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Ynis Afallach Tuath

INTRODUZIONE AI MABINOGION
Venerdì, 22 Febbraio 2008 - 13:29 - 3627 Letture
I Mabinogion e altri testi gallesi Il passato non muore mail…il nostro presente,
il nostro quotidiano, sono figli di ciò che fu e padri degli avvenimenti futuri.


Così è per le religioni –quelle nuove incamerano elementi e simboli di quelle antiche-,
così è per la storia –i vinti di oggi richiederanno soddisfazione
creando le battaglie di domani-. E quei simboli, quei celati misteri cui obbedivano popoli che ora sono solo polvere,
sono semi…che racchiudono in sé lezioni dimenticate. La mitologia narra lezioni universali,
il cui eco risuona in occidente come in oriente.
Lezioni messe in forma semplice per venir meglio comprese dalle moltitudini,
e più semplicemente trasmesse.
I Mabingion sono questo:
una piccola parte sopravvissuta ai millenni della mitologia gallese.
Prima di illustrare la storia, e le storie, dei Mabinogion,
sarebbe bene sottolineare due concetti.
Innanzitutto, tra i Celti, non vi era l’uso di lasciare scritti.
I bardi imparavano a memoria i punti salienti dei racconti,
ma il resto lo narravano costruendolo volta per volta;
ecco dunque il perché delle discrepanze tra una narrazione e l’altra.
Seconda fondamentale questione, è che i racconti dei Mabinogion,
pur narrando temi assai più antichi, nella forma a noi pervenuta,
risalgono al Libro Rosso di Hergest, databile attorno al XIV sec.
Probabilmente, quelli che vengono comunemente chiamati I 4 Rami ,
ovvero i 4 racconti (su 11) più antichi, acquisirono la loro struttura attuale attorno al X – XI sec.
e sono da considerarsi in assoluto i piu’ antichi reperti
facenti parte della saga mitologica gallese. Di secolo in secoli i bardi vollero non più diffondere un ‘Racconto Sacro’,
bensì un racconto che allettasse le corti di re e Principi,
e fu così che molti elementi andarone perduti per sempre.
Le influenze della nuova religione cristiana diedero infine il colpo di grazia,
anche se, per amor del giusto, fu grazie ai copisti cristiani
che questi frammenti di storia attraversarono indenni i secoli.

I Racconti dei Mabinogion sono presenti in due manoscritti gallesi:
uno incompleto, il Libro Bianco di Rhydderch (Llyfr gwyn Rhidderch)
databile circa 1300-1325; ed uno invece apparentemente completo,
il Libro Rosso di Hergest (Llyfr coch Hergest),
che si può datare tra il 1375 e il 1425.
Senza entrare qui nello specifico, possiamo in sintesi dire
che questi quattro racconti piu’ antichi,
narrano le vicende di tre gruppi di personaggi:
il primo e il terzo parlano di Pwyll, Principe del Dyfed, e della sua famiglia;
il Secondo narra dei Figli di Llyr e delle loro vicissitudini;
il Quarto Ramo narra invece della famiglia di Don. L’unico personaggio che troviamo in tutti e quattri i Rami e’ Pryderi…
e più avanti ne capiremo forse il motivo.

La prima traduzione in inglese dei Mabinogion avvenne ad opera di Lady Charlotte Guest
tra il 1838 e il 1846, ed essi furono pubblicati per la prima volta
nell’Edizione di Alfred Nutt, intitolata Four Branches of the Mabinogion.

Ma cosa significa Mabinogion?
In verità non lo sappiamo ancora con certezza.
Tre dei quattro rami si chiudono con la formula:
‘così termina questo Ramo dei Mabinogi’;
e solo nel Primo ramo troviamo la parola Mabinogion.
Lady Guest ritenne plausibile che Mabinogion fosse il plurale di mabinogi.
In gallese MAB significa ‘fanciullo’, e così prese piede l’ipotesi
che Mabinogion significasse ‘Racconti per fanciulli’.
Molto probabilmente invece, quell’unico ‘Mabinogion’
non fu che un errore di qualche sdabato copista medievale….

E quindi?
Ecco una seconda ipotesi.
Alcuni studiosi ritengono che con la parola ‘Mabinogi’
ci si riferisse al ‘materiale riguardante il dio Maponos’.
Studiando, anticamente, I quattro rami, si sarebbe dovuti giungere ad apprendere
la storia del padre di questo dio: Gwri (detto altrimenti pryderi).

I Mabinogion, in conclusione,
sono costituiti da un corpus piu’ antico di Racconti, i Quattro Rami:

Pwyll –Principe del Dyfed;
Branwen –Figlia di Llyr;
Manawiddan –Figlio di Llyr;
Math –Figlio di Mathonwy;

e da altri sette racconti collegati invece alla Leggenda Arturiana:

Il Sogno di maxsen
Lladd e Llevelys
Culhwch e Olwen;
Il sogno di Ronabwy;
La Dama della Fontana;
Peredur, Figlio di Evrawc;
Gereint e Enid.

Nonostante molto delle antiche stesure sia andato perso,
le lezioni che anticamente tali brani dovevano insegnare ai celti sono ancora intuibile;
e resta il fatto che chi volesse comprendere appieno l’antico universo di quelle Popolazioni,
non poi così lontane da noi, non può esimersi dallo studiare questi racconti
e molti altri ancora presenti in vari cicli sbocciati in Irlanda.
Chi avesse un simile intento dovrebbe analizzare con profondità tali scritti
intrisi di lezioni e moniti che, secoli e millenni fa,
governavano le menti di druidi, guerrieri, sacerdotesse, re e popolo.

Come abbiamo detto…
il passato non muore mai…
tocca a noi nutrire ora i semi pervenutici da così lontano….



Argante
-Arc'Hant Afallon Alarch-
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