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Ynis Afallach Tuath

BRIGHID
Lunedì, 26 Gennaio 2009 - 10:04 - 3803 Letture
Divinità Una premessa...
Molti tentarono, come Cesare ad esempio, di paragonare le divinità celtiche a quelle romane, o greche…
ma a noi “celti di oggi”, sembra più corretto affrontare questo discorso senza cercare troppe similitudini.

Un piccolo accenno forse, per sottolineare un aspetto particolarmente importante, può venir concesso, ma è assai più affascinante osservare questi antichi dèi muoversi nel loro ambiente…chiamarli col loro nome, o con quello che riteniamo fosse il loro nome.
I Celti non avevano templi, non lasciavano scritti, non scolpivano sculture….
Onoravano i loro dèi immersi nella natura e il luogo sacro per eccellenza era il Nemeton, ovvero un recinto sacro.
Il Nemeton è tanto la radura nella foresta quanto la foresta nel suo complesso, tanto la sommità di un tumulo, quanto un’isola al centro del mare.
Quanto poi alle sorgenti e al luogo che circonda la sorgente, erano dei posti privilegiati, poiché,
oltre alla comunicazione della terra con il cielo (nem), vi si trovava il contatto con le forze vive e fecondanti sorte misteriosamente dal centro della terra.
Ogni nemeton è il centro del mondo.
La nozione di OMPHALOS coincide esattamente con quella di santuario, e poco importa che questi santuari siano innumerevoli: essi sono ad un tempo unici e molteplici, poichè, per riprendere una celebre espressione:
LA DIVINITA’ E’ UN CERCHIO
IL CUI CENTRO E’ OVUNQUE
E LA CUI CIRCONFERENZA
E’ DA NESSUNA PARTE.
Il posto in cui si stabiliva un contatto con il mondo invisibile, il mondo divino, è necessariamente un centro assoluto a partire dal quale possono irradiarsi le forze messe in gioco. Il Nemeton non è mai scelto a caso. Il più delle volte si trova ubicato dove già si trovava un santuario preistorico, giacchè la tradizione del sacro vuole che certi luoghi siano privilegiati.
Questa loro concezione splendida della sacralità fa sì però che siano davvero poche le notizie sulle divinità giunte sino a noi.
Molto lo dobbiamo sicuramente agli scritti di Cesare.
Ad ogni modo, tra le divinità più importanti troviamo sicuramente Brighid…
Brighid dai molti nomi: Bride, Belisama –La molto brillante-, Brigantia, Brigit…
Il suo nome deriva dalla radice "breo" , ovvero “fuoco”.
Durante il periodo dell'occupazione romana fu identificata con la dea romana Celeste come Celeste Brigantia e in lei si possono ravvisare anche diversi elementi in comune con la dea indiana Saraswati.
Entrambe hanno come proprio animale totemico il cigno bianco, ed entrambe sono legate ai rituali di guarigione.
Inoltre assai spesso viene associata proprio per il suo legame con l’acqua e il risanamento con la dea romano-celtica Sulis, onorata a Aquae Sulis, l’odierna Bath, dove erano presenti le terme più famose e rinomate di Britannia.
Brighid era figlia del capo supremo dei Tùatha Dé Danann (che significa “le genti del Dio la cui madre è Danu”), ovvero del Dagda (il buono); consorte di Bres, madre di Goibhniu, Ceidhne, e Luchtaine, cioè i Tre Dèi delle Arti ( il fabbro, il fonditore e il carpentiere) e sorella di Ogma, dio del sole e creatore dell’Ogham (alfabeto).
Ma la sua discendenza non è così semplice da definire…
Seguendo quanto ci spiega Robert Graves nel suo illuminante trattato: “La Dea Bianca” in effetti inizialmente era il Dagda ad essere figlio di questa Triplice Dea, e non il contrario…ma il mito, col passare dei secoli, venne stravolto ed in parte modificato.
Accadde così che egli si unisse prima in matrimonio con la dea Brighid, e poi, dopo altre elaborazioni, con una singola sposa dai tre nomi: Breg, Meng e Maebel (menzogna, sotterfugio e infamia), e da tale unione nacquero tre figlie: tutte e tre con lo stesso nome: Brigit.
Sicuramente Brigit fu una delle dee celtiche più importanti, il cui culto sopravvive ancora oggi in diverse tradizioni rintracciabili nei paesi nordici.
Una divinità il cui fuoco sacro venne alimentato nel Fire Temple della Cattedrale di St. Brighid a Cill Dara (Kildare –Irlanda) fino al 1539, infausto anno durante il quale avvenne la soppressione dei Monasteri per volere del sovrano inglese Enrico VIII.
Egli, con l’appoggio di Thomas Cramer, futuro arcivescovo di Canterbury, fece dichiarare invalido il matrimonio con la Regina Caterina e fece convalidare invece le nozze con Anna Bolena. In seguito a tale atto il Papa Clemente VII lo scomunicò, ma Enrico negò l’autorità papale con l’Atto di Supremazia e si rese, con l’appoggio del Parlamento,capo supremo della Chiesa anglicana.
Represse ogni contrasto facendo giustiziare i capi cattolici che gli si opponevano e fece sopprimere gli ordini religiosi monastici, confiscandone i beni.
Il Fire Temple, o meglio, ciò che ne rimane, giace ancora oggi nei giardini che circondano la cattedrale.
Si narra che fin da molti secoli prima che il cristianesimo giungesse in Irlanda, in quel luogo un gruppo di 9 (o forse 19) sacerdotesse si occupasse di mantenere viva la fiamma sacra.
Solo le donne potevano prendersene cura. E così fu poi anche nell’epoca della santa cristiana, che tanti aspetti della Dea incamerò nella propria figura, tanto che fu addirittura ipotizzato che la donna fosse in effetti figlia di uno degli ultimi druidi d’Irlanda (probabilmente il druido Dubhtach). Molti sono gli elementi magici rintracciabili nella vita della Santa. Ad esempio ella nacque nel giorno di Beltane (con Samhain uno dei giorni più sacri per i celti: giorni indicanti rispettivamente la fine dell’inverno, tra aprile e maggio, e l’inizio, tra ottobre e novembre. Va infatti tenuto presente che per i celti l’anno iniziava con l’inverno e veniva diviso solo in due stagioni: quella luminosa e quella buia) e si narra che il suo primo pasto fu il latte munto da una vacca bianca con le orecchie rosse (caratteristiche legate esclusivamente agli animali magici delle fate, dei Sidhe).
In Irlanda ancora oggi, uno degli oggetti più caratteristici e famosi, è la cosiddetta croce di Brigit. Essendo una croce viene irrimediabilmente legata alla santa cristiana, ma è interessante notare invece, come la sua struttura richiami i raggi solari, la ruota solare.
Infatti quale simbolo potrebbe essere più adatto ad una dea luminosa e legata al fuoco come Brighid?
Queste sono croci propiziatorie a quattro braccia fatte con i giunchi di anno in anno dovrebbero venir bruciate per Imbolc dopo aver costruito quelle nuove.
Forse tale usanza deriva da quella più antica precristiana che prevedeva la realizzazione di bamboline di grano, orzo e avena (provenienti dall’ultimo covone tagliato l’anno precedente). Queste bambole rappresentavano lo Spirito del Grano, o la Fanciulla del Grano, che di anno in anno avrebbe assicurato nuovi raccolti, permettendo il ripetersi del ciclo naturale, ovvero il ciclo di nascita, morte, rinascita.
Tornando alle similitudini tra la dea Brighid e la Santa Brigit, potremmo inoltre sottolineare che Cill Dara
(ovvero il luogo dove sorsero convento e cattedrale) significa “l’eremitaggio delle querce”, come a sottolineare che in quel luogo fosse presente nell’antichità un nemeton.
Nove, o diciannove dunque, furono le monache vergini che sotto la guida della santa badessa accudirono il fuoco, permettendogli così di ardere ininterrottamente fino al XVI secolo.
E proprio al Teinne –il Fuoco Sacro- la Dea celtica viene associata.
Fuoco non solo come elemento quindi, ma come triplice simbolo:
- fuoco sacro dell’ispirazione, delle arti, della medicina, il fuoco interiore di ogni creatura -Brigit bé filid-;
- fuoco sacro del focolare domestico (Ella è la dea invocata dalle partorienti e dalle donne che desiderano una gravidanza) –Brigit bé legis-;
- fuoco che alimenta le fucine dei fabbri –Brigit bé goibnechta-, della quale è patrona, così come lo è dei poeti.
Conosciuta anche come “Sposa delle Bianche Colline”, “Sposa dalla Chioma d’Oro”, “Madre del Re della gloria”, si narra in una leggenda che il suo volto fosse per metà splendido e per metà orribile e che il Ramo d’Oro carico di campanelli portato dall’ Ollave, fosse in suo onore, tanto che nel Glossario di Cormac, così se ne parla:
“Brigid, figlia del Dagda, la poetessa, ossia la dea venerata dai poeti a causa della grande e illustre protezione che concede loro”.
Triplice, come triplice è il suo aspetto, poiché siamo innanzi ad una delle molte dee trine della tradizione celtica.
In Lei si fondono Fuoco e Acqua.
Fuoco, come abbiamo appena visto, e Acqua, poiché Ella sovrintende i culti della luna e della fertilità, e ovunque le vennero dedicati fonti e pozzi e sorgenti, presso i quali vennero richieste guarigioni e grazie fino alla rivoluzione puritana.
Uno dei suoi simboli è il Cigno Bianco, animale che infatti si ricollega a tali elementi e che simboleggia la purezza interiore.
Signora di Purificazione, Brighid viene festeggiata e onorata ad Imbolc, la festa che annunciava l’imminente arrivo della bella stagione.
“Questo momento dell’anno era chiamato Festa della Luce e segnava un periodo importante per l’iniziazione dei guerrieri, dei poeti e delle donne in generale, come invocazione alle forze naturali del rinnovamento e della vita.
La tradizione irlandese riporta che Brigit donò all’umanità l’arte del fischio, inventato una sera per richiamare i propri amici, e che fu la prima ad intonare il lamento funebre –canzone di lutto delle donne irlandesi- perché fu la prima persona a piangere in Irlanda per la morte di suo figlio Ruadan” (tratto da Il Vischio e la Quercia di Riccardo Taraglio).
Per Imbolc la lunga stagione della notte sta per concludersi e il Fuoco di Brighid (dea Madre) si risveglia nella terra.
Le viene chiesto di dispensare la vita, di far riprodurre le greggi, di aiutare la crescita della vita nel suo momento di risveglio e ripresa.
Ella rappresenta il calore che si ridesta nella Terra e che spingerà alla rinascita i semi custoditi durante la stagione invernale al riparo nel grembo della Madre Terra.
Tra gli oggetti sacri a questa divinità celtica, troviamo :
lo specchio, simbolo dell’Altro Mondo (ennesima connessione al cigno);
la coppa (ovvero il Grembo della Madre Terra)
e la ruota del filatoio (a rappresentazione del cosmo e della sacra ruota che fila i fili dei nostri destini).
Mentre, oltre al cigno, a Brighid vengono attribuiti come animali totemici anche la vacca e la pecora (collegati simbolicamente a Imbolc) e il gallo, annunciatore degli inizi.
Infine anche il serpente, quasi a voler richiamare il cigno, le si addice.
Serpente e drago infatti sono strettamente messi in relazione con la terra (e ricordiamo che Brighid è anche una Madre Terra) e col ciclico ripetersi di nascita, crescita, morte e rinascita.
La Dea viene così messa in relazione con i concetti della fertilità, alla quale come abbiamo visto, era già connessa tramite l’acqua e il suo legame con le partorienti e la filiazione del bestiame.
Sempre a questa dea è associato uno degl’alberi più sacri ai celti: la betulla, l’albero Iniziatore, dal Bianco tronco, albero per eccellenza legato alla luna e alle dee lunari.
Secondo alcuni studiosi lo stesso nome Brigit deriverebbe proprio dalla radice indoeuropea Bhirg, betulla.

In conclusione possiamo dunque ben comprendere perché per le popolazioni celtiche questa dea fosse tenuta in così alta considerazione:
Ella racchiude infatti in sé la sintesi della vita e dell’esistenza:
il Fuoco, il Sole, lo Spirito, l’Acqua.
E’ una dea dal triplice volto: fanciulla, madre e vecchia saggia, è la Madre che aiuta la rinascita, è la signora della sapienza, della guarrigione, della casa….
E’ la sintesi dell’esistenza….

Sono Colei
che è la madre
naturale di tutte le cose,
maestra e governatrice
di tutti gli elementi,
la progenie iniziale dei mondi,
il capo dei poteri divini,
Regina dei tutti coloro che sono nell'aldilà,
la più importante di coloro
che abitano sopra,
manifestazione da sola
e sotto una sola forma
di tutti gli Dei e di tutte le Dee.

Lucius Apuleius


Note: Il Vischio e la Quercia
di Riccardo taraglio
Ed. L’Età dell’Acquario

La Dea Bianca
di Robert Graves
Ed. Adelphi

L’eredità celtica
di Alwyn & Brinley Rees
Ed. Mediterranee

Il Druidismo
di Jean Markale
Ed. Mediterranee

I Miti Celtici
di T.W. Rolleston
Ed. Longanesi & C.

Articolo pubblicato sul numero 2 della rivista Camelot.
Ogni riproduzione senza il consenso dell'autrice è vietata.
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Re: BRIGHID (Punti: 1)
da fairymoon 26 Gen 2009 - 11:59
(Info utente | Invia il messaggio)
amo profondamente Brigid, grazie! bellissimo articolo!






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© Ynis Afallach Tuath, 2014/2015
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