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Ynis Afallach Tuath

"Tre sono gli insegnanti di un Viandante"
Venerdì, 12 Dicembre 2008 - 10:43 - 3059 Letture
Triadi Bardiche Inizia con questo articolo una serie di studi sulle Triadi chiamate

TRIOEDD DEWIANETH CYMRY


La prima Triade che abbiamo deciso di analizzare è quella che così recita:



Tre sono gli insegnanti
di un Viandante:
il primo sono gli eventi che
derivano da ciò che si vede
e si sente

il secondo è l'intelligenza
che viene dalla riflessione
e dalla meditazione

Il terzo è il genio individuale
che è dono degli Dei


Introduzione alla triade

In questa triade, una delle prime cose che colpisce è l'espressione "gli insegnanti" impiegata per indicare fenomeni quali gli eventi, l'intelligenza o il genio individuale, mentre solitamente è usata per riferirsi a delle persone. Secondo la nostra analisi, questo utilizzo particolare del termine potrebbe indicare che su questo sentiero non ci sono davvero insegnanti e allievi, ma ciascuno è allievo nella misura in cui è in grado di trarre insegnamento da tutto ciò che è: da quello che è fuori di noi, dentro di noi e al di là di noi. Non c'è alcun fattore che singolarmente rivesta un'importanza maggiore, al contrario: ogni elemento deve intersecarsi con gli altri e concorrere a fornire una visione unitaria, che però comprenda diversi punti di vista per essere in grado di cogliere le molteplici sfaccettature dello stesso oggetto di conoscenza. Ognuno dei tre insegnanti a cui la triade rimanda è parte di un tutto concatenato, ed è a questo tutto che il Viandante deve fare attenzione se vuole apprendere le Antiche Armonie e riuscire ad avere una visione completa.
Il primo gruppo di versi sembra rimandare all'immediatezza delle informazioni che ci giungono dai nostri sensi; il secondo gruppo invece alla riflessione, quindi a un qualcosa di lento, di meno immediato, che ha bisogno di tempo prendere forma; mentre il terzo e ultimo gruppo sembra rimandare a un gradino ancora successivo, da coltivare con pazienza. Questi tre elementi vanno però integrati: perché gli eventi non scivolino via senza essere realmente visti o sentiti, devono essere oggetto di analisi e meditazione. Allo stesso modo, perché la riflessione non si riduca a un mero esercizio intellettuale, ma diventi invece fonte di nutrimento per l'anima del Viandante permettendogli quindi di fare davvero propri gli insegnamenti che incontra sul cammino, deve necessariamente entrare in gioco il genio individuale, quella scintilla di ispirazione che ci riconnette al divino nel mondo e dentro noi stessi.

Analisi dei versi

Analizziamo ora, in maggior dettaglio, i diversi elementi di questa triade che sembrano illustrare le componenti principali del cammino di un Viandante:

il primo sono gli eventi che
derivano da ciò che si vede
e si sente


Qui è espresso molto chiaramente il concetto di attenzione cui facevamo riferimento in precedenza. I versi sottolineano infatti come si debba essere realmente presenti a quello che si vede e si sente, non lasciare che gli accadimenti quotidiani scivolino via solo vagamente percepiti, altrimenti insegnamenti preziosi, neppure troppo celati, rischiano di sfuggirci a causa della nostra distrazione e disattenzione.
La triade sembra sottolineare l'importanza della percezione: il Viandante non può trarre insegnamento da ciò che non vede o non sente, da ciò che non percepisce. Quando invece vi è una percezione consapevole allora può iniziare la relazione, lo scambio, l'insegnamento. Ogni cosa che viene percepita è in grado di impartire un insegnamento al Viandante, mentre quello che non viene percepito è come se non esistesse, per questo è fondamentale guardarsi intorno e osservare da tutti i punti di vista ciò che sta accadendo. Scegliere il modo in cui porci nei confronti degli eventi esterni e delle informazioni che ci arrivano dai nostri sensi è una nostra importante prerogativa in quanto tutto ciò che osserviamo viene analizzato in base al nostro stato emotivo, alle condizioni e alle esperienze personali. Solo a questo punto arriva il giudizio, che non riguarda solamente il singolo fatto che si è visto o sentito, ma anche tutto ciò che questo provoca non solo a livello oggettivo, ma anche, e forse soprattutto, a livello soggettivo. Il Viandante deve saper osservare gli eventi e trarne degli insegnamenti, deve saper analizzare e ragionare imparando dall'esperienza, senza dare per scontate neppure quelle cose che sembrano ovvie e banali, bensì approfondendo sempre le cause interne di ogni accadimento.
Ognuno di noi ha il diritto/dovere di accorgersi di ciò che gli succede intorno per trarne il miglior insegnamento possibile, così da poterlo poi mettere in atto nel miglior modo possibile per una trasformazione sia personale che collettiva. Questo processo sembra quasi riportare alla mente le trasformazioni della Dea e di Gwion: entrambi osservano ciò che accade e agiscono di conseguenza, in base agli insegnamenti appresi e impartiti. Quindi, oltre alla percezione e all'attenzione verso quanto viene percepito, i primi versi della triade rimandano anche a una prima componente fondamentale del percorso verso Avalon: la pratica.
Il ruolo attivo del Viandante è infatti sottolineato dal fatto che non si deve semplicemente far attenzione a ciò che si vede e si sente, ma a quello che deriva da ciò che si vede e si sente. Quanto vediamo e sentiamo non dipende da noi, ma quello che ne deriva sì. L'attenzione è quindi focalizzata sulla conseguenza dell'uso consapevole dell'osservazione e dell'ascolto da parte dei Viandanti.

il secondo è l'intelligenza
che viene dalla riflessione
e dalla meditazione


La riflessione e la meditazione sono fondamentali per il nostro cammino. Tutto ciò che è percepito e viene poi fatto oggetto di riflessione ha qualcosa da insegnare, anche se tale insegnamento può non essere immediato ma aver bisogno di tempo per maturare o per manifestarsi appieno, in fondo le nostre stesse facoltà mentali si trasformano nel corso del tempo.
Da un certo punto di vista la ricerca meditativa esclude, per quanto possibile, l'influenza dell'ego e della mente, così da permettere allo spirito di raggiungere livelli sacri di apprendimento: la conoscenza meditativa è una conoscenza profonda e non mediata dalla mente vigile che organizza i nostri processi intellettivi. Molti degli insegnamenti di cui ogni Viandante necessita sono costituiti da una conoscenza di questo tipo, quindi questo secondo gruppo di versi rimanda a un'altra componente fondamentale del percorso verso Avalon: la teoria.
Questa teoria non deve essere fine a se stessa, deve bensì servirci per progredire sul nostro cammino: gli insegnamenti scaturiti dall'osservazione, e dal successivo riflettere e meditare su quanto osservato, vanno dunque applicati. Anche nel Viaggio del Viandante, come in ogni percorso di crescita personale, ci sono regole e nozioni da apprendere, ma solo l'uso di disciplina, volontà e determinazione portano a dei risultati, e l'intelligenza a cui rimandano questi versi è proprio quella che deriva dallo sforzo di capire, applicarsi, esercitarsi. Una delle tappe del cammino verso Avalon è quella che ci conduce a rimanere soli in mezzo alla nebbia, così da spingerci a imparare ad applicare le conoscenze teoriche apprese, unendo a queste il nostro sentire, le nostre capacità riflessione e analisi per scegliere come agire, che direzione prendere.
Ciò a cui questa triade rimanda dunque non è l'intelligenza naturale, ovvero il genio individuale, ma quella parte di discernimento che viene dall'autodisciplina: cioè dal saper abituare se stessi alla riflessione e alla meditazione. Entra qui in gioco il discernimento.


Il terzo è il genio individuale
che è dono degli Dei


Il "genio individuale che è dono degli dei" è quel pizzico di intuizione, quell'improvvisa chiarezza mentale o quella profondamente saggia voce interiore che aiutano il Viandante nel suo percorso.
Questi ultimi due versi della triade rimandano al grande dono che ognuno di noi ha ricevuto: la propria personale individualità. E con questo alcune di noi non intendono la genialità, una caratteristica speciale che solo pochi possiedono, ma piuttosto il saper far tesoro e mettere a frutto quelle che sono le differenze individuali, i diversi doni che ciascuno di noi possiede.
Secondo altre, invece, il genio individuale è effettivamente un qualcosa di speciale che non tutti hanno: o c'è o non c'è. E se non c'è allora manca quel qualcosa in più che ci porta ad attraversare le Nebbie. Si può comunque studiare e praticare, ma mancheranno il sentire, l'audacia, la forza, l'arguzia, la curiosità, la spinta; si può comunque imparare, ma non si arriverà mai a osare. Per questo motivo si è visto qui un rimando a un'altra componente fondamentale del cammino di un Viandante: la volontà.
Infine, questi versi si sono rivelati aperti a una molteplicità di interpretazioni: potrebbero essere visti come il dono del Viaggio da parte degli Antichi; oppure come il raggiungimento del punto di non ritorno, ovvero il punto in cui il Viaggio è diventato la nostra intera vita; oppure anche come una sorta di "segno" da parte degli Dei a chi ancora oggi cerca di raggiungere le sacre sponde dell'Isola delle Mele, il famoso Ramo d'Argento.

Conclusioni

Per concludere, considerando ancora una volta la triade nel suo complesso, potremmo dire che l'espressione "gli insegnanti" sembra rimandare al fatto che i veri insegnanti per il Viandante sono la Natura (in molte tradizioni spirituali antiche - e anche in quelle moderne che riscoprono antichi insegnamenti - la natura è spesso considerata come la più grande maestra), ovvero quello che si deve e si sente; il Viandante stesso con la propria capacità di giudizio (l'intelligenza mediata dalla riflessione e dalla meditazione); e il Divino o comunque il rapporto personale con il Divino, quelle intuizioni che a volte ci arrivano in dono.
Questi insegnanti potrebbero essere tutto ciò di cui ognuno di noi necessita per varcare le Nebbie, e sono potenzialmente a disposizione di ognuno. Pur tuttavia, nel concreto, essi sono molto esigenti e selettivi nel scegliere i propri studenti, perché non tutti sentono il richiamo di Avalon. A fare di qualcuno un Viandante, mettendolo sul cammino che lo porterà all'Isola Sacra, non sono gli insegnanti, ma soltanto l'allievo. Infatti, a ben guardare, tutti e tre questi insegnanti alla fine rimandano sempre e solo al Viandante stesso: la Natura ci insegna solamente fintanto che noi la osserviamo con un certo occhio, finché teniamo le orecchie aperte, le prestiamo attenzione e ci poniamo in un atteggiamento di apertura e meraviglia; viene da sé che la meditazione e la riflessione individuali sono quelli del Viandante; e lo stesso si può dire per il dono degli dei che è chiamato appunto "genio individuale".
Quello che la triade in conclusione vuole dirci è che dobbiamo aver fiducia nelle nostre capacità perché saranno quelle a portarci sulla giusta strada, senza bisogno di un qualche "guru" che ci porti la sua verità, o di qualcuno che ci faccia da mediatore con il divino - è il nostro viaggio e siamo noi che dobbiamo conquistarcelo, impegnandoci a imparare da questi insegnanti, a trovare i loro insegnamenti dentro e fuori di noi grazie alle nostre capacità e talenti naturali, senza aspettare che qualcuno venga a portarci una preconfezionata verità rivelata. Questo processo attivo da parte del Viandante è rappresentato anche dai verbi scelti: ovvero non "quello che si vede e si sente" tout court, ma gli eventi che ne derivano; non l'intelligenza e basta, ma l'intelligenza che "viene dalla riflessione e dalla meditazione".
Ovviamente, tutto questo processo da parte di ogni singolo Viandante implica anche che non esiste un'unica Verità monolitica, ma che ognuno scoprirà la sua, o comunque una parte delle più ampie verità, grazie appunto alle sue personali e peculiari capacità di osservazione e ascolto, di riflessione e meditazione, al suo genio individuale e a tutti quei talenti e quelle inclinazioni soggettive che gli dei avranno voluto donargli.
Inoltre, questo accento sulla capacità di vedere e ascoltare, e poi di riflettere e meditare, contiene anche degli avvertimenti: sia quello di guardarsi dall'illusione, illustrando la necessità di ponderare ciò che si vede e si sente con l'intelligenza e il genio; sia quello che comunque, senza il contatto con il divino attraverso i suoi doni, il Viandante non può ottenere tutti gli insegnamenti di cui necessita.
In quest'ultimo punto è possibile riscontrare anche un'indicazione di umiltà per coloro che sono in Viaggio, ovvero: abbiate fiducia nelle vostre capacità, ma non pensate mai di essere arrivati una volta per tutte, di avere scoperto la Verità ultima, o che dipenda tutto esclusivamente da voi.
Un altro ammonimento che si può scorgere in questi versi è l'invito a guardarsi da ciò che ci arriva "tutto e subito": i Viandanti devono avere la pazienza di lasciare che il ciclo faccia il suo corso, che ogni cosa si dispieghi davanti a loro nella sua completezza; la pazienza necessaria alla riflessione e alla meditazione e al maturare dei loro frutti. Questa importanza assegnata al tempo e alla pazienza può sempre essere scorta nei verbi scelti che sempre indicano un processo, dunque un qualcosa che richiede tempo per divenire.
In conclusione possiamo dire che il messaggio principale da noi individuato in questa triade è che gli insegnanti migliori siamo noi stessi, poiché servendoci dei giusti filtri (riflessione e meditazione, oltre all'attenzione) possiamo far nostro ciò che ci arriva dall'esterno: osserviamo, apprendiamo, scegliamo con la riflessione ciò che è giusto e costruttivo e lo integriamo in noi, dando origine a nuovi eventi, nuove forze e nuove energie. È un processo ininterrotto di causa ed effetto, un continuum.

Note: Articolo redatto da Lelaina
Analisi a cura del gruppo di studio Sentieri di Avalon dell'associazione Ynis Afallach Tuath. In particolare, l'articolo è stato redatto con i contributi di (in ordine alfabetico) Argante, Caillean, Erin, Iris, Kerrydwen, Marin, Meliade e Valeria-Lelaina, riuniti in questo documento da Valeria-Lelaina.
"Tre sono gli insegnanti di un Viandante" | Login/crea un profilo | 3 Commenti
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Re: "Tre sono gli insegnanti di un Viandante" (Punti: 1)
da Argante (isiabbi@hotmail.com) 12 Dic 2008 - 10:54
(Info utente | Invia il messaggio) http://)
ECCEZIONALE LELAINA!
Hai riunito i nostri pensieri in maniera esemplare, sopraffina, splendida!
Non solo BRVA! Ma soprattutto GRAZIE!
L'Unione fa la forza ragazze!
Splendido lavoro!

Arghi

Re: "Tre sono gli insegnanti di un Viandante" (Punti: 1)
da fairymoon 12 Dic 2008 - 14:45
(Info utente | Invia il messaggio)
ma che meraviglia, grazie lelaina!

Re: "Tre sono gli insegnanti di un Viandante" (Punti: 1)
da PhoenixMoon 14 Dic 2008 - 22:18
(Info utente | Invia il messaggio) http://spiritodininfea.splinder.com/)
Complimenti!
E' uscito un gran bel lavoro!
Brava :D






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