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Ynis Afallach Tuath

IONA: Innis nam Druidneach
Sabato, 19 Maggio 2012 - 20:46 - 4828 Letture
Luoghi "Per raccontare la storia di Iona bisogna farla iniziare con Dio e farla finire con Dio" (William Sharp)







Si crede che le pietre di Iona siano tra le più vecchie del pianeta, probabilmente risalgano a più di 1500 milioni di anni fa'. Nelle profondità di questa piccola isola delle Ebridi si potrebbe celare l'energia primordiale creatrice della terra stessa. Nelle pietre del suo sottosuolo non sono mai stati trovati fossili o altre tracce di vita, e la struttura delle rocce, più scura, fusa e attorcigliata di qualsiasi latro posto, è la prova della temperatura e pressione altissime a cui sono state sottoposte.






Il 12 maggio del 563 San Columba dopo essere stato esiliato dall' Irlanda, vi fondò un monastero con 12 compagni. Da questo luogo iniziarono la conversione al Cristianesimo della Scozia pagana e di gran parte dell' Inghilterra del nord. La notorietà di Iona come un luogo di cultura e di missione si diffuse in tutta l'Europa e l'isola divenne una delle mete più frequentate per i pellegrinaggi. Alcuni studiosi ipotizzano che Columba scrisse proprio qui “Il libro di Kells” conosciuto anche come il Grande Evangeliario di San Colombano, manoscritto di miniato famoso per eccellenza tecnica della sua realizzazione e la sua grande bellezza, ritenuto un capolavoro dell'arte irlandese e considerato da molti studiosi una delle più importanti opere d'arte dell'epoca.


Nonostante nulla rimanga delle costruzione del sesto secolo, possiamo ancora oggi invece ammirare la Cappella di San Oran, costruita attorno al 1180 e il cimitero di Oran, luogo nel quale quasi tutti i re scozzesi chiesero di venir seppelliti, tanto che si narra che in esso siano stati inumati circa sessanta sovrani, le cui ossa, grazie alla magia del luogo e alla vicinanza di san Columba, si dice che siano state benedette e perdonate da ogni colpa (ricordiamo: Donald II di Scozia, Malcom I di Scozia, Duncan I di Scozia, MacBeth I di Scozia e Donald III di Scozia). I corpi facevano il loro ultimo viaggio fino alle coste di Iona per poi proseguire lungo la Straid nam Marbh, la strada dei morti, che conduceva sino ai pressi dell'Abbazia a Reilig Odhrain, dove venivano poi seppelliti. Questa tradizione fu infranta solo due volte da Constantine MacAed e da Malcom Canmore.







Sempre legata alla cappella di Oran (Odhrain) è la leggenda secondo la quale essa non potesse venir completata senza un sacrificio umano. Oran si offrì volontario e venne seppellito vivo. Alcuni giorni dopo la tomba venne aperta ed egli venne trovato vivo: narrò di aver visto l'inferno e che non 'fosse così male'. Ovviamente la tomba, con lui dentro, venne sigillata di nuovo ed egli condannato per blasfemia.



Ma perché Iona è considerata così sacra? Se la domanda oggi trova la risposta nella semplice presenza di San Columba, viene da chiedersi perché egli la scelse.
Purtroppo della presenza umana pre cristiana rimane poco o nulla, se si esclude un forte dell'Era del Ferro, il Dun Bhuirg, databile tra il 200 a.C e il 200 d.C. Sull'isola non vi è traccia di megaliti, ciononostante, forse proprio questa anomalia potrebbe essere segno della sacralità dell'isola.


Secondo alcuni scritti nell'83 d.C. l'Imperatore di Roma chiese a Demetrio di Tarso di navigare a nord della Scozia e di disegnare una mappa. Demetrio raccontò poi a Plutarco che nel corso del suo viaggio aveva visitato diverse isole disabitate (le Ebridi), e tra queste ne aveva trovata una sulla quale invece dimoravano dei santi uomini e la quale era anche considerata inviolabile dalla gente della terra ferma. Si suppone che tale isola sacra, ipotizziamo abitata dai druidi, fosse proprio Iona. Considerando la tradizione che vede la sacralità dei luoghi antichi perpetrarsi nelle religioni nuove, si pensa che Columba scelse tale luogo proprio perché era a conoscenza del fatto che essa fosse considerata sacra da secoli.

In effetti anche l'archeologia prova che Iona fosse abitata già nel 3000 a.C. da alcune persone, inoltre, risalendo nel tempo, i reperti archeologi attestano la presenza di comunità agricole già nel 1600 a.C.

Il nome stesso dell'Isola, oggi Iona, era anticamente Innis nam Druidneach, ovvero l'Isola dei druidi, oltre a ciò, se riflettiamo sull'opera di altri evangelizzatori come San Patrizio e san Ninian, potremmo in effetti giungere alla conclusione che anche san Columba, come i suoi predecessori, decise di proseguire l'opera di cristianizzazione dei grandi santuari druidici antichi, scegliendone uno sopravvissuto: Iona, così isolato e distante da scampare anche agli eserciti romani.



Solo nel 794 Iona subì la prima di molte incursioni vichinghe che portarono al lento declino dell'Abbazia fondata da San Columba, culminato poi con la Riforma del 1560 che non lasciò altro che rovine dietro di sé. Nel 1899, fortunatamente, il Duca di Argyll trasferì la proprietà di quel che rimaneva dell'edificio alla "Iona Cathedral Trust", associazione che aveva legami con la Chiesa di Scozia. Tuttavia l'associazione dovette mobilitarsi in prima persona per trovare i fondi per la ricostruzione che non furono recuperati fino al 1901.
I lavori iniziarono poi nel 1938 grazie al reverendo George MacLeod e finirono nel 1965.
MacLeod fondò anche la Comunità di Iona, una comunità cristiana ecumenica di uomini e donne di differenti stili di vita e tradizioni nell'ambito delle chiese cristiane impegnati a ricercare un nuovo modo di vivere oggi il vangelo. Questa comunità è un elemento di spicco del Cristianesimo Celtico. La Comunità di Iona gestisce tre luoghi di accoglienza e di approfondimento e si occupano, tra le altre cose, di cercare di promuovere la giustizia sociale e la parità di diritti tra le donne di tutto il mondo.



Nel 806 nella Martyrs Bay 68 monaci vennero trucidati dai vichinghi e si dice che alcuni sensitivi siano ancora oggi in grado di vedere il sanguinoso evento. Con il tempo Iona divenne troppo pericolosa e i monaci abbandonarono gradualmente l’isola per recarsi nella più sicura Irlanda.


Nel 1200 venne costruito da Reginald, figlio di Somerled Signore delle Isole che aveva liberato le Ebridi dal dominio Norvegese un monastero di suore Agostiniane, la prima badessa fu Sorella Bethoc e nel corso dei secoli successivi molte donne intelligenti cercarono di far sentire la propria voce.



Le pietre di Iona, le pietre più antiche della terra, le ritroviamo ancora oggi camminando sulla terra selvaggia dell'isola e osservando quel che rimane delle migliaia di croci che una volta svettavano nei prati verdi. Le croci più famose sono tre: quella di Saint John, Saint Martin e Saint Matthew.


Iona mantiene intatto il suo fascino e affascinanti risuonano, ancora una volta le parole di William Sharp che nella sua opera "Iona" scritta nel 1910 con lo pseudonimo Fiona MacLeod scrive:











"Da un solo uomo, e proprio a Iona, ho sentito alludere alla profezia del Salvatore che deve ancora arrivare, con la discesa del divino femminino nel cuore umano come uno spirito universale che discende nelle anime in attesa.. Mi riferisco ad un giovane sacerdote originario delle Ebridi, che morì a Venezia.. un giorno mi raccontò che i nostri antenati credevano (e gli anziani ne sono tutt'ora convinti) che lo Spirito Santo tornerà, e che un tempo era nato tra noi con sembianze umane in qualità di Figlio di Dio, e che allora sarà la Figlia di Dio."


Pare che il luogo in cui questo accadrà sarà proprio Iona.



Infine troviamo la profezia di Colomba, chiusura emblematica di questo breve viaggio nella misteriosa Iona:



“Nella Iona del mio cuore, la Iona del mio amore,

dove echeggiavano le voci dei monaci,

muggirà il bestiame:

ma quando il mondo finirà

Iona resterà così com'era.”




Note: Bibliografia


“La Colomba nella roccia”, Howell Alice O., 1998 Piemme Edizioni.


http://www.bbc.co.uk/scotland/history/article/iona/


http://www.isle-of-iona.com/


http://en.wikipedia.org/wiki/Iona


http://www.sacredconnections.co.uk/holyland/iona.htm

http://www.philipcoppens.com/iona.html




Le immagini sono state prese dal web.

Articolo a cura di Kerridwen e Argante
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