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Ynis Afallach Tuath

Sono tre le certezze della saggezza: ...
Venerdì, 04 Marzo 2011 - 18:23 - 1710 Letture
Triadi Bardiche Prosegue con questo articolo la serie di studi sulle triadi bardiche chiamate TRIOEDD DEWIANETH CYMRY.

La triade che abbiamo deciso di analizzare è quella che così recita:
Sono tre le certezze della saggezza:
memoria
riflessione
e comportamento.


È possibile analizzare questa triade prendendo in considerazione le singole parole, che racchiudono, ognuna, un significato profondo e diverso da persona a persona, oppure soffermarsi sul senso generico, ma altrettanto importante, di tutti e tre i versi.
Volendo seguire il primo metodo, prendiamo in considerazione i tre concetti che costituiscono le fondamenta certe della saggezza.

La memoria è un valore importante, soprattutto nella società odierna che tende a dimenticare il suo passato senza capire quanto sia essenziale per costruire fattivamente il futuro. È l’anima dei giorni andati che fa rivivere persone, emozioni e pensieri del passato rendendoli presenti. Ma non è solo il ricordare eventi e persone, bensì anche “farne tesoro”, evocare il passato per trarne un insegnamento e intravedervi un significato profondo e, magari, non immediatamente intuibile. La memoria è fondamentale per non ripetere gli stessi errori di sempre. Rappresenta le nostre radici, individuali e collettive, l’inizio di quella strada che è la nostra vita, solcata già da altre anime e altri corpi prima di noi. Per essere saggi, dobbiamo imparare a ricordare ciò che è importante per noi e per l’ambiente in cui viviamo. La memoria è infatti esperienza vissuta per via diretta o indiretta, attraverso le vite dei nostri avi, ma pur sempre pulsante nelle nostre esistenze. Ed è solo elaborandola che impariamo a vivere e dirigere con successo le nostre energie, per rendere la nostra quotidianità una vera e propria evoluzione, e non mero sopravvivere.

Spesso ricordare arreca dolore, ma è un dolore catartico che permette di guardarci dentro, di riconoscere le ferite subite o imposte, di allietarci al pensiero delle vittorie e di capire quali tasselli aggiungere al puzzle della vita. D’altronde, cos’è il ricordo se non quella sorta di grillo parlante che ci ricorda le cadute antiche per evitarcene di nuove? Talvolta non ricordare renderebbe tutto più semplice, ci farebbe vivere con maggiore leggerezza ma allo sbando, annaspando a galla invece di vivere il profondo. È in questo senso che la memoria è materia vivente, capace di plasmare e trasformare. È la storia, nostra e dell’universo in cui viviamo, la forza agente di ognuno di noi che però, se svuotata degli altri due elementi (riflessione e comportamento), resta fine a se stessa. È infatti importante integrare ogni vissuto nostro e di coloro che hanno influenzato pesantemente le nostre scelte. Ogni incontro avvenuto, che sia stato con gruppi di condivisione o anche con gli dèi e gli esseri sottili, va sì ricordato ma poi interiorizzato, elaborato, assorbito nei nostri giorni come vero e proprio faro di orientamento. Altrimenti, il rischio è che i colori, le emozioni e gli insegnamenti in essi racchiusi svaniscano come neve al sole. Essa si inscrive su e incide ogni parte del corpo nostro e del nostro Pianeta, che conserva le tracce di tutto ciò che è stato. La memoria non ha inizio né fine, perché è un ciclo di lezioni continue che ci insegnano a onorare il Tutto tramite le esperienze vissute da chi ci ha preceduto. È, infatti, quel qualcosa che oggi ci permette di rispondere con cognizione di causa alle domande: “Chi sei? Da dove vieni?”.

La riflessione scandisce proprio questo momento, che è anche un atto, ovvero quello del soffermarsi a “considerare” le cose con attenzione e consapevolezza, mettendo a fuoco ciò che è essenziale prima di prendere qualsiasi decisione. Ci fa scendere nei nostri oscuri abissi aiutandoci ad analizzare il nostro io più profondo e insegnandoci che anche quando abbiamo la sensazione di essere “arrivati” e di non avere più niente da imparare, in realtà altre grandi opportunità sono nascoste tra le pieghe del tempo e dello spazio. La saggia/il saggio sa infatti che dovrà lavorare sodo su quanto ereditato per renderlo fruttuoso, facendolo filtrare dall’occhio critico e vigile di chi non si ferma allo studio di qualcosa ma va oltre, rendendolo “suo”. In questo senso la riflessione è l’esatto opposto dell’istinto, anch’esso dotato di un suo valore specifico, ma spesso trasformato in alibi per comportarsi in modo immaturo e irresponsabile. Riflettere vuol dire penetrare le cose, andare al fondo dei problemi, guardarli per quello che sono, nel loro aspetto luminoso ma anche in quello cupo, che atterrisce e minaccia. La memoria in questi casi ci è di grande aiuto, perché rivolgerci al passato per “imparare dagli errori” ci mette in mano la chiave di accesso alla risoluzione, alla guarigione, all’integrazione di ogni frammento che sembra sfuggire al nostro controllo. Essa rende feconda la riflessione, le dà un senso.

Il comportamento è il momento in cui sfocia la riflessione e, a seconda di come e quanto abbiamo riflettuto, può essere vero – nel senso di corrispondente alla nostra natura autentica – o falso, ovvero dettato dal bisogno di ottenere una data cosa oppure perché contaminato dagli schemi mentali che l’educazione e la società hanno plasmato nella nostra mente. È anche il momento della scelta: dopo aver ricordato e riflettuto, ora possiamo optare per il movimento o la stasi, consapevoli che qualsiasi cosa faremo avrà delle conseguenze, di cui siamo pronti a prenderci le responsabilità. Il comportamento può modificare le nostre prospettive nei confronti di ciò che fino ad allora abbiamo ritenuto vero e giusto, e quindi apre alla condivisione, determinando cambiamenti in noi e in chi ci circonda. Racchiude in sé l’equilibrio potenziale.
Infatti, chi detiene la preziosa arma della saggezza sa bene che, seppure non potrà mai controllare gli eventi, potrà e saprà scegliere come reagire a essi: se lasciarli scivolare come fiume passeggero, senza intervenire e lasciando che facciano il loro decorso, o attivando una catena di eventi che portino all’arricchimento e non all’impoverimento. Dinnanzi a eventi dolorosi, ad esempio, ci si può comportare facendosi guidare dal senso di fallimento e alienazione, oppure prendere in mano il timone della situazione e dirigere la barca verso lidi fecondi. Il comportamento del saggio è un richiamo continuo e costante alla propria forza interiore, di cui è consapevole grazie alla ponderatezza e al ricordo. È il vero e proprio punto di partenza del futuro: quello che faccio oggi getta le basi del mio domani. È pratica, autentica, che rende fertile il pensiero e il ricordo, che da soli resterebbero pura e sterile teoria. È mettersi in gioco, evitando vuoti e inutili filosofeggiamenti, per poter realizzare ciò che le parole diffondono. Rappresenta, visivamente e simbolicamente parlando, le fronde dell’albero che, grazie alla memoria (le radici) e la riflessione, la maturità, la crescita (il tronco), si lanciano in alto, verso l’infinito. È solo sulla base di questo, che è innanzi tutto un movimento dall’esterno verso la nostra interiorità per poi riemergere, che può svilupparsi un rapporto sano con il prossimo, nel massimo rispetto della sua libertà e del suo essere. Non dobbiamo infatti mai dimenticare la complessa trama del Wyrd, in cui ogni cosa è strettamente legata all’altra e ogni scelta si rispecchia anche nel mondo circostante.

Memoria, riflessione e comportamento ci aiutano dunque a capire quanto la saggezza sia potenzialmente dentro, e non fuori, ognuno di noi e tocca a noi coltivarla con impegno e passione. Essa è una sorta di cerchio, un continuum che non muore mai. Così, se cominciando a ricordare, passiamo dal riflettere per poi giungere a un determinato comportamento, è anche vero il contrario: la memoria è il risultato di quanto abbiamo appreso dalla riflessione sul comportamento nostro e altrui e che, per questo stesso motivo, alla fine ci influenza.
Questa triade sembra rispecchiare alla perfezione la Guarigione di Avalon, che porta alla Discesa (memoria), al Confronto (riflessione) e alla Guarigione (modifica del comportamento), in un divenire incessantemente persone sempre più sagge. La memoria diventa così il passato, la riflessione è il momento che anticipa il distacco, e il comportamento si estrinseca nel sacrificare e lasciare andare via.

Saggio è quindi colui/colei che cerca la conoscenza non per vanto né per potere, ma per imparare la vita, potandola da ogni artificialità e nutrendone il nucleo centrale, che è vero e proprio mistero, sì di atti ma anche di prezioso silenzio. La quotidianità, d’altronde, racchiude sempre piccoli granelli di luce visibili all’occhio attento che saprà raccoglierli con pazienza e cura per crearne una stella.



Note: N.B.: Un grazie a tute le sorelle dell’isola che hanno partecipato alla discussione da cui nasce questo articolo.

A cura di Eriu
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