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Ynis Afallach Tuath

BROCELIANDA E LA FONTE DI BARENTON
Domenica, 24 Febbraio 2008 - 21:48 - 6215 Letture
Luoghi La fonte di Barenton si trova all’interno della magica foresta di Brocelianda, nel cuore della Bretagna.
La foresta oggi è conosciuta con il nome di Paimpont, e sorge tra il Morbihan e L’ile et Vilaine, dove una volta vi era la grande foresta Armoricana.
Molti avvenimenti mitologici sono avvenuti al suo interno. Protette dagli alberi e dal silenzio molte vite si sono incontrate e molti prodigi si sono compiuti.

Sotto i raggi del sole che, verdi, filtrano tra le foglie, è racchiusa una sacra radura, il cui centro è rappresentato dalla fonte e dal pino che si innalza al suo fianco fieramente.
Respirando si percepisce l’essenza divina che sussurra tra i rami.
L’antico nome della fonte era Belenton, vale a dire Bel Nemeton.
Luogo sacro a Belenos, il brillante, Dio solare tanto caro ai Celti.
Il Nemeton è un luogo lontano dalla vita sociale, lontano dalla tribù, un luogo al margine del mondo. I druidi vi compivano i riti per la collettività, ma in disparte da essa, dove le Antiche Armonie e l’identificazione con il mondo arcaico naturale erano maggiormente percepibili.
Un luogo al di fuori del tempo e dello spazio, dove l’Unione col divino veniva ristabilita, dove cielo e terra si intrecciano, ed il mondo ctonio viene alla luce.
Il pino di Barenton è infatti l’albero cosmico, l’albero del mondo. I suoi rami si protendono radiosi verso il cielo, e le sue radici affondano nella terra scura, nella quale scorrono le acque della fonte.
L’albero è il collegamento tra i mondi, ed il druido in contatto con l’albero sacro poteva spostarsi tra i mondi a suo piacimento.
Gli elementi essenziali della mitologia celtica si incontrano nel Nemeton, dove tutto è rappresentato. Microcosmo ad immagine del mondo intero.
Terra, aria ed acqua, uniti in armonia tra le fronde, centro della radura nella foresta.
E si narra che Brocelianda fosse chiamata anche “La foresta del signore” e che al suo interno né una mosca né una creatura velenosa vi potessero avere dimora.
La presenza delle acque che animano la fonte di Barenton è fondamentale.
Si pensa infatti che il Nemeton di Brocelianda possa essere stato un centro druidico di guarigione, tuttavia non vi sono prove a sostegno di questa teoria, e le acque che scorrono nella foresta di Paimpont e nella fonte non sono considerate curative in alcun modo.
Ma il borgo che conduce alla fonte di Barenton ha nome Folle Pensèe, che starebbe a significare follia guarita ed i personaggi maggiormente legati alla foresta di Brocelianda ed alla sua fonte sarebbero testimoni di questa guarigione.

Il primo di questi è Merlino, il cui nome esprime sempre e comunque una gran familiarità con la natura, sia esso derivato dall’inglese MERLIN (smeriglio) o dal francese MERLE (merlo).
Merlino il mago è infatti l’uomo dei boschi, il selvaggio.
Legato alla natura ed in sintonia con essa è capace di comprendere l’antica lingua degli animali e della natura e quindi di leggere in essa i segni dell’avvenire.
Ed infatti egli è profeta, poiché è salito sul pino, sull’asse del mondo, e lì il divino l’ha pervaso, ed egli ora può parlare per suo tramite.
Prediligendo il mondo dei boschi alla corte del Re, nella quale si reca solo ed esclusivamente per diffondere i suoi consigli e per spronare i cavalieri al viaggio che li spetta, Merlino, incompreso, viene da tutti considerato folle. Ma altro non è che un saggio.
Infatti, cos'è la follia, se non estasi divina? Gli antichi lo consideravano uno dei principali modi della conoscenza. Il saggio era folle poichè il divino lo possedeva.
E la conoscenza che ne derivava non era una conoscenza dogmatica, scritta, indiretta. Bensì una conoscenza data dalla divinità, in modo naturale e spontaneo.
Vi è poi l'equilibrio, saper conciliare questo stato d'estasi con la calma che la società richiede. E quindi perviene la saggezza.
Merlino è dunque folle, ed i soli momenti in cui “rinsavisce” sono quelli nei quali beve l’acqua della fonte.
Tuttavia essa è solo per gli iniziati, infatti chiunque altro vi beva rimarrebbe ucciso.
E la foresta, luogo di elezione di Merlino, sarà anche la sua tomba. Luogo di riposo in attesa del risveglio.
Proprio nei pressi della fonte di Barenton, infatti, avviene il primo incontro tra il mago e la fata Viviana, colei che, rinchiudendo il mago, lo celerà per sempre agli occhi del mondo.
L’incontro viene narrato ne “I romanzi della tavola rotonda” da Jaques Boulanger, tratti direttamente dal ciclo vulgato, altrimenti conosciuto come il Lancelot Graal.
La foresta, narra l’autore, era il luogo di caccia preferito della Grande Dea Diana, poiché ricco di cervi, cerve e daini.
Ed è proprio lì che Merlino vede Viviana per la prima volta quando lei aveva dodici anni.
“( Merlino si recava spesso Nella foresta di Brocelandia nella quale) viveva un valvassore di nome Diona, figlio di Diana, la Dea dei boschi. Prima di morire ella gli aveva concesso in dono, nel nome del Dio della luna e delle stelle, che la sua prima figlia fosse tanto desiderata dal più saggio degli uomini, che costui si sarebbe sottomesso appena l’avesse vista, e le avrebbe insegnato la propria scienza per virtù di negromanzia. Diona generò una figlia che chiamo Viviana in caldeo, che nella nostra lingua significa “niente ne farò”. E Viviana, che allora aveva 12 anni, veniva spesso a giocare e a divertirsi nella foresta.”
Seduta sul bordo della fonte di Barenton Viviana appariva bella oltre ogni dire, ed incantò subito il mago con il suono della sua dolce voce.
Merlino rivela alla fanciulla la sua capacità di far magie ed ella, affascinata, chiede di venire istruita nell’arte di quei bei giochi.
Merlino acconsente in cambio dell’amore di Viviana che pur di apprendere ogni conoscenza accetta di buon grado, divenendo allieva prediletta del mago.
Il luogo illusorio nel quale Viviana nasconde la sua corte è chiamato il lago di Diana ed altro non è se non un incantamento di Merlino. Dove le acque sembravano più profonde vi erano molte dimore ed il castello della dama, accanto al quale scorreva placido un grande e lungo fiume.
Merlino abbandona di rado Viviana, per recarsi a corte come consigliere del Re, e come incitatore dei cavalieri alle loro avventure.
Merlino è il demiurgo del santuario arboreo, é una sorta di Dio incarnato che influisce sul destino degli uomini, che organizza il mondo e lo equilibra con i suoi consigli ed i suoi poteri.
Il vero druido di una radura sacra al di fuori della società, ma che agisce per essa ed in essa.
Tuttavia Merlino rimarrà sempre maggiormente legato al reame incantato di Brocelianda ed alla fonte di Barenton.
Ed è nella foresta che Viviana, dopo aver appreso da lui tutto quanto egli poteva tramandarle, rinchiuderà il mago relegandolo al suo lungo ed eterno sonno.
Prigione d’aria, prigione di Cristallo, grotta, tronco cavo di una quercia.
Merlino quindi diventa totalmente uomo selvaggio.
Nulla più della società lo può toccare.
Merlino è consapevole dell’atto di Viviana, e non si oppone ad esso, ma acconsente di buon grado.
Essendo il saggio per eccellenza Merlino sa che il suo compito nel mondo è finito. Sarà Viviana ora a prendere il suo posto di Demiurgo alla corte di Artù. Sarà lei a consigliare il Re, a difendere la regina, ad aiutare i cavalieri nelle loro imprese. Ed è lei a crescere e ad istruire colui che diverrà il miglior cavaliere della corte, colui che contribuirà più di ogni altro a portare il regno alla rovina.
L’uomo dei boschi tuttavia viene solo addormentato, non ucciso.
Come Artù anche Merlino si risveglierà quando il mondo sarà di nuovo pronto per la sua arte.
Viviana quindi è una protettrice delle Antiche Armonie, e la foresta di Brocelianda, con la sua sacra fonte, è guardiana perenne di questa potenza aleggiante, sopita in un magico giaciglio.


Le origini del personaggio di Viviana (altrimenti conosciuta come Nimue, Niniane, Ninien, Vivian, Vivliana), parimenti a quelle di Merlino, sono molto antiche.
Sempre in relazioni con le acque di fiumi o laghi, pare essere una ninfa delle acque che dimora nella foresta.
Ed in quanto Dama del lago è collegata all’Aldilà.
Parimenti al suo maestro è saggia ma selvaggia. Preferisce la sua fonte ed il riparo della foresta alla corte. È maga e fata, la sua natura è divina, ma altrettanto umana.
È la compagna perfetta dell’uomo selvaggio dei boschi. È la vergine cacciatrice.
Ed infatti il suo personaggio ricalca a tratti la prima compagna di Merlino, la sorella Ganieda, che compare nel Vita Merlini, primo testo a fare il nome del mago.
La relazione tra i due fratelli sarebbe stata però troppo ambigua da accettare per degli scrittori che al contempo erano monaci.
E per eliminare l’incesto mantenendo la diade fu creata Viviana. Amante del mago, senza nessun legame di sangue con quest’ultimo.
Il nome Viviana potrebbe forse contenere la parola celtica VINDU che ha significato di "bianco", "bello", "biondo". Similmente a Ganieda/Gwendydd, altrettanto bianca e candida.
Queste due importanti donne, con le quali Merlino ha lo stesso legame di amore, insegnamento, abbandono, mostrano un’essenza solare, protettrice e fecondatrice, portatrice di luce e calore, ma soprattutto di vita.
Viviana, ninfa di acqua legata al sole, potrebbe rendere curative le acque dove stabilisce la sua dimora.
Un'altra possibile derivazione del suo nome si avrebbe da Be-Finn e ciò la collegherebbe alla Dea del fiume Boyne, anch’ella conosciuta proprio come Be-Finn, la bianca fanciulla, o la bella fanciulla.
E per marcare ulteriormente la natura solare della fata questo nome sarebbe legato anche alla Dea Brigid, patrona del fuoco e della creazione.
Inoltre entrambe queste figure hanno un rapporto incestuoso con Dagda, il proprio padre. Come Ganieda lo ebbe con Merlino.
Se si pensa che Viviana sia una versione tarda di Ganieda data dai monaci cistercensi che non potevano tollerare un unione d'amore di tal genere, le figure di Viviana e di Merlino rientrano nel gruppo di quelle figure divine che praticano l'incesto sacro. Il rapporto carnale che sfocia nella ierogamia. Le nozze sacre che donano la regalità.
L'incesto sacro è un privilegio delle divinità.
Un privilegio di coloro che, dimorando nel Nemeton, partecipano dell’essenza divina e non sono quindi soggetti alle norme della società dalla quale si discostano per vivere l’unione col divino.
La dimora di Merlino e Viviana fu indubbiamente un centro druidico.
E questa dimora è sempre stata identificata nella foresta di Paimpont. Addirittura il Dolmen che vi è a strapiombo dove giacciono le acque viene chiamato “pietrone di merlino” ed all’interno della foresta vi è una vera e propria tomba commemorativa per il Mago. La tomba di Merlino.

Ma vi è un altro episodio mitologico che ci parla della fonte di Barenton e ci offre notizie delle sue proprietà magiche.
Si tratta del romanzo dei Mabinogion intitolato “La dama della fontana”, ripreso poi da Chretien De Troyes col nome di “Ivano”.
Secondo questa narrazione il potere della fonte è quello di far piovere.
Se si rovescia l’acqua sul pietrone posto nei pressi della fonte si scatena un forte temporale.
Sul luogo vige il divieto di penetrarvi, ma se si giunge alla fonte si deve tentate l’avventura e sottoporsi alla prova.
Se si fallisce la morte avrà il sopravvento, ma se si supera l’ostacolo si diverrà il signore del luogo, il dominus loci. Il cavalieri vincitore avrà in moglie la dama della fonte. La vera e propria Signora del territorio. La loro unione ristabilirà l’equilibrio rotto dal temporale distruttivo. E la radura sarà sanata.
Quindi l’acqua della fonte va raccolta in un boccale argentato e va gettata sul pietrone.
Allora la tempesta devasterà tutti gli alberi tranne il pino, che è l’albero cosmico senza il quale il mondo non esisterebbe. Ivano dopo la tempesta ascolta il canto melodioso di una moltitudine di uccelli. È lo stato di beatitudine e gli uccelli sono uccelli sacri, divini, esseri dell’altromondo. Gli uccelli di Rhiannon.
Il Nemeton di Barenton è luogo dell’esperienza attraverso cui un individuo può salire sull’albero del mondo e ritrovare l’estasi dell’unione col divino, con le antiche armonie cosmiche, così come si è visto parlando di Merlino.
Ivano, come Merlino, è colui che è riuscito a ritrovare la purezza dei tempi antichi, l’età dell’oro durante la quale l’uomo era in perenne contatto con gli Dei, capiva il linguaggio degli animali e della natura, il canto segreto al quale oggi troppi di noi si rendono sordi.
L’uomo dei boschi conosce il canto, ed agisce in conseguenza ad esso.
Sono le fronde della foresta di Brocelianda che oggi dispiegano quel canto, così come il mormorio delle acque di Barenton.
Custodi argentati delle Antiche Armonie.

Nel corso dei secoli la fonte di Barenton non fu mai cristianizzata, sorte che toccò a moltissime fonti sacre.
Come era, ed è, uso in molte fonti vi si gettano oggetti di culto, o monetine votive. E così a Barenton. Infatti le giovani fanciulle gettano le monete per propiziarsi l’amore ed il matrimonio.
La foresta e la fonte hanno cristallizzato in sé, come la figura di Merlino,ciò che non poteva essere (e non lo può essere tutt’ora) recuperato dal cristianesimo ufficiale, tutto ciò che andava oscurato perchè non corrispondeva alla nuova teologia. E quindi considerato diabolico.
Il contatto diretto con la divinità e con la sua voce.
Non per nulla il mago ci viene descritto, nelle fonti cistercensi, come il figlio di Satana.
Ma camminando nei numerosi percorsi che serpeggiano a Paimpont si potrà forse sentire, nello stormire del vento tra le foglie, la voce del mago ed il canto di Viviana, e la dolce melodia degli uccelli di Rhiannon.
Ed essere così pervasi dall’incanto dell’estasi.



FONTI

“Merlino o l’eterna ricerca magica” Jean Markale Ed. Mondadori
“Ivano” Chretien de Troyes ed. Maondadori
“I racconti gallesi dei Mabinogion” G.Agrati M.L Magini ed. Mondatori
“I romanzi della tavola rotonda” Jaques Boulanger A cura di G.Agrati M.L Magini
“La follia del mago Merlino” Geoffrey di Monmouth ed. Sellerio
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