaica della storia del Graal e delle damigelle che ne sono custodi la si può trovare in un testo del 1225 noto come “Elucidation”.
Nonostante sia stato scritto successivamente alla storia del Graal di Chretien de Troyes essa si presenta come una sorta di antefatto alla vicenda narrata nel Perceval.
Le vicende iniziali sono molto anteriori ad Artù ed al suo regno, che compariranno solo più tardi nello scritto.
Il narratore viene chiamato mastro Blihis e, dopo un’introduzione riguardante il Graal ed i suoi misteri, che secondo lui non dovrebbero essere del tutto svelati, inizia a cantare della bella e ricca terra di Logres, nome sovente attribuito alla Britannia Arturiana.
"Il regno volse in rovina, la terra divenne secca e sterile tanto che non valeva più il prezzo di due noci. Perdute erano le voci dei pozzi e delle damigelle che vi abitavano. Esse svolgevano un tempo questo servizio, che se un viandante desiderava cibo e bevande bastava che lasciasse la strada e cercasse uno di questi pozzi, e immediatamente senza neppure dire che cosa gli piacesse se ne poteva disporre;bastava chiedere. Infatti da uno di essi usciva una damigella, che più bella non si poteva immaginare, recando in mano una coppa d’oro con dentro carne lardellata e pane, mentre un’altra damigella portava una candida tovaglia e un vassoio d’oro con il cibo ch’egli aveva chiesto.
Tale splendida accoglienza si riceveva a quei pozzi… e le damigelle con grazia e letizia servivano tutti coloro che ai pozzi venivano.
Il re Amangons, crudele e vile di cuore, per primo infranse la consuetudine dei pozzi, e molti altri poi fecero lo stesso seguendo l’esempio del re, che aveva invece il compito di difendere le damigelle e tenerle sotto la sua protezione. Il re violò una damigella privandola, col di lei duolo, della verginità, e la privò anche della coppa d’oro…in cui si fece servire il cibo d’ora in avanti… Ma da quel giorno la damigella non uscì più dal pozzo per servire chi là venisse a chiedere nutrimento, e anche tutte le altre damigelle servirono il cibo senza più farsi scorgere.
Il regno cadde in tale desolazione che nessun albero metteva più le foglie. Seccarono i prati ed i fiori, e i corsi d’acqua inaridirono. E da allora nessuno potè più trovare la corte del Ricco Pescatore, che era solito riempire la terra dello scintillio dell’oro e dell’argento, di preziosi e di ermellini, di monti di seta, di carni e di ripieni, di falchi addestrati e smerigli e terzuoli, e sparvieri e falchi pellegrini”.
Le correlazioni col Graal sono davvero numerose. Le damigelle dei pozzi sono infatti le dame del Graal, portano coppe d’oro e dispensano ogni tipo di cibo. Il nutrimento infatti, è una delle funzioni più ricorrenti nelle storie del Graal siano esse pagane, cristiane o di influenza islamica.
Il Graal è fonte di ogni nutrimento, chi assiste al corteo e partecipa al suo banchetto sarà poi rifocillato con ogni genere di cibo, ma anche se quest’ultimo non compare a livello materiale sarà il nutrimento dell’anima, il nutrimento spirituale, a soddisfare ogni bisogno.
E le dame del Graal portano il sacro vaso, se di vaso si tratta, nel loro ventre. Ventre di donna, che dona la vita, che la sostiene col suo latte segreto quando essa viene alla luce.
E così anche l’acqua nutre.
L’acqua dei pozzi dei quali le dame sono guardiane.
Esse potrebbero essere state arcaiche sacerdotesse depositarie di un particolare culto legato al Graal ed al nutrimento, ma legato anche alle potenze dell’Altromondo, in quanto l’acqua è un tramite tra i mondi.
Le dame, uscendo dai pozzi, passaggio tra il cupo sottosuolo ed il mondo bagnato dalla luce solare, potrebbero essere il collegamento tra i vari piani di esistenza che i celti chiamavano “Annwn”, l’aldilà.
Un mondo speculare a questo, parallelo ad esso, eppur diverso.
Le dame sono creature fatate. Ponti, custodi, dispensatrici di cibo.
Esse rappresentano l’essenza stessa della terra, esse sono l’incarnazione della Dea del territorio, inestricabilmente legata alle vicende della terra bretone.
Esse sono la Sovranità.
La terra, infatti, inizia a deperire solo conseguentemente alla violenza subita da una delle damigelle.
La Sovranità sul territorio, non essendo più donata, ma presa con la forza da un Re indegno, porta alla morte, alla distruzione.
Poiché il Re non è i grado di proteggere il paese, di curare la propria gente, in quanto non ha nessun legame sacro con essi.
E le dame scompaiono, perché anche la legittima Sovranità è stata annientata, ricacciata a forza nel reame del sottosuolo.
La violenza di Amangons riflette anche il fatto che il Graal non può essere conquistato violandolo, non può essere preso con la forza.
La sua sacralità va meritata. Se si viene meno a questo valore il Graal sparirà dal mondo e la terra ne perirà.
Le damigelle dei pozzi non solo custodiscono il Graal, il nutrimento, la vita.
Esse sono anche le depositarie di una profonda saggezza, di conoscenze sublimi, nascoste agli occhi dei più.
Amangons, violando una damigella, vuole impossessarsi anche delle conoscenze delle quali essa è custode.
Anche la saggezza, come il Graal e come la Sovranità, può essere solo conquistata, od offerta liberamente . Non può essere presa con la forza.
Se violata, porterà alla distruzione, e non alla luce della saggezza.
Il profondo contatto con l’essenza delle damigelle dei pozzi ci insegna a vivere con più armonia i lati opposti del nostro essere, a rispettare ed a condividere.
Esse sono la parte femminile profonda che troppo spesso uomini, ma anche molte donne, negano e violano.
Essa deve invece portarci a vivere appieno la nostra vera ed intima natura selvaggia, capace di rigenerarsi da ogni ferita se accudita, custodita e nutrita a fondo. In perfetto accordo con la natura e con le antiche armonie.
Anche nelle versioni medievali maggiormente contaminate dall’imperante cristianesimo la damigella del Graal rappresenta la triplice Dea, la Grande Madre in ogni suo aspetto. Essa contiene ancora in se stessa la sua essenza originaria.
Può apparire sotto svariati aspetti e pare che una fondamentale caratteristica sia quella di mutare forma.
Può assumere fattezze maschili o femminili a suo piacimento, può essere giovane e bella, oppure orripilante.
Colei che conduce e sprona l’eroe alla cerca compare generalmente sotto le spoglie della megera, poiché è lei che porta alla saggezza ed alla conoscenza.
Questa figura rappresenta i lati “negativi” od oscuri del sé che l’eroe deve superare, accettare ed inglobare in se stesso traendo da essi il meglio per divenire completo. La conoscenza di se stessi è fondamentale, conoscere e guardare senza paura ogni lato della propria anima è il primo passo per poter affrontare la cerca.
Poiché il nettare del Graal non è solo dolce. Trovarlo comporta delle conseguenze, delle importanti responsabilità non sempre facili o semplici da gestire.
L’eroe non deve cedere, deve saper affrontare tutto, anche l’aspetto più orribile della Dea. Ciò che in un primo momento può rivelarsi ai nostri occhi come terribile e pieno di bruttezza e sofferenza potrebbe invece rivelarsi bello e dolce. Il bene ed il male non esistono, è l’uomo che li crea. La Dea porta rinascita e distruzione esattamente nel luogo e nel momento in cui servono.
Colei che reca il Graal è rappresentata come una vergine fanciulla bellissima, o come un giovinetto dalle fattezze molto belle ed un po’ effemminate.
Essa rappresenta la purezza, la rinascita, il nostro essere rinnovati davanti al Graal, davanti alla consapevolezza di cosa esso sia. L’illuminazione della nostra anima davanti al divino.
Ma come custode del Graal la dama è una donna nel pieno delle sue forze, matura in se stessa.
Una donna fiera, piena, brillante.
È colei che crea, che nutre, che sostiene.
È colei che dona la vita.
È una madre per se stessa, ed una madre per gli altri.
Una volta trovato il Graal, una volta divenuti i suoi custodi, possiamo diventare completi.
Le fanciulle del Graal sono le varie fasi della cerca, le fasi che l’animo dell’eroe deve attraversare nel suo viaggio.
Perché il viaggio verso il Graal è innanzitutto un viaggio interiore dell’anima per elevarsi a spirito.
Le damigelle sono lì, ad indicarci la strada.
Esse donano il nutrimento spirituale necessario per la cerca.
Spesso l’eroe non vede il Graal direttamente, ma ne vede la portatrice, perché essa ne incarna l’essenza, e non è l’oggetto Graal ad essere importante, sia esso ciò che sia, ma la sua intimità, rappresentata dalla damigella.
Altrettanto spesso gli eroi sposano una delle damigelle custodi del Graal come nel caso di Firefitz nel Perceval di Von Eschenbach.
L’unione sessuale è la loro iniziazione verso i misteri del Graal, una vera e propria hierogamia tramite la quale l’eroe e la damigella danno vita alla famiglia del Graal e perpetuano il Graal nel mondo, trovandolo anche dentro loro stessi.
ELAINE DI CORBENIC
L’esempio fondamentale di hierogamia per dare vita alla stirpe del Graal lo si ritrova nella storia di Lancillotto e di Elaine di Corbenic.
Corbenic (parola che molto probabilmente trae la sua origine da “Cour Bénie” corte benedetta) è il castello del Graal, la corte dell’avventura. Se un eroe riesce a penetrare in essa subirà prove rischiose, al limite del fantastico, spesso rischiando la propria vita senza arrendersi mai.
Poiché compito di un cavaliere è vincere le proprie paure, e la morte è preferibile all’onta ed all’umiliazione.
Codesta corte, si narra, fu fatta costruire da Alano il Grosso, figlio di Giuseppe d’Arimatea.
All’epoca di Artù in essa vi dimorava Re Pelles, discendente diretto della stirpe di Giuseppe.
Elaine ne è la figlia ed è lei che conduce il Graal durante il sacro corteo.
Il primo a nominare la dama di Corbenic come Elaine fu Malory.
Elaine è un nome molto frequente nella mitologia arturiana, specialmente in relazione a Lancillotto.
Elena fu sua madre, Elaine la sua sposa, che darà alla luce loro figlio, ed Elaine sarà anche la bianca damigella di Astolat che morrà d’amore per lui.
Nella narrazione del Lancelot-Graal Lancillotto arriva al castello dei Corbenic, libera una fanciulla imprigionata in un calderone pieno di acqua bollente e la sera assiste al corteo del Graal, inchinandosi e giungendo le mani di fronte ad esso, riconoscendolo quindi come oggetto mistico e sacro, e beneficia della sua mensa.
Tuttavia ciò che Lancillotto davvero nota non è l’oggetto, bensì la fanciulla che lo reca con sé, che è dama di candida bellezza, tuttavia inferiore alla sua amata Regina Ginevra.
Re Pelles brama di far unire la figlia al cavaliere, e con l’aiuto della dama di compagnia della fanciulla del Graal fa sì che Lancillotto veda Elaine come Ginevra.
La notte il campione, vittima della malia, si congiunge in amore con la fanciulla, credendo si tratti della sua amata Regina, colei che è il Graal, nella mente di Lancillotto così come nel suo cuore.
Elaine, che in realtà è una custode del Graal e una sua sacerdotessa, eleva spiritualmente Lancillotto con questo atto. Tuttavia lui la rifiuta, poiché è fedele solo a Ginevra.
Rifiutando la sovranità di Elaine Lancillotto rifiuta l’essenza del Graal, pur continuando a far parte della sua stirpe, essendo il padre dell’eroe spirituale della cerca.
Dall’unione di Elaine e Lancillotto avrà infatti vita Galahaad, colui che si unirà spiritualmente al Graal, lo troverà e si perderà nella sua essenza.
Elaine, dotta, istruita, è la “moglie” ideale per il fiore dei cavalieri.
É una delle "figlie di Branwen", coloro che detengono la sovranità ma non sono destinate a regnare, bensì a concepire gli eroi che lo faranno, che avranno in sè il sangue della stirpe del Graal.
Tuttavia Elaine, nella sua unione con Lancillotto, diviene un simulacro di Ginevra poichè l'eroe risponde sessualmente a nessun’ altra donna se non alla regina. Elaine diviene quindi una sorta di Succuba, una personificazione della donna del sogno.
Durante l'unione ella invoca mentalmente l'immagine del Graal, ed anche in virtù di ciò la damigella ed il miglior cavaliere del mondo generano Galahaad.
Elaine non pretende la sovranità per sè, nemmeno la sovranità amorosa, sa che Lancillotto non la ama e che dopo l'inganno probabilmente la odierà.
Ella dona sovranità alla terra, al suo popolo.
Ella si sottomette al suo destino per portare la terra al trionfo mistico, si dona per il benessere della terra e della gente.
La sua vita non è per se stessa. è per redenzione di altri, per il bene di altri.
Ciò può apparire come una debolezza, come una negazione dell'essere femminile libero. Ma in realtà è un gesto che richiede molta forza e dignità. Elaine è consapevole di ogni cosa. Eppure dona se stessa, perchè sa che è così che richiede l'Armonia. Sa che solo così la terra potrà guarire.
Elaine, vergine fanciulla e madre spirituale, ammaliatrice ed amante, rinchiude in se la triplice essenza delle damigelle del Graal.
In lei tutto ha origine e compimento.
Lei racchiude in se stessa il Graal, il suo sangue, il suo nutrimento. È la più degna e completa prosecutrice dell’essenza delle dame delle fonti.
FONTI
“Passaggio ad Avalon” J.S.Bolen Piemme edizioni
“Guarire con il Graal” John Matthews edizioni Amrita
“King Arthur and the Goddess of the land” Caitlin Matthews Inner tradition
“Sophia” Caitlin Matthews Inner tradition
“Simboli e riti delle donne celtiche” Sara Perini
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