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Ynis Afallach Tuath

LA DEA BIANCA

di Robert Graves



Prima che Baal, Zeus, Jahvèh e i loro equivalenti prendessero il potere, a comandare in cielo, in terra e negli inferi era stata la Gran Madre, dea una e trina della Nascita, della Fecondazione e della Morte, signora della Natura, padrona del Tempo. È la dea dei campi e dei boschi, delle acque e degli animali. È la dea dell'eros travolgente e del terrore senza fine, della gioia sfrenata e del dolore che non può esser detto. Afrodite, Era e Atena - quelle del "giudizio di Paride" - non sono all'origine tre dee distinte, bensì tre aspetti dell'unica Dea, la Triplice, colei che genera, ama e uccide. Essa è la Luna (Artemide), il cui volto luminoso si mostra per intero, in parte o per nulla, ma senza mai variare d'intensità nel corso dell'anno, al contrario di quanto fa il Sole (Apollo), la cui luce si ravviva progressivamente sino al solstizio d'estate per poi tornare per gradi ad affievolirsi, e il rapporto tra i due è quello della Terra col Grano, di Isthar con Tammuz, di Iside con Osiride. Ma essa è anche Belili (la Dea Bianca dei Sumeri), Astarte, Demetra, Cardea, Leucothea, Diana...
La Dea Bianca dai tre volti e dai molti nomi è anche l'unica vera Musa d'ogni poesia. E la poesia non può avere per oggetto che un unico tema, il Tema per eccellenza, quello che canta "la vita, la morte e la resurrezione dello Spirito dell'anno, figlio e amante della Dea". Il vero poeta deve rivivere tale esperienza, ispirarsi alla Donna che lo ha generato come poeta e amarla fin quasi ad esserne distrutto. Dopo che, nella II metà del millennio a.C., il matriarcato ha ceduto il potere al patriarcato e il dio Padre ha scalzato dal trono la dea Madre, sostiene Graves, la Musa (le nove Muse non sono che una successiva divinizzazione delle "nove sacerdotesse orgiastiche della dea-Luna") ha forzatamente ceduto il titolo di divinità ispiratrice della poesia ad Apollo: ma Apollo, ex demone di una Confraternita totemica del Topo che "ha fatto carriera con la forza delle armi, con il ricatto e con la frode, sino a diventare patrono della musica, della poesia e delle arti", odia il Femminile, e la poesia di buona parte della tradizione occidentale è una poesia decaduta e "corrotta".
Ciononostante, e per fortuna, il Tema non è andato completamente smarrito: la poesia a esso ispirata è dapprima sopravvissuta nei culti misterici di Eleusi, Corinto, Samotracia e in altri luoghi mediterranei, e quando i misteri sono stati soppressi dal cristianesimo, ha continuato ad essere tramandata, a seguito di un complesso gioco di migrazioni e contatti tra le culture mediterranee e quelle nordiche ("iperboree"), nei collegi poetici dell'Irlanda e del Galles. Albina ("Dea Bianca") è tra l'altro "la dea dell'orzo che diede il [suo primo] nome alla Britannia": "Albione".


tratto da 'L'indice'


Aggiungi:  Sabato, 15 Marzo 2008
Autore:  Argante del Lago
Punti:
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Voti: 2477

  

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Inviato da PhoenixMoon 21 Mar 2008 - 23:18
I miei punti:

Inviato da mseksich 19 Mar 2008 - 22:43
I miei punti:
La forza e la perfezione di questo tanto contestato libro è che letto senza porsi il problema di dove ti porta, ti porta verso una strada che ti sembra di avere già percorso. L'ho letto 15 anni fa. E da allora ho capito la via. D'altronde solo lo sguardo amorevole del poeta poteva cogliere i nessi la dove la scienza si fermava. Credo che Robert Graves, come Marija Gimbutas sono destinati ad essere rivalutati nella loro intuizione. Lo consiglio come inizio a chi vuole davvero capire il femminino sacro, anche se non facile poichè scritto con garbo e lievità da una persona con una erudizione classica a dir poco fenomenale.






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