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IL CONFRONTO
E' il tempo del Confronto, il momento di affrontare le scelte del nostro Cammino...
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Ynis Afallach Tuath |
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YULE -Il Solstizio d'Inverno- |
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Lunedì, 12 Dicembre 2011 - 13:16 - 4326 Letture |
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Il solstizio d’inverno è la notte più lunga dell’anno.
Il sole si trova nel punto più distante dalla terra
e le ore di oscurità prevalgono su quelle di luce.
Tuttavia, passata questa data, variabile dal 20 al 24 di dicembre,
le giornate tornano lentamente ad allungarsi e la luce torna a farsi strada nell’oscurità.
Il termine solstizio deriva da latino sol stat , cioè “il sole si ferma”
poiché per tre giorni esso sorge sempre nello stesso punto.
Altri termini usati per indicare questo giorno sono Yule,
che deriva dal norvegese Iul e significa “ruota”
(ad indicare che un giro dell’anno si compie,
il vecchio sole muore simbolicamente ed il sole bambino risorge
dalle occidentali ed oscure acque del grembo della Grande Madre);
oppure Alban Arthuan cioè “luce di Artù”,
poiché il leggendario Re si racconta sia nato proprio in questo giorno
e tornerà di nuovo a regnare quando il suo popolo ne avrà la necessità
(The once and future king).
Il tema dominante di questa festa è dunque la rinascita del sole:
non a caso a Roma il 25 dicembre si festeggiava la festa del Sol Invictis,
successivamente trasformato nel Natale da papa Giulio I nel 325 d.C.
Cristo rappresentava infatti la luce che tornava a vincere sull’oscurità
e non dimentichiamo che, proprio come il sole sorge per tre giorni nella medesima posizione,
lasciando la terra nella fredda oscurità,
così anche Cristo risorge dopo 3 giorni dalla crocifissione.
Inoltre il dio persiano Mitra, dio del sole e della luce,
secondo la leggenda nasceva ogni anno il 25 dicembre in una grotta,
simboleggiando la rinascita della luce dal grembo della Madre.
Molti altri dei come Dioniso, Hermes e Zeus nacquero in una grotta,
simbolo universale dell’utero della Madre Terra.
Sempre a Roma in dicembre di festeggiavano i Saturnali,
dalle cui usanze derivano molte delle tradizioni natalizie,
come quella di accendere luci e candele e scambiarsi dei doni.
Nei miti nordici troviamo invece la simbolica battaglia del Re Agrifoglio,
simboleggiante l’anno morente e il giovane Re Quercia.
Anche in questo caso il tema dominante appare la rinascita,
la speranza della nuova luce proprio nel momento in cui i rigori dell’inverno sono più duri.
Come a significare che proprio nel momento in cui l’oscurità è più profonda,
possiamo trovare il seme della luce, della promessa, della speranza.
L’usanza di accendere fuochi e candele è un rito di magia simpatica
per propiziare la rinascita del sole,
poiché l’uomo antico si sentiva parte integrante del cosmo
e credeva che ogni azione da lui compiuta si ripercuotesse sull’universo intero,
in una rete infinita di interconnessioni, ben simboleggiata dalla celebre frase di Ermete Trismegistro
“come in alto, cosi in basso”.
Un altro rito significativo è portare in casa un alberello da decorare con luci,
meravigliosa simbologia della vita che continua nonostante tutto sembri morto.
L’abete, simbolo dell’Albero Cosmico che collega i regni di cielo e terra,
che mette in comunicazione uomo e divinità,
il grande fallo fecondatore promessa di nuova rinascita.
E che dire di Babbo Natale?
Mentre la simbologia della Befana appare chiaramente connessa
all’aspetto della natura morente dell’inverno, alla vecchia strega
che si trasformerà in primavera nella giovane vergine, babbo natale appare più misterioso.
In realtà la figura paffutella e bonaria che conosciamo deriva da un archetipo antico
ricollegabile a divinità sciamaniche come Odino, Bran e Saturno.
Tutti dei simboleggianti l’anno vecchio, non a caso babbo natale
si muove su una slitta trainata da otto renne come otto sono le feste principali della ruota dell’anno.
Ma torniamo al solstizio:
l’importanza di questo giorno è chiaramente presente nell’Europa dei megaliti:
cerchi di pietre come Stonhenge
e tombe come New Grange sono state costruite appositamente
per segnare questo momento di passaggio dell’anno.
In particolare New Grange è una tomba a forma di tumulo
(detta anche Tomba a corridoio)
probabilmente usata altresì per riti iniziatici,
costruita in modo che un raggio di sole al solstizio d’inverno passi precisamente
all’interno del suo lungo corridoio per andare ad illuminarne la camera centrale
proprio nel punto dove vennero posati i resti carbonizzati delle sepolture:
come non ritrovare il simbolismo del sole bambino che rinasce dal grembo della Madre?
Come non notare poi le decine e decine di spirali
che proprio in luoghi come Newgrange vennero incise?
Per correttezza si deve qui sottolineare che il vero e proprio significato
di tali simboli non sia stato ancora attribuito, o meglio:
sappiamo cosa identificassero per i celti,
ma non cosa intendessero rappresentare i popoli megalitici.
Certo è che tendiamo ad associare queste immagini proprio
ad un concetto di morte e rinascita, divenire, morire e divenire ancora.
In questi giorni durante i quali le ombre si allungano e la notte è più fitta,
ricerchiamo dentro di noi il calore del sole che rinasce, promessa di vita e rinnovata speranza.
Riflettiamo sul mistero della nascita e culliamo nel nostro grembo
i sogni più luminosi del cuore, con l’augurio che possano scintillare
al loro massimo splendore al solstizio d’estate.
Note: Articolo di Caillean |
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