AVALON TRIBE ON FB

 

CURRENT MOON


CURRENT MOON

 

I PILASTRI DELLA TRADIZIONE AVALONIANA

 

Siam Fate di Lago...

 

Le Stazioni del Ciclo



Leggendo...

IL CONFRONTO

E' il tempo del Confronto, il momento di affrontare le scelte del nostro Cammino...

 

Menu Categorie

 

Cerca


 

Ynis Afallach Tuath

IX IL DIO ARDENTE
Lunedì, 06 Luglio 2009 - 09:28 - 4315 Letture
Lunologia Am Dé delbas do chind codnu
(Luna Piena tra il 10 giugno e il 7 luglio)

Benvenuta, Luna del Dio Ardente!
Il sole nel pieno della sua forza
bagna nel calore i lunghi giorni e le notti brevi.
Prendiamo dentro di noi la pienezza della luce


Siamo nel mese di Simivisonnos, che, come abbiamo visto, significa quasi certamente “mezz’estate”.
In un calendario utilizzato dalle moderne comunità celtiche fino al diciannovesimo secolo questo mese è chiamato Og-mhios, “il mese giovane”. Ogmios è una divinità celtica molto importante. E’ un guerriero armato di mazza, campione dei Tuatha Dé Danann e a lui i Celti dedicavano le armi che venivano lasciate sui campi di battaglia ridotte in pezzi o ritualmente distrutte nell’ambito di cerimonie apposite. Vi sono ritrovamenti archeologici presso alcuni santuari, o nel fondo di stagni e laghi di parecchie spade piegate (appositamente distrutte per non poter essere impugnate da uomini, dato che erano riservate alla divinità), umboni di scudi ed elmi segnati dai colpi inferti.
Ogmios ha anche un legame con l’eloquenza, la sapienza e la scrittura. Infatti è ritenuto l’inventore dell’Ogham, simbolo del legame sacro che unisce Cielo e Terra, il mondo umano con quello divino, e diviene in tal modo una sorta di dio-druido primordiale, iniziatore dell’umanità. Luciano di Samosata riporta nei suoi Dialoghi (Ercole, 1-7) che il greco Eracle/Ercole ha un corrispettivo nel dio Ogmios/Ogma, anch’egli armato di clava e vestito con una pelle di leone, che viene descritto come un vecchio dio alla cui lingua sono legati uomini e donne tramite catene d’oro e d’ambra: è la rappresentazione dell’eloquenza, che per i Celti aveva una potenza maggiore della forza fisica e raggiungeva il picco massimo nella vecchiaia. Ecco che allora il suo aspetto guerriero passa in secondo piano per prendere maggiormente le funzioni della classe sacerdotale che esprime la Saggezza-Sapienza-Conoscenza. Infatti, in questo suo aspetto luminoso egli assume i soprannomi di Grian o Grianainech, “Viso di Sole” (che condivide con Lugh), oppure Cermait, “Bocca di Miele”.
La nascita di Ogma è causata da una violenza sessuale subita da Eithne/Etain da parte di Elatha, il re dei Fomori. Ogma è in questo modo fratellastro da parte di madre con il Dgda, il dio buono, e da parte di padre con l’avido e avaro Bres. Ha in sé le due nature, la dualità Bene-Male, ed è per questo una divinità luminosa ed oscura al tempo stesso, legata al mondo splendente dei Sidh e al passaggio oscuro della morte.
Perciò è particolarmente legato a questa lunazione, durante la quale cade il solstizio d’estate. E’ il giorno più lungo dell’anno, e per questo, come sappiamo, duplice: segna da un lato il massimo splendore della luce, e dall’altro l’inizio del suo declino. Ogmios, così come altre divinità celtiche, incarna alla perfezione questa dualità, e si lega a questo periodo in quanto dio luminoso ed energico, assieme alle figure di Dagda e Lugh, con le quali, secondo Taraglio, forma la triade fondamentale del pantheon celtico.
Proprio perché il solstizio è il giorno più lungo dell’anno, è tradizione raccogliere le erbe durante la notte, che si dice siano al culmine dei loro effetti proprio perché caricate dalla luce solare per più tempo rispetto che in ogni altro giorno dell’anno. È un momento perfetto per raccoglierle ed essiccarle, e per ringraziare gli Spiriti che vivono nei giardini, nelle pianure, nei boschi e lasciare loro un'offerta. Da qui viene il nome di Luna delle Erbe dedicato a questa lunazione. Anche gli incensi e gli oli essenziali, soprattutto se preparati in casa, agiscono più in fretta e con maggiore efficacia.

Nel ciclo lunare di Kondratiev, questa è la Luna del Dio Ardente, associata, nel canto di Amairgen, al verso che recita “Sono un dio che accende il fuoco nella testa”. Il fuoco è davvero tutt’intorno a noi in questa stagione, ed è l’elemento magico che ha alimentato il trionfo della metà samos dell’anno. Ben presto l’Oscurità inizierà a riguadagnare il terreno perduto, ma ci vorrà un po’ di tempo prima che il suo avanzare si avverta davvero. Per ora è il climax del potere del fuoco ad occuparci, impegnandoci a capire come meglio mettere a frutto il suo influsso, ora che è tanto disponibile. Dato che il fuoco è essenziale per mantenere la vita e la crescita , dobbiamo trovare dei modi per interiorizzare il fuoco del sole, conservandolo nei recessi più intimi, dove possa essere invocato anche quando avrà iniziato ad indebolirsi. Questo volgersi alla propria interiorità è già la prima manifestazione delle dinamiche giamos; ma fornirà comunque una fonte di energia da applicare in tutte le attività collegate a samos per tutta la Stazione del Raccolto, quando il sole sarà in declino.
Come Ogmios, altre figure possono essere associate all’espressione “accendere il fuoco nella testa” in questo momento dell’anno. Una di queste è Cernunnos, scacciato all’abbraccio della Dea per opera del Maponos, e che ora risiede nelle manifestazioni della superficie della Terra stessa, dove diviene una sola cosa con l’esplosione verde di crescita samos, mentre attraversa il proprio periodo giamos. Non più energizzato dal rapporto con la Dea, egli deve cercare un’altra fonte di fuoco e la scopre dentro di sé, in quegli elementi che rivelano la continuità della sua esistenza con quella della Terra. Quel fuoco (ben raffigurato nel il serpente dalla testa d’ariete) si avvolge lungo i canali di energia del suo corpo, acquisendo forza man mano che raggiunge ciascun nodo di potere, o coire (“calderone”) come viene chiamato in irlandese, fino ad esplodere sulla corona della testa, manifestandosi come una grande illuminazione nella forma delle corna di cervo, appropriate per l’assunzione di una natura “animale” da parte del dio.
Se desideriamo imparare a trarre il fuoco dalla Terra e conservarlo dove possa ricaricarci, Cernunnos è un buon modello, poiché egli è il padrone perfetto del fuoco; in una delle sue manifestazioni egli viene chiamato an úa Daighre, “discendente del fuoco”. Le divinità solari, come Ogmios o Lugh, ci energizzano fornendoci energia calda, espansiva. Cernunnos ci insegna ad interiorizzare quest’energia, per poi riuscire a tirarla fuori più avanti in un’esplosione di energia, aprendo i centri energetici del nostro corpo, quando ne avremo bisogno. Non basta essere scaldati dal sole: dobbiamo noi stessi divenire fonte di luce e calore, dei piccoli soli che con la loro energia guariscono se stessi e il Pianeta.

Durante questa lunazione ci si concede un periodo di “pausa” durante il quale si riflette sulle esperienze dell’ultimo anno, sulla propria interiorità, sugli avvenimenti accaduti. Favorisce infatti la meditazione, che risulta più spontanea, la divinazione, i sogni e le attività magiche in generale, e ci aiuta ad espellere ciò che non ci serve più ed interiorizzare ciò che abbiamo acquisito. Preannuncia quindi l’inizio del raccolto spirituale della Strega, che culminerà a Lughnasa: tutto diventa più chiaro, la strega offre se stessa al mondo spirituale e scopre segreti celati nella sua anima, che la renderanno più forte.

Cancro: influssi e mitologia

Il Cancro è un segno femminile, d’acqua, cardinale e governato dalla luna. Il più antico simbolo ravvisato in questo segno è quello dell’utero materno. Il glifo ricorda l’incontro di due germi vitali, oppure l’uovo, rimandando quindi alla nascita, alla germinazione. Esso richiama il concetto della maternità, della prima acqua - quella del feto - (ed è infatti la prima acqua dello zodiaco), del mitologema della Grande Madre. E’ infatti il segno che da inizio ad una nuova stagione, l’estate, in cui abbiamo i primi raccolti. Ricordiamoci inoltre che nei miti stagionali la Dea inizia a mostrare adesso il suo volto di Madre; dopo aver celebrato le Sacre Nozze, ed essersi unita al Maponos, ella è incinta e florida, e tutta la Terra riflette il suo stato.
Il termine latino cancer (granchio) contiene la radice indoeuropea kar, che ricompare in varie lingue nei sostantivi contenenti l’idea di corazza. L’utero e la corazza rimandano ad un immaginario di protezione e interiorità, di preservazione e custodia delle energie, che come abbiamo visto ha a che fare con questo periodo.
I miti incentrati sulla Madre, la Donna come Datrice di Vita, sono dunque riferibili a questo segno zodiacale.

Il Calendario Arboreo Celtico: l’Erica

Nel calendario arboreo di Graves, l’erica (U, ura) è la pianta associata al solstizio d’estate e sacra alla ea dell’amore di Roma e della Sicilia, Venere Ericina.
L’erica è l’albero di mezza estate, rosso e appassionato, associato alle montagne e alle api. La Dea è un’ape regina attorno alla quale ronzano i fuchi a mezz’estate e, come Cibele, è sovente raffigurata in questo modo; l’autoevirazione estatica dei suoi sacerdoti era una replica della castrazione del fuco compiuta dall’ape regina durante l’atto nuziale. Il fatale incontro tra Venere e Anchise avvenne su un monte tra il ronzio delle api. Il monte Erice in Sicilia è famoso per la visita di Bute, l’apicultore figlio del Vento del Nord, al quale le ninfe della Dea Ericina eressero un santuario.

Le api rivestivano un ruolo fondamentali per i Celti, e in tutto il mondo antico. Erano considerate Messaggere degli Dei e portatrici del Fuoco Sacro. Il miele era un alimento sacro, molto spesso usato ritualmente (ad esempio, era uno dei componenti di ciò che bolliva nell’Anwen). La cera d’api era molto importante, specie per la fabbricazione delle candele, che erano uno dei pochi mezzi d’illuminazione dell’epoca, e perciò di fondamentale spessore. E’ interessante segnalare che ai piedi dei Pirenei francesi fu rinvenuta un’iscrizione dedicata ad un Dio di nome Abellio/Abellion (in francese “ape” si dice “abeille”) che rappresenta Lugh/Belenos, il dio solare della luce visibile.

Esiste una dea gallica dell’erica, Uroica, attestata da iscrizioni nella Svizzera romana, che porta un nome che sta a mezza strada tra ura e il greco ereike, erica.


Note: Testo di Jlandra.
Vietata qualsiasi riproduzione senza il consenso dell'autrice.
IX IL DIO ARDENTE | Login/crea un profilo | 1 Commento
I commenti sono di proprietà dei legittimi autori, che ne sono anche responsabili.
Re: IX IL DIO ARDENTE (Punti: 1)
da Misaela (kerrydwen@hotmail.com) 14 Lug 2009 - 11:47
(Info utente | Invia il messaggio) http://kerrydwen.splinder.com)
Scrivi sempre degli articoli stupendi! Complimenti!






Creative Commons License
Questo/a opera è pubblicato
sotto una Licenza Creative Commons.

© Ynis Afallach Tuath, 2014/2015
Sito internet con aggiornamenti aperiodici, non rientrante nella categoria Prodotto Editoriale.
Nessuna parte di questo sito può essere riprodotta senza il permesso degli autori e senza citare la fonte.
Tutti i lavori pubblicati sono protetti dalla legge n. 633 e s.m.i. in tutela dei diritti d'autore.
Tutti i loghi e marchi in questo sito sono di proprietà dei rispettivi proprietari. I commenti sono di proprietà dei rispettivi autori.
Questo sito è stato creato con MaxDev, un sistema di gestione di portali scritto in PHP.
MD-Pro è un software libero rilasciato sotto la licenza GNU/GPL Visualizzate le nostre news usando il file backend.php
Il tema grafico è stato creato da Isobel Argante. Webmaster Nemea del Lago.

Powered by MD-Pro